mercoledì 19 novembre 2014

Letargo : i segreti e i misteri del sonno degli animali


L'autunno è arrivato e gli animali che non sono migrati in un luogo più caldo si preparano ad affrontare i rigori invernali che porteranno freddo e carenza di cibo.
 Per molti di loro sta per iniziare il letargo, un lungo sonno più o meno profondo durante il quale l'animale entra in uno stato di quiescenza: le funzioni vitali si riducono al minimo, la pressione del sangue cala drasticamente, il battito cardiaco diminuisce fino a pochi battiti al minuto, il respiro diventa lento e irregolare, il metabolismo si riduce e la temperatura corporea si abbassa fino quasi al congelamento (può arrivare anche a 5°C).

 Il letargo rappresenta una strategia di sopravvivenza a condizioni ambientali difficili (molto freddo ma anche molto caldo), l'unica possibile per diversi mammiferi, rettili, anfibi, insetti e perfino qualche uccello.
 Ogni specie tuttavia declina questo fenomeno in base alle proprie caratteristiche, personalizzandolo e rendendolo di fatto ancora per molti aspetti misterioso. 
Fondamentale per tutti è la preparazione, che avviene durante l'estate e l'autunno: senza un riparo sicuro e confortevole e le adeguate scorte di cibo e di grasso gli animali non riusciranno ad superare l'inverno.

 L'orso, per esempio, pur trascorrendo l'inverno dormendo, non cade in un vero letargo. Anche se non assume cibo né acqua (sopravvive bruciando le ricche riserve di grasso accumulate durante l'estate), durante questo periodo la sua temperatura corporea non scende di molto e le sue funzioni fisiologiche, seppur ridotte, si svolgono normalmente, tanto che le femmine sono persino in grado di mettere al mondo e allattare 1 o 2 cuccioli. 
Ma c'è di più: secondo un recente studio pubblicato su Integrative Zoology, pare che gli orsi neri (Ursus americanus) abbiano una straordinaria capacità di guarire da soli durante il letargo.


Pur vivendo tutta la propria vita sopra i 1.500 metri di altitudine, sopravvivere ai lunghi e gelidi inverni è molto difficile. Le marmotte delle Alpi (Marmota marmota), vere esperte in materia, iniziano a prepararsi al letargo già a settembre con una fase di "preibernazione", riaprendo e ripulendo le profonde tane invernali, foderandole di fieno e rimpinzandosi di cibo per accumulare le riserve lipidiche necessarie a superare l'inverno.
 Richiuso l'ingresso della tana con un tappo di paglia, terriccio e rametti, la marmotta, accanto al resto della sua famiglia, cade in un sonno profondo che può durare anche sei mesi, interrotto solo di tanto in tanto per le necessità fisiologiche.
 Per sopravvivere attinge alle riserve di grasso accumulate durante l'estate.

 Durante lo stato di ibernazione si compie un incredibile cambiamento fisiologico: la temperatura corporea scende da 35 a 5 gradi, il cuore rallenta da 130 a 15 battiti al minuto e la respirazione diviene appena percettibile. 

 Tocca alla marmotta dell’Alaska (Marmota broweri) e allo scoiattolo artico (Spermophilus parryi) il record del letargo più lungo: per loro il sonno invernale dura 8-9 mesi l’anno.


Il suo nome scientifico è "Moscardino avellinario", ma un po' per le sue dimensioni ridotte e un po' per il cibo di cui è ghiotto viene spesso chiamato "nocciolino". 
 Questo piccolo roditore, diffuso in Europa e in Asia, cade in un sonno profondo per un lungo periodo, che varia molto in base al clima e alle latitudini.
 In Italia per esempio va in letargo tra novembre e aprile, anche se nel clima mediterraneo il moscardino non ha bisogno di un vero e proprio periodo di ibernazione, quanto di un torpore interrotto da risvegli che durano alcune ore.

 Per prepararsi al letargo fa una grande scorta di energia, abbandonando la sua dieta vegetariana per fare incetta di cibi altamente proteici come insetti e larve che gli permettono di passare dai 17 grammi di peso dei mesi estivi ai 27 grammi in ottobre.
 Infine si rintana nel suo nido invernale costruito tra i cespugli con cortecce, foglie, muschio, erba, talvolta in compagnia di altri individui, e si addormenta acciambellandosi su sé stesso, per limitare il più possibile la dispersione del calore corporeo.


Se c'è un animale che per antonomasia si aggiudica il titolo di re dei dormiglioni è il ghiro (Glis glis). Eppure non è l'unico ad andare in letargo e nemmeno quello che dorme per più tempo.
 Ma allora perché si dice "dormire come un ghiro"? 
Probabilmente per un insieme di motivi: oltre al lungo e profondo sonno invernale - il letargo dura solitamente sei/sette mesi - il ghiro è un animale che dorme di giorno ed è attivo di notte, per cui a noi sembra che dorma sempre.
 Non solo: quando dorme, emette un caratteristico rumore molto simile a una persona che russa, con tanto di fischio 

 Di aspetto molto simile allo scoiattolo, il ghiro durante l'autunno accumula nella tana le provviste vegetali che gli permetteranno di superare il lungo sonno invernale e che consumerà nei suoi brevi risvegli. 
Al contrario dello scoiattolo però, che non va in letargo e vive prevalentemente sugli alberi, il ghiro dorme un sonno profondo e non si preclude la possibilità di trovare una tana in posti "alternativi" rispetto alle cavità degli alberi: buchi nel terreno, vecchi nidi abbandonati, grotte, fessure di muri e rocce, casette per uccelli, ma anche sottotetti e soffitte, tutti rifugi che gli assicurano la giusta protezione da freddo e umidità.


Buffo, furbo e agilissimo lo scoiattolo (fam. Sciuridae) all'avvicinarsi dell'inverno fa incetta di cibo. Ma al contrario dei suoi cugini ghiri, questo simpatico roditore in inverno non cade in letargo, ma si adatta alla rigidità del clima modificando il suo stile di vita. 

 In estate e autunno inizia a immagazzinare una grande quantità di cibo in diversi depositi sotterranei, lasciandone alcuni vuoti per depistare eventuali ladri di cibo.
 All'arrivo dei primi freddi si ritira in un nido all'interno dei tronchi rivestito di foglie dove trascorre l'inverno dormendo, senza tuttavia cadere in un sonno profondo, ma rimanendo in una sorta di dormiveglia dal quale si risveglia molto spesso per uscire e andare a prelevare le provviste nascoste nei vari depositi.
 Ma come fa a ritrovarle? 
Grazie al suo olfatto prodigioso che gli permette di localizzare il cibo a distanza. 
Alcune specie come lo scoiattolo rosso americano (Tamiasciurus hudsonicus) riescono a ritrovarlo anche sotto 4 metri di neve.


Tenebrosi ed evocatori di significati simbolici, spesso protagonisti di superstizioni e false credenze popolari, i pipistrelli sono mammiferi davvero unici: non solo hanno ali per volare e comunicano attraverso gli ultrasuoni, ma anche il loro sistema riproduttivo è davvero singolare. 
Verso la fine dell'estate avviene l'accoppiamento, dopodiché le femmine trattengono all'interno dei genitali lo sperma del maschio fino alla fine del letargo invernale. 

Al loro risveglio in primavera, il liquido seminale si riattiva raggiungendo gli ovuli ora maturi. 
Le femmine feconde si riuniscono quindi in gruppi e raggiungono luoghi tranquilli dove partorire, in estate, il loro unico piccolo. 

Come per la nascita dei cuccioli, per i pipistrelli anche il letargo è un'attività di gruppo.
 Nelle cantine come nelle caverne, all'inizio di ottobre si addormentano tutti insieme fino a primavera, svegliandosi periodicamente solo per bere. 
Durante il sonno invernale tutte le attività corporee vengono rallentate in modo da consumare la minor quantità di energia possibile, prodotta consumando le riserve di grasso accumulate durante l'estate.


Sul finire dell'estate gran parte degli uccelli migra verso paesi più caldi compiendo viaggi lunghi e faticosi pur di sfuggire al freddo dell'inverno. 
Ma c'è qualcuno a cui proprio non piace viaggiare: è il podargo (Podargus Strigoides), un rapace australiano che in inverno cade in letargo. 

 La scoperta del professor Fritz Geiser, dell’Università del New England, ha stupito l'intera comunità scientifica. Fino a quel momento si riteneva infatti che solo un numero esiguo di piccoli uccelli dal peso massimo di 80 grammi - come i passeri, gli storni, i pettirossi e i rondoni - adottassero questa strategia di sopravvivenza. E invece anche questo parente australiano di gufi e civette, dal ragguardevole peso di circa 500 grammi, con i primi freddi cade in uno stato di torpore che mantiene inalterato fino a primavera, resistendo in questo modo anche alle temperature più rigide.


Tra tutti gli animali che vanno in letargo, le tartarughe sono sicuramente quelli più frequenti nelle nostre case. 

Come per tutti i rettili, animali a sangue freddo, per mantenere costante la temperatura corporea le tartarughe dipendono dal calore del sole che fornisce energia al loro metabolismo e con il freddo non riuscirebbero a far fronte alle loro necessità fisiologiche. L'ibernazione come stato di vita latente permette alle tartarughe di sopravvivere anche quando in inverno si verifica una drastica riduzione dell'intensità e della durata dell'irradiazione solare.
 A novembre, quando le ore di luce diminuiscono e il sole non riesce più a fornire il calore indispensabile, le tartarughe terrestri cercano un posto tranquillo dove scavare un rifugio in cui sprofondare in letargo finché le temperature diurne non torneranno a salire, genericamente tra marzo e aprile.

 Anche gli esemplari che vivono in climi desertici tropicali fanno esattamente la stessa cosa, ma per loro il nemico da cui difendersi è il caldo: in questo caso si parla di estivazione, uno stato di vita latente in tutto simile al letargo ma che serve per sfuggire all'estrema siccità di queste latitudini.


Anche i serpenti trascorrono i periodi più freddi o più caldi in letargo. 
Come per tutti i rettili, infatti, in base alla latitudine lo stato di torpore può essere determinato da una diminuzione dell'irraggiamento solare e della temperatura dovute all'avvicinarsi dell'inverno oppure alla diminuzione di acqua disponibile nelle regioni desertiche equatoriali nella stagione secca.

 Essendo animali a sangue freddo, i serpenti (come tutti i rettili) per svolgere le proprie attività devono raggiungere una determinata temperatura corporea riscaldandosi al sole.
 Alle nostre latitudini, durante i mesi invernali i serpenti si nascondono in profonde buche e vanno in letargo, rallentando drasticamente il loro metabolismo.


Oltre ai mammiferi, i rettili e gli anfibi anche molti insetti vanno in letargo durante l'inverno. 

Formiche, api, vespe e calabroni per sopravvivere ai rigori invernali si trovano un rifugio e trascorrono la stagione fredda dormendo. 
Lo stesso accade per l'insetto più fortunato del mondo, la coccinella (Coccinella septempunctata). 
 Nonostante il loro aspetto colorato e innocuo, questi piccoli coleotteri sono dei temibili predatori di altri insetti parassiti delle piante (afidi e cocciniglia), ma capaci anche di terribili atti di cannibalismo. 

 Gli insetti che non vanno in letargo non riescono a sopravvivere al freddo dell'inverno. 
Per garantire la continuità della specie, molte specie in estate provvedono a deporre le uova che si schiuderanno poi la primavera successiva.


Anche i molluschi terrestri, nel loro piccolo, possono andare in letargo, come la chiocciola che con l'arrivo dei primi freddi si rintana nella sua casa, chiude la porta e lascia il mondo fuori fino alla primavera successiva.
 Prima dell'inverno, questo piccolo mollusco cerca un luogo adatto per ripararsi e sigilla l'apertura del guscio grazie a una membrana, chiamata epifragma, fatta di muco, carbonato di calcio e fosforo, gli stessi elementi che compongono la conchiglia.
 Lascia però aperta una piccola fessura per consentire un ricambio d'aria costante. 
 Stessa strategia anche in caso di caldo eccessivo durante l'estate: si tappa in casa e non esce finché le condizioni ambientali non migliorano.

 Tratto da: focus.it

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