Sorda dalla nascita sente per la prima volta la sua voce. Il video che ha commosso l’America

Una ragazza americana di 29 anni, Sarah Churman, sorda dalla nascita, piange e si commuove non appena sente per la prima volta la sua voce.
 La ragazza è stata dotata di un apparecchio acustico all’avanguardia dopo aver trascorso la sua vita nel silenzio virtuale. Il video, realizzato dal marito e pubblicato grazie al suo consenso, è diventato in poco tempo uno dei più visitati sul web. A distanza di pochi mesi la giovane americana ha pubblicato il suo primo libro “Powered on the sounds I chose to hear and the noise“, che l’ha portata in giro per il mondo.
 Madre di due bambine, la giovane donna sin dall’età di due anni aveva perso l’uso dell’udito, utilizzando da quel momento vari apparecchi acustici. La protesi, che si chiama Esteem, ha radicalmente cambiato la sua vita e potrebbe cambiarla a tante altre vite con la stessa malattia. Sarah si definisce una credente: “senza Dio non sarei dove sono ora…“.

Il disco di scisto


L’enigmatico oggetto è stato, etichettato come “contenitore per incenso”, anche se non vi alcuna prova a sostegno di questa affermazione.
Già in passato ,il ritrovamento di numerosi e misteriosi artefatti hanno fatto pensare agli studiosi che gli antichi egizi avessero conoscenze tecnologiche molto più avanzate di quanto si possa immaginare,fino ad arrivare a sostenere la possibilità di aver avuto contatti con con civiltà non terrestri e molto più intelligenti, che sarebbero venute in visita sulla terra come affermano i Teorici degli Antichi Astronauti. Quel che è certo, e più sorprendente, è che l’oggetto è comparso abbastanza presto nella storia egizia, indicando un’abilità molto sofisticata nel modellare oggetti in pietra di tale complessità. 
 L’oggetto ha un diametro di circa 61 centimetri, con un foro al centro di circa 10, 6 centimetri. Il manufatto, molto simile ad un volante o ad un volano di un macchinario, ha una serie di ‘pale’ curve che assomigliano all’elica di una barca, con il foro centrale che sembrerebbe destinato ad ospitare un asse o qualche altro oggetto sconosciuto. 
Fu rinvenuto a Saqqara nel gennaio del 1936 dall’egittologo Brian Walter Emery, durante lo scavo della tomba del principe Sabu, figlio del Faraone Aneddzhiba, quinto sovrano della prima dinastia dell’antico Egitto), chiamato ‘Stella della Famiglia di Horus’.
La tomba, conosciuta anche come ‘Mastaba di Sabu’, si trova alle porte del Delta del Nilo, a circa 1,7 chilometri a nord della piramide a gradoni di Djoser. 
Il mistero si infittisce se si considera il fatto ben documentato che l’introduzione della ruota in Egitto non si è verificata fino al 1640 a.C., anno in cui ci fu l’invasione del gruppo asiatico conosciuto come Hykos, intorno alla fine del Medio Regno. 
Quindi, la domanda che ci si pone è: se il Disco di Scisto non è una ruota, né un portaincenso, allora cos’è? E come ha potuto una cultura dotata solo di rossi scalpelli lavorare un materiale tanto delicato ad un livello così alto di complessità?
Effettivamente, mentre la maggior parte degli archeologi si sente in dovere di offrire un parere ‘realistico’ sull’utilizzo del disco, il suo design futuristico continua a confondere tutti coloro che l’hanno visto. Infatti, una spiegazione soddisfacente non è stata ancora fornita.

Alcuni, ad esempio, credono che il disco sia servito solo per essere da base per sostenere una lampada ad olio. Tuttavia, i critici di questa teoria sostengono che la forma e la curvatura dei suoi petali rendano inverosimile questa ipotesi. E poi, perchè realizzare un semplice sostegno così complesso? E perchè non ne sono stati trovati altri. 
La cosa più curiosa è il materiale scelto dai produttori ignoti per realizzare l’oggetto: lo scisto che, nella moderna petrografia, indica una roccia metamorfica a grana medio-grossa caratterizzata da una tessitura scistosa abbastanza marcata, cioè tendente a sfaldarsi facilmente in lastre sottili, cosa che metterebbe in crisi molti artigiani contemporanei.
Una tecnologia più avanzata del previsto? Non manca chi si avventura in ipotesi più ‘al limite’, paventando la possibilità che ci troviamo di fronte ad un qualche tipo di tecnologia antica sconosciuta piuttosto avanzata. 
L’egittologo Cyril Aldred è giunto alla conclusione che l’oggetto possa essere la copia di un manufatto metallico molto più antico, a memoria di un qualche evento remoto che li aveva particolarmente impressionati. D’altra parte, perché gli antichi egizi si sono presi la briga di realizzare un oggetto tanto complesso più di 5000 anni fa? E perché avrebbero dovuto perdere tempo e sviluppare le necessarie competenze per creare un oggetto decorativo, a meno che non servisse per un qualche scopo specifico molto importante? Questo oggetto continua a costituire uno dei più grandi e sconcertanti misteri dell’antico Egitto, fornendo argomenti a tutti coloro che si rifiutano di credere che un tale manufatto tecnologicamente avanzato sia stato concepito dagli egizi senza un aiuto ‘esterno’. 

Fonte:Antikitera.it

La nuova riforma condominiale



Dopo oltre 70 anni, cambia la vita degli oltre 30 milioni di italiani che abitano in un condominio.
La riforma, che entra in vigore martedì 18 giugno, imprime infatti una forte stretta a chi non paga le spese condominiali e prevede sanzioni fino a 800 euro per chi non rispetta le regole del palazzo, contenute nel “Regolamento del condominio”, un’altra novità della normativa.
Cambiano anche le maggioranze in assemblea per rendere più agevole il cambio di destinazione d’uso delle parti comuni, così come diventa più facile l’installazione delle antenne paraboliche. Via libera anche a chi vuole vivere con cani o gatti.
Ecco i punti della riforma:
Guerra a chi non paga le spese.
La crisi ha aumentato il numero dei proprietari che faticano a pagare le spese condominiali fino a lasciarle scoperte.
La riforma prevede allora l’obbligo per l’amministratore di agire senza indugio in giudizio nei confronti condomini morosi, salvo dispensa dell’assemblea: l’azione legale va intrapresa entro sei mesi dalla chiusura della gestione condominiale.
L’assemblea può inoltre chiedere all’amministratore una polizza di assicurazione che copra eventuali responsabilità.
Il fondo per le ristrutturazioni.
Scatta la guerra preventiva agli insoluti anche per i lavori di manutenzione straordinaria.
La riforma rende obbligatorio creare un fondo speciale di importo pari a quello necessario per coprire l’appalto.
Lo stesso obbligo vale quando vengono decise delle innovazioni: ad esempio l’installazione dell’ascensore o aprire una portineria in un edificio che ne è privo.
Parabole e pannelli solari.
Montare l’antenna parabolica diventa più facile.
Un singolo condomino può ora installarla anche se utilizza spazi comuni.
L’assemblea può, però, chiedere di rispettare particolare e accorgimenti a tutela della sicurezza e del decoro del palazzo.
Per il via libera è necessaria la maggioranza degli intervenuti all’assemblea e i due terzi dei millesimi.
Uguali le regole per i pannelli solari.
Il riscaldamento.
Il singolo condomino può staccarsi dell’impianto di riscaldamento centralizzato (o di condizionamento), purché tale scelta non provochi, si legge nella normativa, «notevoli squilibri di funzionamento o aggravi di spesa per gli altri condomini».
In questo caso il condomino dovrà concorrere al pagamento delle spese per la manutenzione straordinaria dell’impianto e per la sua conservazione e messa a norma.
Parti comuni.
Più semplice anche il cambio di destinazione d’uso delle parti comuni, come realizzare un parcheggio su un’area verde. L’assemblea deve approvare la delibera con un quorum, in prima e in seconda convocazione, pari ai quattro quinti dei partecipanti e ai quattro quinti del valore dell’edificio.
Resta salva la clausola che l’intervento non pregiudichi la sicurezza o il decoro del palazzo.
Stretta sulle deleghe in assemblea.
Con la riforma diventano valide le sole deleghe scritte e non è più possibile incaricare del proprio voto l’amministratore.
Nei palazzi con oltre venti condomini, il singolo proprietario non può inoltre rappresentare in assemblea più di un quinto dei condomini e un quinto dei millesimi.
In entrambi i casi l’obiettivo è quello di prevenire eventuali abusi. Ma il primo test per le assemblee del dopo riforma sarà rappresentato dalle detrazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie e il risparmio energetico.
Dopo la proroga del bonus del 50% e l’aumento al 65% di quello per il risparmio energetico saranno le assemblee, convocate con le nuove maggioranze, a valutare l’opportunità di rendere più efficiente il patrimonio edilizio.
E, con i quorum ribassati, anche installare impianti fotovoltaici sulle parti comuni sarà più semplice.
Sanzioni più salate
La riforma istituisce il “Regolamento del condominio”, il documento dove l’amministratore dovrà riunire tutte le norme del singolo palazzo, a partire dagli obblighi e dai divieti.
Tra questi ultimi non può più figurare quello di vivere in appartamento con animali domestici, il cui possesso è quindi di fatto liberalizzato.
Attenzione però a trasgredire le regole poste, perché le sanzioni, prima trascurabili, sono state elevate: sono ora previste ammende da 200 a 800 euro in caso di recidiva.
Documenti sul web.
I condomini possono decidere di creare un sito internet riservato e ad accesso protetto in cui raccogliere tutti gli atti della vita condominiale e i rendiconti mensili affinché siano sempre consultabili.
L’amministratore.
La riforma consente di scegliere come amministratore, che resta in carica un anno e può essere confermato in forma tacita un’unica volta, anche una società specializzata.
L’amministratore vede comunque aumentare i propri compiti, tra questi c’è l’obbligo di raccogliere le generalità di tutti i condomini per compilare il “Registro di anagrafe condominiale”, includendovi i dettagli sui diritti reali (come usufrutto, uso, abitazione, servitù e superficie) e sui diritti personali di godimento (come comodato o locazione).
Il registro dovrà inoltre specificare i dati catastali di ciascuna unità immobiliare e quelli relativi alle condizioni di sicurezza. Nascono poi il «Registro di nomina e revoca dell’amministratore» (in cui annoterà i propri dati, l’inizio dell’incarico, nonché gli estremi del decreto in caso di provvedimento giudiziale), e il «Registro di contabilità», su cui registrare in ordine cronologico i singoli movimenti in entrata ed in uscita, entro trenta giorni dall’effettuazione di ognuno di essi.
Licenziamento più facile
Per revocare un amministratore che non si dimostrasse valido, è ora sufficiente il ricorso di un solo condomino.
Può inoltre essere decisa dall’autorità giudiziaria per omessa comunicazione all’assemblea di citazione concernente le parti comuni o la revisione delle tabelle millesimali, nonchè di provvedimento che esorbiti dalle attribuzioni dell’amministratore, omesso rendiconto della gestione o grave irregolarità.
Wall & Street
Si ringrazia per la collaborazione Confedilizia e Laura Verlicchi

Salvato da un vigile del fuoco

Ecco un’altra storia che vede come protagonisti un vigile del fuoco e un animale domestico in pericolo. Nello specifico il vigile del fuoco si chiama Cory Kalanick e l’animale domestico è un gattino a cui è stato dato nome Lucky, cioè Fortunato. Ma andiamo con ordine. A Fresno – la città più grande della Valle Centrale la cui area metropolitana è la sesta per grandezza di tutta la California, con circa 1.000.000 di abitanti – sono intervenuti i pompieri per domare un incendio che era scoppiato in un’abitazione. Entrati in casa, i vigili del fuoco hanno controllato che tutto fosse in ordine ed ecco la scoperta. Racconta Cory Ho guardato a terra e con la torcia ho illuminato il gatto che giaceva senza vita sul pavimento. Subito Cory Kalanick ha preso il gattino e lo ha rianimato. Una volta che il micetto si è ripreso è stato dato ai suoi amici umani che l’hanno ribattezzato Fortunato. Grazie alla videocamera montata sul casco del vigile del fuoco è possibile vedere come sono andate le cose. Un hurrà! per Lucky e un grazie ai vigili del fuoco che fanno sempre con abnegazione il loro lavoro.

Persepoli – la città segreta e superba capitale dei re Achemenidi


Di Persepoli, capitale cerimoniale dei Persiani achemenidi, fondata da Dario I intorno al 500 a. C. e distrutta da Alessandro Magno, rimangono imponenti rovine che sorgono a 50 chilometri da Shiraz, nella provincia del Fars e a più di 500 chilometri da Susa, la capitale amministrativa. 
Che questa favolosa residenza dovesse apparire quanto mai fastosa e impressionante, ce ne dà conferma lo scrittore greco Plutarco quando racconta che Alessandro per trasportare a Ecbatana le ricchezze trovate a Persepoli dovette organizzare una carovana di 10 000 muli e 5 000 cammelli. 
 All’epoca dell’impero persiano l’accesso a Persepoli era proibito agli stranieri. Una sola volta l’anno, i re achemenidi tenevano un sontuoso ricevimento durante il quale gli emissari di rango più alto delle popolazioni sottomesse avevano il privilegio di inchinarsi davanti al trono reale, offrendo doni e tributi. 
Questo avvenimento venne scolpito sulle mura di Persepoli, a memoria dei posteri.

Fu Alessandro magno a entrare a Persepoli come primo straniero in modo trionfale, e il suo ingresso segnò la fine di un’era e l’inizio di un’altra: la città venne incendiata e ridotta in cenere dal suo esercito, con disapprovazione del grande condottiero. 
Nonostante ciò Persepoli, come poche città dell’antichità, conservò un aspetto maestoso e importante.

Fin dal Medioevo, il sito attirò l’attenzione dei viaggiatori europei. La prima descrizione dettagliata spetta al romano Pietro Della Valle, che di ritorno da un viaggio durato dodici anni (1614 – 1626), riportò dalla Mesopotamia anche alcune iscrizioni di Persepoli che aveva avuto cura di ricopiare. Nel XVII secolo, nuovi documenti vennero ad aggiungersi agli antichi: iscrizioni di Persepoli, infatti, furono copiate e divulgate dal matematico danese Carsten Niebuhr…..

Il sito monumentale di Persepoli mostra le tracce di un’architettura monumentale legata alla storia stessa dell’Impero Persiano.
 La formazione di questo impero fu opera di Ciro II: i Persiani erano subentrati agli Elamiti nella regione di Anshan (la Parside classica, odierno Fars) e già da qualche generazione una casata appartenente al clan degli Achemenidi vi regnava col titolo di re Anschan (Teiste, capostipe del clan, regnò verso il 670 a. C.), imparentata e subordinata alla casa reale di Media. 
Dopo essersi proclamato re dei Medi e dei Persiani, Ciro II nel 546 a. C. si impadronì della Lidia – il regno di Creso – poi delle città greche dell’Asia Minore. Infine, nel 539, anche Babilonia venne sconfitta e con essa egli si assicurò tutti i territori non solo mesopotamici, ma anche siro-palestinesi.

Le conquiste di Ciro furono ampliate dai suoi successori: nel 525, il figlio Cambise procedette all’annessione dell’Egitto e di Cipro. Dopo la sanguinosa lotta per il potere che seguì la morte di Cambise, l’usurpatore Dario I (521 – 485 a. C.), appartenente a un ramo collaterale degli Achemenidi, continuò e completò l’espansione dell’impero, pur dedicandosi soprattutto al suo rafforzamento strutturale. 
Delle vecchie ideologie imperiali, anche l’Impero persiano continuò a utilizzare quella centripeta delle risorse e quella centrifuga dei servizi etico-politici.

I palazzi achemenidi – e quelli di persepoli ne sono l’esempio più esplicito – sono costruiti con materiali che affluivano da tutte le parti del mondo e da artigiani provenienti da ogni provincia dell’impero. Ciascun popolo contribuiva, con quanto ne aveva di meglio, alla costruzione del nucleo centrale dell’impero; viceversa, da questo nucleo centrale si diffondevano in tutto l’impero la sicurezza, il rispetto della legge, l’accordo col mondo divino, la civiltà.
 Dario I elesse Susa (l’antica metropoli elamita) capitale amministrativa dell’impero, in quanto non solo dotata di più affermate strutture amministrative, ma anche collocata al confine tra le alte terre iraniche, armene e anatoliche e le basse terre siro-mesopotamiche, ovvero tra il mondo iranico e il mondo semitico, da sempre contrapposti e ora compresi entro un’unica formazione politica.

Per edificare la nuova capitale, che doveva in qualche modo rappresentare il simbolo dei fasti imperiali, Dario I scelse la bella pianura di Marv Dasht, nel Paese di Anshan, dominata da uno sperone roccioso del monte Kuh-i-Rahmat. Tuttavia, il grande re non poté vedere il compimento dell’opera da lui iniziata: la colossale opera fu difatti continuata da suo figlio Serse, poi dal nipote Artaserse.
 Il complesso di Persepoli, comunque, non fu mai ultimato: nel 330 a. C. un violento incendio, causato non si sa se per dolo o per accidente dell’esercito di Alessandro il Grande, mise definitivamente fine alla sua esistenza.
 L’Impero Persiano era allora composto da 20 province o satrapie, i cui rappresentanti venivano a Persepoli per il Nuovo Anno (che nel calendario mazdeo - religione di Ahura Mazda e del profeta Zarathustra – corrisponde all’equinozio di primavera), carichi di tributi e offerte per il sovrano. 
Le delegazioni delle nazioni vassalle e così pure i viaggiatori della fine del XIX secolo, giungevano a Persepoli a cavallo. I cavalieri si fermavano ai piedi di un’immensa terrazza sulla quale sorgevano gli edifici monumentali: la piattaforma stessa misura 450 per 300 metri, si eleva al di sopra della pianura circostante con un’altezza variabile da 8 a 18 metri ed è costituita da enormi blocchi calcarei squadrati con cura.

Una gigantesca scalinata, composta da due rampe divergenti, parallele al muro di sostegno, conduce alla spianata superiore, dove subito si incontra la Porta delle Nazioni, costruita da Serse I e protetta a est e a ovest da due geni alati – dal corpo taurino e con testa umana barbuta e ornata della tiara regale – che risentono fortemente dell’influsso di analoghi modelli assiri. 
Al di sopra di ciascuno di essi compare un’iscrizione cuneiforme in cui Serse dichiara: ”Ahura Mazda è un grande Dio: ha creato al terra, il cielo, l’uomo, all’uomo ha dato la felicità, ha fatto Serse unico re su migliaia di uomini… Questo portico… da cui si scorgono tutti i paesi, l’ho costruito come molti altri monumenti, come li costruiva mio padre e quest’opera magnifica e tutti questi splendidi edifici li abbiamo eretti per la grazia di Ahura Mazda…. Che Ahra Mazda lì protegga!”

I nobili persiani e medi che arrivavano da questo ingresso monumentale si dirigevano allora verso sud, in direzione dell’Apadana, la sala riservata alle udienze ufficiali del re. 
Questa imponente struttura, costruita da Dario e completata da Serse, comprendeva un ambiente centrale a pianta quadrata di 75 metri di lato; trentasei colonne, alte circa 20 metri e disposte su sei file, scandivano lo spazio interno. Su queste colonne – di cui solo alcune rimangono tuttora in piedi e ognuna delle quali era sormontata da un capitello a forma di due teste di toro, di leone, o di grifone (tradizionale simbolo di equilibrio per i Babilonesi e gli Elamiti) – poggiava un soffitto in legno di cedro libanese, trasportato nel Fars da quel lontano Paese vassallo dell’Impero. 
Tre lati della sala si aprivano su altrettanti portici costituiti da due file di sei colonne: il quarto lato dava invece su vani annessi e su una rampa di scale che conduceva alla terrazza superiore.

All’Apadana si accedeva salendo due scalinate monumentali poste sui due lati est e nord: ambedue sono interamente decorate con bassorilievi che riportano una lunga teoria di dignitari persiani, medi e susini, accompagnati da fanteria, cavalleria e arcieri, che marciano incontro a una processione di vassalli provenienti da tutte le province dell’impero per offrire tributi al re, in occasione della festa del Nuovo Anno. 
Ognuno dei gruppi etnici che formano la processione è preceduto da un dignitario medio o persiano. La caratterizzazione etnica e di costume dei vari componenti è talmente precisa che è possibile identificare, nella maggior parte dei casi, il luogo di provenienza di ciascun gruppo.
 Separati gli uni dagli altri da cipressi, gli alberi della vita, si vedono così sfilare gli Etiopi, i Babilonesi, gli Indiani, i Libici e molti altri. 
 Al centro della scala è rappresentato Ahura Mazda sotto forma di divinità alata al di sopra del disco solare, mentre alle estremità delle rampe si ritrova lo stesso motivo del leone che attacca il toro. I bassorilievi mostrano come Persepoli fosse interamente dedicata alla potenza del re achemenide, alle celebrazione del Nuovo Anno sotto la sua egida e affidata alla protezione del dio Ahura Mazda, sotto la quale si svolgevano questi avvenimenti.

Dietro l’Apadana, a nord, sorge il palazzo edificato da Dario. Si accedde alla terrazza su cui è costruito tramite due scalinate decorate con scene rappresentanti le guardie del re (i terribili “Immortali”, così chiamati perché ogni qual volta ne moriva uno veniva immediatamente sostituito da un altro) e i vassalli recanti le offerte. 
Il palazzo è costituto da una sala centrale ipostila preceduta da un portico a 16 colonne e fiancheggiata da piccoli ambienti. Le lastre di porfido grigio che rivestivano le pareti della sala erano state rese così lucide che le hanno valso il nome di “Sala degli Specchi”. 
I rilievi sulle sei porte di questa sala mostrano il re in diverse situazioni: in marcia, scortato da servitori, oppure in lotta contro un leone o un animale mitico, a simboleggiare la potenza del sovrano sullo spirito del male. 
 Uscendo dal “Tripylon” (il triplo portale) si giunge finalmente all’immensa Sala delle Cento Colonne, che occupa tutta la parte nord-est della terrazza: l’edificio fu costruito da Serse I e portato a termine da Artaserse I.
 Esso comprende una sala centrale, a pianta quadrata, di 75 metri di lato, in cui si ergevano, come una vera selva, ben cento colonne disposte su file di dieci. 
La sala, preceduta da un vestibolo con due ordini di otto colonne, fu completamente devastata dall’incendio provocato dai soldati di Alessandro: all’interno restano solo le basi delle colonne, mentre le cornici delle porte si sono in gran parte conservate e i bassorilievi, che riprendono temi già osservati nel palazzo di Dario, sono ancora ben visibili.

Racconta Diodoro Siculo, contemporaneo di Augusto, che Alessandro in preda all’ubriachezza, istigato da Taide, una cortigiana ateniese, decise di incendiare i palazzi di Persepoli quasi stesse eseguendo un rituale, con un festoso corteo musicale che passò di sala in sala… in tal modo la profanazione operata da Serse, che aveva distrutto col fuoco l’Acropoli di Atene, fu ripagata con la stessa moneta da una donna che era nata proprio nella città da lui distrutta.

Le vicine civiltà della mesopotamia, dell’Urartu, dell’Egitto e della Grecia, influenzarono notevolmente l’architettura in pietra e mattoni crudi e la scultura di Persepoli: l’Impero Achemenide trasse dalle arte sumera, assira e babilonese, gran parte del proprio repertorio iconografico (animali affrontati, tori guardiani, sfilate militari, stilizzazioni come quella del cipresso).
 Il complesso monumentale edificato sulla terrazza doveva rappresentare “l’ombelico” dell’impero; il simbolo della potenza del re, visto come mediatore e interprete del dio Ahura Mazda, divinità suprema, che incarnava il principio del bene in lotta con gli altri dèi che costituivano la controparte, il principio del male.

Il carattere simbolico-magico rappresentato sui rilievi e sulle strutture architettoniche (la decorazione a rosette; i merli a scalini che simboleggiano la Montagna Sacra, sorgente della feritilità; le colonne intese come palme sacre e quelle della Sala delle Cento Colonne simboleggianti un bosco sacro; le scene di lotta tra di loro e il leone che nasconde molto probabilmente un significato zodiacale, legato al mutare delle stagioni), mostra in realtà che, accanto a un’affermata religione di stato, sopravviveva ancora l’antico politeismo naturalistico basato sull’adorazione della montagna, sul toro e sui riti della fertilità.