martedì 19 maggio 2015

Yukitsuri: Lo spettacolare metodo giapponese per proteggere gli alberi dalla neve


Negli ultimi giorni l'Italia è stata attraversata da un'ondata di caldo, ma in alcune zone di montagna sono arrivate delle nevicate inaspettate. 
Come proteggere alberi, piante e giardini dalle nevicate, soprattutto quando sono in attese? 
Ecco l'idea del Giappone.

 Durante i mesi invernali in molti giardini giapponesi spuntano delle strutture coniche che si ergono sopra gli alberi. 
Si chiamano Yukitsuri, una parola che potremmo provare a tradurre come "bretelle per la neve".
 Il loro scopo è di proteggere i rami di alberi e arbusti dal peso schiacciante della neve. 
Ci sono vari modi per realizzare gli Yukitsuri, ma la tecnica più comune prevede di usare lunghi pali di bambù e numerose corde.


Le corde impediscono il cedimento dei rami e li proteggono dalla rottura eventualmente causata dal peso eccessivo della neve.
 Per un solo albero si può arrivare ad utilizzare ben 800 corde. 

Come in molte opere artigianali giapponesi, gli Yukitsuri sono una combinazione di funzionalità e bellezza. 
La lunghezza delle corde si armonizza con quella dei rami e crea geometrie perfette. 
In inverno la neve che si posa su queste particolari strutture crea degli scenari davvero affascinanti.
 L'origine della tecnica per creare gli Yukitsuri è incerta, ma si pensa abbia avuto inizio nel periodo Edo (1603 – 1868).






Nei secoli passati gli agricoltori utilizzavano metodi simili per proteggere gli alberi da frutta dalle nevicate tardive. 

Gli Yukitsuri vengono realizzati in ogni parte del Giappone, anche a Tokyo, per simboleggiare l'arrivo dell'inverno.
 Iniziano ad essere costruiti nei primi giorni di novembre e vengono completati in un mese circa, per rimanere fissi a proteggere gli alberi fino a marzo, quando la neve si scioglie.
 In Giappone potrete ammirare gli Yukitsuri presso l'Hibiya Park, il Giardino Botanico Jindai, il Parco Yoyogi e l'Inokashira Park di Tokyo.




Fonte: greenme.it

Scoperti dei tesori d’oro in una tomba Ming


Gli archeologi hanno scoperto una tomba durante la costruzione di un edificio a Nanchino, in Cina, risalente a oltre 500 anni fa, all’apice della dinastia Ming. 
Dentro la tomba sono stati recuperati dei preziosi oggetti d’oro, oltre a due epitaffi di pietra che raccontano la storia della donna sepolta. 
 Nonostante un passato da concubina, Lady Mei riuscì a diventare una influente consigliera di suo figlio, un duca, e una favorita dell’imperatore cinese. 

 I tesori includono braccialetti d’oro, un contenitore per cosmetici d’oro e forcine per capelli d’oro, tutti incrostati con un mix di gemme: zaffiri, rubini e turchese.






Gli archeologi del Nanjing Municipal Museum e del Jiangning District Museum of Nanjing City avevano scavato la tomba nel 2008.
 I loro ritrovamenti sono stati recentemente tradotti in inglese e pubblicati sulla rivista scientifica Chinese Cultural Relics.
 La bara di Lady Mei era stata danneggiata dall’acqua, ma i suoi resti scheletrici sono stati comunque trovati.


I ricercatori dicono che Lady Mei fosse una delle tre mogli di Mu Bin, un duca di Qian che governò lo Yunnan, una provincia sudoccidentale alle frontiere della Cina.
 Nata nel 1430, Mei aveva forse 15 anni quando sposò il duca, di 30 anni più vecchio di lei al massimo. 
Lei probabilmente non godette dello stesso status delle altre due mogli. 
“Lady Mei era verosimilmente una concubina che il duca sposò dopo essere andato a governare lo Yunnan”, scrivono i ricercatori. Ma mentre Lady Mei era una concubina, la sua famiglia sembra aver posseduto una certa ricchezza: il suo bis-bisnonno “Cheng” era un generale che “vinse ogni battaglia” e a cui venne concesso un feudo su oltre “1.000 case”, si legge negli epitaffi. 
 La vita di Ledy Mai cambiò quando ebbe un figlio, Mu Zong, che aveva 10 mesi quando il duca morì.
 L’allora vedova Lady Mei “aveva solo 21 anni.
 Era plebea e trasandata, e chiamava se stessa la sopravvissuta”, si legge ancora.
 Si prese cura dell’educazione di Mu Zong, crescendolo per diventare il prossimo duca. 
“Fece crescere il duca della terza generazione. Gestì la famiglia con forte disciplina e diligenza, e tenne gli affari domestici interni in grande ordine, e nessuno si lamentava”. Lady Mei “lo spingeva a studiare duramente di mattina e di sera, e gli insegnava la lealtà e la devozione filiale, oltre i servizi del dovere”.

 Quando Mu Zong raggiunse l’età adulta, lui e Lady Mei viaggiarono per incontrare l’imperatore, che lo incaricò di controllare lo Yunnan, la provincia che suo padre aveva governato. L’imperatore era soddisfatto di Lady Mei e, dopo l’incontro, le assegnò il titolo di “duchessa vedova”, raccontano gli epitaffi. Anche dopo l’inizio del suo governo sullo Yunnan, Mu Zong continuò a farsi consigliare da sua madre: 
“Ogni mattina quando il duca della terza generazione si alzava, dopo essersi preso cura degli affari ufficiali, tornava a porgere rispetto alla duchessa vedova nel salone principale”, si legge negli epitaffi. “La duchessa vedova parlava sempre al duca della terza generazione riguardo la sua lealtà all’imperatore, le sue premure per il popolo … e le strategie per portare la pace nelle tribù barbariche e per pacificare terre lontane”.


Lady Mei morì a 45 anni nell’anno 1474. Gli epitaffi dicono che venne a mancare per una malattia nel sud dello Yunnan e fu portata a Nanchino per il funerale. 
 “Nel giorno della sua morte, il popolo di Yunnan, i militari o i civili, vecchi o giovani, tutti piansero e furono addolorati come se fossero venuti a mancare i loro propri genitori”, si legge ancora. “Quando il necrologio raggiunse la corte imperiale, l’imperatore inviò dei funzionari e ordinò loro di consacrare e preparare il funerale e la sepoltura”.
 Gli epitaffi lodano il suo ruolo nella crescita del giovane duca e nella sua preparazione per le responsabilità nel governo dello Yunnan. 
“Grazie al suo amore e al suo duro lavoro, fece crescere il bambino e lo educò ad essere un uomo abile e dal buon carattere morale…”. “Perché il cielo le ha concesso tutte virtù, mentre è stato così ingeneroso nel non darle altri anni da vivere?”, si legge ancora. “Sebbene la volontà del cielo è remota e profonda, deve diffondersi tra milioni di persone”.

 Il resoconto del team era stato inizialmente pubblicato in cinese sulla rivista Wenwu. 
Il capo del team di scavo era Haining Qi. 

 Fonte : ilfattostorico.com

Il ritrovamento al largo di Panama è la Encarnaciòn


Nel 2011 un gruppo di archeologi setacciava i fondali della costa caraibica nei pressi del Rio Chagres alla ricerca dei relitti di cinque navi appartenenti al leggendario corsaro inglese Henry Morgan, affondate nel 1671 durante una spedizione per saccheggiare la città di Panama. 
Una nave la trovarono, ma già dai primi indizi si capì che non si trattava di una nave pirata. Era infatti carica di merci, cosa strana visto che, secondo una ricostruzione dei movimenti della flotta di Morgan, i suoi galeoni ancora non erano approdati. 

 A distanza di oltre tre anni un team di archeologi ha attribuito un nome al misterioso relitto. 
Si tratta della Nuestra Señora de Encarnación, un galeone appartenente alla flotta mercantile spagnola Tierra Firme.
 Queste navi trasportavano beni di ogni genere, tra cui metalli preziosi, dalle Americhe all’Europa, mentre in direzione opposta rifornivano le colonie di oggetti di uso quotidiano provenienti dal Vecchio Mondo.
 Encarnación è simile a quella delle altre 15 navi spagnole ritrovate nei pressi delle coste americane. Fu costruita in Messico e, forse dopo alcune traversate, affondò nel 1681 a causa di una tempesta al largo di Panama, prima di approdare. 

Quello che la rende speciale è il suo stato di conservazione: a differenza di tutte le altre il suo scafo è praticamente intatto e non è stata saccheggiata né divorata da batteri e tarme, probabilmente perché era semi-sotterrata nel fondale.


Frederick “Fritz” Hanselmann dell’Università del Texas, che con il suo team di archeologi sta studiando Encarnación, racconta entusiasta: 
«È un relitto interessantissimo: la parte inferiore dello scafo è integra e contiene ancora le merci trasportate, tra cui una grande varietà di prodotti: barili di legno, oltre 100 scatole di legno contenenti lame di spada, forbici, ferri di cavallo, chiodi, ceramiche e altri oggetti che accompagnavano materiale deteriorato, come i sigilli di piombo».


Hanselmann e colleghi stanno analizzando il relitto per capire come venivano costruite le navi spagnole in quell’epoca. 
Hanno scoperto per esempio che venivano rivestite da un materiale chiamato granel, una sorta di cemento composto da sabbia, calce e ghiaia. 
Questo rivestimento, probabilmente utilizzato per dare stabilità alle navi, era diffuso anche nella costruzione degli edifici in tutto il Nuovo Mondo. 
Uno dei punti interessanti da chiarire è se questa fosse una tecnica locale o importata dall’Europa. 

 Nel frattempo le ricerche dei relitti di Morgan proseguono, assicura Hanselmann: «Le acque che circondano la foce del Rio Chagres e la costa caraibica di Panama nascondono oltre 500 anni di storia marittima. 
La ricerca dei vascelli perduti di Morgan continua e chissà che cosa troveremo ancora lungo la strada!». 

Fonte: focus.it