martedì 6 maggio 2014

GUERRA ANGLO-BOERA E NASCITA DEI CAMPI DI CONCENTRAMENTO


L’economista inglese John Atkinson Hobson, scrive nell’Imperialismo (1902): 
“Essi (gli imperialisti) si attaccano semplicemente e istintivamente ad ogni sentimento forte, elevato e sincero che gli serve, lo sventolano e lo alimentano finché intorno ad esso si crea fervore, e poi lo utilizzano per i loro fini. L’uomo politico crede sempre, e l’uomo d’affari non raramente, che alti motivi giustifichino i benefici politici e finanziari che ottiene; è certo che Lord Salisbury credeva realmente che la guerra del Sud Africa, di cui era responsabile il suo governo, fosse stata intrapresa per il beneficio del popolo del Sud Africa, e che gli avrebbe portato maggiore libertà e felicità.”

 E’ il caso della guerra anglo-boera combattuta tra il 1899 ed il 1902 in Sud Africa tra i coloni olandesi (contadini, detti boeri) e l’esercito britannico. 
I primi, presenti da quasi duecento anni nella regione, si spostarono verso l’interno nella prima metà dell’Ottocento perché gli inglesi si insediarono attorno alla zona di Kaapstad (l’odierna Città del Capo). 

I motivi per cui gli inglesi cercarono di sottomettere gli olandesi erano due: da un lato avevano scoperto giacimenti d’oro e diamanti e dall’altro dovevano reagire alla concorrenza tedesca nel continente africano.

 Il pretesto utilizzato dai britannici per scontrarsi con i boeri era dato dal fatto che questi ultimi facevano pagare le tasse agli stranieri europei (chiamati uitlander) ma per paura di perdere il potere non concedevano loro i diritti civili.
 Dopo un tentativo fallito di rivolta verso i coloni, si organizzò una conferenza (ultimo passo prima della guerra) in cui il primo ministro inglese Lord Salisbury diceva :
“Non vogliamo né oro, né territorio ma il diritto di voto dopo cinque anni di presenza nella regione" ed il presidente del Transvaal Paul Kruger rispondeva “E’ il mio paese che volete!“.

 Gli occupanti erano così convinti della breve durata della guerra e della loro superiorità militare che pensavano di dover combattere solo alcune settimane e, per di più, senza mimetizzazione.
 Scesero infatti in campo con le giubbe rosse (i boeri vestiti color khaki) e lo scontro cominciò con delle batoste, superate solo con un apporto di 450 mila soldati dal resto dell’Impero. 
Nell’agosto del 1900 la guerra era teoricamente vinta ed i coloni sconfitti.
 I problemi, però, cominciarono proprio allora, dato che i boeri si diedero alla guerriglia e non più ai combattimenti regolari. 
Essi avevano solo 20 mila uomini tra i sedici ed i settant’anni, ognuno con un cavallo sellato, un fucile con trenta cartucce e cibo per una settimana, ma molti di essi perirono durante la guerra regolare.
 Paul Kruger provò a chiedere aiuto ai Paesi europei, tra cui l’”amica” Germania, ma senza successo.
 Fu così che arruolò gli indigeni delle tribù Kafir e Zulu. 
Dall’altra parte gli inglesi costruirono ben 8 mila fortificazioni per proteggere strade e ferrovie, ma inutilmente.
 Passarono così alla strategia della terra bruciata (scorched earth): circa 30 mila fattorie furono incendiate, le coltivazioni distrutte ed i capi di bestiame sottratti o uccisi.
 Gli inglesi inventarono e costruirono dei campi di concentramento (concentration camp) in cui fame e malattie la facevano da padroni. Dei centomila deportati, 26 mila tra donne e bambini boeri ed altrettanti indigeni morirono.

 



In Europa si sollevarono critiche al nuovo metodo inglese dei campi di concentramento ed alla durata dei combattimenti. 
Tuttavia nessuno si oppose più di tanto. 
Quasi tutta la Fabian society si schierò a favore della guerra, tant’è che il suo illustre membro socialista non rivoluzionario George Bernard Shaw scrisse: 

“La tesi che una nazione abbia il diritto di fare quello che le piace nel proprio territorio, senza alcun riguardo per gli interessi del resto del mondo, è, dal punto di vista socialista internazionalista, cioè dal punto di vista del XX secolo, non meglio sostenibile della tesi che un proprietario abbia il diritto di fare quel che gli piace della sua proprietà senza alcun riguardo per gli interessi dei suoi vicini.”

Con la resa degli ultimi boeri, l’imperialismo inglese si aggiudica i giacimenti auriferi e diamantiferi dell’Africa australe, unendo sotto il proprio controllo i territori del Capo, del Natal, dell’Orange e del Transvaal. 
Solo nel 1961 il Sudafrica diventa Repubblica indipendente ed esce dal Commonwealth, ma durante le due guerre mondiali la borghesia boera si schiera con l’Inghilterra. 
Da “Stato boero” soffocato dagli inglesi, a “Stato boero” costruito dagli inglesi.
 Si conclude quindi una guerra con un risultato non voluto e prende il via il secolo dell’imperialismo.

Da questo episodio pregno di sangue, ebbero invece fortuna alcuni personaggi famosi:

 Winston Churchill, fatto prigioniero dai coloni, entra nel Parlamento inglese grazie alle battaglie combattute in Sud Africa; 

Arthur Conan Doyle, medico negli ospedali da campo, diventa baronetto dopo aver appoggiato l’intervento inglese;

 Robert Baden-Powell, fondatore del movimento degli scouts, diventa eroe nazionale soprattutto per aver resistito oltre sette mesi all’assedio della città di Mafeking da parte dei boeri. Proprio in quei mesi istruisce i bambini ed i ragazzi del luogo e li utilizza per alcuni compiti di guerra.

 Fonte: www.dillinger.it

Nessun commento:

Posta un commento