giovedì 4 dicembre 2014
Il fascino misterioso dell’antico santuario pagano di Panóias, Portogallo
Gli insediamenti umani nella regione di Vila Real, nel nordest del Portogallo, si perdono nella notte dei tempi, ma sappiamo che l’area era già abitata nel Paleolitico.
È qui che si trova il Santuário de Panóias, noto anche come Fragas de Panóias, uno dei templi pagani più enigmatici di tutta europa.
Classificato come monumento nazionale dal governo portoghese, il santuario, sin dal VI secolo, è stato oggetto di pellegrinaggi e studi da parte di numerosi ricercatori nazionali ed esteri, soprattutto a partire dal XVIII secolo fino ai giorni nostri.
Il santuario è costituito da un complesso di tre grandi massi, sui quali sono stati aperti numerosi pozzi di varie dimensioni, a cui è possibile accedere tramite una scala scavata nella roccia.
Le rocce sono state incise con alcune iscrizioni, tre in latino e una in greco, le quali descrivono il rituale che veniva celebrato a Panóias.
Le tre grandi rocce mostrano tracce di templi che originariamente erano parte del santuario.
Si stima che la costruzione del luogo sacro sia iniziata tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del III secolo d.C., ma alcuni ricercatori credono che il santuario abbia origini molto più antiche, forse addirittura da far risalire alla preistoria.
Anche se il sito è stato utilizzato dai romani per scopi rituali, come parrebbero indicare le scritte il lingua latina, nulla prova che siano stati essi a costruire il tempio. Anzi, le modalità di costruzione e di lavorazione della roccia sono molto più simili alle tecniche viste in siti precolombiani dell’America Centrale e dell’Antico Egitto.
Il ricercatore Geza Alföldy, il più impegnato nello studio del sito, ha tradotto le iscrizioni incise sulle rocce, rivelando la testimonianza di un antico rito di iniziazione celebrato nel nome delle divinità infernali.
I requisiti del sito sono identificati come parti di una legge sacra, tra cui la posizione precisa. La scelta del posto non è stata casuale, ma piuttosto il risultato di criteri specifici e stabiliti in precedenza. La topografia del luogo ha giocato un ruolo importante.
Secondo la ricostruzione di Alföldy, il culto romano nel santuario di Panóias è stato introdotto da Calpurnio Rufino, un alto funzionario del governo romano della provincia, innestandolo su un culto indigeno molto più antico.
L’ipotesi più accreditata è che il tempio sia stato utilizzato per il culto di Endovelicus, una divinità dell’Età del Ferro, venerato in epoca pre-romana e romana in Lusitania e Gallaecia.
Dopo l’invasione romana, il culto si diffuse per la maggior parte dell’impero, entrando così a far parte della mitologia romana.
Endovelicus era considerato un dio solare della guarigione.
Alcuni ricercatori pensano che fosse una divinità bivalente, buona e cattiva, con un lato positivo e uno infernale, in quanto tutti gli dei solari scesero agli inferi e ne tornarono dotati di poteri di guarigione.
Dopo aver partecipato ai riti di iniziazione, la persona che dormiva nel santuario riceveva in sogno la visione di Endovelicus, con il quale poteva parlare per conoscere il proprio futuro o chiedere consiglio.
Nel 19° secolo, António da Visitação Freire ha suggerito che il nome Endovelicus sia di origine celtico e fenicio, adattato poi alla lingua romana.
La radice “end” in lingua celtica corrisponde al fenicio “bel”, e significa Signore; la parola originale celtica doveva essere “Andevellicos” che significava “molto buono”.
Il santuario di Panóias ancora una volta dimostra quanto sia carente la nostra comprensione della storia antica.
Questo antico sito pagano, fortemente apprezzato dai romani, rivela un lato enigmatico e ancora poco conosciuto della nostra vecchia Europa.
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