lunedì 20 ottobre 2014
Impariamo a conoscere la scorzonera
La scorzonera è una pianta originaria dell’Europa orientale e appartenente alla famiglia delle Asteracee, la stessa del carciofo, del radicchio e del topinambur.
E’ una pianta perenne, coltivata come annuale soprattutto in Piemonte e in Liguria, ma nel nord Italia è possibile trovarla come spontanea.
La raccolta delle radici, si effettua da ottobre fino alla fine dell’inverno. Ci sono diverse specie, ma la più nota e utilizzata è la scorzonera Horticola che in molte regioni è conosciuta come “Asparago d’inverno”.
A fronte di sole 20 Kcal/100 g, la scorzonera, vanta notevoli proprietà salutari e per questo, non è sfruttata solo come verdura in cucina ma anche in erboristeria, come pianta medicinale.
E’ ricca di vitamina B2, B6, riboflavina, C, A, manganese, potassio, calcio, fosforo, ferro, è inoltre ricca di inulina e levulina, e dunque particolarmente adatta ad essere consumata da persone diabetiche e che devono seguire regimi ipocalorici.
Grazie all’alto contenuto di fibre, regola dolcemente il transito intestinale mentre il decotto della radice ha proprietà diuretiche e dunque indicato per i disturbi alle vie urinarie.
Ma che sapore ha questa radice?
Anche se l’aspetto non la rende particolarmente appetitosa, posso dirvi che in cucina risulta essere molto versatile.
Il suo gusto amarognolo ma allo stesso tempo gradevole fa si che possa essere apprezzata in diverse ricette.
Prima di consumarla, è bene togliere la buccia nerastra e mettere la polpa bianca a bagno con acqua acidulata con il limone, per evitare che annerisca.
Se le radici sono tenere, si può mangiare cruda in insalata, condita semplicemente con olio, sale e limone altrimenti si può apprezzare meglio cotta in padella, fritta o lessata.
E’ il contorno ideale per piatti a base di pesce, ma è ottima anche per preparare dei risotti sfiziosi.
Al momento dell’acquisto, la scorzonera deve essere compatta, soda e priva di parti molli.
Stefania Luccarini
Perché si dice: Per un punto Martin perse la cappa
ll celebre modo di dire – anche se ora forse meno noto di un tempo – si usa per sottolineare come i particolari ai quali a volte si dà poca importanza, in realtà si possano rivelare fondamentali.
La frase latina da cui trae origine il detto è «Uno pro puncto caruit Martinus Asello».
Vuole la tradizione che Martino fosse l’abate del monastero di Asello.
L’abate decise di far apporre sull’ingresso della costruzione monastica un cartello caritatevole: «Porta patens esto. Nulli claudatur honesto», che significa: ” La porta resti aperta. Non sia chiusa a nessun uomo onesto“. Però, per un errore dello scrivano o dello stesso Martino, venne scritto: «Porta patens esto nulli. Claudatur honesto», e cioè ” La porta non rimanga aperta per nessuno. Sia chiusa all’uomo onesto.
L’enormítà di tale errore, che pure consisteva soltanto nello spostamento di un punto, arrivò alle orecchie del Papa, che fece rimuovere l’abate dal suo ruolo.
Egli perse cosi la “cappa” ovvero il mantello che era simbolo del ruolo ricoperto nel monastero.
La frase latina da cui trae origine il detto è «Uno pro puncto caruit Martinus Asello».
Vuole la tradizione che Martino fosse l’abate del monastero di Asello.
L’abate decise di far apporre sull’ingresso della costruzione monastica un cartello caritatevole: «Porta patens esto. Nulli claudatur honesto», che significa: ” La porta resti aperta. Non sia chiusa a nessun uomo onesto“. Però, per un errore dello scrivano o dello stesso Martino, venne scritto: «Porta patens esto nulli. Claudatur honesto», e cioè ” La porta non rimanga aperta per nessuno. Sia chiusa all’uomo onesto.
L’enormítà di tale errore, che pure consisteva soltanto nello spostamento di un punto, arrivò alle orecchie del Papa, che fece rimuovere l’abate dal suo ruolo.
Egli perse cosi la “cappa” ovvero il mantello che era simbolo del ruolo ricoperto nel monastero.