sabato 8 febbraio 2014

Cherson è la Grecia antica in Ucraina


È anche conosciuta con il soprannome di Pompei russa. Anche se in passato è stata testimone di antichi fasti, è stata riscoperta solo in epoca moderna. 
Dal 2013 l’antica città di Chersonesus, in Crimea, ha ricevuto un importante riconoscimento: è entrata a far parte della lista dei Patrimoni dell’Umanità tutelati dall’Unesco. 

 Chersonesos fu fondata dai Greci nel VI secolo avanti Cristo, in quella terra che, all’epoca, si chiamava Khersonesos Taurikē ed oggi è la Crimea. 
È stata una fiorente colonia greca, che è entrata poi a far parte dell’Impero Romano e in seguito di quello Bizantino. Durante la sua storia è stata un un importante centro politico, militare e commerciale. Ed ha avuto altre identità: è stata conquistata dagli Unni, è stata poi una colonia genovese e una città turca, fino alla sua distruzione per opera dei Mongoli nel XIII secolo.
 È rinata una prima volta nel 1783, quando i Russi, che avevano da poco annesso la Crimea, praticamente nello stesso luogo fondarono Sebastopoli. Ma la sua vera riscoperta è giunta solo nel 1827, quando sono iniziati gli scavi.


L’esistenza travagliata di Cherson è testimoniata dal fatto che gli scavi hanno portato alla luce resti di sei periodi storici distinti che corrispondono ad altrettante dominazioni. 
Dall’inizio degli scavi, gli archeologi non hanno praticamente mai smesso di trovare edifici, chiese, monumenti, statue e manufatti. Tutto è racchiuso all’interno di imponenti mura difensive, lunghe centinaia di metri, che servivano da barriera contro gli invasori: si possono vedere i resti di un tempio greco e di un anfiteatro romano, ma anche parti di basiliche con absidi quadrangolari e poi semicircolari, battisteri e chiese a pianta centrale: una delle più grandi è la Uvarova, dall’archeologo Alexsej Uvarov, che la scoprì nell’Ottocento, a tre navate divise da colonne di marmo.
 Ci sono poi chiese più piccole, con la pianta a croce greca, ma la più famosa è la Basilica del 1935: si chiama così perché non si sa a chi fosse dedicata e questo è l’anno della sua scoperta.
 Risale al VI secolo, è stata costruita sulle fondamenta di un tempio più antico, forse una sinagoga, che a sua volta aveva preso il posto di una chiesa paleocristiana: è la “cartolina” più famosa di Cherson e appare sulle banconote ucraine. 
Non sono solo le chiese a testimoniare la multiculturalità dell’antica Chersonesos: lo fanno anche le tombe. Alcune di epoca greca, infatti, presentano caratteristiche diverse da quelle tipiche di questa civiltà.


Penisola sul Mar Nero, la Crimea è stata una terra a lungo contesa. La quinta guerra russo-turca, che fu combattuta tra il 1768 e il 1774, la fece entrare definitivamente nell’Impero Russo.
 In quell’occasione i vincitori si tennero come trofeo una campana appartenente alla flotta turca, su cui poi incisero immagini di santi cristiani: in seguito alla Guerra di Crimea, però, i francesi la portarono via, e finì nella cattedrale di Notre-Dame a Parigi. Ritornò a Cherson solo nel 1913, dopo lunghe trattative tra Francia e Russia, diventando in breve un simbolo dell’orgoglio russo e, adesso, ucraino. 
Suggestivo in particolare ammirarla al tramonto, quando la cattedrale di San Vladimiro, in cima alla collina degli scavi, sembra sorvegliarla assieme all’antica Cherson dall’alto

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