martedì 18 giugno 2013

Menfi

Menfi (latino Memphis) era una città dell'antico Egitto, alla sinistra del Nilo, di cui rimangono le rovine 35 km a sud del Cairo. Esistente già nell'età preistorica come fortezza, e divenuta in seguito residenza di faraoni (III-VI dinastia), venne abbellita con sontuosi edifici. 
Occupata dagli Assiri, poi dai Persiani e infine dai Romani, mantenne il suo grande splendore fino al tardo Impero. Decadde con l'occupazione degli Arabi.

A breve distanza dal Cairo, in direzione sud, sulla riva sinistra del Nilo, il piccolo villaggio di Mitrahina ospita quel che resta delle vestigia dell'antica Menfi, disseminate in un vasto palmeto. 
 Gli autori greci attribuiscono a Menes, mitico creatore dell'Impero egizio 29 secoli prima di Cristo, la costruzione della fortezza del Muro Bianco, situata al confine tra Alto e Basso Egitto nei pressi dell'odierna Mitrahina, attorno alla quale in seguito si sviluppò un villaggio.
 In realtà, sembra che la fortezza sia stata fatta edificare da Agib, faraone della I dinastia, come baluardo a guardia delle città del Delta da poco conquistate.

Scultura di Ramses II 

 Fin dai tempi più remoti, l'architettura civile nella valle del Nilo usava come materiale da costruzione il limo, trasformato in mattoni fatti seccare al sole. Per questo, anche palazzi e ricche dimore non duravano a lungo, sottoposti com'erano all'erosione naturale. 
A tale riguardo, è inoltre importante precisare che i re dell'Antico Regno non avevano l'abitudine di stabilirsi in una città per farne definitivamente la loro capitale. Era perciò consuetudine, per i re dell'Antico Regno, farsi costruire in fretta un nuovo palazzo in un altro luogo, scelto in base a criteri di opportunità politica o di necessità economica, o anche soltanto per un personale mutamento del gusto del sovrano. Peraltro, le motivazioni all'origine degli spostamenti delle diverse capitali non sempre ci sono chiare: ignoriamo, per esempio, perché i faraoni della IV dinastia abbiano trasferito la loro capitale sull'altopiano di Giza.

Piramide a gradoni a Saqqara

 I faraoni della V dinastia spostarono la loro capitale a sud, mentre quelli della VI dinastia la riportarono nella regione di Saqqara. Qui, Pepi I, sovrano della VI dinastia, si fece costruire la propria piramide e le diede il nome - ogni piramide ne aveva uno - di Menoffré (dal nome della dea che impersona Menfi e che significa "bellezza stabile"). Tale nome fu tradotto dai Greci in Memphis e divenne il nome della capitale.
Il colosso di Ramses II, scoperto in posizione distesa
Il colosso di Ramses II è intagliato in pietra silicea ed è alto 10,3 metri

 La città perse la sua posizione preminente durante il periodo di anarchia che seguì la fine dell'Antico Regno, e durante il Medio Regno, quando la capitale fu spostata a Tebe. Nel corso del Nuovo Regno, Menfi fu sede della residenza del visir del Nord, ma fungeva anche da presidio per l'esercito destinato al controllo dei confini del Delta; era inoltre un porto importante di scambi commerciali con l'Asia e il Mediterraneo. 
Questo ruolo internazionale caratterizzò la città fino alla fine dell'epoca greca, cioè fino all'inizio della nostra era, quando tale ruolo venne gradualmente assorbito dal Cairo. 
 Agli occhi dei Greci Menfi sarebbe peraltro rimasta, con Babilonia, il modello della grande metropoli orientale.

La sfinge di alabastro trovata al di fuori del tempio di Ptah 

 II prestigio di Menfi deriva anche dal fatto che essa era la città del dio Ptah. 
Gli Egizi la chiamavano col nome del suo santuario, "Hut-ka-Ptah", ed è appunto dalla trascrizione babilonese di tale nome che i Greci coniarono l'appellativo di "Aegyptos". 
 Per la sua aura di dio creatore, Ptah era considerato dal popolo il patrono degli artigiani. Nella teologia menfita era infatti conosciuto come il dio primordiale, che concepì il mondo con la sua intelligenza e lo creò con la parola. Dopo il mondo, egli fu anche creatore del kau (plurale di ka), elemento incorporeo della personalità individuale. gli dei generati da questa divinità non erano che ipostasi, ossia parti costituenti del suo essere. 
Queste concezioni della teologia menfita sembrano prefigurazioni del neoplatonismo.

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