mercoledì 15 ottobre 2014

Biodiversità da riscoprire: 10 ortaggi colorati, frutto di madre natura


A seconda della stagione, della zona in cui viviamo e del clima, la natura ci mette a disposizione frutti ed ortaggi diversi.
 Nel tempo poi ci siamo abituati ad associare il colore alla tipologia di alimenti, ad esempio le carote sono sempre arancioni, il mais giallo, il basilico verde, i peperoni rossi, verdi o gialli e così via. Oggi però vi presentiamo 10 ortaggi dai colori insoliti, alcuni dei quali probabilmente non avrete mai visto in commercio dato che sono poco diffusi e si coltivano solo in alcune zone d’Italia o all’estero. 
Questi prodotti variopinti hanno il più delle volte eccezionali proprietà nutrizionali che derivano proprio dal loro colore e, cosa altrettanto importante, non sono stati creati con metodi innaturali o manipolazione genetica.

 1) Cavolfiore viola 

Il cavolfiore viola, coltivato soprattutto in Sicilia, si caratterizza per il suo colore sgargiante. 
Chi l’ha visto in un mercato o direttamente sul campo non può dimenticarlo.
 E’ ricchissimo in sali minerali e, come tutte le crucifere, è molto utile nella prevenzione di malattie degenerative come il cancro.
 Si può utilizzare in molti modi in cucina ma c’è da tener presente che, purtroppo, con la cottura il colore tende a sbiadire.


2) Bieta a coste colorate 

Ci sono diverse varietà di bieta con le coste colorate, anche se sono ancora poco diffuse nei nostri mercati. 
Si possono trovare con sfumature di diversi colori: giallo, rosso, arancione, fucsia anche se poi durante la cottura perdono un po’ della loro vivacità, rimanendo comunque più colorate della tradizionale bieta.
 Si tratta tra l’altro di varietà molto semplici da coltivare, quindi se volete cimentarvi nel vostro orto, giardino o balcone non resta che procurarvi i semi.


3) Patate blu 

Le cosiddette patate blu hanno in realtà un colorito violaceo e fanno parte di una varietà antica che proviene dalle Ande peruviane e che in Italia viene coltivata soprattutto in Trentino.
 Il loro caratteristico colore le rende particolarmente ricche di antociani (antiossidanti) e perfette da utilizzare in cucina ad esempio per realizzare un originale purè blu-violetto!


4) Carote viola 

Le carote viola sono relativamente più diffuse dei precedenti ortaggi di cui abbiamo parlato, dato che è una varietà che in questi ultimi anni si sta riscoprendo. 
La grande caratteristica di queste radici è di avere un contenuto di antociani 28 volte superiore a quello delle più comuni carote arancioni.
 Pochi sanno che originariamente tutte le carote erano viola, sembra infatti che il colore sia stato modificato dagli olandesi durante il periodo in cui regnava la nobile casata degli Orange (appunto “arancione”).


5) Peperone nero 

 Il peperone nero si distingue dai tradizionali peperoni non solo per il colore ma anche per la forma, più squadrata. 
Questa varietà è particolarmente ricca di vitamine e antiossidanti oltre che di capsicina (sostanza presente nel peperoncino che gli dona il suo caratteristico sapore piccante).


6) Basilico rosso

 Il basilico rosso è originario dell’India.
 La pianta è molto simile a quella che ben conosciamo ma, rispetto a quest’ultima, le foglie sono di colore porpora.
 Sembra che il basilico rosso abbia proprietà stimolanti ma allo stesso tempo sia un antistress.
 Si può utilizzare come il tradizionale basilico anche per realizzare un insolito pesto.


7) Pastinaca 

 La Pastinaca sativa assomiglia molto ad una carota anche se si tratta di una specie diversa.
 E’ stata selezionata da una pianta antica che nasceva spontaneamente in tutta Italia fino a 1500 metri di altitudine.
 La sua caratteristica principale è proprio la radice bianca (molto simile a quella delle carote), dal sapore dolce, da utilizzare per realizzare minestroni o zuppe o da consumare a crudo data la sua ricchezza di minerali in particolare potassio, calcio e fosforo.


8) Mais multicolore 

 Anche il mais, che in Italia noi abbiamo conosciuto sempre e solo come giallo, in realtà può essere di diverse varietà e colori.
 E' grazie ai nativi americani che diverse specie di mais si sono conservate fino ai nostri giorni, non a caso il mais multicolore è diffuso soprattutto in Sud America anche se si trova facilmente anche in alcune zone dell’Asia, dove c'è un buon consumo di questo cereale.


9) Batata 

 L’Ipomea batatas, conosciuta come patata americana, patata dolce o batata, assomiglia ad una patata di colore rosso ma in realtà con il più conosciuto ortaggio non ha molto in comune. 
Originaria dell’America del Sud ma attualmente coltivata anche in Italia, la batata ha un sapore dolce che ricorda un po’ quello della zucca e, come quest’ultima, contiene tantissime sostanze utili al nostro organismo fibre, vitamine, proteine e sali minerali.


10) Melanzana bianca

 Le melanzane bianche sono più diffuse rispetto agli altri ortaggi di cui abbiamo parlato. 
Si tratta semplicemente di una selezione diversa rispetto a quelle tradizionali di colore viola o violetto.
 Hanno polpa soda e con pochi semi, sono ricche di calcio, fosforo, vitamine A e C e potassio e hanno un sapore simile alle più note melanzane viola.


Francesca Biagioli

Il dramma dello spiaggiamento dei cetacei, ecco perché avviene


Capita di assistere al triste spettacolo dello spiaggiamento di alcuni cetacei cui corpi rimangono agonizzanti sulle rive delle spiagge e che difficilmente riescono ad essere salvati. 
L'ultimo, in ordine di tempo, in Italia è avvenuto lo scorso settembre in Toscana dove ben sei delfini sono stati ritrovati morti tra la spiaggia di Tre Ponti, in provincia di Livorno, e a Tirrenia, in provincia di Pisa. Raramente si tratta di un unico individuo, spesso sono anche gruppi interi che, una volta raggiunte le acque più basse, non riescono a tornare a largo.


Il fenomeno di cui stiamo parlando, ancora attualmente sotto attenti studi, caratterizza per lo più i cetacei odontoceti, detti anche cetacei dentati poiché, come è facile intuire, a differenza dei misticeti, si distinguono per la loro dentatura.
 A questo sottordine di cetacei appartengono i delfini, i capodogli e le orche e si tratta di veri e propri cacciatori che si nutrono di pesci, di cefalopodi o di mammiferi marini.

 Gli odontoceti comunicano tra loro grazie alle vocalizzazioni emesse che servono anche all’ecolocalizazzione. 
Questo significa che attraverso l’emissione di suoni gli odontoceti riescono a comprendere le distanze tra loro e le loro prede.
 Secondo quanto scoperto da uno studio effettuato dall’Istituto di Scienze Marine del Cnr, i delfini per esempio parlerebbero tra loro attraverso un ‘dialetto’, una serie di segnali riconoscibili dal gruppo di appartenenza, che si differenziano tra suoni, con frequenza 20kHz detti vocalizzazioni, e ultrasuoni, con frequenza variabile tra i 20 e i 200 kHz, detti segnali sonar o ecolocalizzazione.


È proprio l'ecolocalizzazione, secondo alcuni studiosi, ad essere una delle principali cause che porta i cetacei a spiaggiarsi. 
Si tratta di un vero e proprio sonar biologico che alcuni odontoceti utilizzano per stimare le distanze.
 Come? Grazie alla matematica. Calcolando il tempo trascorso tra l’emissione del suono e il ritorno degli echi dall’ambiente. 
Negli odontoceti il suono emesso utile al calcolo è un click ad alta frequenza. 
‘Alla fin fine, l'ecolocalizzazione è ciò che permette a questi cetacei di nutrirsi e vivere.
 Per loro è essenziale non solo localizzare i pesci, ma anche individuarli e scegliere tra un tipo di pesce e l'altro.
 È una continua danza sottomarina tra preda e predatore. È naturale che ci sia bisogno di un qualche tipo di focalizzazione’, con queste parole la zoologa Kloepper, dell’Università delle Hawaii di Honululu spiega i risultati ottenuti da uno studio effettuato su una pseudorca addestrata di nome Kina che ha dato prove scientifiche delle capacità comunicative degli odontoceti. 
Ecco perché c’è chi sostiene che le vibrazioni emesse dai nostri sonar siano la causa degli spiaggiamenti, o comunque di molti di essi. 
Secondo alcune ipotesi i sonar sarebbero in grado di causare la morte delle balene per emorragie alle orecchie, altri studi dimostrerebbero che gli impulsi emessi sarebbero in grado di lacerare i tessuti intorno alle orecchie e al cervello dei cetacei. Questi danni fisici sono stati riscontrati solo in casi di spiaggiamenti successivi ad esercitazioni navali.
 L’emissione di frequenze simili a quelle prodotte da questi mammiferi sarebbe anche in grado di modificare il comportamento di alcuni soggetti che potrebbero scambiare i suoni dei sonar per predatori o per messaggi di altri membri del gruppo. 

Non tutti gli spiaggiamenti sono però causati dai sonar. Spesso infatti alcuni singoli cetacei arrivano a riva perché malati o feriti, non più in grado di vivere in mare aperto, altre volte le cause sono ambientali, come il mal tempo, ma anche l’anzianità o la caccia. Trattandosi di predatori, un’ipotesi attribuirebbe alla forte motivazione predatoria la causa della perdita dell’orientamento poiché presi dal tentativo di raggiungere un pesce, i cetacei non si accorgerebbero di aver raggiunto le coste, non essendo poi capaci di tornare indietro, finirebbero per morire. 

 http://scienze.fanpage.it

Cani e gatti: fanno perdere 90 minuti di sonno ogni notte


Miagolano, abbaiano, graffiano. Peccato che avvenga di notte ! Quante volte è capitato a chi vive con uno o più animali in casa? Un proprietario di animali domestici su due perderebbe regolarmente fino a 90 minuti di sonno in questo modo.
 Per alcuni si tratta addirittura di un motivo di stress.
 È quanto rivela un sondaggio condotto su 1.000 proprietari di cani e gatti di tutto il Regno Unito, svegliati presto dai loro animali domestici.
 L'interruzione più comune del sonno è l'abbaiare 'incessante' o il "miagolare" nelle prime ore del mattino ( 47 per cento). 
Al secondo posto dei motivi del risveglio prematuro c'è il "grattare dietro la porta della camera".
 Il 22 per cento ha detto di essere spesso svegliato dal salto sul loro letto nel cuore della notte. 
Il sondaggio, condotto da memoryfoamwarehouse.co.uk, rivelerebbe come, contrariamente alla credenza popolare, gli animali domestici non aiutino affatto a rilassarsi. 
Ma è davvero così? 
Cosa fare, allora?
 Il consiglio è quello di rivolgersi a un veterinario e a un educatore per capire il vero motivo per cui il vostro animale vi sveglia.
 E se fosse una richiesta di aiuto? 
In caso vada tutto bene, si potrebbe iniziare, ad esempio, a mettere una cuccia nella camera, d'altronde la tana è tana per tutti.
 E siccome ogni regola ha la sua eccezione, cani e gatti che non mostrano particolari problemi comportamentali possono anche dormire sul letto, spesso con questo risultato...


Roberta Ragni