martedì 18 marzo 2014

La Posidonia oceanica

Spesso classificata frettolosamente come un’alga, è in realtà una pianta superiore, ossia un organismo dotato, come le piante terrestri, di radici, fusto, foglie, fiori, frutti e semi; e in effetti, Posidonia oceanica, così come altre specie di piante marine, è nata proprio da una pianta terrestre.


La vita vegetale, a partire dai primi batteri in grado di compiere la fotosintesi, si è sviluppata nel mare, da cui le piante primitive sono uscite per colonizzare la terraferma.
 Oltre 150 milioni di anni fa, durante l’epoca dei dinosauri, alcune di esse hanno però effettuato il percorso inverso, tornando al mare che avevano abbandonato in epoche più remote, e adattandosi alla vita sommersa; queste piante erano le progenitrici delle attuali fanerogame marine, ossia della sessantina di specie che colonizzano molti mari tropicali e temperati.


Di queste, solo cinque vivono nel Mar Mediterraneo: Posidonia oceanica, Cymodocea nodosa, Zostera marina, Zostera noltii e Halophila stipulacea.
 Sono tutte piuttosto simili tra loro (solo Halophila stipulacea è facilmente distinguibile dalle altre in immersione, in virtù delle foglie più corte) e nei confronti delle specie presenti in altri mari.
 Ciò significa in primo luogo che tutte le specie attuali si sono evolute da pochi progenitori comuni, e pertanto la loro struttura anatomica di base è la stessa, e inoltre che il ritorno alla vita acquatica ha richiesto una serie di importanti adattamenti fisiologici che le ha modificate secondo criteri analoghi, facendo acquisire a tutte le specie gli stessi caratteri.

 In particolare, Posidonia oceanica possiede un fusto legnoso, strisciante sul substrato, che prende il nome di rizoma; da esso si dipartono le radici, che hanno funzione di ancoraggio e di assorbimento dei nutrienti, e le foglie.
 Il rizoma può accrescersi sia orizzontalmente (rizoma plagiotropo) sia verticalmente (rizoma ortotropo); in questo modo la pianta può accrescere la propria estensione ed evitare l’insabbiamento, adottando l’uno o l’altro dei due tipi di crescita.
 Questo fenomeno determina un innalzamento della base delle praterie di circa un metro al secolo, e origina una formazione a terrazzo, chiamata con il termine francese "matte". 
 Le foglie sono nastriformi, larghe un centimetro e lunghe fino ad un metro, con venature parallele.
 Il colore è in genere verde vivace. 
Così come accade in molte parenti terrestri, anche Posidonia oceanica ha foglie caduche; in primavera spuntano le giovani foglie, che si accrescono fino al periodo estivo, per poi staccarsi durante il periodo invernale.
 Le foglie staccate, macerate dall’acqua salmastra e sottoposte al movimento delle onde, formano aggregati sferici di fibre che prendono il nome di egagropile, e che si trovano spesso spiaggiati lungo le coste
.

Durante il periodo autunnale, compaiono i fiori, poco appariscenti (in mare non ci sono insetti da attirare!), ermafroditi, che vengono fecondati dal polline portato dalla corrente.
 Da essi si sviluppano i frutti, che prendono il nome di "olive di mare" per la loro somiglianza con le olive terrestri, e che vengono rilasciati nella colonna d’acqua.
 Lo strato oleoso che circonda il seme al momento del distacco dalla pianta permette la risalita in superficie ed il galleggiamento in balia delle correnti, fino a ché questa pellicola non si dissolve, favorendo la discesa del seme verso il fondo.


Le praterie di Posidonia oceanica si trovano da uno a circa trentacinque metri di profondità, su fondali sabbiosi; il limite inferiore di distribuzione dipende dalla quantità di luce che arriva al fondo. 
 Come già accennato in altri articoli, le praterie di Posidonia costituiscono un vero e proprio habitat per moltissime specie che vivono come epifiti sulle foglie, o si muovono fra i rizomi, e che passano tutto il loro ciclo vitale o parte di esso all’interno delle praterie. 
Molti pesci, ad esempio, si rifugiano fra le fronde della Posidonia per accoppiarsi, deporre le uova, o passare la fase giovanile del proprio ciclo vitale.
 Altri pesci, invece, si recano nei pressi delle praterie attirati dalla grande concentrazione di possibili prede.
 Sono poi comuni diverse specie di granchi e paguri che, essendo detritivori, si nutrono del materiale in decomposizione prodotto dalle piante.
Le foglie offrono un substrato sopraelevato, utilizzato da molti organismi per alzarsi dal substrato ed avere un migliore accesso alle correnti, e così sulle foglie si trovano anche tante specie che si nutrono sia delle foglie stesse sia di tutta la flora e la fauna che si trova su di esse.


Purtroppo però le praterie sono attualmente in regressione, a causa dei fattori più disparati: i danni più grossi sono causati dagli ancoraggi di imbarcazioni, che estirpano intere piante, dall’inquinamento costiero e dalle opere umane che aumentano i tassi di sedimentazione, riducendo la quantità di luce a disposizione delle piante.
 Il fenomeno dell’erosione costiera, che sta portando alla riduzione delle spiagge, è parzialmente dovuto anche alla graduale scomparsa delle praterie vicino alla costa di Posidonia oceanica, la quale con i suoi rizomi stabilizza il sedimento evitando che le correnti lo portino via, e con le foglie riduce l’impatto del moto ondoso.

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