mercoledì 30 aprile 2014

Avanti tutta con l’euroscetticismo. In Gran Bretagna l’UKIP di Farage primo partito


Ci siamo sinceramente e onestamente rotti le scatole di questa Europa e di questo detestabile europeismo, posticcio e ipocrita, con il quale i partiti cosiddetti tradizionali (di destra e di sinistra) hanno svenduto la sovranità dei paesi europei a un sistema euroburocratico e finanziario di impronta germanocentrica, che nulla ha a che vedere con l’Europa intesa come popolo europeo. Ecco perché oggi – a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo – riscuotono grandi consensi i partiti euroscettici e quelli che predicano l’uscita se non proprio dall’Europa (UKIP), quanto meno dall’euro.
La questione politica è assai complessa e coinvolge sia aspetti economici che sociali.
La recessione economica, la sostanziale abolizione delle barriere che favoriscono l’immigrazione clandestina, il trattato di Schengen, il cronico difetto di legittimazione popolare dei vertici europei, le assurde politiche di austerità che hanno piegato molti paesi europei (tra cui l’Italia, ma in particolar modo la Grecia), la costante erosione della sovranità nazionale, tutti questi elementi hanno reso l’Europa più un peso insopportabile, che un’occasione di progresso comune.
L’Europa è miseramente fallita.
E’ solo un’oligarchia di poteri e interessi che niente ha a che vedere con i popoli europei.
I vincoli assurdi nei quali i paesi della vecchia Europa sono costretti, vincoli che hanno costretto gli Stati nazionali a politiche economiche austere e recessive, sono diventati l’ottimo humus nel quale gli euroscettici hanno prolificato e dal quale rivendicano il legittimo diritto a dire una verità incontestabile:
quest’Europa è morta, è fallita, è da cancellare.
Si ritorni agli Stati nazionali, all’indipendenza sovrana e monetaria. Basta con una moneta straniera, con una BCE che non risponde a nessuno, con una Commissione Europea non eletta dai cittadini.  (ricordate le parole di Attalì?), "Attali: "Una piccola pandemia permetterà di instaurare un Governo Mondiale!"
Basta con un’entità sovranazionale che non persegue il bene dei ma solo gli interessi di una ristretta casta di lobbisti finanziari.
Ecco perché Nigel Farage e il suo partito l’UKIP, in Gran Bretagna (nazione che non è mai stata particolarmente innamorata dell’Europa), oggi rischiano di fare il botto (il partito si attesta al 31%, davanti ai laburisti e ai conservatori).
E così pure Marine Le Pen in Francia con il Front National. Entrambi questi partiti hanno abilmente interpretato la stanchezza dei loro rispettivi concittadini, e la loro delusione per le suicide politiche dei loro governi.
Discorso a parte, purtroppo, merita l’Italia, dove l’europeismo è diventata una religione istituzionale talmente ortodossa e conservatrice, che persino i partiti che si proclamano euroscettici lo sono in modo estremamente moderato e ambiguo.
In ogni caso, l’euroscetticismo e la voglia di uscire dall’euro è un vento di novità nell’acqua stagnante della religione europeista.
La verità è che l’Europa - e non mi stanco di ripeterlo – non è più un progetto di unificazione dei popoli, ma è solo un progetto di sistematica distruzione della cultura e dell’identità europea.
E forse – e dico forse – sarebbe stato meglio che il progetto europeo si fosse fermato al libero scambio di merci e servizi.
Al vecchio e ragionevole MEC.

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