lunedì 15 dicembre 2014
I medicinali sono "nemici" dei fiumi e di chi ci vive.
I farmaci risolvono i nostri problemi di salute, ma sono deleteri per quella degli ecosistemi fluviali.
I medicinali utilizzati dall’uomo finiscono nei fiumi in quantità sempre maggiori tramite scarichi fognari, residui agricoli o industriali, e minacciano la sopravvivenza di flora e fauna acquatiche.
Uno studio del Cary Institute of Ecosystem Studies di Millbrook (New York) ha analizzato gli effetti di sei farmaci d’uso comune - un antibiotico, un antidiabetico, tre antistaminici e uno stimolante, la caffeina - su alcuni torrenti degli Stati di New York, Maryland e Indiana.
È emerso che un diffuso antistaminico come la difenidramina (per il trattamento di dermatiti, reazioni allergiche, prurito, edema) può ridurre del 99 per cento la fotosintesi degli organismi che compongono il biofilm, ossia lo scivoloso strato di alghe, batteri e funghi che ricopre le rocce dei fiumi.
Questi organismi sono alla base della qualità dell’acqua e della catena alimentare.
Si sapeva già da tempo, inoltre, che molti farmaci e prodotti per l'igiene personale, dalla pillola anticoncezionale allo shampoo, influenzano addirittura il sesso delle specie di pesci o di altri animali presenti nei fiumi. Tanto che in certe zone degli Stati Uniti alcuni pesci sono quasi scomparsi perché non si trovano più i maschi, trasformati completamente o parzialmente in femmine.
I prodotti che hanno questo effetto sono chiamati interferenti endocrini.
Purtroppo gran parte degli attuali depuratori non è in grado di bloccare questi residui farmaceutici e fermarne il commercio sembra impossibile.
focus.it
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