martedì 1 aprile 2014

Queen : l'album INNUENDO e la sua copertina


Innuendo è il quattordicesimo album in studio della rock band britannica Queen, pubblicato nel 1991. Fu l'ultimo lavoro del gruppo registrato con il frontman Freddie Mercury ancora vivo. Accolto dai critici e dal pubblico come uno dei dischi migliori della band e del rock in generale, raggiunse la prima posizione della UK Albums Chart nel Regno Unito (rimanendovi 4 settimane), così come in Olanda (anche qui 4 settimane), in Svizzera (8 settimane), Germania (6 settimane), e Italia (3 settimane). Inoltre, fu il primo album dei Queen ad essere certificato disco d'oro per le vendite negli Stati Uniti dai tempi di The Works, nel 1984.
La copertina di Innuendo è ispirata alle illustrazioni di J.J. Grandville.


Innuendo è stato votato come il 94º miglior album di tutti i tempi, in un sondaggio effettuato dalla BBC nel 2006. 
Le registrazioni del disco ebbero inizio nel mese di marzo del 1989: appena terminate le sessioni per l'album precedente, Freddie Mercury tornò subito in sala di registrazione, per incidere qualche demo . 
Nei mesi tra aprile e novembre, la band non ebbe molto tempo da dedicare al lavoro in studio, in quanto ancora impegnata a promuovere The Miracle, e così il lavoro proseguì a rilento. 
Proprio in quell'anno, la sieropositività di Freddie al virus HIV (scoperta nella primavera del 1987) si trasformò in AIDS conclamato, e il cantante fu costretto a rivelare le sue condizioni di salute almeno agli altri tre membri della band circa nel tardo novembre, quando le sessioni di registrazione per Innuendo ricominciarono.
 Sebbene fosse appena terminata la promozione di The Miracle, la band rientrò immediatamente in sala d'incisione per realizzare il nuovo album, passando quasi tutto il 1990 a continuare il lavoro. 

Freddie era ormai nelle ultime fasi della sua battaglia contro il male che lo stava lentamente portando alla morte.
 La notizia della malattia non era ancora stata resa pubblica e Mercury continuò a lavorare come di consueto in studio, negando il reale stato delle sue condizioni fisiche ai media, che tuttavia continuavano a fare illazioni sulla sua salute.
 In particolare, questo argomento finì sulle prime pagine di alcuni quotidiani dopo alcune foto scattate il 18 febbraio in occasione di un'apparizione TV per il ritiro di un premio della British Phonographic Industry (BPI) per il fondamentale contributo dei Queen alla musica inglese, e in occasione del ventennale della band. In quelle foto il cantante appariva molto dimagrito e sofferente. 
La band si limitò a smentire tali voci e a sottolineare l'unione del gruppo, ma il danno ormai era fatto ed alcune testate scandalistiche iniziarono a parlare di AIDS. 
La band e i produttori miravano inizialmente a pubblicare il disco entro novembre o dicembre di quell'anno, ma il declino della salute di Freddie costrinse a rimandarne l'uscita fino al febbraio del 1991. Le ultime parti del disco vennero registrate in gran fretta proprio per terminare il lavoro prima che lo stadio finale della malattia impedisse a Mercury di cantare, secondo le sue volontà. 
Freddie morì meno di dieci mesi dopo la pubblicazione del disco. 

La particolare situazione che stava affrontando il gruppo si riflette anche nei testi e nelle melodie dell'album, il cui tema principale può essere senza dubbio considerato "il timore dell'arrivo della morte imminente". Si spazia dagli episodi più duri (The Hitman, Headlong) a quelli più cupi come The Show Must Go On, erroneamente considerata come una sorta di testamento di Mercury, ma scritta in realtà da May anche se accreditata, come uso per tutte le canzoni dall'album The Miracle, all'intera band.
 La title track Innuendo, dal suono molto epico, è considerata "la Bohemian Rhapsody degli anni novanta", per le molte analogie che presenta con quest'ultima, tra cui anche la lunghezza (6 min : 30 s contro i 5 min: 57 s della canzone di A Night at the Opera).

 COPERTINA 

La copertina dell’album “Innuendo” dei Queen del 1991, ultimo lavoro registrato con il frontman Freddie Mercury, presenta un dipinto dell’illustratore, designer e caricaturista francese Jean Ignace Gèrard, meglio noto con lo pseudonimo di Grandville. L’illustrazione è conosciuta come “The Juggler Of World” (Il giocoliere del mondo). 
In origine il dipinto non presentava nessun colore il quale fu aggiunto per l’occasione insieme all’immagine di una banana la quale sostituisce una stella. Tutte le immagini presenti nell’intero album dei Queen, risalgono ad una serie di opere realizzate dall’artista nel 1844 dal titolo “Un Autre Monde” (Un altro mondo) e furono realizzate come satira all’idea di utopia cosmologica di Charles Fourier, filosofo francese, secondo il quale in futuro l’uomo e i corpi celesti si uniranno per creare un’armonia universale.

 

Marò: il tribunale speciale indiano rinvia l’udienza al 31 luglio .......di quale anno ...o di quale secolo?

La Corte speciale di New Delhi ha rinviato ancora una volta l'udienza dopo aver preso atto della sospensione del procedimento penale decisa dalla Corte Suprema

Il caso dei nostri due marò in India sembra ormai una storia senza fine. Dopo la sospensione del procedimento penale decisa dalla Corte Suprema di New Delhi, il Tribunale speciale indiano oggi ha rinviato nuovamente l’udienza del processo a carico dei due fucilieri di marina.
Dopo una breve udienza durata circa dieci minuti, i giudici hanno fissato una nuova data rinviando il tutto al prossimo 31 luglio.
Dopo che gli avvocati dei due marò hanno consegnato la documentazione relativa al ricorso presentato in Corte Suprema con la relativa sentenza, i giudici hanno preso atto della sospensione del procedimento penale chiedendo però ulteriori chiarimenti sui tempi fissati dal massimo tribunale indiano.
La Suprema Corte infatti aveva chiesto al governo indiano e alla polizia investigativa antiterrorismo Nia di presentare la loro posizione sul ricorso dei fucilieri di marina e di comparire davanti ai giudici entro le prossime quattro settimane, senza però fissare una data precisa.
La campagna elettorale in India -
Il destino dei due marò Massimiliano Latorre e Salvatore Girone a questo punto si intreccia sempre di più con la maratona elettorale in India che si svolgerà a partire dal prossimo 7 aprile e proseguirà fino alla metà di maggio quando ci sarà lo spoglio dei voti.
Sembra molto improbabile quindi che per quella data il governo indiano prenda una decisione certa sul caso, soprattutto dopo gli attacchi dell’opposizione.
Il partito nazionalista, dato per favorito dai sondaggi, infatti ha accusato il governo di New Delhi di lassismo e favoritismo verso i due militari italiani.

Tratto da http://www.fanpage.it

Se alle prossime elezioni salirà Modi, un nazionalista indù che guida il Bharatiya Janata Party. essendo egli è un decisionista, potrebbe essere un interlocutore ostico.
Secondo quanto ha detto sui nostri due fucilieri, "egli li avrebbe messi in carcere."
Trovo francamente sconcertante che la sorte dei nostri militari, impegnati in una missione internazionale anti-pirateria, debba essere oggetto delle faide interne e di beghe elettorali.
Ma stiamo scherzando?
L'Italia ha richiesto all'ONU d'intervenire,  domanda rigettata, è stato sottolineato che la questione rimane una vicenda limitata al confronto tra i due Paesi. “È solo una questione bilaterale” ha spiegato infatti Martin Nesirsky, portavoce del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon.
Ennesima vergogna dell'Italia e dell'ONU:
E intanto l'Europa che fa??????

Sørvágsvatn è il lago più grande delle Isole Fær Øer, in Danimarca.




Questo lago è situato nella parte settentrionale dell'isola di Vágar, tra i comuni di Sorvags e Miovags.
Copre una superficie di 3,4 km quadrati ed è lungo circa 6 km.
Si trova a soli 30m sul livello del mare, tuttavia il lago in sé non è nulla di eccezionale, se non fosse che i promontori su entrambi i lati del lago cadono a precipizio sull'Oceano Atlantico Settentrionale, rispettivamente da un'altezza di 252m e 376m.

Il glicine, storia, leggende e simbolismo


Pianta rampicante dai fiori violetti riuniti in grappoli, profumati e dolci (glikis in greco significa proprio "dolce"). E' originaria della Cina dove simboleggia amicizia e disponibilità. 
Per il suo modello di crescita, il glicine dai fiori profumati è uno degli esempi più originali di vite rampicante legnosa, motivo per cui si è prestato a diverse interpretazioni. 
Si sviluppa accrescendosi rapidamente con un costante movimento a spirale in senso orario o antiorario e, in questo, rappresenta la coscienza dell’uomo che si espande dai centri vitali dell’interiorità per estendersi a influenzare il mondo esterno.
 Rimane evidente ogni movimento che il glicine compie spontaneamente attorno a qualunque sostegno trovi a disposizione e, per questo suo comportamento è stato assunto a simbolo del gioco e dell’avventura nell'arte cinese. 

L'antica arte geomantica taoista Feng Shui considera i grappoli penduli a cono dei fiori di glicine come l’equivalente dell’inchino o dell’inginocchiarsi in segno di onore e di rispetto.
 Questo fiore dai petali colorati nelle tonalità del blu, lavanda, rosa, viola è stato molto apprezzato in Cina, ma è sempre appartenuto soprattutto alla cultura tradizionale del Giappone.


Celebrato nelle feste organizzate dagli aristocratici alla fine del periodo Heian (794-1185), venne utilizzato di frequente come motivo sugli stemmi delle famiglie giapponesi.
 Il glicine è stato coltivato in queste due Paesi asiatici per più di duemila anni prima di arrivare in Europa, a quanto pare attraverso i semi portati dall’Oriente, come una rarità, da Marco Polo nel XIII secolo.

 Dopo il 1830, questa vite ornamentale venne diffusa nelle aree più a nord degli Stati Uniti, dove era già stata catalogata come genere ‘Glicine’ dal Dott. Caspar Wistar (1761-1818), professore di anatomia all'Università di Pennsylvania.

 Come la maggior parte delle viti, il glicine può diffondersi in modo quasi invasivo e diventare così distruttivo fino ad abbattere edifici e tralicci con il gravare del suo peso. Esemplare è il caso di una pianta di glicine che cresce a Sierra Madre, in California, nominata dal Guinness dei primati mondiali come quella con più fiori: al culmine della fioritura ne porta 1,5 milioni del peso di 250 tonnellate. Menzionata come una delle sette meraviglie vegetali esistenti a livello globale, è festeggiata ogni anno con un Festival del Glicine dal 1918, anno in cui vi parteciparono 12mila persone; ne arrivarono 100mila in occasione della settimana di eventi organizzata nel 1930 e 13mila nel 2009.


Giappone

 Il glicine ha un rilevante significato simbolico nel buddismo Jodo Shinshu (o Buddhism Shin) fondato dal monaco Shinran (1173-1263) nel 1224 e pertanto è inserito nei suoi templi. 
I grappoli che pendono verso il basso in piena fioritura e i rami di questa vite sembrano abbassare il capo in segno di umiltà, sincero rispetto, supplica garbata e riflessione religiosa in riferimento a Buddha, così come l’uomo ha bisogno di pace e di tranquillità per raccogliersi e onorare l'entità divina. 
Il fiore del glicine diventa il simbolo della luminosità e della caducità dell’esistenza: tutto muta continuamente, in ogni momento, con il trascorrere del tempo, compresa appunto la vita stessa, quindi si dovrebbe apprezzare appieno l'eternità in ogni istante.
 Questo insegna che un essere umano non deve cadere nell’arroganza per emergere, ma piuttosto provare e dimostrare gratitudine.
 In questa scuola buddista ampiamente praticata in Giappone, tutti sono uguali agli occhi di Buddha, per il quale non è necessario pregare, ma è sufficiente avere fede.


Il glicine longevo dalla vitalità vigorosa è impersonato da una ragazza timida, romantica e travagliata da angosce d’amore con altrettanta caparbia nel balletto classico giapponese ‘Fuji Musume’ ('La Nubile Glicine', letteralmente) del teatro Kabuki. 

Rappresentato per la prima volta nel 1826 in un set di cinque danze, è rimasto uno tra quelli di maggiore successo per coreografia e raffinatezza e oggi è allestito in maniera autonoma. 

Nella città di Otsu, affacciata sul Lago Biwa, vicino a Kyoto, un passante si sofferma a osservare uno degli innumerevoli dipinti esposti chiamati ‘Otsu-e’ e venduti come souvenir. Su questo quadro è dipinta una Ragazza, che rappresenta l’essenza del Glicine: è abbigliata alla moda, con uno stravagante kimono (‘Nagasode’) con le maniche lunghe e con la fascia (‘Obi’) che riprende l’immagine del fiore, secondo la tradizione diffusa da secoli in Giappone. 
La Ragazza raffigurata diventa infatuata a tal punto dell'uomo che la guarda attentamente da prendere vita ed uscire fuori dalla tela. Scrive lettere d’amore, ma non ottiene risposta e, danzando sotto un glicine frondoso, con un ramo in mano, esprime i sentimenti profondi che prova per l’amore non corrisposto, accompagnata dalla musica ‘Nagauta’ ('canto a lungo').


Triste e disperata, rientra affranta dentro al dipinto, sotto al glicine, alla fine del balletto.
 Il pianto della Ragazza esprime il dolore che prova, così il glicine diventa il fiore dell’amore perduto, ma rappresenta anche la straordinaria resistenza come vitigno, in grado di vivere e di prosperare anche in condizioni difficili, così come il cuore ha la capacità di resistere nonostante sia spezzato da un sentimento a senso unico. 
‘Fuji Musume’ ha ispirato una fiorente produzione artistica in Giappone, comprese bambole, statuine e dipinti venduti come portafortuna per i matrimoni.

Le origini del Pesce d’Aprile


Le origini del tradizionale Pesce d'aprile, ricorrenza che si tramanda da secoli in molti paesi del mondo, sono incerte e sono numerose le ipotesi. 
Non si conosce esattamente il periodo in cui ebbe inizio, né per opera di chi. 
Gli studiosi di tradizioni popolari forniscono diverse versioni - basate più su congetture teoriche che su dati antropologicamente provati - che avvolgono la nascita di questa tradizione in un alone di mistero. 
Si dice, per esempio, che il primo Pesce d'aprile sia stato ordito in Egitto, intorno al 40 a.C., addirittura da Cleopatra, quando sfidò l'amante Marco Antonio a una gara di pesca.
 Lui tentò di fare il furbo, incaricando un servo di attaccare all'amo una grossa preda che lo avrebbe fatto vincere. Ma Cleopatra, scoperto il piano, diede ordine di far abboccare un grosso finto pesce in pelle di coccodrillo.

 L’ipotesi più accreditata negli ambienti accademici fa risalire l’origine del pesce d’aprile ad un periodo antecedente al 154 A.C., quando il primo di aprile segnava l’inizio dell’anno.
 Più tardi, la Chiesa soppresse la festa stabilendo l’inizio dell’anno il primo di gennaio.
La vecchia tradizione continuò comunque a sopravvivere tra i pagani che per questo venivano derisi e scherniti.

 Più in generale vi è chi sostiene che l'usanza derivi semplicemente dalle prime pesche primaverili, agli inizi di aprile appunto, quando era frequente che i pescatori ancora non trovassero pesci sui fondali e, tornando in porto a mani vuote, suscitassero l'ilarità dei compaesani. 

 Una diversa teoria si rifà invece alla riforma gregoriana del calendario. 
Fino al 1582, infatti, il Capodanno veniva festeggiato tra il 25 marzo e il primo aprile. A seguito della riforma da parte di Gregorio XIII, il capodanno fu spostato al primo gennaio.
 Non tutti però si abituarono subito al cambiamento e questi vennero chiamati gli "sciocchi d'aprile".

Un’altra ipotesi, abbastanza diffusa, si rifà invece al rito pagano, legato all’antico calendario giuliano, quando il primo di aprile segnava l’inizio del solstizio di primavera. 
Terminato l’inverno, l’avvento della stagione primaverile segnava il rinnovamento della terra e della vita. In questa occasione, tra il 25 di marzo e il primo di aprile, si usava propiziare gli dèi offrendo doni e facendo sacrifici in loro onore.
 La festa era anche occasione per esprimersi in massima libertà con lazzi, burle e buffonerie. 
 Quali che siano le origini di questa tradizione burlesca, indubbio è il fatto che ogni si assiste a una vera e propria gara alla ricerca dello scherzo più fantasioso e meglio riuscito. 

 Pesci... storici 

Sono state tantissime le clamorose beffe che sono state giocate nell’arco della storia nel fatidico primo giorno del mese d’aprile. Scherzi a volte di dimensione e architetture starbilianti. 

Oggi io volerò sotto i vostri occhi, sopra le vostre teste 

La bravata più antica di cui si ha notizia è quella del maestro Buoncompagno da Firenze.
 Sul finire del XIII secolo questo simpatico personaggio fa sapere al popolo bolognese che il 1 aprile avrebbe sorvolato la città usando un congegno di sua invenzione. 
Tra la popolazione la curiosità è tanta e tutti, nel giorno stabilito, si recano al Monte di Santa Maria per assistere allo strepitoso spettacolo. 
Puntuale, Buoncompagno si presenta all’appuntamento con un paio di enormi ali ma… un improvviso vento sfavorevole impedisce il volo! Quella che doveva essere una simulazione del volo d’uccello in realtà era un goliardico pesce d’aprile.

 La cremazione del mahrajà indiano sulle rive dell’Arno 

Nel marzo 1878 la Gazzetta d’Italia annuncia un’altra strana notizia. Il 1 aprile, nel parco delle Cascine, i fiorentini avrebbero potuto assistere alla cremazione di un mahrajà indiano.
 La curiosità per una cerimonia del tutto sconosciuta in quell’epoca attira una grande folla. 
Inizia l’attesa, passano le ore ma non arriva nessun carro funebre con la salma dell’indiano da cremare. Poi, all’improvviso, tra i cespugli, si fa strada un gruppo di ragazzi che gridano: "Pesci d’Arno fritti!". 
Fortunato l’indiano, che non era morto, e beffati i fiorentini che, come raccontano le cronache dell’epoca, si allontanano ammutoliti... facendo gli indiani.

 La Guerra dei Mondi 

Lo scherzo più difficile, ma anche uno tra i più riusciti, è quello di Orson Welles. 
Per il 1 aprile 1938 il celebre regista americano progetta uno speciale programma radiofonico. A causa di problemi tecnici, però, non è possibile mandarlo in onda. Ma Welles non si arrende e decide di riprovarci nel giorno della festa di Halloween, il 30 ottobre.
 La radio trasmette "La Guerra dei Mondi": radiocronaca dello sbarco dei marziani.
 Tra la popolazione è subito panico generalizzato.
 I centralini radiofonici delle stazioni di polizia e dei giornali vengono invasi da centinaia di telefonate: gli americani vogliono capire cosa stia succedendo. 
Qualcuno tira fuori la maschera antigas della prima guerra mondiale, tutti scappano terrorizzati nelle strade, prendendo d’assalto autobus e treni.
 C’è persino chi afferma di averli visti davvero quei marziani. La cronaca della radio, che già all’epoca era considerata - soprattutto tra le masse - un medium di massima fiducia, si trasformava in una realtà da incubo.
 L’indomani torna finalmente la calma, ma per le strade si contano danni per milioni di dollari.
 Il giorno prima non era stato il 1 aprile, ma ugualmente il programma di Orson Welles era stata una bella beffa per gli americani.