mercoledì 20 gennaio 2016
La supernova monstre che brilla come 570 miliardi di Soli
Una supernova è una stella che esplode dopo la sua vita.
Da Terra si cercano tutte le notti con un sistema robotico di telescopi
Quel che stanno osservando gli astronomi in questo momento è una gigantesca palla di gas che possiede una luminosità che non ha confronti.
Per avere un’idea ci vorrebbero alcune centinaia di supernovae “normali” per ottenere la medesima luminosità o, se si vuole, 570 miliardi di stelle come il nostro Sole.
L’unica interpretazione per spiegare ciò che sta dietro quello spaventoso oggetto, chiamato Asassn-15lh, è una supernova con caratteristiche estreme, tanto da averla soprannominata supernova superluminosa.
La scoperta è opera di un gruppo di astronomi guidato da Subo Dong, del Kavli Institute for Astrophysics di Pechino in Cina e di cui fa parte Filomena Bufano, dell’INAF-Osservatorio Astrofisico di Catania.
Per la ricerca gli astronomi hanno utilizzato l’Asas-sn (All Sky Automated Survey for SuperNovae): si tratta di una rete di telescopi robotizzati relativamente piccoli, avendo un diametro di 14 centimetri, che si trovano in diverse parti del pianeta e che ogni due o tre notti scandagliano l’intero firmamento alla ricerca di supernovae.
La luce di Asassn-15lh è stata catturata nell’estate scorsa; una volta scoperta, altri telescopi ben più potenti sono stati puntata sulla supernova e grazie agli spettri, ossia alle analisi della luce, gli astronomi sono stati in grado di calcolare la distanza dell’oggetto e quindi, conseguentemente, hanno potuto stabilire l’incredibile luminosità prodotta durante l’evento dell’esplosione.
Cosa ha prodotto una simile luminosità?
Tra le varie ipotesi la più considerata è quella che vuole la formazione di una “magnetar”, ossia di una stella a neutroni (ossia composta da neutroni) che ruota su se stessa molto velocemente e che produce un campo magnetico estremamente potente.
Si tratta di caratteristiche che permetterebbero di produrre molta più energia delle supernovae normali.
Poter osservare e studiare questa classe di supernovae ha due ricadute importanti: prima di tutto dà modo di usarle come indicatori di distanza; e poi permette di studiare meglio l’evoluzione di un tipo molto particolare di stelle che erano presenti soprattutto ai primordi dell’Universo e che con l’avvento dei nuovi e più potenti telescopi saranno sempre più oggetto di studio.
Fonte: focus.it
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