giovedì 19 febbraio 2015

La donna che sussurra ai ghepardi


«Perchè uccidete i ghepardi?».
 Laurie Marker aveva 35 anni quando nel 1990 si presentò nelle piccole fattorie della Namibia, da pastori, allevatori e agricoltori che sopravvivevano (e sopravvivono tutt’ora) con un fazzoletto di terra regalato dal governo.
 Farmer di colore «perché i bianchi hanno fattorie ben più importanti e produttive», per cui una capra rappresenta il reddito per mandare i figli a scuola: se il ghepardo mangia la capra, il ghepardo è il nemico.

 Laurie Marker è forse la prima ad aver coniugato la difesa di una specie in via di estinzione con la salvaguardia di un territorio e una popolazione. 
«Il Cheetah Conservation Fund è molte cose - racconta -. Siamo un centro di ricerca di livello mondiale, in biologia, ecologia e genetica del ghepardo.
 Lavoriamo non solo per aiutare gli animali, ma anche per combattere i problemi delle comunità umane che con loro condividono le stesso territorio.
 È vero che educhiamo i farmer, ma in realtà stiamo cercando di educare una nazione, per la conservazione dei ghepardi». Convincendo i farmer, la «donna dei ghepardi» è riuscita a mettere un freno alla scomparsa della specie, il suo centro si occupa, oltre che di assistere animali feriti, anche di educare i pastori a una «convivenza» con i predatori.


«E se perdessimo i ghepardi?». 
Con questa domanda Laurie Marker gira il mondo, per conferenze e dibattiti ovunque sia invitata.
 Durante gli incontri spiega come è riuscita a convincere i pastori a prendere cani per la difesa del gregge: «Khayam è il ghepardo che mi ha dato la visione e mostrato la via per salvarli. 
Ha vissuto 16 anni, l’ho portato dagli Usa dove viveva in cattività. Sono animali eleganti e meravigliosi, simbolo di eleganza e velocità per tutte le culture. Perché dovevano sparire dalla Terra? 
Khayam - ricorda Laurie Marker - mi ha aiutato a educare i pastori, anzi a educare una nazione». 

 Nel suo centro c’è anche un piccolo allevamento di cani pastore dell’Anatolia, che «sono in grado di allontanare i ghepardi dal gregge. 
Questi cani sviluppano uno stretto legame con il gregge, lo proteggono. Così non è più necessario uccidere i predatori».

 La Marker va a cercare i «suoi» cani fino in Turchia: oltre 500 cuccioli sono stati trasferiti dall’Anatolia all’Africa, ma la richiesta aumenta ogni stagione.
 Emblematica la storia di uno dei cani, Bonzo, diventato una star sul Web: in sette anni ha ridotto quasi a zero gli assalti dei ghepardi al gregge del suo pastore.
 «Erano proprio le comunità di pastori a minacciare la sopravvivenza dei predatori - racconta Laurie - a causa del conflitto uomo-animale sempre più aspro, dovuto a una distruzione dell’habitat che aumentava di anno in anno per la crescita di allevamenti».






«Siamo anche un luogo dove i visitatori possono venire a conoscere da vicino la magnificenza e la grazia dei ghepardi - dice orgogliosa Laurie -.
 Alla fine di tutto infatti noi facciamo quello che facciamo per vincere la corsa per salvare il ghepardo. 
Abbiamo perso il 90 per cento della popolazione mondiale di ghepardi nell’ultimo secolo, e se vogliamo avere ancora ghepardi nei prossimi 100 anni, dobbiamo agire ora per fermare la perdita di habitat, il conflitto uomo-animale e il commercio illegale di animali». 

Fonte: http://www.lastampa.it

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