mercoledì 6 maggio 2015

Musee Claude Monet e il Giardino di Giverny


La casa del grande Claude Monet è un vero e proprio luogo di pellegrinaggio per gli amanti dell’Impressionismo; pertanto è d’obbligo una visita a Giverny, nell’Alta Normandia, un’oasi poco distante da Parigi. 
E’ qui che si trova la splendida villa di color rosa, ora Musee Claude Monet, dove il pittore visse dal 1883 al 1926. 
Proprio all’interno della casa, ristrutturata grazie ai fondi raccolti da un gruppo di sponsor internazionali che, collaborando con l’Accademia delle Belle Arti, riuscirono a salvarla dalla distruzione e dall’abbattimento, ha sede la fondazione a lui intitolata.

Nelle sue lettere Monet scriveva di essere stato consapevole di avere tanto amato dipingere quanto coltivare piante, riconoscendosi solo due talenti: quello di pittore e quello di giardiniere. 

Fu proprio il celebre pittore ad inventare un giardino unico, tenendo conto delle prospettive, delle simmetrie e dei colori, come se componesse uno dei suoi quadri, giocando con le altezze delle diverse specie di piante per creare volumi ed accostando stupende piante fiorite.
 Acquistando un terreno al di là della strada che delimitava la sua proprietà, decise di realizzare un giardino ispirato alle stampe giapponesi che adorava collezionare.


Un luogo unico, quello del giardino di Giverny, in cui scorre il Ru, un piccolo corso d’acqua utilizzato, poi, per creare un piccolo bacino che venne, nel corso del tempo, ingrandito. 

Glicini rampicanti, boschetto di bambou, ginkgo bilba, peonie giapponesi, salici piangenti e le tanto dipinte ninfee, offrono ai visitatori la sensazione di entrare in una bolla dove il tempo si è fermato, facendo rivivere, ogni anno, la stessa colorata magia da aprile a novembre.








C. Monet, Il giardino di Monet a Giverny (1900)


Ninfee, Realizzato tra il 1914 ed il 1918. 
Esposto presso il Musée de l’Orangerie a Parigi 

 Amore per la pittura e per il giardinaggio assemblati in un pittore unico e meticoloso; tanto che, per festeggiare la nascita della sua nipotina, trascorse ore a selezionare la rosa con la giusta sfumatura rosata, diffidando dal bianco. 

Con 700.000 visitatori all’anno, è tra le maggiori mete turistiche di Francia ed una meta assolutamente da visitare una volta nella vita per provare un profondo senso di libertà, annusando fragranze mutevoli ed ammirando la bellezza di colori a volte cupi e sbiaditi; altre volte saturi e brillanti, a seconda dell’umore del tempo e delle stagioni. 
Un ottimo modo per entrare in sintonia con la natura, imparando ad ascoltarne il respiro ed apprendendole naturalmente il ritmo.


Fonte: meteoweb.eu

Crudeltà senza confini: salvati 24 pappagallini rinchiusi in bottiglie di plastica


Più di 24 pappagallini in via d'estinzione sono stati salvati dalla dopo essere stati trovati rinchiusi in bottiglie di plastica destinati al commercio illegale.
 Lo scopo di queste torture disumane era quello di farli passare alla dogana del porto di Tanjung Perak a Surabaya, Indonesia.
 Ma la polizia indonesiana ha scoperto gli uccelli - che possono essere venduti per circa 900 euro ciascuno, e ha ridato loro la libertà per ricevere cure mediche adeguate.
 Stipati con crudeltà in bottiglie vuote di plastica, i pappagallini rischiavano una fine certa.


Il cacatua crestagialla (Cacatua sulphurea) è stato indicato come specie a rischio dall'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) nel 2007. 
La popolazione è a un livello critico a causa della deforestazione e del bracconaggio: recenti studi suggeriscono che rimangono meno di 7.000 individui. 
Più di 10.000 pappagalli, tra Lori e Cacatua, vengono catturati in natura ogni anno nel Nord Halmahera, Indonesia, per il commercio internazionale illegale di specie selvatiche.


Circa il 40 per cento degli uccelli muore durante il trasporto. Quindi, per ogni 1.000 pappagalli catturati in natura, 400 ne sono morti invano, durante il bracconaggio, il trasporto e il commercio, a causa di cattive condizioni e gestione crudele.


Il cacatua crestagialla si riproduce molto lentamente e depone le uova solo una volta all'anno. 
Può produrre solo due uova alla volta.

 Anche loro, come altri animali, sono l'ennesime vittime della crudeltà dell'uomo. 

Fonte:  http://www.diregiovani.it

In Oregon lo strano lago che scompare e riappare


La regione del Central Oregon è caratterizzata da una serie di particolarità ma di certo il lago che scompare le batte tutte. 
Siamo sulla US Highway 20, nei pressi della Hoodoo Ski Area.

 Un po' come quanto togliamo il tappo dalla vasca e l'acqua va via, il foro risucchia quella contenuta nel lago. 
Una buca tutt'altro che recente, lì da tempo immemore, come ha spiegato a The Bulletin Jude McHugh, portavoce del Willamette National Forest.
 Nonostante un inverno povero di neve, l'acqua portata da piccoli corsi d'acqua al Lost Lake è stata poi ingoiata dal grosso buco sul lato nord del lago.
 Anche se la buca può sembrare uno di quei misteri incomprensibili, la spiegazione c'è ed è piuttosto semplice. Il paesaggio vulcanico dell'area lascia il posto a una serie di caratteristiche geologiche “eccentriche”, che sono le responsabili del fenomeno.


A risucchiare via il lago è un tunnel o tubo di lava.
 Quest'ultimo si forma quando la lava molto fluida crea un passaggio. Allora si ha il raffreddamento e di conseguenza il consolidamento della porzione esterna della colata lavica stessa.
 In questo modo si forma una una parete solida rocciosa che garantisce una temperatura elevata e che fa in modo che la lava continui a scorrere. 
Ciò che resta dopo l'eruzione vulcanica è dunque questo tubo sotterraneo, un passaggio che si apre verso la superficie e che conduce alle profondità della Terra. 
Ma dove finisce l'acqua? 
Secondo McHugh essa si insinua nel sottosuolo e ricarica la falda acquifera che alimenta le sorgenti della Catena delle Cascate, un sistema montuoso caratterizzato da imponenti vulcani.

 Ecco il video che mostra il foro in azione, mentre risucchia l'acqua del lago.

 

Secondo McHugh, sono stati numerosi i tentativi non autorizzati di tappare la falla.
 Ma la Natura è riuscita a riprendersi ogni volta il proprio spazio.

 Fonte: greenme.it