mercoledì 30 aprile 2014

L'incanto dei giardini giapponesi


Tranquillità, calma e serenità sono i sentimenti a cui un giardino giapponese si ispira.
 I primi nascono nei santuari scintoisti, dallo stretto rapporto tra ideologia, spiritualità, meditazione e amore per la natura.
 Per secoli si sono sviluppati sotto l'influenza dei giardini cinesi, ma a poco a poco cominciarono a sviluppare propri stili, basati sulla cultura giapponese.
 Al loro interno ricreano paesaggi ideali in miniatura, spesso in un modo altamente astratto e stilizzato. Un microcosmo fatto di pietre, acqua, ponti e elementi naturali, un paesaggio idealizzato e simbolico influenzato dall'idea buddhista di paradiso.
 L'elemento a cui tutto ruota intorno è l'equilibrio tra le parti, sia nelle forme che nei colori.
 È il principio dello Yin e dello Yang in cui ogni cosa e' controbilanciata dal suo opposto. 
La primavera è sicuramente un periodo perfetto per visitare un giardino giapponese, dove ricercare un po' di pace e tranquillità.

 In queste foto ci sono alcuni tra i più famosi che si trovano in Giappone, ma anche quelli ricreati nelle nostre città occidentali non sono meno belli.


 Rikugien Gardens



Kyoto Garden



Himeji Castle Gardens



Genkyu-en Garden



Himeji gardens



Koishikawa Korakuen Gardens



Kounji temple pond garden



Kanazawa Kenrokuen Garden



Hiroshima's Shukkeien Garden



Niwa Garden

Avanti tutta con l’euroscetticismo. In Gran Bretagna l’UKIP di Farage primo partito


Ci siamo sinceramente e onestamente rotti le scatole di questa Europa e di questo detestabile europeismo, posticcio e ipocrita, con il quale i partiti cosiddetti tradizionali (di destra e di sinistra) hanno svenduto la sovranità dei paesi europei a un sistema euroburocratico e finanziario di impronta germanocentrica, che nulla ha a che vedere con l’Europa intesa come popolo europeo. Ecco perché oggi – a ridosso delle elezioni per il rinnovo del Parlamento Europeo – riscuotono grandi consensi i partiti euroscettici e quelli che predicano l’uscita se non proprio dall’Europa (UKIP), quanto meno dall’euro.
La questione politica è assai complessa e coinvolge sia aspetti economici che sociali.
La recessione economica, la sostanziale abolizione delle barriere che favoriscono l’immigrazione clandestina, il trattato di Schengen, il cronico difetto di legittimazione popolare dei vertici europei, le assurde politiche di austerità che hanno piegato molti paesi europei (tra cui l’Italia, ma in particolar modo la Grecia), la costante erosione della sovranità nazionale, tutti questi elementi hanno reso l’Europa più un peso insopportabile, che un’occasione di progresso comune.
L’Europa è miseramente fallita.
E’ solo un’oligarchia di poteri e interessi che niente ha a che vedere con i popoli europei.
I vincoli assurdi nei quali i paesi della vecchia Europa sono costretti, vincoli che hanno costretto gli Stati nazionali a politiche economiche austere e recessive, sono diventati l’ottimo humus nel quale gli euroscettici hanno prolificato e dal quale rivendicano il legittimo diritto a dire una verità incontestabile:
quest’Europa è morta, è fallita, è da cancellare.
Si ritorni agli Stati nazionali, all’indipendenza sovrana e monetaria. Basta con una moneta straniera, con una BCE che non risponde a nessuno, con una Commissione Europea non eletta dai cittadini.  (ricordate le parole di Attalì?), "Attali: "Una piccola pandemia permetterà di instaurare un Governo Mondiale!"
Basta con un’entità sovranazionale che non persegue il bene dei ma solo gli interessi di una ristretta casta di lobbisti finanziari.
Ecco perché Nigel Farage e il suo partito l’UKIP, in Gran Bretagna (nazione che non è mai stata particolarmente innamorata dell’Europa), oggi rischiano di fare il botto (il partito si attesta al 31%, davanti ai laburisti e ai conservatori).
E così pure Marine Le Pen in Francia con il Front National. Entrambi questi partiti hanno abilmente interpretato la stanchezza dei loro rispettivi concittadini, e la loro delusione per le suicide politiche dei loro governi.
Discorso a parte, purtroppo, merita l’Italia, dove l’europeismo è diventata una religione istituzionale talmente ortodossa e conservatrice, che persino i partiti che si proclamano euroscettici lo sono in modo estremamente moderato e ambiguo.
In ogni caso, l’euroscetticismo e la voglia di uscire dall’euro è un vento di novità nell’acqua stagnante della religione europeista.
La verità è che l’Europa - e non mi stanco di ripeterlo – non è più un progetto di unificazione dei popoli, ma è solo un progetto di sistematica distruzione della cultura e dell’identità europea.
E forse – e dico forse – sarebbe stato meglio che il progetto europeo si fosse fermato al libero scambio di merci e servizi.
Al vecchio e ragionevole MEC.

Cosa non si farebbe per raggranellare qualche voto alle elezioni europee

La "signora" in questione si è tanto abituata a considerare il popolo italiano un idiota decerebrato, che non ha perso il vizietto anche ora che non è più ministro.
Ora si presenterà alle Europee per rappresentarci hahahahahah
Ma se quando era in carica ne ha detto di ogni su questo popolo definito(razzista,ignorante,incivile ecc ecc,)
Perché lo vuole rappresentare in Europa?
Io la risposta ce l'ho lascio a voi dedurre quale!!!

COMICA: KYENGE IMPARA AD UTILIZZARE PHOTOSHOP E PRESENTA NUOVA FOTO
Dopo due giorni – il tempo di imparare ad utilizzare photoshop – la Kyenge presenta una nuova foto. Quella che definisce ‘originale’.

Si tratta, dice, di ‘una foto scattata nel 1990, durante un’udienza concessa dal Papa agli studenti dell’ultimo anno‘.
Detto che la cosa più ‘burina’ e squallida era l’avere postata una foto con il Papa il giorno della sua Canonizzazione, è inutile che Kashetu si arrampichi sugli specchi, la prima foto è un fotomontaggio, anche fatto male.
Non vi è alcun dubbio su questo.
Il dubbio è semmai sui ‘motivi’ del ritocco.
Perché lungi dal risolvere la questione, diremmo che questa ‘nuova’ foto, non fa altro che far nascere altre domande.
Se aveva una foto così chiara, perché presentarne una taroccata con un GPII con tre mani?
Inoltre, lo sfondo delle due foto è completamente diverso, le posizioni dei presenti sono completamente diverse.
Forse Kyenge ha avuto più di una udienza?
Ce lo spieghi.
E ci spieghi perché ha taroccato la prima foto: c’era forse qualcuno che non doveva apparire?
Il ‘proprietario’ della mano?
Risponda la candidata Kyenge: perché ha taroccato la prima foto? Dice l’Ansa, (un tempo gloriosa agenzia,) che la circostanza della foto è confermata anche da una compagna dell’epoca della Kyenge. Dobbiamo ridere?

martedì 29 aprile 2014

Birridas: il paesaggio alieno dei laghi di gesso australiani


È il punto più occidentale del continente australiano, si affaccia sull'Oceano Indiano: si chiama Shark Bay.
 Una zona molto particolare, un paesaggio quasi alieno, che ricorda le sabbie rossastre di Marte se non fosse per il mare che lo circonda. 
Sono le Birridas, i laghi di gesso.
 Non a caso l'area è stata proclamata dall'Unesco patrimonio mondiale.


Un luogo dalle eccezionali caratteristiche naturali, che sorge all'interno della Peron Peninsula, nel Parco Nazionale Francois Peron.
 Laghi salati di gesso, nati migliaia di anni fa, quando i livelli del mare erano molto più alti di quanto non siano oggi. 
 Allora le Birridas erano laghi salini senza sbocco sul mare, circondate da dune di sabbia.
 L'acqua era ricca di solfato di calce, che si è depositato sul fondo.
 Quando il livello del mare è sceso, i laghi si sono ritirati creando avvallamenti salati.
 Il solfato di calce è poi evaporato trasformandosi in polvere di gesso.


Circolari o di forma ovale, tali bacini hanno un diametro che va dai 100 metri a 1 km. 
Hanno comunemente una piattaforma centrale rialzata circondata da una depressione. 
La sezione centrale corrisponde al livello della falda durante il tardo Pleistocene, circa 10.000 anni fa. Oggi, durante le alte maree invernali o dopo forti piogge, quando il livello delle acque sotterranee sale, questi fossati si riempiono regalando spettacolo.
 La maggior parte di essi riesce a trattenere l'acqua per diversi mesi. In questi momenti, nasce la vita. Si depositano uova, nascono granchi e organismi invertebrati. 
 Ed è questo che crea lo spettacolo di colori.


Alcune birridas sono collegate al mare da canali e ricevono acqua di mare, formando baie poco profonde. 
Un vero e proprio paradiso incontaminato. 

 Francesca Mancuso

E' un idea bellissima da adottare anche da noi... chissà che gli automobilisti non imparino un po di civiltà ed educazione



Alcuni giorni fa in un parcheggio di Lisbona gli automobilisti hanno visto occupati tutti i posti disponibili da sedie a rotelle, sulle quali erano riportati diversi messaggi "Torno subito", "mi ci vuole solo un po’" e "sono andato a prendere un caffè"

Hibaku Jumoku: gli alberi sopravvissuti di Hiroshima


A seguito del bombardamento atomico di Hiroshima, avvenuto il 6 agosto 1945, il dottor Harold Jacobsen, scienziato del Manhattan Project, ha dichiarato al Washington Post che i luoghi colpiti dalla bomba atomica sarebbero rimasti completamente privi di qualsiasi forma di vita per i successivi 75 anni. 
Evidentemente, la natura aveva piani ben differenti.
 Nonostante le esplosioni e le radiazioni provocate dal bombardamento, nel corso della primavera successiva, con grande sorpresa per i testimoni del fenomeno, tra le rovine della città iniziarono a spuntare nuovi germogli. 
Con la loro rinascita, furono in grado di regalare un messaggio ricco di speranza ai sopravvissuti del disastro, che poterono iniziare a pensare alla possibilità di ricostruire la loro città.

 Oggi, a oltre sessant'anni dal lancio della bomba atomica, Hiroshima è una città nello stesso tempo moderna e verde. 
Molti degli alberi che furono piantati nella città, rappresentarono un dono da parte di coloro che provenivano da altre zone del Giappone, o dall'estero. Ma centinaia degli alberi ancora oggi presenti ad Hiroshima vi si trovavano già al momento dell'esplosione della bomba e, sebbene danneggiati e coi rami spezzati, riuscirono a sopravvivere e a rinvigorirsi in seguito. 
 Si tratta di alberi che si trovavano collocati ad un raggio di circa 2 chilometri dal punto dell'esplosione. 

Ora essi sono stati registrati ufficialmente come alberi colpiti dalla bomba atomica.
 Ognuno di essi viene denominato "Hibaku Jumoku", cioè "albero sopravvissuto", ed è identificato con una apposita targa.
 Ad Hiroshima sono presenti circa 170 alberi sopravvissuti all'esplosione, appartenenti a 32 specie diverse.


L'albero che si trovava più vicino alla zona d'esplosione della bomba atomica è un salice piangente, rinato dalle proprie stesse radici dopo essere stato quasi completamente annientato.


I semi provenienti dagli alberi sopravvissuti vengono condivisi dagli abitanti di Hiroshima e piantati in Giappone o in altre zone del mondo, in un atto simbolico che testimonia come dalla distruzione possa nascere nuova vita. 

 Marta Albè

Informazione Libera: Boldrini :''La precarietà sarà il nostro futuro st...

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L'ho dovuto riascoltare 3 volte per crederci
alla prima ho creduto a un allucinazione visiva ma sopratutto uditiva 

Non so che ne penserete voi ma io sono arrivata alla conclusione che nel pensiero di questa "signora"ci sia il ripristino di uno stato di dittatura e di schiavismo totalitario 

lunedì 28 aprile 2014

VERDURE CHE POTETE COLTIVARE ALL’INFINITO

Cipollotto bianco: Prendete il germoglio che ricresce attaccato alle radici della verdura e mettetelo in un bicchiere con dell’acqua, possibilmente in una stanza luminosa. Quando hanno fatto le radici potete interrarli.

Aglio: Per l’aglio l’operazione è simile: quando inizia a germogliare, mettetelo in un piatto e vedrete che altri pezzi cresceranno come per magia. Questi nuovi germogli avranno un sapore più dolce e potranno essere aggiunti ad insalate, pasta e altri piatti.

Carote: Non possiamo far ricrescere le carote, ma le foglie che si trovano in cima a queste sì: mettete l’estremità più alta delle carote in un piatto con dell’acqua in un luogo dove ci sia luce. Otterete nuove foglie da mangiare in insalata.

Basilico: Se mettete delle foglie di basilico in un bicchiere d’acqua al sole, potrete poi piantare i nuovi germogli a terra e avere un basilico nuovo. Vanno prese nel nodo apicale 

Sedano: tagliatene la base e ponetelo alla luce, in un piatto fondo con acqua calda. Nuove foglie cresceranno e potrete piantare di nuovo il sedano in terra.

Lattuga: Mettete il ceppo della lattuga in 1 cm d’acqua curandovi di aggiungerne ogni tanto per mantenere la stessa quantità. Dopo qualche giorno appariranno le radici e le nuove foglie pronte per essere piantate in terra.

Questo procedimento va bene per tutte le verdure a foglia

Il 28 aprile 1937 (77 anni fa) vennero inaugurati a Roma gli studi di Cinecittà


Da strumento di propaganda e di "distrazione di massa" nato negli anni bui del regime, Cinecittà diventa in poco tempo la grande fabbrica di sogni made in Italy, capace di tenere testa ai mitici studios hollywoodiani. 
Oggi, oltre ad essere la più grande città del cinema in Europa, è la memoria storica di quasi ottant'anni di settima arte.

   Dall'inizio degli anni Trenta, il regime fascista intuisce le potenzialità del cinema come strumento di propaganda e adotta una serie di provvedimenti, che hanno l'effetto da un lato di scoraggiare le importazioni di film stranieri, dall'altro di alimentare una produzione locale. 
Il prodotto finale di questa strategia è la cosiddetta Legge Alfieri del 1939, che istituisce l'Ente Nazionale Industrie Cinematografiche (ENIC).
 Nel frattempo, la fine dei vecchi studi Cines nel 1935, distrutti da un incendio, crea le condizioni per la costruzione di un nuovo e più vasto complesso, rispondente alle ambizioni "imperiali" dell'Italia mussoliniana.

 La zona in questione viene individuata in un terreno di 500mila metri quadrati, lungo la via Tuscolana, a 9 chilometri dal centro di Roma.
 Del progetto vengono incaricati l'architetto Gino Peressutti e l'ingegnere Carlo Roncoroni.
 Partiti a gennaio del 1936, i lavori vengono ultimati in appena 15 mesi.

 Il 28 aprile del 1937 è il giorno dell'inaugurazione e a presiederla è Benito Mussolini.
 Il complesso che si trova davanti è qualcosa di completamente inedito in Europa e potrebbe fare invidia agli Americani: 73 edifici (tra cui 16 teatri di posa, dotati delle strumentazioni più all'avanguardia), 40mila mq di strade e piazze, tre piscine per le riprese sott'acqua, 35mila mq di giardini, 900 dipendenti fissi.
 Una vera "città del cinema", di nome e di fatto, dove trovano spazio l'Istituto Luce (memoria storica degli albori del cinema italiano) e il Centro Sperimentale di Cinematografia (tutt'oggi la più antica fucina italiana di attori e registi).

 Prima pellicola ad uscire dai nuovi studios è Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone.


La censura fascista non consente grande libertà di generi, per cui prevale in questa prima fase un cinema d'evasione, fatto di sentimenti passionali e di uomini forti e risoluti come Amedeo Nazzari e Massimo Girotti. 
 Il periodo d'oro per Cinecittà arriva negli anni Cinquanta con il filone peplum (termine che nell'antica Grecia indicava la tipica tunica femminile), ossia dei "film storici in costume" (legati al contesto biblico o all'Impero romano), che trovano qui la location ideale: da Quo vadis? a Ben Hur, passando per Gli ultimi giorni di Pompei.
 Negli stessi anni escono i primi capolavori firmati da Visconti, De Sica e Fellini, destinati a fare scuola nei decenni a venire.










In 76 anni di vita vengono girati oltre tremila film, di cui 47 ricevono l'ambito Premio Oscar.
 In questo arco di tempo il complesso di via Tuscolana conserva il suo primato europeo, tenendosi al passo con il progresso tecnologico; dal 2001, ad esempio, viene aperto uno spazio interamente dedicato al digitale, con attrezzature tra le più sofisticate in campo mondiale.
 Il suo ruolo di memoria storica del cinema italiano e internazionale si conferma in questi anni, soprattutto attraverso il prezioso lavoro del centro per il restauro e recupero di pellicole, sia in bianco e nero sia a colori.

Ma gli italiani sono buoni.......accetteranno anche questa



NON C’E’ INTERNET! CLANDESTINI IN PROTESTA AL CENTRO DI CAMPOBELLO. VITTO E ALLOGGIO DEGNI DI UN ALBERGO NON SONO SUFFICIENTI A PLACARE LA LORO IRA
CAMPOBELLO, 23 APR
– Nella giornata del 22 aprile nella frazione di Torretta Granitola, nel comune di Campobello di Mazara, si è assistito ad un evento che ha trasformato la pacifica borgata in un campo di “rivolta”. Numerosi immigrati nord africani che sono ospiti in un centro accoglienza provvisorio aperto nella vicina frazione, si sono riversati sulla strada provinciale che collega Torretta Granitola con la vicina Mazara del Vallo, per manifestare contro i responsabili e le istituzioni che si occupano della momentanea ospitalità di questi “figli del mare” che sono arrivati in Sicilia da paesi distrutti da anni di guerre civili e da sistemi dittatoriali.
Gli immigrati, si sono ribellati per la mancanza di alcuni servizi non disponibili all’interno del centro che li ospita, servizi che secondo le persone che si sono trovate ad assistere alla bagarre, sostengono che non siano proprio bisogni di prima necessità.
Il cibo o un letto può essere una mancanza plausibile per alimentare la rivolta, ma una connessione internet che non funziona.
Un pò di gratitudine non sarebbe molto da chiedere a questi “figli d’Africa” che arrivano da paesi devastati e ricevono cure ed assistenze da uno Stato che non sa prendersi cura dei suoi cittadini ma si preoccupa tanto dell’accoglienza di cittadini stranieri, che si ribellano per la mancanza di una ricarica telefonica o per la mancanza di una connessione internet o perché il cibo cucinato e servito non rispecchia la cucina originaria dei propri paesi, forse lo stato italiano dovrà impegnarsi nel ricercare cuochi provenienti dai paesi sud sahariani.
Non è la prima rivolta che si alimenta all’interno di queste strutture, nate negli ultimi periodi come funghi in Sicilia, stiamo vivendo la nascita di un nuovo business, quello dei centri accoglienza, dove tutte le strutture vanno bene e non importa che siano vecchi magazzini trasformati o alberghi e altro ancora, ma l’importante sembra che siano le dimensioni degli edifici, che devono essere preferibilmente di grosse dimensioni per poter ospitare più persone possibili che non vuol significare prendersi cura di molte più persone, o essere molto altruisti per i più bisognosi ma significa una maggiore entrata di denaro che arriva dalle istituzioni, purtroppo questa è l’Italia il paese dell’accoglienza e dei controsensi.

Un commento mio:
Per il mio lavoro ho spesso contatti con gente straniera e tutti mi fanno la stessa domanda 
"MA COME FATE A SUBIRE SEMPRE OGNI SOPRUSO E TACERE?"
Come italiana non voglio rispondere, ma certo mi vergogno, perché hanno ragione
Poi mi faccio una domanda,
Ma non siamo in Europa?
Non è stata creata appunto per la collaborazione e l'aiuto reciproco tra popoli europei?
Ci aiuta mandando solo soldi (che finiscono in certe tasche) 
Nessuna legge, nessun provvedimento, anzi ci obbligano ad accoglierli TUTTI 
COSA CHE AVVIENE SOLO DA NOI
Tutti gli altri paesi europei e non, hanno leggi severissime per l'accoglimento e la permanenza.
Noi? li andiamo a raccogliere anche fuori dalle nostre acque territoriali.
Una macchina ben oliata che porta ricchezza a pochi e oneri insostenibile a tutti gli altri.
Non vuol essere un discorso razzista ma di buon senso.

L'Italia è già sovrappopolata di suo, mancano i servizi sanitari,strutturali , ha un economia allo sfascio,una giustizia pressoché inesistente, i corpi a tutela del cittadino (carabinieri,polizia) a volte non hanno la benzina per far circolare i mezzi.
La disoccupazione italiana aumenterà nel 2014».

«La disoccupazione in Italia
- prevede l'Ocse - continuerà ad aumentare per quest'anno e il prossimo, e nell'ultimo trimestre del 2014 arriverà al 12,6%, di cui oltre la metà dei lavoratori italiani under 25, il 52,9%, ha un lavoro precario.
Inoltre chiudono due imprese ogni ora: in 5 anni perse 60.000 aziende (dato Centro studi Cna, )
Ma i nostri governanti che fanno? Invece di migliorare la vita ai propri cittadini ?
spalancano le porte a tutti.
Lo fanno spinti da un sentimento umanitario?
E' umano stipare 100 persone in un monolocale?
L'Italia è questo un monolocale con i suoi disperati abitanti a cui si aggiungono altri disperati.
Voi lo fareste?


.



Una Pompei animale nella Cina del Cretaceo


L’incredibile stato di conservazione dei fossili del Cretaceo scoperti nel sito di Jehol, nella Cina nord orientale, grazie a cui è possibile osservare anche particolari di tessuti molli, è dovuta a un’immane eruzione che, come avvenne a Pompei nel 79 dopo Cristo, ha fissato nell’istante della morte gli organismi investiti dal flusso dei materiali bollenti emessi dai fenomeni vulcanici.
 E’ stata un’eruzione analoga a quella che distrusse Pompei ed Ercolano nel 79 d.C. a consentire la conservazione del cosiddetto biota di Jehol, un eccezionale mix di fossili di dinosauri, mammiferi, primi uccelli e piccoli rettili che vivevano in un paesaggio di laghi e foreste di conifere nella Cina nord-orientale.
 E’ la conclusione a cui sono giunti paleontologi dell’Università di Nanjing e dell’American Museum of Natural History di New York, che firmano un articolo su “Nature Communications”. 
La formazione di Jehol è uno dei più importanti depositi fossiliferi del mondo perché i reperti che ha restituito – risalenti alla prima fase del Cretaceo, e più precisamente fra i 130 e i 120 milioni di anni fa – mostrano caratteristiche raramente osservabili in fossili trovati in altre aree del pianeta: da chiare tracce dei tessuti molli, (come quelli dei muscoli, degli occhi e perfino di organi interni), e delle strutture cutanee (come scaglie, piume, peli).


La straordinaria conservazione di questi fossili era già stata attribuita a fenomeni vulcanici, ma rimanevano dei dubbi, in particolare a causa dell’anomala struttura geologica degli strati in cui erano contenuti: alcuni fossili, per esempio, si trovavano in strati di origine sedimentaria e non in quelli, pure vicinissimi, di origine piroclastica, ovvero prodotti da eruzioni; inoltre gli scavi avevano mostrato la presenza contemporanea di organismi acquatici e terrestri e, fra questi ultimi, di animali che vivevano in habitat diversi della regione. 

La conferma della responsabilità di fenomeni vulcanici nella morte e nella conservazione dei fossili di Jehol è arrivata ora grazie all’analisi comparativa della composizione non solo della matrice rocciosa in cui erano conservati e degli strati adiacenti, ma anche dei fossili stessi.
 Per questi ultimi, l’analisi è stata effettuata su 14 frammenti di specie diverse di fauna terrestre di minore interesse, dato che lo studio implicava la distruzione del campione.


Questo “sacrificio” ha permesso di rilevare chiare tracce di un’antica carbonizzazione dei tessuti degli animali, molto simili a quelle associate alle vittime di Pompei
 La presenza di differenti tipi di fauna sarebbe dunque imputabile all’imponente flusso piroclastico che deve aver caratterizzato l’evento, le cui proporzioni sono paragonabili a quelle del Krakatoa del 1883 o del Mount St. Helen del 1980, che ha trascinato con sé e rimescolato tutto ciò che incontrava sul suo percorso. 
Considerato che tutta quella regione è stata caratterizzata da imponenti fenomeni di vulcanismo, la scoperta fa sperare che ulteriori campagne di scavo possano mettere il luce nuovi ricchi depositi di fossili altrettanto ben conservati. 

 [http://www.lescienze.it]

domenica 27 aprile 2014

I pipistrelli, i migliori amici dell'uomo e dell'ambiente


I pipistrelli sono un gruppo di mammiferi molto evoluti, che possiedono caratteristiche uniche: questi animali sono infatti gli unici mammiferi in grado di volare, grazie ad una mano che l’evoluzione ha modellato a formare un’ala perfetta.
 Proprio per questo motivo i pipistrelli vengono chiamati, con il loro nome scientifico, chirotteri, una parola derivata dal greco che significa “mano alata”.


Un’altra caratteristica unica dei pipistrelli è quella di sapersi muovere e cacciare al buio, grazie ad un sistema chiamato ecolocalizzazione. 
Questo “sesto senso” funziona come un vero e proprio sonar.
 Un pipistrello emette brevi ultrasuoni e ne ascolta l’eco di ritorno: attraverso l’analisi di questa eco riesce a costruire un’immagine “sonora” di ciò che lo circonda.
 Ad esempio, in base al tempo che l’eco impiega a tornare, un pipistrello è in grado di stabilire a che distanza si trova la sua preda.


Al mondo esistono circa 1200 specie di pipistrello, che rappresentano ben un quarto di tutti i mammiferi terrestri. 
Tutte queste specie possono essere raggruppate in un due grandi categorie: i megachirotteri, conosciuti anche come "volpi volanti" e i microchirotteri.
 I megachirotteri hanno grandi dimensioni (il più grande ha 2 metri di apertura alare!), si nutrono di frutta o nettare, non usano ultrasuoni e vivono in Africa, Asia e Australia. 
I microchirotteri hanno piccole dimensioni (il più piccolo mammifero al mondo è proprio un pipistrello! Vive in Thailandia, pesa solo 2 grammi ed è lungo 3 cm), usano ultrasuoni, si nutrono di moltissime varietà animali e vegetali a seconda della specie e sono diffusi praticamente in tutte le regioni del mondo, compreso il circolo polare artico!


I pipistrelli si sono adattati a sfruttare moltissime risorse alimentari. Al mondo esistono specie che si nutrono di polline e nettare: questi pipistrelli sono quindi importantissimi impollinatori di molte piante che senza di loro non potrebbero più riprodursi e andrebbero incontro all'estinzione.
 Altre specie si nutrono di frutta e aiutano quindi a disperdere i semi delle piante di cui si nutrono in un ampio raggio, attraverso i loro escrementi.
 Altre specie sono carnivore: si nutrono ad esempio di piccoli mammiferi, rane, piccoli uccelli o pesci, che catturano al volo. 
Ci sono poi pipistrelli che si nutrono di insetti, come quelli che vivono in Europa, che offrono all'uomo un ottimo servizio nutrendosi anche di insetti dannosi per l'agricoltura o fastidiosi come le zanzare. 
In ultimo ci sono i famosi "pipistrelli vampiro" che si nutrono di sangue, praticando minuscoli tagli sulla pelle di altri animali. Sono solamente 3 le specie al mondo che hanno questa dieta e vivono nei paesi del Centro e del Sud America.