mercoledì 25 febbraio 2015
Il panda, un compendio di tenerezza e simpatia
Innegabile l’effetto positivo e tenero che i panda producono nell’immaginario collettivo. Così buffi, soffici e maldestri, tanto da rappresentare un compendio di tenerezza e simpatia.
I disegnatori di cartoon sono consapevoli dei questa caratteristica e per questo motivo, quando realizzano un fumetto o un film di animazione, premono sul pedale dell’acceleratore della tenerezza. La natura, del resto, insegna che la bellezza è parte integrante del suo DNA e in ogni specie è possibile individuare elementi innegabili di dolcezza.
I panda in questo sono maestri, proprio grazie alla loro conformazione fisica.
Ma non è solo una questione di aspetto esteriore, piuttosto un insieme di fattori scientifici che fanno leva sul cervello umano. Musi arrotondati, corpi morbidi, grandi orecchie e occhi profondi concorrono a fare leva sulle sinapsi cerebrali.
Le ragioni per cui troviamo tenero e affascinante un simpatico panda non sono direttamente collegabili alla sfera sentimentale, ma a qualcosa che attinge al background umano.
Il panda appare buffo e carino perché riporta alla memoria caratteristiche simili a quelle di un neonato, facendo scattare in chi l’osserva un istinto del tutto naturale legato alla necessità di protezione, cura, nutrimento e alle carezze.
Alcuni documentaristi hanno concentrato i loro sforzi proprio sulle caratteristiche del panda, sulle particolarità che lo rendono così carino e tenero.
Ad esempio il regista Gordon Buchanan sostiene:
I neonati appena giungono al mondo possiedono dimensioni sproporzionate che li rendono teneri e adorabili, ad esempio testa grande, occhi grandi e profondi. Lo stesso tipo di sproporzione fisica che caratterizza i panda. Nonostante in realtà i loro non siano occhi grandi, ma piuttosto piccoli evidenziati dalle marcature nere che li circondano.
Queste macchie sono il frutto di un’evoluzione naturale, servono a renderli più aggressivi e temibili agli occhi di eventuali predatori. Ma nell’immaginario umano l’effetto è diametralmente opposto, facendo scaturire una sensazione di forte affetto e calore nei loro confronti.
I panda appaiono agli occhi umani come piccoli giovani inesperti e vulnerabili.
È l’istinto di protezione che spinge l’uomo a provare tenerezza nei loro confronti, una dinamica emotiva incentivata anche dalle dimensioni e dalle fattezze buffe.
In realtà i panda non sono nati per compiacere l’affettività umana, ma la loro fisionomia è il frutto di un processo evolutivo costante. Ad esempio il formato adorabile della testa è la conseguenza del passaggio da un’alimentazione carnivora a una vegetariana. Nonostante conservino una dentizione tipica dei carnivori, insieme agli artigli, il cranio è molto più grande di quello di un orso polare o di un orso bruno.
Una necessità imposta dall’alimentazione a base di bambù, pianta di cui sono ghiotti ma piuttosto difficile da masticare.
Per affrontare questa problematica, il panda ha sviluppato una forte muscolatura della bocca e della mascella, quindi un cranio più grande per ospitarla.
Il panda ha un dito in più, il sesto, necessario per cogliere il coriaceo bambù. Ma anche una dentizione utile alla masticazione dello stesso, quindi un sistema digestivo molto resistente e spesso per assorbire e assimilare la pianta ricca di cellulosa.
Anche le zampe appaiono più robuste, caratteristica indispensabile per sostenere il peso di un animale in grado di raggiungere anche 125 chilogrammi.
Il panda è il simbolo della pace in Cina, oltre che del WWF essendo specie in estinzione.
Fonte: greenstyle.it
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