mercoledì 7 gennaio 2015

Gerusalemme, gli archeologi scoprono il luogo del processo a Gesù


Un scoperta archeologica punta i riflettori su un luogo simbolo alle origini della Cristianità.
 Nella Città Vecchia di Gerusalemme sono venuti alla luce i resti del palazzo di Erode dove, secondo la tradizione dei Vangeli, Ponzio Pilato processò Gesù. 
 All’origine della scoperta i lavori, iniziati quindici anni fa, per ampliare il Museo della Torre di David. 
Sotto un edificio adiacente usato come prigione durante il dominio ottomano e poi dei britannici sono riemersi i resti del palazzo dell’eccentrico re di Giudea dove si sarebbe trovato il «praetorium» del prefetto romano.
 Nel «praetorium», Pilato si lavò le mani della sorte di Gesù, consegnandolo alle autorità ebraiche che lo condannarono alla crocifissione. 
Prima della scoperta, si era ipotizzato che si trovasse nella Fortezza Antonia, sede della guarnigione romana, sotto una scuola vicina alla moschea di al-Aqsa. Per Shimon Gibson, archeologo della University of North Carolina a Charlotte, i nuovi scavi eliminano tuttavia ogni dubbio.
 Il Vangelo di Giovanni descrive l’ubicazione del processo: vicino a una porta della città e su un lastricato di pietre irregolari, il «litostrato».




Particolari che coincidono con quanto rivelato da scavi precedenti nei pressi della prigione ottomana.
 Il palazzo di Erode si trova non lontano dalla porta di Giaffa. Mancano le iscrizioni che confermino con certezza cosa sia successo in quel luogo, ha detto Gibson al Washington Post: ma «tutti gli indizi, archeologici, storici ed evangelici, fanno pensare che fosse proprio questo il luogo del processo a Gesù».
 E anche il pastore anglicano David Pileggi è convinto che gli scavi nella prigione confermano «quel che tutti si aspettavano, e cioè che il processo avvenne vicino alla Torre di David».
 Il risultato degli scavi, dopo anni di lavori e rinvii causati dall’assenza di fondi e dalle guerre, è adesso accessibile al pubblico grazie a visite guidate organizzate dal Museo della Torre.

 «Quanto è emerso fa parte del grande puzzle di Gerusalemme», ha detto Amit Re’em, responsabile archeologico per il distretto della Città Santa che ha elencato altre emozionanti scoperte avvenute nel corso degli anni: dai simboli incisi sulle mura della vecchia prigione da prigionieri della resistenza ebraica negli anni Quaranta, ai bacini per la tintura dei tessuti dell’epoca crociata e ai resti di fondamenta e della fogna che sottostava il Palazzo di Erode. 

 Fonte: lastampa

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