giovedì 24 settembre 2015
Avorio e sangue. La lotta contro il bracconaggio in un incredibile reportage del Wwf
Il commercio illegale di animali selvatici, che siano vivi o fatti a pezzi, ha un volume d’affari di 19 miliardi di dollari l’anno, equivalente al valore dell’economia del Nepal nel 2014.
A livello internazionale, la fauna selvatica rappresenta il terzo tipo di contrabbando più redditizio, dopo armi e droga, incentivato dalla domanda proveniente dall’Asia e dalla crescita del mercato nero online. Solo la Cina rappresenta il 70 per cento della domanda mondiale di avorio, ricavato perlopiù dalle zanne di elefante. Infatti, secondo la Wildlife conservation society, in media vengono uccisi 96 elefanti ogni giorno proprio per soddisfare questa domanda.
La sopravvivenza degli elefanti sulla Terra è stata fortemente minacciata dal mercato dell’avorio.
L’Africa centrale ha perso più del 60 per cento degli elefanti africani delle foreste nel breve periodo tra il 2002 e il 2011. Analogamente, la domanda delle corna di rinoceronte, soprattutto provenienti da Vietnam e Cina, ha portato nel 2011 all’estinzione del rinoceronte nero occidentale e tuttora minaccia le cinque specie rimanenti. Inoltre, in Africa, in soli 40 anni le popolazioni di rinoceronte, animale che ha popolato la terra per 40 milioni di anni, sono passate da 70mila a 25mila esemplari.
Il fotografo James Morgan ha documentato, per conto del Wwf, il lavoro di una pattuglia anti bracconaggio all’interno del Parco nazionale Minkébé, nello stato centrafricano del Gabon, offrendo una visione esclusiva della lotta contro i crimini di natura, che affliggono pesantemente il paese. Difatti, nel Gabon sono stati uccisi 11mila elefanti solo dal 2005 al 2013, ovvero due terzi della popolazione della foresta di Minkébé.
Il lavoro di Morgan non mostra soltanto lo sterminio di una delle specie più emblematiche del nostro pianeta, ma anche le conseguenze che il bracconaggio ha sulle comunità locali.
La criminalità organizzata controlla il commercio e rappresenta un vero nemico per le squadre che pattugliano il parco.
I cacciatori di frodo sono muniti di armi automatiche e non temono di usarle per uccidere i ranger.
Morgan ha infatti dichiarato che “il bracconaggio non ha solo causato la morte di diverse persone, ma ha portato alla disintegrazione di un intero modo di vivere”.
Molti bracconieri sono Baka, gruppo etnico che abita l’area di Minkébé.
Originariamente erano cacciatori e raccoglitori che vivevano in modo sostenibile grazie alle risorse della foresta, ma nel diciannovesimo secolo hanno iniziato a uccidere un numero sempre più alto di animali, spinti dalla domanda di avorio dei coloni inglesi e francesi.
Oggi la mancanza di opportunità economiche ha portato a livelli elevati di alcolismo e violenza domestica all’interno delle comunità Baka. Inoltre, questo problema ha costretto diversi membri Baka ad assecondare gli ordini delle organizzazioni criminali, che sfruttano le loro profonde conoscenze delle foreste, ingaggiandoli come bracconieri e minando il loro antico legame con l’ambiente da cui traevano sostentamento.
Fonte: lifegate.it
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