martedì 18 giugno 2013
i Charles M. Schulz, creatore della striscia Peanuts.
Il Charles M. Schulz Museum and Research Center è un museo dedicato alle opere di Charles M. Schulz, creatore della striscia Peanuts. Il museo è stato inaugurato il 17 agosto 2002 e si trova a Santa Rosa, in California.
Il museo ospita molte delle strisce originali dei Peanuts, insieme ad altre opere di Schulz.
La Great Hall è dominata da due opere dell'artista giapponese Yoshiteru Otani: una scultura lignea da 3,5 tonnellate raffigurante l'evoluzione di Snoopy e un murale di ceramica alto 6,7 m realizzato con 3588 strisce di Peanuts che formano l'immagine di Lucy van Pelt che tiene il pallone da football americano a Charlie Brown perché lo calci[2]. Tra le esposizioni permanenti del museo ci sono un'opera di Christo raffigurante la cuccia di Snoopy imballata, lo studio personale di Schulz e vari tributi a Schulz da altri artisti Charles Monroe Schulz (26 novembre 1922 - 12 febbraio 2000) è stato un fumettista americano del 20 ° secolo, meglio conosciuto in tutto il mondo per la sua Peanuts fumetto. Ha scritto e disegnato ogni striscia Peanuts dal suo inizio alla sua fine. Charles M. Schulz è nato a Minneapolis, Minnesota, ed è cresciuto a San Paolo. Egli era l'unico figlio di Carl Schulz, che era tedesco, e Dena, che era di estrazione norvegese. Nel febbraio 1943, si arruolò nell'esercito degli Stati Uniti e mandato a Camp Campbell in Kentucky. Spedito in Europa due anni dopo per combattere nella seconda guerra mondiale come un leader della squadra di fanteria con il 20 ° Divisione corazzata statunitense. Dopo aver lasciato l'esercito nel 1945, tornò a Minneapolis, dove lavorò come insegnante d'arte. Schulz, prima di avere i suoi fumetti pubblicati, ha iniziato a fare il lavoro lettering per una rivista cattolica comico intitolato Timeless Topix . Disegni di Schulz sono stati pubblicati da Robert Ripley nella sua Ripley Believe It or Not! . Le sue prime vignette regolari, Li'l Folks , sono stati pubblicati 1947-1949. dalla S. Paul Pioneer Press ,per la prima volta appare il nome di Charlie Brown La serie ha avuto anche un cane che sembrava molto simile a Snoopy . L'anno successivo, Schulz si avvicinò al Feature Syndicate Stati con i suoi migliori strisce di Li'l Folks e Peanuts ha fatto la sua prima apparizione il 2 ottobre 1950. La striscia è diventato uno dei più popolari fumetti di tutti i tempi.
Il personaggio principale di Peanuts , prende il nome da un collega di lavoro presso le Scuole di istruzione d'arte molta della sua ispirazione, viene dalla sua stessa vita. Come Charlie Brown, il padre di Schulz era barbiere e sua madre una casalinga. Schulz aveva un cane quando era un ragazzo. A differenza di Snoopy , è stato un puntatore. Alla fine, è stato rivelato che Snoopy aveva un fratello deserto-dimora di nome Spike .Schulz era anche timido e introverso. "Di Schulz Piccola ragazza dai capelli rossi "era Donna Johnson, un Art Instruction Schools contabile con il quale aveva una relazione. Ha respinto la sua proposta di matrimonio, ma è rimasto un amico per il resto della sua vita. " Nelle interviste personali Schulz ha detto che Linus ha rappresentato il suo lato spirituale. Schulz, allevati nella fede luterana, era stato attivo nella Chiesa di Dio come un giovane adulto e poi in seguito come insegnante Tuttavia, è rimasto un membro della Chiesa di Dio, fino alla sua morte. In un'intervista alla fine del 1999, però, Schulz ha dichiarato che le sue opinioni filosofiche erano evoluti nel corso degli anni: "Il termine che meglio mi descrive ora è 'laico umanista'".
L'ultimo Peanuts fumetto apparso sui giornali il 13 febbraio 2000, il giorno dopo la morte di Schulz. Peanuts corse per quasi 50 anni senza interruzioni ed è apparso in più di 2.600 giornali in settantacinque paesi. Nel novembre 1999 Schulz ha subito un ictus, e più tardi si è scoperto che aveva il cancro al colon che aveva metastatizzato al suo stomaco. Come conseguenza della chemioterapia e il fatto che non sapeva leggere o vedere chiaramente, ha annunciato il suo ritiro il 14 dicembre 1999. Schulz morì a Santa Rosa di un attacco di cuore alle 9:45 pm il 12 febbraio del 2000, all'età di 78 anni. Fu sepolto nel cimitero di Pleasant Hills a Sebastopol.
Il museo ospita molte delle strisce originali dei Peanuts, insieme ad altre opere di Schulz.
La Great Hall è dominata da due opere dell'artista giapponese Yoshiteru Otani: una scultura lignea da 3,5 tonnellate raffigurante l'evoluzione di Snoopy e un murale di ceramica alto 6,7 m realizzato con 3588 strisce di Peanuts che formano l'immagine di Lucy van Pelt che tiene il pallone da football americano a Charlie Brown perché lo calci[2]. Tra le esposizioni permanenti del museo ci sono un'opera di Christo raffigurante la cuccia di Snoopy imballata, lo studio personale di Schulz e vari tributi a Schulz da altri artisti Charles Monroe Schulz (26 novembre 1922 - 12 febbraio 2000) è stato un fumettista americano del 20 ° secolo, meglio conosciuto in tutto il mondo per la sua Peanuts fumetto. Ha scritto e disegnato ogni striscia Peanuts dal suo inizio alla sua fine. Charles M. Schulz è nato a Minneapolis, Minnesota, ed è cresciuto a San Paolo. Egli era l'unico figlio di Carl Schulz, che era tedesco, e Dena, che era di estrazione norvegese. Nel febbraio 1943, si arruolò nell'esercito degli Stati Uniti e mandato a Camp Campbell in Kentucky. Spedito in Europa due anni dopo per combattere nella seconda guerra mondiale come un leader della squadra di fanteria con il 20 ° Divisione corazzata statunitense. Dopo aver lasciato l'esercito nel 1945, tornò a Minneapolis, dove lavorò come insegnante d'arte. Schulz, prima di avere i suoi fumetti pubblicati, ha iniziato a fare il lavoro lettering per una rivista cattolica comico intitolato Timeless Topix . Disegni di Schulz sono stati pubblicati da Robert Ripley nella sua Ripley Believe It or Not! . Le sue prime vignette regolari, Li'l Folks , sono stati pubblicati 1947-1949. dalla S. Paul Pioneer Press ,per la prima volta appare il nome di Charlie Brown La serie ha avuto anche un cane che sembrava molto simile a Snoopy . L'anno successivo, Schulz si avvicinò al Feature Syndicate Stati con i suoi migliori strisce di Li'l Folks e Peanuts ha fatto la sua prima apparizione il 2 ottobre 1950. La striscia è diventato uno dei più popolari fumetti di tutti i tempi.
Il personaggio principale di Peanuts , prende il nome da un collega di lavoro presso le Scuole di istruzione d'arte molta della sua ispirazione, viene dalla sua stessa vita. Come Charlie Brown, il padre di Schulz era barbiere e sua madre una casalinga. Schulz aveva un cane quando era un ragazzo. A differenza di Snoopy , è stato un puntatore. Alla fine, è stato rivelato che Snoopy aveva un fratello deserto-dimora di nome Spike .Schulz era anche timido e introverso. "Di Schulz Piccola ragazza dai capelli rossi "era Donna Johnson, un Art Instruction Schools contabile con il quale aveva una relazione. Ha respinto la sua proposta di matrimonio, ma è rimasto un amico per il resto della sua vita. " Nelle interviste personali Schulz ha detto che Linus ha rappresentato il suo lato spirituale. Schulz, allevati nella fede luterana, era stato attivo nella Chiesa di Dio come un giovane adulto e poi in seguito come insegnante Tuttavia, è rimasto un membro della Chiesa di Dio, fino alla sua morte. In un'intervista alla fine del 1999, però, Schulz ha dichiarato che le sue opinioni filosofiche erano evoluti nel corso degli anni: "Il termine che meglio mi descrive ora è 'laico umanista'".
L'ultimo Peanuts fumetto apparso sui giornali il 13 febbraio 2000, il giorno dopo la morte di Schulz. Peanuts corse per quasi 50 anni senza interruzioni ed è apparso in più di 2.600 giornali in settantacinque paesi. Nel novembre 1999 Schulz ha subito un ictus, e più tardi si è scoperto che aveva il cancro al colon che aveva metastatizzato al suo stomaco. Come conseguenza della chemioterapia e il fatto che non sapeva leggere o vedere chiaramente, ha annunciato il suo ritiro il 14 dicembre 1999. Schulz morì a Santa Rosa di un attacco di cuore alle 9:45 pm il 12 febbraio del 2000, all'età di 78 anni. Fu sepolto nel cimitero di Pleasant Hills a Sebastopol.
Menfi
Menfi (latino Memphis) era una città dell'antico Egitto, alla sinistra del Nilo, di cui rimangono le rovine 35 km a sud del Cairo. Esistente già nell'età preistorica come fortezza, e divenuta in seguito residenza di faraoni (III-VI dinastia), venne abbellita con sontuosi edifici.
Occupata dagli Assiri, poi dai Persiani e infine dai Romani, mantenne il suo grande splendore fino al tardo Impero. Decadde con l'occupazione degli Arabi.
A breve distanza dal Cairo, in direzione sud, sulla riva sinistra del Nilo, il piccolo villaggio di Mitrahina ospita quel che resta delle vestigia dell'antica Menfi, disseminate in un vasto palmeto.
Gli autori greci attribuiscono a Menes, mitico creatore dell'Impero egizio 29 secoli prima di Cristo, la costruzione della fortezza del Muro Bianco, situata al confine tra Alto e Basso Egitto nei pressi dell'odierna Mitrahina, attorno alla quale in seguito si sviluppò un villaggio.
In realtà, sembra che la fortezza sia stata fatta edificare da Agib, faraone della I dinastia, come baluardo a guardia delle città del Delta da poco conquistate.
Scultura di Ramses II
Fin dai tempi più remoti, l'architettura civile nella valle del Nilo usava come materiale da costruzione il limo, trasformato in mattoni fatti seccare al sole. Per questo, anche palazzi e ricche dimore non duravano a lungo, sottoposti com'erano all'erosione naturale.
A tale riguardo, è inoltre importante precisare che i re dell'Antico Regno non avevano l'abitudine di stabilirsi in una città per farne definitivamente la loro capitale. Era perciò consuetudine, per i re dell'Antico Regno, farsi costruire in fretta un nuovo palazzo in un altro luogo, scelto in base a criteri di opportunità politica o di necessità economica, o anche soltanto per un personale mutamento del gusto del sovrano. Peraltro, le motivazioni all'origine degli spostamenti delle diverse capitali non sempre ci sono chiare: ignoriamo, per esempio, perché i faraoni della IV dinastia abbiano trasferito la loro capitale sull'altopiano di Giza.
Piramide a gradoni a Saqqara
I faraoni della V dinastia spostarono la loro capitale a sud, mentre quelli della VI dinastia la riportarono nella regione di Saqqara. Qui, Pepi I, sovrano della VI dinastia, si fece costruire la propria piramide e le diede il nome - ogni piramide ne aveva uno - di Menoffré (dal nome della dea che impersona Menfi e che significa "bellezza stabile"). Tale nome fu tradotto dai Greci in Memphis e divenne il nome della capitale.
Il colosso di Ramses II, scoperto in posizione distesa
Il colosso di Ramses II è intagliato in pietra silicea ed è alto 10,3 metri
La città perse la sua posizione preminente durante il periodo di anarchia che seguì la fine dell'Antico Regno, e durante il Medio Regno, quando la capitale fu spostata a Tebe. Nel corso del Nuovo Regno, Menfi fu sede della residenza del visir del Nord, ma fungeva anche da presidio per l'esercito destinato al controllo dei confini del Delta; era inoltre un porto importante di scambi commerciali con l'Asia e il Mediterraneo.
Questo ruolo internazionale caratterizzò la città fino alla fine dell'epoca greca, cioè fino all'inizio della nostra era, quando tale ruolo venne gradualmente assorbito dal Cairo.
Agli occhi dei Greci Menfi sarebbe peraltro rimasta, con Babilonia, il modello della grande metropoli orientale.
La sfinge di alabastro trovata al di fuori del tempio di Ptah
II prestigio di Menfi deriva anche dal fatto che essa era la città del dio Ptah.
Gli Egizi la chiamavano col nome del suo santuario, "Hut-ka-Ptah", ed è appunto dalla trascrizione babilonese di tale nome che i Greci coniarono l'appellativo di "Aegyptos".
Per la sua aura di dio creatore, Ptah era considerato dal popolo il patrono degli artigiani. Nella teologia menfita era infatti conosciuto come il dio primordiale, che concepì il mondo con la sua intelligenza e lo creò con la parola. Dopo il mondo, egli fu anche creatore del kau (plurale di ka), elemento incorporeo della personalità individuale. gli dei generati da questa divinità non erano che ipostasi, ossia parti costituenti del suo essere.
Queste concezioni della teologia menfita sembrano prefigurazioni del neoplatonismo.
Occupata dagli Assiri, poi dai Persiani e infine dai Romani, mantenne il suo grande splendore fino al tardo Impero. Decadde con l'occupazione degli Arabi.
A breve distanza dal Cairo, in direzione sud, sulla riva sinistra del Nilo, il piccolo villaggio di Mitrahina ospita quel che resta delle vestigia dell'antica Menfi, disseminate in un vasto palmeto.
Gli autori greci attribuiscono a Menes, mitico creatore dell'Impero egizio 29 secoli prima di Cristo, la costruzione della fortezza del Muro Bianco, situata al confine tra Alto e Basso Egitto nei pressi dell'odierna Mitrahina, attorno alla quale in seguito si sviluppò un villaggio.
In realtà, sembra che la fortezza sia stata fatta edificare da Agib, faraone della I dinastia, come baluardo a guardia delle città del Delta da poco conquistate.
Scultura di Ramses II
Fin dai tempi più remoti, l'architettura civile nella valle del Nilo usava come materiale da costruzione il limo, trasformato in mattoni fatti seccare al sole. Per questo, anche palazzi e ricche dimore non duravano a lungo, sottoposti com'erano all'erosione naturale.
A tale riguardo, è inoltre importante precisare che i re dell'Antico Regno non avevano l'abitudine di stabilirsi in una città per farne definitivamente la loro capitale. Era perciò consuetudine, per i re dell'Antico Regno, farsi costruire in fretta un nuovo palazzo in un altro luogo, scelto in base a criteri di opportunità politica o di necessità economica, o anche soltanto per un personale mutamento del gusto del sovrano. Peraltro, le motivazioni all'origine degli spostamenti delle diverse capitali non sempre ci sono chiare: ignoriamo, per esempio, perché i faraoni della IV dinastia abbiano trasferito la loro capitale sull'altopiano di Giza.
Piramide a gradoni a Saqqara
I faraoni della V dinastia spostarono la loro capitale a sud, mentre quelli della VI dinastia la riportarono nella regione di Saqqara. Qui, Pepi I, sovrano della VI dinastia, si fece costruire la propria piramide e le diede il nome - ogni piramide ne aveva uno - di Menoffré (dal nome della dea che impersona Menfi e che significa "bellezza stabile"). Tale nome fu tradotto dai Greci in Memphis e divenne il nome della capitale.
Il colosso di Ramses II, scoperto in posizione distesa
Il colosso di Ramses II è intagliato in pietra silicea ed è alto 10,3 metri
La città perse la sua posizione preminente durante il periodo di anarchia che seguì la fine dell'Antico Regno, e durante il Medio Regno, quando la capitale fu spostata a Tebe. Nel corso del Nuovo Regno, Menfi fu sede della residenza del visir del Nord, ma fungeva anche da presidio per l'esercito destinato al controllo dei confini del Delta; era inoltre un porto importante di scambi commerciali con l'Asia e il Mediterraneo.
Questo ruolo internazionale caratterizzò la città fino alla fine dell'epoca greca, cioè fino all'inizio della nostra era, quando tale ruolo venne gradualmente assorbito dal Cairo.
Agli occhi dei Greci Menfi sarebbe peraltro rimasta, con Babilonia, il modello della grande metropoli orientale.
La sfinge di alabastro trovata al di fuori del tempio di Ptah
II prestigio di Menfi deriva anche dal fatto che essa era la città del dio Ptah.
Gli Egizi la chiamavano col nome del suo santuario, "Hut-ka-Ptah", ed è appunto dalla trascrizione babilonese di tale nome che i Greci coniarono l'appellativo di "Aegyptos".
Per la sua aura di dio creatore, Ptah era considerato dal popolo il patrono degli artigiani. Nella teologia menfita era infatti conosciuto come il dio primordiale, che concepì il mondo con la sua intelligenza e lo creò con la parola. Dopo il mondo, egli fu anche creatore del kau (plurale di ka), elemento incorporeo della personalità individuale. gli dei generati da questa divinità non erano che ipostasi, ossia parti costituenti del suo essere.
Queste concezioni della teologia menfita sembrano prefigurazioni del neoplatonismo.
CHI L'HA VISTO????? Il numero UNO ....LO SPREAD non passava giorno che non se ne parlasse CHE FINE HA FATTO????
Monti ammette :”Ho rovinato il Paese”. Ora ci dica tutta la verità sull’imbroglio dello spread
Monti ha finalmente ammesso, di fronte ad un’ineludibile evidenza, che la sua azione di governo ha consapevolmente portato l’Italia in recessione, aggiungendo che questo era necessario.
Sì, ma per chi? Sin dal suo insediamento a Palazzo Chigi noi, consci che non sono i sacrifici a far paura se c’è la percezione che servano effettivamente a rimettere il Paese in carreggiata, lo invitammo ad ignorare il falso problema dello spread, che dipende solo per il 20 % dal sistema-Italia e per il resto dall’euro e dall’Europa, per concentrarsi su misure per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, nonchè per l’ammodernamento dell’Italia culla di privilegi, di sprechi e di corruzione dilagante.
Ed invece no, il prof si è limitato solo ad inasprire le tasse esistenti ed a liberare una perfida, ancorchè fertile immaginazione, per inventare nuove tasse, oboli e balzelli, portando la pressione fiscale dal 43 al 56 % abbondante in meno di 10 mesi. Ed ora noi ci domandiamo che fine abbia fatto l’enorme gettito fiscale che tra manovre last-minute del governo esautorato e quelle varate da Monti supera i 130 miliardi.
Dove sono finiti questi soldi, visto che nel frattempo il debito è aumentato di quasi 5 punti di Pil, una settantina di miliardi, e che se non si inverte il trend anzichè ridursi continuerà a crescere al ritmo di 2700 € al secondo, ovvero 162mila euro al minuto, 9,7 milioni l’ora, 233 milioni al giorno, 85 miliardi l’anno, mentre l’economia va a rotoli ed a crescere sono solo la disoccupazione e l’incertezza per il futuro?
Il prof Monti ha inanellato una sequela interminabile di misure sbagliate o controproducenti rispetto all’esito sperato, alcune veramente inique ed assolutamente ingiustificate. Ha messo mano al sistema pensionistico da tutti definito il più equilibrato d’Europa con l’ingannevole motivazione che si assiste al progressivo allungamento della vita media dei lavoratori, come se il periodo di capacità lavorativa dei soggetti si allungasse di pari misura con la durata della vita.
Come prodotto abbiamo ottenuto un esercito di esodati, mantenere i quali nei prossimi 5 anni costerà alla collettività molto di più di quanto si possa risparmiare ritardandone il pensionamento, senza dire che di fatto s’è cancellata la pensione di vecchiaia per un paio di generazioni, mettendo insieme l’allungamento del periodo contributivo, con l’accertata impossibilità per i giovani di trovare un’occupazione durevole prima dei 30-35 anni.
Ha voluto introdurre l’Imu sulla prima casa e triplicarla per la seconda.
Risultato: ha distrutto il mercato immobiliare e quello degli affitti, creando uno stuolo di senzatetto e depauperando il relativo patrimonio nazionale di almeno un buon 20 % che corrisponde alla svalutazione degli immobili dovuta a questa iniziativa. Chi, come e quando ripagherà gli italiani di queste enormi perdite? Ha varato una riforma del lavoro per rendere più flessibile l’utilizzo delle risorse umane, ottenendo invece il risultato ignobile di rendere più difficile, se non impossibile, e per legge, la riconversione dei precari, i quali addirittura sono passati dal 60 all’80 % dei nuovi assunti, anzichè diminuire.
Invece di attrarre capitali ed investimenti ha fatto scappare dall’Italia investitori ed imprenditori e creato enormi difficoltà ad imprese e famiglie.
Ma lui è stato bravo a distogliere l’attenzione degli italiani dai problemi reali per concentrare la loro attenzione solo sullo spread, presentato come un totem, un feticcio da idolatrare ed al quale immolare “sacrifici umani” perchè se ne stesse buono e non sfogasse la sua collera su di noi ancor più di quanto non avesse già fatto. Supponiamo che quello che ha fatto Monti lo avesse fatto un qualsiasi altro premier, diciamo un D’Alema, un Berlusconi, un Prodi, un Amato, un Dini, alla guida di un governo di qualsivoglia colore politico, di destra, di sinistra, di coalizione.
Che gli avremmo detto a questo premier ed a questo governo se dopo dieci mesi avesse fatto crollare i consumi essenziali del 3,5 %, quelli durevoli del 10 %, avesse fatto crollare la produzione industriale del 10 %, avesse fatto aumentare la pressione fiscale del 30 %, avesse creato 500mila nuovi disoccupati e continuasse a crearne altri 1000 al giorno, avesse provocato la chiusura di decine di migliaia di imprese, stesse demolendo settori produttivi dove l’Italia è (era?) leader come quelli della cantieristica di lusso, della moda, dell’artigianato, avesse varato riforme oscene o velleitarie come quelle di Monti per il fisco, i tagli della spesa pubblica, del lavoro, senza nemmeno intaccare l’evasione fiscale, il lavoro in nero, i privilegi della Casta, le commistioni tra corruzione, clientele, politica e cosche mafiose, nè soprattutto aver mosso un dito o speso un euro a favore della ripresa, degli investimenti, dei consumi, del sostegno a famiglie ed imprese e che nemmeno riesce a farsi restituire due Marò sequestrati da quelli che proteggevano nell’ambito di una missione predisposta dalle Nazioni Unite?
Ora la domanda è : come è potuto accadere tutto questo senza che la stampa si sia indignata, che i sindacati abbiano fatto le barricate, la gente sia scesa a milioni per strada armata di forconi e badili? Semplice.
Monti è stato un abile illusionista, come quelli che mettono una ragazza nella scatola e sembra che la sezionino in tre parti prima di ricomporla, un evidente fenomeno di suggestione collettiva perchè altrimenti la protagonista non sopravviverebbe all’esperimento. Monti ha usato, con la connivenza del Quirinale, dei poteri forti, della stampa di regime, della sinistra sfascista che tanto peggio per noi tanto meglio per loro, delle banche, della massoneria bilderberghiana d’Europa, d’Asia e d’America “l’imbroglio dello spread” come arma di ricatto per imporci e farci accettare tutto quello che mai da nessun altro avremmo accettato, con l’aggravante che di lui c’era da fidarsi solo perchè tecnico e non politico. E’ stata la pistola dello spread puntata alla tempia ad indurre il Paese ad accettare enormi sacrifici purchè si ponesse termine a quella roulette russa che, ci veniva spiegato, avrebbe potuto condurci alla morte di un completo default finanziario.
Tutte bugie, tutte menzogne, a cominciare da quelle con le quali Monti ha esordito circa l’impossibilità di pagare stipendi e pensioni. Noi ci siamo insospettiti dopo due settimane dalla creazione del nuovo governo, quando Monti non ha neanche accennato alla più urgente e fondamentale, per noi italiani, delle riforme: quella del sistema bancario.
Noi ci permettemmo non di indicare al premier, un tale professore non ha bisogno delle nostre modeste indicazioni, ma semplicemente di segnalare quella delle banche come la riforma che da sola sarebbe stata capace se non di ridurre significativamente lo spread, perlomeno di sradicarne gli effetti nefasti sull’indebitamento nazionale e ridurne l’impatto sul sistema produttivo.
Le banche dovrebbero avere il ruolo di intermediari tra i risparmiatori ed il mercato finanziario a sostegno dello sviluppo del Paese, quello cioè per finanziare le imprese, le opere di interesse per la collettività, ma anche i consumi e le famiglie. Per metter insieme i capitali per svolgere il loro ruolo, le banche procedono alla raccolta del risparmio, dopodichè, se il sistema è sano, il plusvalore creato dagli interessi applicati su prestiti e finanziamenti andrebbero equamente distribuiti tra le banche stesse – a copertura dei costi di gestione e dei dividendi agli azionisti – e per remunerare i risparmiatori.
E’ evidente che in questo schema nessuna banca può mai fallire ed i risparmiatori sono tutelati, mentre l’economia cresce e con essa il benessere. Se però le banche si fanno ingolosire dalla prospettiva di facili guadagni tutti a favore dei propri avidi azionisti fregandosene dell’economia e del Paese, ecco che il risparmio raccolto viene indirizzato verso operazioni speculative, spesso troppo disinvolte e sempre molto rischiose che possono causare alle banche pesanti perdite con l’impossibilità di restituire quanto raccolto dai risparmiatori.
Per decenni se ne sono tutti fregati di questo andazzo, perchè lo schema era questo: ci teniamo le plusvalenze della speculazione quando va bene, ci mettiamo a piangere e ci facciamo ripianare le perdite dallo Stato con il ricatto del fallimento, dei posti di lavoro persi, le scese in campo dei sindacati, quando va male.
Del resto non è che “banchieri e finanzieri” siano extraterrestri piovuti da chissà dove, ma è gente che ha parenti, conoscenze, amicizie, che crea lobbies, intrecci, connessioni con quelli che contano nella società, nell’opinione pubblica, nei media, nella politica e si crea un sistema di connivenze difficile da scoperchiare e debellare, per cui si può sempre contare su un occhio di riguardo, sulla gratitudine di chi si è gratificato con sostegni nella politica, nella carriera professionale, o con altri strumenti di pressione o generose elargizioni.
Però, se poi succede che i titoli speculativi si incrocino e si affastellino a centinaia di miliardi senza più alcuna connessione con l’economia reale, e secondo le ultime valutazioni i derivati finanziari ammontano a circa 12 volte il valore della somma dei Pil di tutti i paesi del mondo messi insieme, si capisce bene che non c’è verso di poter fermare l’effetto domino che si scatena quando una banca fallisce perchè non è pagata da un’altra banca fallita che ha fallito perchè hanno fallito le sue banche debitrici, e così via. Cioè, quando avviene quello a cui abbiamo assistito dal 2007 ad oggi. Che fare? C’è solo un modo sicuro, rapido ed indolore per porre fine a questo terrificante fenomeno come potrebbe insegnarci un prof di Economia della Bocconi, cioè la suddivisione delle banche in due categorie: le banche d’affari, libere di speculare come pare e piace a loro, ma solo con i soldi degli azionisti, vietando loro cioè raccolta ed impiego del piccolo risparmio, e le banche commerciali, quelle cioè vocate alla raccolta di fondi dei risparmiatori da indirizzare solo verso impieghi produttivi, cioè a sostegno del consumo, delle famiglie, degli artigiani e delle imprese, senza nessuna possibilità di promozione di prodotti finanziari di qualsivoglia natura. E’ un concetto semplice, facile da implementare, una soluzione radicale e definitiva del problema dello spread, dei prodotti derivati infetti, e via cantando. Perchè Monti non ha fatto questa riforma, ma ne ha fatte altre a vantaggio del sistema bancario?
Perchè per le concentrazioni finanziarie è sicuramente molto più vantaggioso investire il proprio denaro con la copertura pubblica quando va male, piuttosto che rischiare di rimetterci le proprie penne quando gli investimenti sono fallimentari. Quando parlano di ricapitalizzazione delle banche, è questo che dicono, dateci i soldi per ricostituire il capitale intaccato o sgretolato dalle perdite da attività speculative. Dove sta il trilione di euro, mille miliardi, emessi all’inizio di quest’anno dalla Bce? Ci hanno sostenuto imprese e consumi? No, se li sono tenuti le banche, a cominciare da quelle italiane con 250 miliardi, per ricapitalizzarsi gratis, perchè all’1 % è gratis.
E quando la Bce, che già ne ha una quantità smisurata, continuando a comprare titoli infetti o svalutati si sarà completamente infettata per trilioni di euro, chi credete sarà chiamato a pagare il conto del risanamento del sistema bancario europeo per non essere declassati e far fallire l’intera Europa? Noi, i disoccupati, i lavoratori, i professionisti, i pensionati, i commercianti, i neonati, tutti noi. A che altro sarebbe servito se no Monti ed i suoi compari di merende della Ue? Però, a questo punto, ci aspettiamo che in un rigurgito di dignità almeno ammetta che quello dello spread era solo un imbroglio, uno squallido ed artificioso espediente per difendere i privilegi dei poteri forti, delle grandi concentrazioni finanziarie, delle banche, e che il salvataggio dell’Italia non c’entrava niente. Tanto Napolitano sta alla fine del suo mandato, ed è troppo anziano per sottoporlo ad un procedimento di impeachment per il golpe col quale ha esautorato un governo legittimo e maggioritario al Parlamento, mentre Monti ha tanti “amici” che lo proteggeranno ed impediranno che sia inviato sotto processo per i danni materiali, morali e le sofferenze causate al Paese. Per cui vedrete, cederà e quando sarà al sicuro e prima o poi ce lo dirà.
di Rosengarten Qelsi
Monti ha finalmente ammesso, di fronte ad un’ineludibile evidenza, che la sua azione di governo ha consapevolmente portato l’Italia in recessione, aggiungendo che questo era necessario.
Sì, ma per chi? Sin dal suo insediamento a Palazzo Chigi noi, consci che non sono i sacrifici a far paura se c’è la percezione che servano effettivamente a rimettere il Paese in carreggiata, lo invitammo ad ignorare il falso problema dello spread, che dipende solo per il 20 % dal sistema-Italia e per il resto dall’euro e dall’Europa, per concentrarsi su misure per il rilancio dell’economia e dell’occupazione, nonchè per l’ammodernamento dell’Italia culla di privilegi, di sprechi e di corruzione dilagante.
Ed invece no, il prof si è limitato solo ad inasprire le tasse esistenti ed a liberare una perfida, ancorchè fertile immaginazione, per inventare nuove tasse, oboli e balzelli, portando la pressione fiscale dal 43 al 56 % abbondante in meno di 10 mesi. Ed ora noi ci domandiamo che fine abbia fatto l’enorme gettito fiscale che tra manovre last-minute del governo esautorato e quelle varate da Monti supera i 130 miliardi.
Dove sono finiti questi soldi, visto che nel frattempo il debito è aumentato di quasi 5 punti di Pil, una settantina di miliardi, e che se non si inverte il trend anzichè ridursi continuerà a crescere al ritmo di 2700 € al secondo, ovvero 162mila euro al minuto, 9,7 milioni l’ora, 233 milioni al giorno, 85 miliardi l’anno, mentre l’economia va a rotoli ed a crescere sono solo la disoccupazione e l’incertezza per il futuro?
Il prof Monti ha inanellato una sequela interminabile di misure sbagliate o controproducenti rispetto all’esito sperato, alcune veramente inique ed assolutamente ingiustificate. Ha messo mano al sistema pensionistico da tutti definito il più equilibrato d’Europa con l’ingannevole motivazione che si assiste al progressivo allungamento della vita media dei lavoratori, come se il periodo di capacità lavorativa dei soggetti si allungasse di pari misura con la durata della vita.
Come prodotto abbiamo ottenuto un esercito di esodati, mantenere i quali nei prossimi 5 anni costerà alla collettività molto di più di quanto si possa risparmiare ritardandone il pensionamento, senza dire che di fatto s’è cancellata la pensione di vecchiaia per un paio di generazioni, mettendo insieme l’allungamento del periodo contributivo, con l’accertata impossibilità per i giovani di trovare un’occupazione durevole prima dei 30-35 anni.
Ha voluto introdurre l’Imu sulla prima casa e triplicarla per la seconda.
Risultato: ha distrutto il mercato immobiliare e quello degli affitti, creando uno stuolo di senzatetto e depauperando il relativo patrimonio nazionale di almeno un buon 20 % che corrisponde alla svalutazione degli immobili dovuta a questa iniziativa. Chi, come e quando ripagherà gli italiani di queste enormi perdite? Ha varato una riforma del lavoro per rendere più flessibile l’utilizzo delle risorse umane, ottenendo invece il risultato ignobile di rendere più difficile, se non impossibile, e per legge, la riconversione dei precari, i quali addirittura sono passati dal 60 all’80 % dei nuovi assunti, anzichè diminuire.
Invece di attrarre capitali ed investimenti ha fatto scappare dall’Italia investitori ed imprenditori e creato enormi difficoltà ad imprese e famiglie.
Ma lui è stato bravo a distogliere l’attenzione degli italiani dai problemi reali per concentrare la loro attenzione solo sullo spread, presentato come un totem, un feticcio da idolatrare ed al quale immolare “sacrifici umani” perchè se ne stesse buono e non sfogasse la sua collera su di noi ancor più di quanto non avesse già fatto. Supponiamo che quello che ha fatto Monti lo avesse fatto un qualsiasi altro premier, diciamo un D’Alema, un Berlusconi, un Prodi, un Amato, un Dini, alla guida di un governo di qualsivoglia colore politico, di destra, di sinistra, di coalizione.
Che gli avremmo detto a questo premier ed a questo governo se dopo dieci mesi avesse fatto crollare i consumi essenziali del 3,5 %, quelli durevoli del 10 %, avesse fatto crollare la produzione industriale del 10 %, avesse fatto aumentare la pressione fiscale del 30 %, avesse creato 500mila nuovi disoccupati e continuasse a crearne altri 1000 al giorno, avesse provocato la chiusura di decine di migliaia di imprese, stesse demolendo settori produttivi dove l’Italia è (era?) leader come quelli della cantieristica di lusso, della moda, dell’artigianato, avesse varato riforme oscene o velleitarie come quelle di Monti per il fisco, i tagli della spesa pubblica, del lavoro, senza nemmeno intaccare l’evasione fiscale, il lavoro in nero, i privilegi della Casta, le commistioni tra corruzione, clientele, politica e cosche mafiose, nè soprattutto aver mosso un dito o speso un euro a favore della ripresa, degli investimenti, dei consumi, del sostegno a famiglie ed imprese e che nemmeno riesce a farsi restituire due Marò sequestrati da quelli che proteggevano nell’ambito di una missione predisposta dalle Nazioni Unite?
Ora la domanda è : come è potuto accadere tutto questo senza che la stampa si sia indignata, che i sindacati abbiano fatto le barricate, la gente sia scesa a milioni per strada armata di forconi e badili? Semplice.
Monti è stato un abile illusionista, come quelli che mettono una ragazza nella scatola e sembra che la sezionino in tre parti prima di ricomporla, un evidente fenomeno di suggestione collettiva perchè altrimenti la protagonista non sopravviverebbe all’esperimento. Monti ha usato, con la connivenza del Quirinale, dei poteri forti, della stampa di regime, della sinistra sfascista che tanto peggio per noi tanto meglio per loro, delle banche, della massoneria bilderberghiana d’Europa, d’Asia e d’America “l’imbroglio dello spread” come arma di ricatto per imporci e farci accettare tutto quello che mai da nessun altro avremmo accettato, con l’aggravante che di lui c’era da fidarsi solo perchè tecnico e non politico. E’ stata la pistola dello spread puntata alla tempia ad indurre il Paese ad accettare enormi sacrifici purchè si ponesse termine a quella roulette russa che, ci veniva spiegato, avrebbe potuto condurci alla morte di un completo default finanziario.
Tutte bugie, tutte menzogne, a cominciare da quelle con le quali Monti ha esordito circa l’impossibilità di pagare stipendi e pensioni. Noi ci siamo insospettiti dopo due settimane dalla creazione del nuovo governo, quando Monti non ha neanche accennato alla più urgente e fondamentale, per noi italiani, delle riforme: quella del sistema bancario.
Noi ci permettemmo non di indicare al premier, un tale professore non ha bisogno delle nostre modeste indicazioni, ma semplicemente di segnalare quella delle banche come la riforma che da sola sarebbe stata capace se non di ridurre significativamente lo spread, perlomeno di sradicarne gli effetti nefasti sull’indebitamento nazionale e ridurne l’impatto sul sistema produttivo.
Le banche dovrebbero avere il ruolo di intermediari tra i risparmiatori ed il mercato finanziario a sostegno dello sviluppo del Paese, quello cioè per finanziare le imprese, le opere di interesse per la collettività, ma anche i consumi e le famiglie. Per metter insieme i capitali per svolgere il loro ruolo, le banche procedono alla raccolta del risparmio, dopodichè, se il sistema è sano, il plusvalore creato dagli interessi applicati su prestiti e finanziamenti andrebbero equamente distribuiti tra le banche stesse – a copertura dei costi di gestione e dei dividendi agli azionisti – e per remunerare i risparmiatori.
E’ evidente che in questo schema nessuna banca può mai fallire ed i risparmiatori sono tutelati, mentre l’economia cresce e con essa il benessere. Se però le banche si fanno ingolosire dalla prospettiva di facili guadagni tutti a favore dei propri avidi azionisti fregandosene dell’economia e del Paese, ecco che il risparmio raccolto viene indirizzato verso operazioni speculative, spesso troppo disinvolte e sempre molto rischiose che possono causare alle banche pesanti perdite con l’impossibilità di restituire quanto raccolto dai risparmiatori.
Per decenni se ne sono tutti fregati di questo andazzo, perchè lo schema era questo: ci teniamo le plusvalenze della speculazione quando va bene, ci mettiamo a piangere e ci facciamo ripianare le perdite dallo Stato con il ricatto del fallimento, dei posti di lavoro persi, le scese in campo dei sindacati, quando va male.
Del resto non è che “banchieri e finanzieri” siano extraterrestri piovuti da chissà dove, ma è gente che ha parenti, conoscenze, amicizie, che crea lobbies, intrecci, connessioni con quelli che contano nella società, nell’opinione pubblica, nei media, nella politica e si crea un sistema di connivenze difficile da scoperchiare e debellare, per cui si può sempre contare su un occhio di riguardo, sulla gratitudine di chi si è gratificato con sostegni nella politica, nella carriera professionale, o con altri strumenti di pressione o generose elargizioni.
Però, se poi succede che i titoli speculativi si incrocino e si affastellino a centinaia di miliardi senza più alcuna connessione con l’economia reale, e secondo le ultime valutazioni i derivati finanziari ammontano a circa 12 volte il valore della somma dei Pil di tutti i paesi del mondo messi insieme, si capisce bene che non c’è verso di poter fermare l’effetto domino che si scatena quando una banca fallisce perchè non è pagata da un’altra banca fallita che ha fallito perchè hanno fallito le sue banche debitrici, e così via. Cioè, quando avviene quello a cui abbiamo assistito dal 2007 ad oggi. Che fare? C’è solo un modo sicuro, rapido ed indolore per porre fine a questo terrificante fenomeno come potrebbe insegnarci un prof di Economia della Bocconi, cioè la suddivisione delle banche in due categorie: le banche d’affari, libere di speculare come pare e piace a loro, ma solo con i soldi degli azionisti, vietando loro cioè raccolta ed impiego del piccolo risparmio, e le banche commerciali, quelle cioè vocate alla raccolta di fondi dei risparmiatori da indirizzare solo verso impieghi produttivi, cioè a sostegno del consumo, delle famiglie, degli artigiani e delle imprese, senza nessuna possibilità di promozione di prodotti finanziari di qualsivoglia natura. E’ un concetto semplice, facile da implementare, una soluzione radicale e definitiva del problema dello spread, dei prodotti derivati infetti, e via cantando. Perchè Monti non ha fatto questa riforma, ma ne ha fatte altre a vantaggio del sistema bancario?
Perchè per le concentrazioni finanziarie è sicuramente molto più vantaggioso investire il proprio denaro con la copertura pubblica quando va male, piuttosto che rischiare di rimetterci le proprie penne quando gli investimenti sono fallimentari. Quando parlano di ricapitalizzazione delle banche, è questo che dicono, dateci i soldi per ricostituire il capitale intaccato o sgretolato dalle perdite da attività speculative. Dove sta il trilione di euro, mille miliardi, emessi all’inizio di quest’anno dalla Bce? Ci hanno sostenuto imprese e consumi? No, se li sono tenuti le banche, a cominciare da quelle italiane con 250 miliardi, per ricapitalizzarsi gratis, perchè all’1 % è gratis.
E quando la Bce, che già ne ha una quantità smisurata, continuando a comprare titoli infetti o svalutati si sarà completamente infettata per trilioni di euro, chi credete sarà chiamato a pagare il conto del risanamento del sistema bancario europeo per non essere declassati e far fallire l’intera Europa? Noi, i disoccupati, i lavoratori, i professionisti, i pensionati, i commercianti, i neonati, tutti noi. A che altro sarebbe servito se no Monti ed i suoi compari di merende della Ue? Però, a questo punto, ci aspettiamo che in un rigurgito di dignità almeno ammetta che quello dello spread era solo un imbroglio, uno squallido ed artificioso espediente per difendere i privilegi dei poteri forti, delle grandi concentrazioni finanziarie, delle banche, e che il salvataggio dell’Italia non c’entrava niente. Tanto Napolitano sta alla fine del suo mandato, ed è troppo anziano per sottoporlo ad un procedimento di impeachment per il golpe col quale ha esautorato un governo legittimo e maggioritario al Parlamento, mentre Monti ha tanti “amici” che lo proteggeranno ed impediranno che sia inviato sotto processo per i danni materiali, morali e le sofferenze causate al Paese. Per cui vedrete, cederà e quando sarà al sicuro e prima o poi ce lo dirà.
di Rosengarten Qelsi
L'alba
L'alba ha una sua misteriosa grandezza
che si compone d'un residuo di sogno
e d'un principio di pensiero.
Victor Hugo