venerdì 13 dicembre 2013
Banca d'Italia Un po di storia
LE ORIGINI
All'indomani dell'unificazione politica del 1861, l’Italia era economicamente arretrata rispetto ai maggiori paesi europei: il prodotto pro capite era meno della metà di quello inglese, poco più della metà di quello francese.
Il sistema bancario era composto da piccole ditte individuali, da pochi istituti pubblici e da alcune banche di emissione; scarsa era la circolazione di carta moneta.
Le banche di emissione si erano affermate negli Stati preunitari nella prima metà dell’Ottocento.
L’Italia unita ebbe una moneta unica (la lira italiana, dopo il 1861, creata con la legge Pepoli del 1862) ma una circolazione cartacea spezzettata, perché quasi tutti gli istituti operanti nei vecchi Stati mantennero la facoltà di emettere biglietti nel nuovo regno.
Al Nord la Banca Nazionale nel Regno d'Italia (che veniva dalla fusione fra la Banca di Genova e la Banca di Torino); al Centro la Banca Nazionale Toscana, affiancata nel 1863 dalla Banca Toscana di Credito per le Industrie e il Commercio d'Italia; al Sud il Banco di Napoli e il Banco di Sicilia.
Quando, dopo l'annessione di Roma nel 1870, la Banca degli Stati pontifici divenne Banca Romana, gli istituti di emissione diventarono sei.
Tutte le banche menzionate emettevano biglietti in lire convertibili in oro, e operavano in concorrenza fra loro.
Due di esse erano pubbliche, Banco di Napoli e Banco di Sicilia, le altre private, ma vigilate dallo Stato.
Il corso forzoso (cioè la non convertibilità), imposto nel 1866, fece in modo che la circolazione di moneta cartacea superasse quella metallica.
Nel 1874 fu varata la prima legge organica dello Stato italiano sull’emissione cartacea: indicando espressamente i sei istituti autorizzati, essa introdusse un oligopolio legalizzato e regolato.
Non si realizzò dunque una banca unica, soprattutto per la forza degli interessi regionali che non volevano privarsi di una banca di emissione locale.
Data la scarsa diffusione dei depositi bancari, la fonte principale di risorse per effettuare il credito bancario era costituita proprio dall’emissione di biglietti: in pratica, accettando i biglietti di banca, il pubblico faceva credito agli istituti di emissione, e questi potevano far credito ai propri clienti.
Soltanto negli anni Settanta cominciarono ad affermarsi banche non di emissione (cioè simili alle banche che tutti conosciamo), come il Credito Mobiliare e la Banca Generale, a respiro nazionale e con contatti internazionali.
In questo quadro, gli istituti di emissione svolsero un ruolo importante: principalmente attraverso lo sconto di cambiali essi diedero un contributo essenziale al finanziamento della produzione e dell’investimento; combatterono l’usura; favorirono la monetizzazione dell’economia italiana.
L’abolizione del corso forzoso, decretata nel 1881 e attuata nel 1883, segnò l’inizio di una breve illusione: l’euforia provocò un surriscaldamento dell’economia al quale non si reagì con le politiche giuste.
Intorno al 1887 il corso forzoso era restaurato di fatto.
Il boom edilizio innescato da Roma capitale, sostenuto in parte da capitali esteri, coinvolse anche gli istituti di emissione. L’espansione eccessiva portò a una bolla speculativa, e poi alla crisi. La crisi bancaria dei primi anni Novanta, accoppiata a una crisi di cambio, assunse anche una dimensione politica e giudiziaria clamorosa nel dicembre del 1892, quando fu rivelata la grave situazione delle banche di emissione e soprattutto i gravi illeciti della Banca Romana, fino a quel momento coperti dal Governo.
In una situazione di estrema difficoltà, fra battaglie aspre, il Paese trovò la forza di reagire. Scartata l’ipotesi, avanzata da Sidney Sonnino, di rifondare completamente il sistema dell’emissione, prevalse la linea del presidente del Consiglio Giovanni Giolitti: la legge del 1893 dettò nuove regole per l’emissione e portò alla costituzione della Banca d'Italia, che risultò dalla fusione fra tre degli istituti esistenti, la Banca Nazionale e le due banche toscane; essa fu guidata dal Direttore Generale Giacomo Grillo.
La Banca Romana venne liquidata, mentre gli istituti meridionali continuarono la loro attività.
La Banca d'Italia nasce nel 1936. In quell'anno diventa istituto di diritto pubblico (articolo 3 della legge bancaria del 1936 ovvero il regio decreto-legge 12 marzo 1936, n. 375, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 marzo 1938, n. 141, e successive modificazioni e integrazioni). Le viene assegnato il compito di vigilare sulle banche italiane e ottiene la conferma del potere di emissione della moneta.
Dopo l'armistizio dell'8 settembre le autorità tedesche pretesero la consegna della riserva aurea. 173 tonnellate d'oro furono trasferite dapprima presso la sede di Milano, e poi a Fortezza. Successivamente se ne persero le tracce.
Nel 1948 viene conferito al Governatore il compito di regolare l'offerta di moneta e decidere il tasso di sconto Con D.P.R. del 12 dicembre 2006 viene modificato l'articolo 3 dello Statuto dell'istituto che così recitava: « In ogni caso dovrà essere assicurata la permanenza della partecipazione maggioritaria al capitale della Banca da parte di enti pubblici o di società la cui maggioranza delle azioni con diritto di voto sia posseduta da enti pubblici. » Il decreto è firmato dal presidente del Consiglio Romano Prodi, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa. Con questa modifica è stata eliminata l'ultima norma che prevedeva la presenza dello stato in Bankitalia, pur non essendo mai stata fatta rispettare da nessun governo.
Il 28 novembre 2006 l'Assemblea straordinaria dei partecipanti al capitale della Banca d'Italia approva il nuovo statuto.
Il nuovo articolo abroga il vincolo del controllo pubblico di Banca d'Italia, e dei soggetti che possono possedere delle quote, la cui titolarità resta disciplinata dalla legge.
Non sono in vigore norme che disciplinano i soggetti ammessi alla partecipazione del capitale.
Un video che chiarisce alcuni punti oscuri e tenuti sotto silenzio per secoli
Il catarismo Il termine deriva dal greco katharos ("puro"), con il quale si autodefinirono per primi i seguaci del vescovo Novaziano elettosi antipapa nel 251; per questa ragione il termine katharoi fu citato per la prima volta in un documento ufficiale della Chiesa Cristiana nei canoni del Concilio di Nicea del 325
Una diversa etimologia del termine "catari", proposta per la prima volta dal teologo Alano di Lilla (1200 circa), sostiene che il termine derivi sia dal greco katha (spurgo), perché "trasudano tutti i loro vizi", sia dal latino catus (gatto), perché "si dice che adorino il diavolo sotto le sembianze di un gatto".
Un video forse un po lungo ma anche ESAUSTIVO di uno dei genocidi più cruenti nella storia della chiesa cattolica
Tenuto sotto silenzio dalla stessa.
Eretico dal greco: [airetikos] scegliere.
La figura dell'eretico non ci arriva come una figura positiva: è fondamentalmente chi, discostandosi dal seno della madre chiesa, si discosta da una verità con la 'V' maiuscola, precipitando nell'errore - vuoi per fallacia nel discernimento, vuoi per o vanità. Quest'ottica presuppone l'esistenza di una verità assoluta, che la chiesa detiene e impone con qualsiasi mezzo
Emanata il 18 novembre del 1302, la bolla Unam Sanctam sintetizza in modo completo il programma teocratico perseguito tenacemente da Bonifacio VIII (papa dal 1294 al 1303).
Noi sappiamo dalle parole del Vangelo che in questa Chiesa e nel suo potere ci sono due spade, una spirituale, ed una temporale, perché, quando gli Apostoli dissero: «Ecco qui due spade»1 — che significa nella Chiesa, dato che erano gli Apostoli a parlare — il Signore non rispose che erano troppe, ma che erano sufficienti.
E chi nega che la spada temporale appartenga a Pietro, ha malamente interpretato le parole del Signore, quando dice: «Rimetti la tua spada nel fodero».
Quindi ambedue sono in potere della Chiesa, la spada spirituale e quella materiale; una invero deve essere impugnata per la Chiesa, l'altra dalla Chiesa, la prima dal clero, la seconda dalla mano di re o cavalieri, ma secondo il comando e la condiscendenza del clero, perchè è necessario che una spada dipenda dall'altra e che l'autorità temporale sia soggetta a quella spirituale . Perciò se il potere terreno erra, sarà giudicato da quello spirituale; se il potere spirituale inferiore sbaglia, sarà giudicato dal superiore; ma se erra il supremo potere spirituale, questo potrà essere giudicato solamente da Dio e non dagli uomini; del che fa testimonianza l'Apostolo: (l'uorno spirituale giudica tutte le cose, ma egli stesso non è giudicato da alcun uomo, perché questa autorità, benché data agli uomini ed esercitata dagli uomini, non è umana, ma senz'altro divina, essendo stata data a Pietro per bocca di Dio e resa inconcussa come roccia per lui ed i suoi successori, in colui che egli confessò, poiché il Signore disse allo stesso Pietro: «Qualunque cosa tu legherai... ». Perciò chiunque si oppone a questo potere istituito da Dio, si oppone ai comandi di Dio, a meno che non pretenda, come i Manichei, che ci sono due principii; il che noi affermiamo falso ed eretico, poiché – come dice Mosè – non nei principii, ma «nel principio» Dio creò il cielo e la terra. Quindi noi dichiariamo, stabiliamo, definiamo ed affermiamo che è assolutamente necessario per la salvezza di ogni creatura umana che essa sia sottomessa al pontefice di Roma.
Grotte di Postumia: l’incanto del presepe vivente
Mentre il Natale si avvicina, ogni paese sceglie come rappresentarlo, in base alla propria cultura, religione e risorse. Talvolta il territorio è ricco di bellezze naturali che consentono la ricostruzione vivente del classico Presepe.
E’ il caso delle Grotte di Postumia, che, grazie al bagaglio di bellezza custodito tra i suoi innumerevoli antri e cunicoli, da più di dieci anni ormai, offre la possibilità di realizzare un incantevole Presepe vivente, conosciuto e apprezzato in tutta Europa.
E così nelle gallerie più interessanti, vengono ricreate diverse scene della storia biblica sulla nascita di Gesù.
Il Presepe animato è inoltre arricchito da suggestivi canti (si esibiranno 40 cori provenienti da tutta la Slovenia e da oltre confine) e spettacoli musicali, che sapranno lasciare i visitatori letteralmente senza fiato.
L’intero percorso è organizzato nei minimi dettagli: i visitatori potranno scoprire, una dopo l’altra, tutte le scene bibliche rappresentate, attraverso un’escursione guidata nei meandri dell’ipogeo di Postumia.
Tutte le aree allestite sono impreziosite, oltreché dai protagonisti in carne e ossa (tutti attori amatoriali provenienti dalle vicine località), da canti tradizionali sloveni e da pezzi musicali creati ad hoc per l’occasione da speciali ospiti musicali.
La casa pianoforte
Nella regione di An Hui, in Cina, nel 2007 è stata costruita questa elegante ed unica struttura, che rappresenta un pianoforte accompagnato da un violino trasparente: progettata dalla Hefei University of Technology, la “casa pianoforte” non solo è presto diventata una popolare attrazione turistica cinese, ma funge anche da show room per diverse mostre d’arte. Inoltre, dai locali è stata definita “l’edificio più romantico di tutta la Cina”, e per questo dal 2007 diverse coppie di sposi hanno scelto di scattare le foto del loro matrimonio proprio davanti a questa casa eccezionale.
Il violino trasparente, che troneggia al centro del piano, ospita le scale per salire all’interno della casa, la cui vetrata centrale, composta da finestre più scure e più chiare, sta a rappresentare i tasti del pianoforte, mentre il tetto è proprio la parte superiore dello strumento musicale.
Letta: oggi il Governo abolisce il finanziamento pubblico ai partiti
Lo ha preannunciato oggi il presidente del consiglio Letta su Twitter mentre i consiglio dei ministri è ancora in seduta
Lo ha confermato il ministro delle riforme Quagliarello sempre su twitter
Saranno le solite parole..parole..parole????
Aspettiamo ora i fatti!!!!
La legge NERO SU BIANCO
Un dubbio solo mio forse con queste manifestazioni hanno incominciato a capire qualche cosa?
Pensare male è peccato ma a volte ci si azzecca!
Gli aromi: informazioni a cura del European Food Information Council (EUFIC)
"La presenza del colore nel cibo è una forza altamente motivante nelle nostre abitudini alimentari.
In questo commento degli 'esperti' sono evidenti l'auto-giustificazione sociale della loro qualificazione professionale, e il carattere smaccatamente commerciale e intimidatorio del loro invito a 'scegliere'.
D'altra parte, nella normativa e in tutti i documenti ufficiali si parla sempre e soltanto di 'esigenze tecnologiche' che renderebbero indispensabile l'uso degli additivi alimentari.
Malgrado il nome e la sigla sembrino indicare un organismo dell'Unione Europea, lo European Food Information Council (EUFIC) è una organizzazione privata.
Lo stesso EUFIC si presenta con termini certamente corretti ma piuttosto ingannevoli ("organizzazione europea ... che ha sede a Bruxelles"): "Chi siamo? EUFIC, European Food Information Council, è un’organizzazione europea, senza fini di lucro, che ha sede a Bruxelles.
È stata fondata nel 1993 allo scopo di informare i consumatori europei sulle qualità nutrizionali e la sicurezza degli alimenti"
Dato il rilievo di EUFIC nel campo dell'informazione alimentare, Minerva propone ai suoi lettori documenti e informazioni su: EUFIC e sulle aziende che lo finanziano:
Barilla, impresa familiare e multinazionale
Coca-Cola, multinazionale con base negli Stati Uniti
Coca-Cola HBC, Coca-Cola Hellenic Bottling Company, versione euro-asiatica della Coca-Cola
Ferrero, multinazionale con base in Italia
Frito-Lay, marchio appartenente alla PepsiCo, multinazionale con base negli Stati Uniti
Groupe Danone, multinazionale con base in Francia
Kraft Foods, secondo produttore mondiale, è proprietà dell'Altria Group, alias: Philip Morris
Masterfoods, impresa regina delle merendine
McDonald's, multinazionale con base negli Stati Uniti
Nestlé, multinazionale con base in Svizzera. Il maggiore produttore mondiale di alimenti
Procter & Gamble, multinazionale con base negli Stati Uniti Südzucker, oligopolio tedesco dello zucchero
Unilever, multinazionale anglo-olandese
Yakult, maggiore produttore mondiale di probiotici
Heinz, multinazionale con base negli Stati Uniti
Tutte multinazionali private
QUESTI SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE per ora ho trovato questi ma ce ne sono circa 1400
L’Eritrosina, il colorante E127 (nelle caramelle, frutta sciroppata, canditi, gelati, ghiaccioli. Ad alte dosi provocherebbe un aumento di tumori della tiroide (nei topi).
Il Blu brillante E133 (scatole di piselli, gelati, prodotti caseari e bevande) addirittura deriva dal liquido di distillazione del carbone! Più in generale vi segnaliamo di prestare attenzione ai derivati dell’anidride solforosa (da E220 a E228) che possono provocare irritazioni o la netamicina
(E235), un antibiotico che si usa per conservare meglio la frutta, ma che può provocare disturbi intestinali.
Il nitrito di sodio ( E250) aggiunto alle carni, soprattutto a quelle conservate come i salumi, per dare il caratteristico colore rosso vivo così invitante. Questa sostanza combinandosi con le amine, presenti normalmente nei cibi, forma le nitrosammine note sostanze dannose per le cellule.
L’anidride solforosa ( E220), presente regolarmente nella birra, nei succhi di frutta, nella frutta secca, nelle marmellate o nel vino, è un conservante sbiancante, ma è tossico nei confronti dei batteri benefici intestinali.
Lo studio , commissionato dalla Food Standards Agency (FSA, Agenzia britannica di vigilanza sui cibi) alla Università di Southampton e recentemente pubblicato sulla rivista Lancet, appositamente disegnato al fine di approfondire ed ampliare i dati della metanalisi, stabilisce chiaramente un legame tra alcuni additivi alimentari largamente diffusi in commercio ed iperattività (disattenzione, impulsività, attività superiore alla norma) e deficit dell’attenzione, nei bambini di 3 e 8-9 anni di età.
Si tratta di alcuni coloranti come il giallo arancio E110 e E104, l’azorubina E122, la artrazina E102, il rosso cocciniglia E124 e il rosso allura E129 ed un conservante, il benzoato di sodio E211 presenti in merendine, bibite, gelati, caramelle, succhi di frutta, chewing-gum, di larga diffusione.
Altre informazioni utili le trovate in questa pagina http://www.alimentipedia.it/tabella-dei-coloranti.html
D'altra parte, nella normativa e in tutti i documenti ufficiali si parla sempre e soltanto di 'esigenze tecnologiche' che renderebbero indispensabile l'uso degli additivi alimentari.
Malgrado il nome e la sigla sembrino indicare un organismo dell'Unione Europea, lo European Food Information Council (EUFIC) è una organizzazione privata.
Lo stesso EUFIC si presenta con termini certamente corretti ma piuttosto ingannevoli ("organizzazione europea ... che ha sede a Bruxelles"): "Chi siamo? EUFIC, European Food Information Council, è un’organizzazione europea, senza fini di lucro, che ha sede a Bruxelles.
È stata fondata nel 1993 allo scopo di informare i consumatori europei sulle qualità nutrizionali e la sicurezza degli alimenti"
Dato il rilievo di EUFIC nel campo dell'informazione alimentare, Minerva propone ai suoi lettori documenti e informazioni su: EUFIC e sulle aziende che lo finanziano:
Barilla, impresa familiare e multinazionale
Coca-Cola, multinazionale con base negli Stati Uniti
Coca-Cola HBC, Coca-Cola Hellenic Bottling Company, versione euro-asiatica della Coca-Cola
Ferrero, multinazionale con base in Italia
Frito-Lay, marchio appartenente alla PepsiCo, multinazionale con base negli Stati Uniti
Groupe Danone, multinazionale con base in Francia
Kraft Foods, secondo produttore mondiale, è proprietà dell'Altria Group, alias: Philip Morris
Masterfoods, impresa regina delle merendine
McDonald's, multinazionale con base negli Stati Uniti
Nestlé, multinazionale con base in Svizzera. Il maggiore produttore mondiale di alimenti
Procter & Gamble, multinazionale con base negli Stati Uniti Südzucker, oligopolio tedesco dello zucchero
Unilever, multinazionale anglo-olandese
Yakult, maggiore produttore mondiale di probiotici
Heinz, multinazionale con base negli Stati Uniti
Tutte multinazionali private
QUESTI SONO ASSOLUTAMENTE DA EVITARE per ora ho trovato questi ma ce ne sono circa 1400
L’Eritrosina, il colorante E127 (nelle caramelle, frutta sciroppata, canditi, gelati, ghiaccioli. Ad alte dosi provocherebbe un aumento di tumori della tiroide (nei topi).
Il Blu brillante E133 (scatole di piselli, gelati, prodotti caseari e bevande) addirittura deriva dal liquido di distillazione del carbone! Più in generale vi segnaliamo di prestare attenzione ai derivati dell’anidride solforosa (da E220 a E228) che possono provocare irritazioni o la netamicina
(E235), un antibiotico che si usa per conservare meglio la frutta, ma che può provocare disturbi intestinali.
Il nitrito di sodio ( E250) aggiunto alle carni, soprattutto a quelle conservate come i salumi, per dare il caratteristico colore rosso vivo così invitante. Questa sostanza combinandosi con le amine, presenti normalmente nei cibi, forma le nitrosammine note sostanze dannose per le cellule.
L’anidride solforosa ( E220), presente regolarmente nella birra, nei succhi di frutta, nella frutta secca, nelle marmellate o nel vino, è un conservante sbiancante, ma è tossico nei confronti dei batteri benefici intestinali.
Lo studio , commissionato dalla Food Standards Agency (FSA, Agenzia britannica di vigilanza sui cibi) alla Università di Southampton e recentemente pubblicato sulla rivista Lancet, appositamente disegnato al fine di approfondire ed ampliare i dati della metanalisi, stabilisce chiaramente un legame tra alcuni additivi alimentari largamente diffusi in commercio ed iperattività (disattenzione, impulsività, attività superiore alla norma) e deficit dell’attenzione, nei bambini di 3 e 8-9 anni di età.
Si tratta di alcuni coloranti come il giallo arancio E110 e E104, l’azorubina E122, la artrazina E102, il rosso cocciniglia E124 e il rosso allura E129 ed un conservante, il benzoato di sodio E211 presenti in merendine, bibite, gelati, caramelle, succhi di frutta, chewing-gum, di larga diffusione.
Altre informazioni utili le trovate in questa pagina http://www.alimentipedia.it/tabella-dei-coloranti.html
Storia del canale di Suez
Un canale che congiungeva il Nilo al Mar Rosso era stato scavato dal Faraone Ramsete II.-(1300 a.C.)
Era poi stato colmato dalle piene alluvionali del Nilo e dalla sabbia del deserto.
Il faraone Nekao II - (609 – 594 a. C.) riprogettò il cosiddetto "Canale dei Faraoni", ma l'opera, colossale per l'epoca, non poté essere portata a termine.
Erodoto parla positivamente del canale, come di un lavoro grandioso: "Il canale è così lungo che occorrono quattro giorni per percorrerlo, e tanto largo che vi possono navigare due triremi affiancate.
I lavori sono stati imponenti e sono costati la vita a 120.000 operai egizi".
Il progetto fu ripreso da Dario I di Persia - (522-486 d.C.) che completò i lavori realizzando il primo collegamento storicamente sicuro tra Mar Rosso e Mediterraneo, mantenendo il nome di Canale dei Faraoni.
Cento anni più tardi questa singolare via d'acqua fu migliorata da Dario re di Persia, e lo testimonia una stele cuneiforme trovata all'imbocco del canale per ricordare l'avvenimento.
Il canale subì nei secoli successivi parziali modifiche, che ne spostarono il punto di sbocco sul Nilo: una prima volta sotto Tolomeo II, nel -(3°secolo a. C..) ,che oltre a intervenire sul canale, fondò la città costiera di Berenice, cui fece seguito quella di Berenice Epi Dire, sulla costa Eritrea, queste due basi diedero un grande impulso allo sfruttamento del Mar Rosso come via di comunicazione.
Il porto di Berenice divenne ben presto un importante centro commerciale, situato al termine di una rotta carovaniera.
Durante il regno di Himayar intorno al -(2°sec. a.C.)
Gli Himayriti avevano notato che i cicli dei monsoni potevano essere usati per la navigazione, il monsone estivo spingendo le navi verso sud e quello invernale le riportava a nord.
Questa scoperta influì radicalmente sull'uso del Mar Rosso come via di comunicazione.
Con la caduta dei Tolomei e il passaggio dell'Egitto in mani romane, le rotte del Mar Rosso furono ulteriormente potenziate.
Sembra che Cleopatra- ( 30 a.C) dopo la battaglia di Azio, avesse tentato di trasportare la sua flotta nel mar Rosso, ma non vi riuscisse perché il canale non era più navigabile e ostruito in più punti.
In epoca romana Traiano, fece realizzare nel 106 d.C. l'Amnis Traianus, ( non vi sono prove certe) utilizzato per ben settecento anni, fino all'epoca della conquista degli Arabi.
I romani posero particolare attenzione alla creazione di una rete stradale e commerciale, furono potenziati i vecchi porti, come quello di Berenice, e ne furono creati di nuovi.
Fu probabilmente sotto l'imperatore Traiano che fu istituita la flotta del Mar Rosso, destinata a proteggere le rotte mercantili su quel mare, rotte che dal VII secolo furono interamente in mano agli Arabi.
Gli arabi dopo la conquista e l'insediamento nell'ex paese dei Faraoni (647 d.C.), iniziano grandi lavori per farne la base d’espansione in Occidente.
Uno di questi lavori fu il ripristino dello scavo dell'antico Canale dei Faraoni, ribattezzato "Canale dei Principi della Fede".
Le navi arabe ne faranno uso per quasi duecento anni.
Pare che funzionassero vere e proprie rotte di linea, anche per turisti; già nel 414 d.C. si ha notizia del viaggio del buddista cinese Fa-Hien che viaggiò da Giava a Canton attraverso il mare della Cina meridionale su una nave commerciale comodissima, che oltre il carico portava duecento persone.
L’enorme espansione e il frazionamento dell’impero arabo portarono più tardi a violente e dilanianti contese fra i califfi; fu cosi che, per esigenze di difesa, il califfo Abu Giafar fece chiudere il canale nel 842, ostruendolo con sabbia e blocchi di pietra.
In pochi anni per la sabbia e i detriti il canale dei Faraoni scomparve per la seconda volta alla vista e dalla memoria.
Passano cosi più di sei secoli, fino a, quando nel 1484-85 alcuni monaci inviati dal papa in Abissinia passano accanto al canale e ne ammirano stupefatti i resti coperti di sabbia.
Vi è una relazione dettagliata dove si narra la storia del canale, indubbiamente ricavata sul posto, da Ramsete II a Necho, e si descrive il canale "...largo cento piedi e profondo trenta, la sabbia lo ha colmato a metà; doveva unire il mar Rosso al Mediterraneo ma... (e qui dicono una stupidaggine, ignorando, forse volutamente, che gli arabi lo avevano navigato a lungo; una falsità che ostacolerà non poco i successivi progetti, ma i Faraoni non vollero proseguire i lavori perché il Mar Rosso è più alto del Mediterraneo, e l'apertura del canale avrebbe provocato l'inondazione dell'intero Egitto". Napoleone - 1800 Napoleone, che si stava documentando bene prima della campagna d'Egitto; ritrova tra gli scaffali lo studio di Leibniz, e una volta in Egitto si fa guidare sul luogo dei vecchi resti, ancora visibili; lì esclama "Messieurs, voilà il canale dei Faraoni". Ma i suoi ingegneri, non all'altezza di un’opera così gigantesca, ostacolarono il progetto; Non se ne fece quindi nulla. Metternich, Negrelli, De Lesseps - 1850 Tra discussioni e progetti si giunge al 1846 dove un comitato di studi – promosso da Metternich - fa il punto della situazione, e incarica l'ingegner Negrelli di fare i calcoli e i piani tecnici per la ciclopica opera. Nel 1854, Ferdinand de Lesseps, fondata la Societé d'Etudes du Canal de Suez, aveva presentato il progetto per la realizzazione di un nuovo canale che collegasse le acque del Mar Rosso a quelle del Mediterraneo, dato che non v'era più traccia dell’opera antica. Approvato il progetto di de Lesseps con l'approvazione del vicerè d'Egitto Mohammed Said, fu fondata la " Compagnie Universelle du Canal Maritime de Suez " e cinque anni più tardi i lavori ebbero inizio, nonostante l'opposizione della Gran Bretagna che temeva lo stabilirsi di una supremazia francese nel Paese, e furono terminati alla fine del 1869 con l'inaugurazione il 17 settembre. Il Canale primitivo, che richiese uno spostamento di 74 milioni di metri cubi di terreno, aveva all'inizio 8 m di profondità e una larghezza di 22 m, ma nel corso degli anni che seguirono, l'aumento progressivo della stazza dei natanti rese più volte necessari lavori d’allargamento e approfondimento Il canale seguiva in parte il vecchio e in parte un nuovo tracciato. Con l'impulso dato dall'apertura del Canale di Suez, il traffico navale aumentò considerevolmente facendo del Mar Rosso uno dei mari più importanti e strategici della Terra. Il Canale ha queste misure: tra i 70 e i 125 m di larghezza in superficie, da 45 a 100 sul fondo e la sua profondità varia da 11 a 12 m. Grandi opere di dragaggio del fondale marino sono state compiute nell'ansa che il Mediterraneo forma a S di Porto Said per impedire l'insabbiamento del passaggio e nel 1951, su un tratto di 11 km, tra El Qantara ed El Firdàn, esso è stato raddoppiato, per rendere più agile il traffico dei convogli nei due sensi. Il Canale lungo 161 km, è tecnicamente percorribile da navi stazzanti fino a 50 000 t e con un pescaggio massimo di 10,36 m. La traversata dura una quindicina d’ore, senza alcun’interruzione all'incontro dei convogli nei due sensi.