giovedì 5 giugno 2014

Salvare l'Aurora dell'Etna


L’Aurora dell’Etna (Anthocharis damone) è una splendida e rara specie di farfalla il cui nome deriva dalla presenza sulle ali di una macchia arancione che evoca il sorgere del sole. 
Purtroppo per questo insetto il sole rischia di tramontare per sempre.
 L’Aurora dell’Etna, già classificata come vulnerabile e rara poiché vive solo in poche zone del nostro Paese, ha risentito delle condizioni atmosferiche particolarmente ostili verificatesi tra fine aprile e inizio maggio 2011.
 Questi straordinari effetti atmosferici hanno contribuito ad anticipare la fine del periodo di volo della farfalla riducendone drasticamente la popolazione. 
I cambiamenti climatici rappresentano una seria minaccia per questa specie endemica siciliana che, come molti altri lepidotteri, rappresenta un buon indicatore dello stato di salute dell’ambiente poiché vive solo in luoghi naturali e incontaminati.


Per proteggere questo animale, simbolo della biodiversità del patrimonio naturale etneo, è stato creato il progetto Salviamo l’Aurora dell’Etna, avviato nel 2010 dall’associazione Amici della Terra e sostenuto da tre strutture associate Uiza (Unione italiana giardini zoologici e acquari), il Butterfly Arc, il Giardino zoologico di Pistoia e il Parco Natura viva. 
 Il progetto, circoscritto per ora al parco di Monteserra in provincia di Catania, prevede censimenti, osservazioni sul comportamento, rilevamenti dei fattori ambientali e allevamento dei bruchi in differenti condizioni climatiche.
 Lo studio consentirà di raccogliere maggiori informazioni sulle farfalle in modo da attuare mirati programmi di conservazione. «Sono stati marcati e seguiti circa 62 esemplari – dichiara il coordinatore del progetto, l’entomologo Enzo Moretto – anche se non sembra molto, si tratta di uno sforzo imponente, considerata anche la mobilità e la rarità della specie».


In Italia l’Aurora dell’Etna ravviva con le sue tonalità color pastello la Sicilia e la Calabria, rispettivamente sui Peloritani orientali e nella parte prossima all’Etna dei Nebrodi sud-orientali e in pianura nei pressi di Reggio Calabria ma anche in quota, sull’Aspromonte e sul massiccio del Pollino.

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