giovedì 15 maggio 2014

Un fossile vivente: il celacanto


Per lungo tempo si è creduto che il celacanto si fosse estinto insieme ai dinosauri, 65 milioni di anni fa. Ma quando, nel 1938, una curatrice museale sudafricana rinvenne, su un peschereccio locale, un esemplare di celacanto, il mondo rimase affascinato dalla scoperta e si accese un dibattito sul posto di questo pesce dall’aspetto bizzarro, con pinne supportate da ossa, nell'evoluzione degli animali terrestri.
 Si conoscono solo due specie di celacanti: la prima vive nelle vicinanze delle isole Comore al largo della costa dell'Africa orientale; l'altra è stata rinvenuta nelle acque al largo di Sulawesi, in Indonesia. 
Molti scienziati ritengono che le caratteristiche uniche del celacanto rappresentino un gradino iniziale nell'evoluzione del pesce verso gli animali terrestri a quattro zampe, come gli anfibi. 
 La caratteristica più sorprendente di questo "fossile vivente" è rappresentata da due pinne sostenute da ossa che si estendono dal corpo come gambe e si muovono in maniera alternata, a mo’ di trotto di cavallo.
 Altre caratteristiche uniche sono costituite dal giunto intercraniale, che permette al pesce di allargare la bocca per ingoiare prede di grandi dimensioni; dal tubo riempito d'olio, chiamato notocorda, che funziona da colonna vertebrale; dalle squame spesse, proprie solamente di pesci oramai estinti, e da un organo rostrale elettro-sensoriale posto nella parte anteriore del cranio, che serve, probabilmente, per individuare potenziali prede.

 I celacanti sono creature inafferrabili delle profondità marine, che vivono fino a 700 metri di profondità. 
Possono raggiungere dimensioni molto grandi: due metri o più di lunghezza e un peso di 90 chilogrammi. Secondo le stime degli esperti, i celacanti possono vivere fino a 60 anni circa.
 Il numero dei celacanti esistenti, come prevedibile, non è quantificabile, ma alcuni studi compiuti nelle isole Comore suggeriscono che vi abitino soltanto mille esemplari. 

I celacanti sono considerati una specie in via d’estinzione.

Fonte: http://www.nationalgeographic.it/

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