venerdì 20 maggio 2016

Abelardo ed Eloisa - Il fuoco della passione


Ci sono donne che, pur nate più di otto secoli fa, possono considerarsi a pieno titolo eroine moderne.
 Nell’attributo di moderne è racchiuso un significato non tanto storico quanto più illuministico: esso simboleggia coraggio, determinazione, intelligenza e anticonformismo. 
Una di queste donne è Eloisa. 
Nata nel 1099 a Parigi, probabilmente da una famiglia nobile, che le permette studi inauditi per una donna dell’epoca: grammatica, retorica, astrologia, geometria. Tutte le arti del trivio e del quadrivio, come venivamo chiamate in epoca medievale. 
La sua fama di fanciulla di incredibile erudizione si diffonde presto e lo zio Fulberto decide di farle seguire le lezioni di Pietro Abelardo, il più famoso filosofo dell’epoca. 
A soli 37 anni Abelardo è il più insigne professore di teologia, insegna alla Sorbona e ha fondato la propria scuola di pensiero sul colle di Sainte Geneviève. 
Quando inizia ad insegnare alla giovane allieva (Eloisa ha diciassette anni) rimane colpito immediatamente dalla sua intelligenza, ma più dal suo fascino. O forse è proprio l’acutezza d’ingegno della sua allieva a dare alla giovane fanciulla una forte carica erotica. 
I due s’innamorano, e ben presto su quei libri dove prima veniva studiata la più fine filosofia dell’epoca si consuma una delle più grandi storie d’amore che l’umanità abbia mai conosciuto.


Entrambi gli amanti racconteranno in seguito i propri episodi amorosi, ma vedremo come la luce gettata su quegli eventi sarà molto diversa nei ricordi dell’uno e dell’altra. 
La passione che li divora porta alla nascita di un figlio, Astrolabio, che verrà partorito in segreto da Eloisa nel paese natale di Abelardo, dove lui l’ha portata. 
Quando i due tornano a Parigi la notizia è ormai nota.
 Lo scandalo è grande non solo perché Abelardo è un personaggio pubblico, ma perché egli è chierico, il godimento dei suoi avversari accademici immenso, ma l’ira più funesta è quella di Fulberto, che si ritrova la nipote disonorata. 
Abelardo vorrebbe sposare Eloisa, ma è la stessa ragazza che non vuole, perché sa che in questo modo porrebbe fine alla carriera dell’amato. 
Sono sue le straordinarie parole: Cos’hanno in comune gli scrittoi con le culle (…), le penne con i fusi?
 Per attutire lo scandalo Abelardo manda Eloisa al monastero di Argenteuil, ma Fulberto ha già in mente la vendetta: di notte manda i suoi sicari dal filosofo. 
La mattina seguente Abelardo è punito con una pena degna del contrappasso dantesco: viene evirato.


Dopo di ciò i due amanti resteranno separati per sempre: Abelardo, pieno di dolore, vergogna e orgoglio ferito, inizia la sua strada verso la conversione; Eloisa resta nel convento dov’era stata portata, facendosi monaca. 
Successivamente, per puro caso, inizia tra di loro un famoso carteggio, in cui Eloisa non smette di rianimare episodi ancora vivi nel suo cuore, ma è Abelardo a richiamarla alla disciplina e al ruolo che entrambi rivestono. 
Affidano così alla carta le proprie memorie: Abelardo per comprendere il suo gesto, e nel suo pentimento cerca di pulire la propria reputazione infangata. 
Eloisa invece non è pentita di nulla, e scrive unicamente per indurre Abelardo a non privarla del suo ricordo. 

Leggendo le rispettive opere (Storie delle mie disgrazie di Abelardo e Lettere d’amore di Eloisa) si rimane colpiti dalla forza di questa donna, che nulla rinnega e che sopporta la separazione unicamente per amore.
 “E se il nome di moglie sembra più santo o più valido, mi è sempre stato più dolce il nome di amica o, se non ti scandalizzi, quello di amante o prostituta”, scrive Eloisa poco più tardi del 1118. 
Una donna, nel Medioevo. Tuttavia ella sa essere innamorata e al contempo profondamente schietta: “Dimmelo, se sei capace, o te lo dirò io. Ti ha legato a me l’attrazione fisica, non il vero affetto, l’ardore dei sensi, non l’amore. Quando poi il desiderio si è spento, è svanito anche tutto l’amore che dicevi di avere solo per avermi”. 

La solita vecchia storia, in fondo, che ben conosciamo: donne che cedono alla passione per amore, uomini che simulano amore per passione. 
Eloisa amerà tutta la vita il suo maestro e per rimanergli obbediente inizia anch’ella il suo cammino di purificazione tra le altre monache, di cui in seguito diventerà badessa.
 Abelardo da quel momento in poi si dedicherà con ancora maggior fervore alle sue opere filosofiche, amareggiato per la sua carriera interrotta fino alla morte, che avverrà nel 1142.
 Le spoglie sono accolte da Eloisa, ormai badessa, che si vorrà far seppellire insieme a lui nello stesso loculo.

 I resti dei due amanti riposano oggi nel cimitero parigino del Père Lachaise, uniti nella morte dopo che furono separati in vita.



Fonte: youthunitedpress.com

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