mercoledì 11 marzo 2015

A Lavau, in Francia, è stata scoperta la tomba di un principe celtico


Una tomba «eccezionale», risalente al V secolo avanti Cristo e ospitante i resti di un principe celtico, è stata scoperta e portata alla luce a Lavau nella regione di Champagne, a 100 chilometri da Parigi. 
La notizia è stata annunciata via Twitter alcuni giorni fa dal primo ministro francese Manuel Valls con tanto di foto del sito, più grande della cattedrale di Troyes, secondo gli archeologi, e del particolare di uno dei manufatti ritrovati all’interno della camera funeraria


Lo scorso ottobre, i ricercatori dell’Inrap, l’agenzia francese che si occupa del recupero e della conservazione dei beni archeologici, erano intervenuti dopo che scavi privati avevano scoperto un imponente tumulo di materiale risalente al V secolo a. C. 
Al ritrovamento di un grande coltello, il presidente dell’agenzia Dominique Garcia ha riferito che probabilmente si era di fronte al monumento funerario di un principe celtico locale.
 Al centro di un tumulo di 40 metri di diametro, il defunto e il suo altare riposano in una vasta camera funeraria di 14 metri quadrati, una delle più ampie rinvenute dagli archeologi relativamente al periodo intorno alla fine della prima età del ferro.


La tomba contiene depositi funerari di una ricchezza degna delle più alte élite del tempo.
 Disposti in un angolo, gli oggetti più fastosi sono bacili, un cesto in bronzo, una ceramica decorata, un coltello nella sua custodia.
 Il pezzo principale è però un calderone in bronzo, di circa un metro di diametro, ornato accanto alle quattro maniglie da alcune raffigurazioni della testa di Acheloo, un dio fluviale greco, qui rappresentato cornuto, barbuto, con orecchie taurine e tripli baffi. 
Il bordo del calderone è ugualmente decorato di otto teste di leoni. 

All’interno del calderone è stata ritrovata un’anfora in ceramica attica a figure nere rappresentante Dioniso disteso sotto una vigna mentre ha a che fare con una figura femminile.
 Intorno a lui scene conviviali di banchetto, un tema ricorrente nell’iconografia greca.
 L’orlo e la base del vaso sono impreziositi da inserti d’oro, sottolineati da una decorazione in filigrana.
 Probabilmente serviva a contenere vino: questo tipo di servizio di origine greco-italiana, testimonia come la pratica del banchetto era in uso anche nelle élite aristocratiche celtiche.






Tra l’800 e il 450 avanti Cristo, i commercianti del Mediterraneo stavano estendendo il loro raggio d’azione alla ricerca di schiavi, metalli e gioielli preziosi.
 I Celti,che controllavano le principali strade di comunicazione intorno alla Senna, il Rodano, la Saona, il Reno e il Danubio, beneficiarono da questi scambi per ottenere oggetti prestigiosi.


Sebbene siano stati ritrovati parti di uno scheletro umano, i ricercatori non hanno ancora identificato il corpo del principe.
 Altre tombe e urne funerarie sono state scoperte nel sito, incluso il corpo di una donna in una tomba vicina, a indicare una possibile connessione familiare.
 Alcune ceneri all’interno delle urne sono state datate intorno al 1.400 a. C. I lavori nel sito finiranno verso la fine di marzo. 

Fonte: blueplanetheart.it

7 insospettabili killer animali


KOALA.

 L'animale noto per la sua attività di "abbracciatore" di alberi, tende in genere ad evitare i comportamenti aggressivi, che considera un vero spreco di energia. 
Il lento metabolismo del marsupiale fa sì che l'animale passi 22 ore al giorno intento a dormire e consumare piccoli spuntini, e dedichi appena 15 minuti alle interazioni sociali. 
Tuttavia, anche questo mammifero ogni tanto "sbrocca": i comportamenti aggressivi si manifestano tra maschi rivali, sotto forma di morsi dati alle spalle e incontri simili a match di wrestilng, ma anche - se pur raramente - nei confronti dell'uomo. 
Nel dicembre 2014, l'australiana Mary Anne Forster ha dovuto sopportare un lungo morso alla caviglia da parte di un koala, per aver tentato di difendere i suoi cani dall'aggressione del marsupiale. L'animale ha affondato i denti nel calcagno e non ha mollato la presa finché la donna non gli ha aperto le mandibole a mano, rimediando una ferita da 12 punti.


CASTORO.

 L'architetto-ingegnere più preciso del regno animale è fortemente territoriale, e protegge le dighe scrupolosamente costruite con denti taglienti che non cessano mai di crescere. 
Lo sanno bene gli incauti castori di colonie estranee che tentino di inoltrarsi nei territori rivali, o gli esseri umani che si siano trovati ad invadere involontariamente le aree occupate dai roditori. 
Prima di arrivare alle cattive maniere tuttavia, questi animali lasciano degli avvertimenti: prima marcano il territorio con segnali odorosi, poi producono un suono molto ben udibile sbattendo la coda piatta contro la superficie dell'acqua.
 Chi ha orecchi per intendere...


CIGNO. 

Quello tra uomo e cigni sembra essere un rapporto di muta ammirazione.
 Almeno finché non ci si avvicina - anche accidentalmente, durante una gita in canoa lungo un fiume - al nido di questi pennuti.
 Gli esemplari maschi sono estremamente territoriali e difendono la nidiata con colpi d'ala e di becco, aiutati dalla stazza intimorente (fino a 2,4 m di apertura alare). 
Hannibal, un cigno del castello di Pembroke, in Galles, ha ucciso almeno 15 dei suoi simili per poi mostrare il macabro trofeo alla sua partner, con aria soddisfatta.
 E poi c'è la storia di Mr Asbo, il cigno antisociale che è stato rimosso da un fiume di Cambridge perché terrorizzava i canoisti che si avventuravano nelle sue vicinanze, arrivando a capovolgere le imbarcazioni.


LORIS LENTO.

 Pochi animali possono vantare un gomito velenoso: il loris lento (gen. Nycticebus ) un piccolo primate originario dell'Indonesia, famoso per gli occhioni da cartone animato, è tra questi. 
Quando si sente minacciato il mammifero alza le braccia in una posizione difensiva tutt'altro che innocua.
 Nell'incavo dei suoi gomiti si nascondono ghiandole che secernono una sostanza che il contatto con la saliva rende velenosa.
 Il morso del loris diviene pertanto avvelenato, e come se non bastasse l'animale inizia a soffiare con un sibilo simile a quello di un cobra.
 La quantità di veleno mette ko soltanto i piccoli animali, ma è sufficiente a causare nell'uomo uno shock anafilattico.


MUCCA.

 Difficile immaginare una mucca minacciosa. 
Eppure esiste una razza di bovini, la razza Heck, che è nota per la sua particolare aggressività: queste mucche sono state selezionate negli anni '20-'30 da due allevatori tedeschi, i fratelli Heinz e Lutz Heck, a partire dal Toro de lidia spagnolo, una razza bovina particolarmente primitiva e aggressiva. 
L'idea, appoggiata dai nazisti, era quella di riportare in vita l'uro, un grande bovino estinto, l'uccisione del quale era considerata un atto di coraggio.
 Nel 2009 l'allevatore inglese Derek Gow ha provato a tenere qualche esemplare di questi bovini nella sua fattoria: ha dovuto rinunciare perché «tentavano di uccidere chiunque» ha spiegato.


DELFINO. 

La buona fama di Flipper e quel sorriso che la natura ha stampato in modo perpetuo sulle fauci dei delfini fanno spesso dimenticare che si tratti pur sempre di un animale selvatico.
 Forse per questo gli episodi di aggressività tra delfini sono così difficili da "digerire". 
Gli esemplari più grossi possono indulgere in comportamenti aggressivi nei confronti degli altri esemplari del gruppo, e sono stati documentati episodi di infanticidio (non legati a cannibalismo e quindi indipendenti dal desiderio di cibo).
 Morsi, prese e tentativi di trascinare sott'acqua sono stati osservati anche nei confronti dell'uomo, probabilmente in risposta all'atteggiamento invadente che teniamo nei confronti di questi animali, trattati alla stregua di attrazioni da parco giochi, persino all'interno del proprio habitat naturale.


IPPOPOTAMO. 

Su quest'ultimo avevamo qualche sospetto in più (a meno che non crediate ancora all'ippopotamo morbido e buffo di una vecchia pubblicità). 
I maschi dominanti sono estremamente territoriali e si fanno pochi scrupoli a uccidere i giovani rivali che provino a contendere il loro scettro.
 In Africa, questi bestioni caricano e attaccano ogni minaccia - anche su due piedi - che si avvicini al loro territorio, e uccidono più uomini di squali e leoni. 
A dispetto di quanto si pensi, non sono affatto lenti: sulla terra possono raggiungere i 48 km orari di velocità, e si muovono ancora più rapidamente nell'acqua.

 Fonte: www.focus.it

Particle Falls: la cascata che si colora a seconda di quanto è inquinata l'aria


Una cascata che si colora a seconda di quanto è inquinata l'aria. Una cascata di luce, blu o gialla o rossa, che cambia a seconda della percezione in tempo reale dell'inquinamento atmosferico.

 Il suo nome è "Particle Falls" (dell'artista Andrea Polli) e quello che la contraddistingue è che in realtà si tratta di un'installazione rientrante in un progetto di arte pubblica, ma ha dalla sua l'onere di inviare un messaggio: quanto alti siano i livelli di inquinamento nella nostra aria e quanto siano invisibili ai nostri occhi. 

Polli, professoressa associata di arte ed ecologia all'Università del New Mexico, ha debuttato con questa installazione di arte digitale a San Jose, in California, nel 2010.
 Ora, dopo Detroit, Philadelphia e Pittsburgh, "Particle Falls" è a Logan, nello Utah, in esposizione all'interno della rassegna ARTsySTEM project della Utah State University. 

COME FUNZIONA 

 La cascata è controllata con un nefelometro, uno strumento meteorologico che analizza in tempo reale le particelle sospese basandosi sulla misura della luce diffusa.
 In pratica riproduce in un flusso costante di luci acquose i dati sulla presenza di particolato nell'aria, captati da un nefelometro.
 Lo strumento spara un fascio luminoso in aria per misurare la concentrazione delle particelle sottili, in particolare la più piccola particella, la PM2,5.
 In questo modo, si monitora l'impatto quotidiano dell'inquinamento atmosferico.


"A Detroit e Philadelphia, per esempio, lo strumento che monitora il particolato [nefelometro] è stato collocato su una strada trafficata vicino a un semaforo", ha spiegato Polli. "Siamo stati così in grado di vedere gli effetti di vari tipi di autobus, vedendo un miglioramento reale nell'aria tra la circolazione di autobus e quella di veicoli diesel. 
Tuttavia, a Pittsburgh e Logan, il contesto era molto diverso". Polli ha notato che il persistere di alti livelli di Pm2,5 in queste due città è stato causato da un effetto di inversione in inverno nello Utah e la presenza dell'industria a Pittsburgh. 

 Germana Carillo