domenica 23 marzo 2014

Il pangolino è la principale vittima del traffico di animali


C’è una buffa creatura dagli occhi teneri, dalla lingua lunga e che quando è spaventata si “trasforma” in una palla.
 Sembra un piccolo formichiere ed è ricoperto da un’armatura squamosa. 
È il pangolino.
 La maggior parte delle persone ignora la sua esistenza, non lo ignorano purtroppo i bracconieri.
 I pangolini sono infatti i mammiferi più comuni nel commercio internazionale. 
Secondo un rapporto dell’ente per la protezione della fauna selvatica cinese in collaborazione con un team di ricercatori inglesi, ogni anno oltre 10mila esemplari vengono introdotti illegalmente in Cina dal sudest asiatico. 
Il contrabbando di pangolini non è che l’ultimo esempio della crescente domanda cinese di fauna selvatica illegale. Un giro d’affari mondiale che vale 19 miliardi di dollari l’anno. 
 Quella che in natura è la forza del pangolino, la sua corazza composta da grosse squame cornee, dure e mobili che lo protegge dai predatori, può essere la sua condanna. 
Le squame sono infatti un ingrediente pregiato nella medicina tradizionale cinese. Il loro prezzo è cresciuto vertiginosamente, nel 1990 un chilo costava 14 dollari, oggi è ne costa ben 600.


Il valore di questo piccolo formichiere squamoso, però, non risiede solo nelle sue squame. 
Viene impiegato anche come alimento nei ristoranti, soprattutto in Cina.
 La carcassa di pangolino può costare fino a 1.000 dollari, i feti in particolare sono considerati una prelibatezza. 
 La medicina tradizionale rimane comunque il maggior nemico dei pangolini sebbene sia stata dimostrata la loro utilità in campo medico.
 Nonostante ciò il governo cinese tutela ospedali e compagnie farmaceutiche che ricorrono a questi metodi di cura, rendendosi complice dello sterminio dei pangolini.
 Rimane tuttavia poco chiaro come queste strutture possano acquistare parti di pangolino quando il commercio è di per sé illegale.
Il pangolino, di cui si contano otto specie, rischia l’estinzione, anche a causa del suo scarso impatto mediatico. 
Tra gli animali minacciati riscuotono sicuramente più clamore specie più iconiche e “carismatiche” come tigri, elefanti e rinoceronti. 

Anche le specie più piccole e con meno appeal meritano di essere protette, inoltre sono “irresistibilmente carini”, dice Rhishja Cota-Larson, fondatrice e direttrice del Project Pangolin.

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