domenica 30 marzo 2014
Storia della campana
La campana è uno strumento musicale appartenente alla classe degli idiofoni, famiglia degli idiofoni a percussione a battente ; la percussione può essere diretta o indiretta.
Per quanto riguarda lo strumento occidentale (introdotto in Europa dall'Impero romano d'Oriente), è solitamente in bronzo, utilizzato nel mondo cristiano soprattutto per scandire il tempo dai campanili delle chiese o come richiamo per funzioni, particolari ricorrenze od eventi riguardanti la comunità. Le campane, fino a circa 30 anni fa, venivano suonate rigorosamente a mano (con uno speciale martelletto o tirando una corda) dai campanari.
Oggi la maggior parte delle campane ancora in uso, per motivi pratici ed eonomici, sono state elettrificate e sono programmabili con un timer per regolare gli orari e il tipo di suono da diffondere.
Le campane si distinguono per il loro suono caratteristico, prodotto dalla percussione di un pendolo di ferro dolce (detto batacchio) sulle pareti interne della campana stessa.
Il nome
Secondo gli studiosi, il nome italiano di "campana" deriva dal latino “vasa campa-na”, espressione che indicava dei catini emisferici in bronzo prodotti nella zona di Napoli, la cui forma era ricordata dalle campane. In latino la campana era chiamata “tintinnabulum,” con riferimento al suo suono. L'insieme delle materie inerenti allo studio delle campane (storia, tecniche, musicologia, significati) è racchiusa nel termine campanologico.
La Storia
Il modello organologico "campana" è diffuso in moltissime culture, a partire dalla preistoria.
Tuttavia sembra che le più antiche campane, così come oggi le intendiamo nel mondo occidentale, risalgano alla Cina di alcuni millenni prima di Cri-sto.
Secondo una leggenda, la campana con batacchio interno sarebbe un'invenzione italiana e sarebbe stata introdotta da S. Paolino Vescovo di Nola nel V° Secolo, anche se non vi è nessun documento che attesti la paternità dell'invenzione al Santo.
In ogni caso, solo nell'VIII° - IX° secolo le chiese e le pievi incominciano ad essere dotate di campane e sorgono i primi campanili, diffusi sempre più dopo il Mille.
Col tempo si va affinando anche l'arte dei fonditori e le differenze di suono fra un paese e l'altro: nascono così segnali associati alle campane e codificati dalla popolazione che durano ancora oggi.
Il suono è strettamente legato ad un complesso equilibrio di spessori che determinano il profilo della campana.
Gli spessori formano, assieme alla nota fondamentale e ai suoni parziali, il suono della campana.
La nota, invece, è determinata dal volume del vaso sonoro: più grande è la campana più grave sarà la nota ; più piccola è la campana e più acuta sarà la nota.
Esistono diverse tipologie di campane a seconda dello spessore, della nota e della forma.
Il profilo, che prende il nome di "sagoma", può essere diverso (ad esempio) a seconda delle esigenze del luogo nel quale la nuova campana sarà collocata e delle varie epoche storiche.
Esistono "sagome leggere" e "sagome pesanti" usate dai diversi fonditori.
Il maggiore peso, e quindi il maggior spessore, permette una maggiore e prolungata vibrazione dello strumento oltre che un maggiore sostegno dei toni parziali, soprattutto quelli di ottava inferiore e di terza maggiore, che devono essere presenti in ogni campana.
In genere la campana in proporzione più pesante risulta avere un suono in generale più caldo e più gradevole, mentre una campana "leggera" è talvolta stridente e spiacevole all'orecchio.
Una buona campana può arrivare ad emettere fino a 50 toni parziali, ma i più importanti e soprattutto i più riconoscibili sono (rispetto alla nota fondamentale): parziale di "Prima", di "Terza" (che può essere maggiore o minore), per finire con la "Quinta" (che può essere diminuita), "Ottava Superiore" e "Ottava Inferiore".
CURIOSITÀ E NOTIZIE UTILI
Ogni campana collocata su un campanile è dedicata ad uno o più Santi e reca fregi e decori a tema.
Sulle campane sono spesso presenti iscrizioni in latino o nella lingua del paese in cui la campana è fusa, riguardanti l'anno di fusione, il nome del fonditore e di coloro che hanno contribuito alla fusione di quel bronzo con offerte volontarie.
In moltissimi luoghi, ogni venerdì alle 15, si usa suonare "l'Agonia del Signore" con una campana a distesa o con 33 rintocchi sulla campana maggiore, per ricordare la passione di Gesù Cristo.
Essendo l'Italia caratterizzata da sistemi di suono e di montaggio che variano a seconda dell'area geografica, sono nate diverse società ed associazioni di campanari nelle varie regioni d'Italia, per salvaguardare e promuovere questa antichissima arte.
Nella civiltà rurale le campane hanno sempre avuto il compito di suonare all'arrivo dei grossi temporali o della grandine, nella speranza di allontanarli e quindi di salvare i raccolti; nelle tante preghiere scritte sopra le campane si trovano spesso queste formule: "a fulgure et tempestate libera nos Domine" (liberaci, o Signore, dalla folgore e dalla tempesta) oppure "recedat spiritus procellarum" (lo spirito delle tempeste si allontani) oppure "Defunctos ploro-nimbos fugo-festaque honoro" (piango i defunti, fuggo i temporali ed onoro le feste).
In qualche paese del nord Italia, è ancora in vigore l'uso di suonare una o più campane campane per allontanare la grandine dai raccolti.
S. Paolino vescovo di Nola è considerato il patrono dei suonatori di campane insieme a Santa Barbara e a S. Guido da Anderlecht, patrono dei campanari e sacristi (molto spesso si usava definire il sacrista – o sagrestano - come "campanaro", anche se i campanari veri e propri venivano ordinati, come i moderni diaconi, e facevano parte degli ordini minori assieme ai sacristi).
Patrona dei fonditori di campane è Sant'Agata di Catania. L'introduzione dell'usanza di far suonare le campane nelle ore canoniche e e durante la celebrazione dell'Eucarestia viene attribuita a Papa Sabiniano (604-606 d. C.)
Nei tre giorni culminanti della Settimana Santa, nelle chiese cristiane, cattoliche e anglicane, vige l'uso di non suonare le campane (nel Rito Ambrosiano le campane suonano fino all'annuncio della morte di Nostro Signore durante il Venerdì Santo), che vengono sostituite dai cosiddetti instrumenta tenebrorum, derivanti dai semantron, ossia da tavole di legno, ancora oggi usate nella Chiesa cristiana, ortodossa e cattolica di rito orientale; vengono detti anche sacrum lignum.
Si tratta di tavolette sulle quali sono attaccate delle maniglie in ferro, le quali creano un rumore sordo al loro scuotimento.
Sono conosciute anche con i nomi dialettali di battuelle in Liguria, tocca-redi in paesi della provincia di Catanzaro, battole in Veneto, battistàngole nelle Marche o trocculi in Sicilia.
In Spagna uno strumento simile è chiamato matraca ed è installato direttamente sul campanile.
Nelle chiese che montano il sistema ambrosiano di suono delle campane, era uso portare a bicchiere le campane durante il Venerdì Santo e legare le corde in modo che rimanessero ferme a bicchiere. In questo modo le campane "legate" non potevano suonare ed erano il segno forte che il Mondo attendeva la gloriosa Risurrezione del Signore.
Questa usanza è andata via via disperdendosi a causa della massiccia elettrificazione dei bronzi, ma in alcuni posti (quelli dove si conserva il suono manuale) la tradizione rimane e ancora oggi i campanari tirano su le corde dal piano di suono fino al piano della cella, in modo da avere il segno tangibile che non si debbano suonare le campane.
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