martedì 2 dicembre 2014

Skeleton Flower: il fiore che diventa trasparente quando piove


Un fiore bianco che a contatto con l'acqua diventa trasparente. 
Un fiore speciale che, quando piove, si trasforma. 
Sotto la pioggia i petali di questo fiore sembrano trasformarsi in cristalli scintillanti.


Per via di questa particolarità viene chiamato Skeleton Flower, cioè "fiore scheletro", ma il suo nome scientifico è Diphylleia grayi. 

Cresce in zone umide, tra i boschi delle montagne nelle regioni più fredde del Giappone e della Cina.
 Lo si riconosce dalle grandi foglie a forma di ombrello e dai piccoli grappoli di fiori bianchi perlati.
 La pianta è perenne, ma i fiori sbocciano soltanto dalla metà della primavera fino all'inizio dell'estate, in condizioni d'ombra. 
Non appena i petali di questi fiori entrano in contatto con l'acqua, iniziano a perdere la loro pigmentazione bianca e via via diventano completamente trasparenti.
 L'acqua non li decompone. Una volta asciutti questi fiori ritornano bianchi. 
 Così la Natura ci stupisce e ci lascia a bocca aperta ancora una volta con le sue meraviglie.






Marta Albè

A 30 anni dal disastro di Bhopal


Nelle prime ore del 3 dicembre 1984 dallo stabilimento della Union Carbide India Limited, una cisterna di oltre 40 tonnellate di isocianato di metile esplodeva riversando nella città indiana di Bhopal una nube tossica di oltre 30 chilometri quadrati che provocò la morte immediata di migliaia di persone (3800, 8000, 15000 secondo fonti contrastanti) e altre migliaia di vittime successive strettamente legate all'evento.
 Secondo uno studio pubblicato da Amnesty International, che si è a lungo occupata di questo tema, nel 2004 le persone affette da malattie legate all'incidente ammontavano a 100 mila.
 Il disastro di Bhopal è considerato il peggiore incidente industriale mai avvenuto.


L'americana Union Carbide stabilì la sua affiliata a Bhopal nel 1969 forte della sua posizione centrale nel paese e della manodopera a basso costo.
 Si specializzò nella produzione di Sevin, un pesticida contenente un agente chimico altamente tossico, l'isocianato di metile, fabbricato nello stesso stabilimento.
 Nel 1984 la produzione di Sevin si era fermata, ma l'isocianato di metile era ancora stoccato in alcune cisterne e superava le quantità di sicurezza.
 L'infiltrazione di acqua in una delle cisterne provocò la famigerata reazione.


Oggi la fabbrica della Union Carbide di Bhopal, mai stata smantellata, è un relitto arrugginito, dove la natura ha ripreso possesso degli spazi un tempo occupati dall'uomo.
 La zona è ancora off limits, poiché secondo molti attivisti il terreno è ancora fortemente inquinato. 
Anche le falde che abbeverano oltre 50 mila persone nella zona sarebbero avvelenate dai rifiuti tossici dello stabilimento.


Satinath Sarangi, attivista del Bhopal Medical Appeal che gestisce una clinica per le vittime del gas, ha spiegato a Reuters che nella zona c'è «un'alta prevalenza di anemici, ritardo nel menarca delle ragazze, malattie della pelle e un alto numero di bambini con malattie congenite.
 I bambini nascono con arti malformati, danni cerebrali e disturbi muscoloscheletrici».


In questa foto del 2008 alcuni pazienti si recano presso il Jawaharlal Nehru Hospital di Bhopal.
 Nella zona le malattie legate al consumo di acqua inquinata, come il colera, sono molto diffuse.
 A distanza di trent'anni gli attivisti sostengono che i rifiuti tossici presenti nel terreno stiano ancora avvelenando le acque sotterranee.  
Soltanto nel 2012 il governo si è trovato costretto ad ammettere che le acque della zona sono contaminate, quando la Corte Suprema ha ordinato di distribuire acqua pulita alle 22 comunità circostanti l'ex stabilimento.


Secondo quanto confermato anche dal National Center for Biotechnology degli Stati Uniti, la Union Carbide Corporation iniziò da subito a declinare ogni responsabilità verso la perdita di gas, incolpando dapprima la filiale indiana, poi un fantomatico gruppo di estremisti Sikh. 
Qualche anno dopo la Union Carbide accettò di pagare 470 milioni di dollari, che il governo indiano avrebbe distribuito ai soggetti ufficialmente riconosciuti come colpiti dall'incidente.
 La compagnia non si è mai fatta carico della pulizia dell'area contaminata. 
Nel novembre 2014 però il governo indiano ha accettato di rivedere il numero dei morti e dei feriti e di conseguenza l'ammontare dei risarcimenti.


Nel novembre 2004 il duo The Yes Men giocò un brutto scherzo alla Dow Chemical, la compagnia che acquisì la Union Carbide. 

Spacciandosi per il portavoce della Dow Chemical Jude Finisterra, uno dei due comici dichiarò alla BBC che la compagnia finalmente riconosceva la sua completa responsabilità nei confronti della catastrofe. 
Il giorno successivo le azioni della Dow crollarono.


Su questo pannello vengono mostrati alcuni abitanti della zona uccisi nel 1984 dall'incidente. 
Si trova in uno degli ospedali di Bhopal. 


 Fonte: .focus.it

Il Kakapo, il pappagallo notturno che non sa volare


Sparsi in diverse zone del nostro pianeta esistono molte specie di pappagalli, ma quello più curioso, forse anche perché meno conosciuto, è il kakapo. 
Il kakapo è una specie di pappagallo di abitudini notturne, originario della Nuova Zelanda.

 Il nome Kakapo deriva dal Maori kākāpō, pappagallo notturno.
 E’ un pappagallo particolare per alcuni motivi: diversamente dagli altri suoi simili è notturno, è molto grosso e pesante e non sa volare, di conseguenza, le piume e le penne non sono rigide e il suo piumaggio risulta morbido.
 Le sue ali sono utili come timone d’equilibrio, per frenare le sue cadute quando salta dagli alberi.
 Diversamente dagli altri uccelli terrestri può accumulare grandi quantità di grasso corporeo e avere quindi una riserva di energia. Le sue piume sono color verde muschio, che si scurisce posteriormente, permettendo una migliore mimetizzazione.
 Le penne sul petto, la faccia e il collo sono giallastre, con grande variabilità di sfumature fra gli individui.
 E’ conosciuta anche una forma particolare di piumaggio completamente gialla. 
Le zampe sono grandi e, come in tutti i pappagalli, due dita sono rivolte in avanti e due all’indietro. Questi uccelli hanno evoluto artigli utili per arrampicarsi.
 Il kakapo può vivere per più di 60 anni.


Il kakapo è l’unico pappagallo notturno del mondo: si attiva al tramonto per andare a cercare i vegetali di cui si nutre abitualmente; li mastica per sorbirne il liquido e poi elimina il materiale fibroso, abbandonandolo sulle piante. 
Consuma anche rizomi e tuberi, che estrae dal terreno col becco.
 Se spinto dalla fame, può arrivare a mangiare rampicanti, rovi spinosi e e cortecce.

 Come molti pappagalli, esso ha una vasta gamma di richiami, utilizzati per vari scopi come i canti di accoppiamento e l’indicazione della loro posizione ad altri uccelli.


I kakapo sono gli unici pappagalli nel mondo che hanno un sistema nuziale basato sul lekking, ossia il raduno di tutti i maschi in aree riproduttive per il corteggiamento delle femmine, sfoggiando colori e sacche golari e nascondendosi in buche per richiamarle con versi sonori.
 E’ la femmina che sceglie il maschio con cui accoppiarsi, basandosi sulla qualità della sua esposizione, e tra i maschi non esiste nessun tipo di lotta. 
Tra questi uccelli non vi è alcun legame tra le coppie, che si formano solo per l’accoppiamento e si disgregano subito dopo.

 La femmina apre il rito sessuale con una specie di danza, ricambiata dal maschio che farà anche rumori scattanti con il suo becco. 
Dopo l’accoppiamento, la femmina ritorna nel suo territorio con le uova fatte e il maschio resta nella tana, sperando di attrarre un’altra femmina.
 Le uova sono in genere 8-10, molto raramente 11.
 La femmina costruisce il nido per terra, sotto la copertura delle piante o in cavità quali i tronchi vuoti di un albero. 
Cova poi fedelmente le uova per una trentina di giorni, ma è costretta a lasciare il nido ogni notte alla ricerca di cibo, esponendo le uova alla mercè dei predatori e del freddo.
 I pulcini appena nati sono grigi e lanuginosi e sono vulnerabili a freddo e predatori quanto le uova.
 Lasceranno il nido a circa 10-12 settimane di età ma, poiché potranno essere indipendenti solo più tardi, talvolta le madri alimentano sporadicamente i pulcini fino a 6 mesi d’età.


Poiché il kakapo è molto longevo, gode di un’adolescenza: i maschi non cominciano a crescere prima dei 5 anni e le femmine non cercano i maschi più giovani di 9-10 anni.
 Purtroppo non si riproduce tutti gli anni, cosa molto insolita per gli uccelli.
 La riproduzione avviene solo durante gli anni in cui l’albero della frutta pesante (il rimu) fornisce un’abbondante fruttificazione, cioè ogni 4-5 anni.


Il kakapo viveva in un’ampia varietà di habitat, quali il bosco, la foresta, la steppa e la zona costiera.
 Attualmente si trova solo in alcuni parchi specializzati per reintegrarlo in natura e in alcuni giardini zoologici.
 Con la colonizzazione europea e l’introduzione di predatori mammiferi, il kakapo è stato quasi sterminato.
 Gli sforzi per la conservazione sono cominciati nel 1890, ma non sono molto riusciti fino all’esecuzione del “Piano di rilancio del kakapo” negli anni 80, che salvò moltissimi kakapo trasferendoli su due isole libere da predatori: l’isola di Chalky e l’isola di Codfish, dove sono ancora controllati molto attentamente.

 Prima dell’arrivo degli esseri umani, il kakapo era presente in numeri ingenti: si pensa che ci siano stati, al culmine della popolazione, più di 3 milioni di individui.
 La sopravvivenza del kakapo era dovuta al fatto che il piumaggio gli permetteva di nascondersi bene tra la vegetazione rigogliosa; tuttavia, con avvento dei coloni inglesi, e quindi l’importazione di ratti, ermellini, puzzole e gatti, la specie fu quasi sterminata. 

Un comportamento che non aiuta il kakapo è la loro reazione ad un predatore o ad una minaccia.
 Quando è minacciato, semplicemente si blocca, sperando di mimetizzarsi con la vegetazione alla quale tanto assomiglia. Ciò era una buona strategia  contro il loro predatore principale, l’aquila di Haast (estinta nel 1500), ma non li protegge efficacemente dai loro nuovi predatori mammiferi, che possono contare su un odorato eccellente.

 Ritenuta in passato estinta, la specie sopravvive attualmente in due isole della regione neozelandese del Fiordland, con una popolazione stimata di 126 esemplari. 
Visto l’esiguo numero di esemplari, la specie è stata dichiarata protetta dal governo Neozelandese.
 I kakapo viventi sono individualmente noti, con l’eccezione di qualche individuo giovane, e a ciascuno è stato assegnato un nome dal personale del Kapapo Recovery Programme.