giovedì 22 settembre 2016
Dal Dna la verità sulla macchina di Antikythera?
Il relitto di Antikythera rivela una nuova sorpresa: nell'area dov'è affondata la nave romana, nel I sec. a.C., sono stati rinvenuti diversi reperti ossei.
Il loro studio permetterà forse di chiarire l'origine della macchina di Anticitera (o meccanismo di Antikythera), una delle più sorprendenti "tecnologie" dell'antichità.
La macchina di Anticitera è stata rinvenuta al largo dell'isola greca di Cerigotto (o Anticitera, a sud del Peloponneso) all’inizio del secolo scorso.
Rimasto a lungo un oggetto misterioso, solo negli ultimi anni, dopo un lungo e meticoloso lavoro di pulizia e restauro, si è scoperto che fungeva da meccanismo per ricostruire il movimento dei pianeti e delle stelle, oltre che per predire le eclissi di Sole e di Luna.
È persino stato ricostruito un modello funzionante del meccanismo (sulla base di ciò che era stato recuperato), ma non è ancora stato del tutto interpretato.
In più, c'è un enigma al quale nessuno finora ha dato risposta: chi ha progettato e costruito una macchina talmente complessa per le conoscenze di 2.000 anni fa?
I reperti ossei sono stati rinvenuti nell'area del relitto, a 50 metri di profondità: parte di una scatola cranica, una mascella, un femore e parti di braccia.
Se sarà possibile estrarre DNA non del tutto compromesso, potrebbe dunque essere possibile risalire all'origine degli uomini che viaggiavano sulla nave.
«Di loro non sappiamo nulla, se non che le ossa sembrano appartenere a persone giovani», spiega Brendan Foley, archeologo della Woodshole Oceanographic Institution del Massachusetts, che ha pubblicato i dati preliminari della scoperta su Nature.
È possibile che il meccanismo di Anticitera servisse per spiegare agli studenti i meccanismi del cielo allora conosciuti? Oppure serviva "solo" per studiare e predire i fenomeni celesti?
Se sarà possibile studiarlo, il DNA non risponderà comunque a queste domande, ma potrebbe rivelare da dove arrivava e, con questo, chi gestiva la misteriosa macchina.
Fonte: focus.it
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