giovedì 14 febbraio 2013

Bellezze senza trucco

Melissa Satta 
Belen Rodriguez
Simona Ventura
Cameron Diaz

Cina, Luoyang. Scoperta una tomba con carri e cavalli di 3000 anni fa



Resti di cavalli e di carri sono stati rinvenuti in una tomba risalente alla dinastia cinese Zhou, antica di 3.000 anni.
Potrebbero aver pascolato nelle verdi praterie della zona in cui sono stati ritrovati circa 700 anni prima della nascita di Gesù Cristo, questi cavalli, e nessuno ha mai saputo della loro esistenza fino ad oggi. Gli archeologi, infatti, hanno dissotterrato i resti, vecchi di oltre tre millenni, di cavalli e di carri di legno in una tomba della dinastia Zhou a Luoyang, nella provincia di Henan, in Cina.
Una volta giunti alla conclusione, gli scavi hanno riportato alla luce quattro cavalli e altrettanti carri risalenti con tutta probabilità al 770 a.C., accompagnati da oggetti in bronzo e in ceramica molto ben conservati risalenti alla prima epoca della dinastia Zhou.
Nonostante sia un tumulo sepolcrale di dimensioni più ridotte rispetto al più celebre “Esercito di Terracotta” scoperto nel 1974 nel distretto di Lintong, questo ritrovamento ha il vantaggio di non essere mai stato ‘disturbato’ nei suoi millenni di sepoltura e quindi non sottoposto a danneggiamenti e ai furti da parte degli scavatori di tombe clandestini. Gli archeologi sono anche convinti che la tomba appartenga a qualche personaggio di rilievo vissuto nel corso della dinastia, in quanto le armi in metallo e gli oggetti in terracotta ritrovati sono di livello troppo elevato per una persona di rango sociale medio. Ma a parte per gli artefatti ritrovati, questa tomba risulta essere una scoperta particolarmente importante e stimolante per gli studiosi di archeologia in quanto permette di approfondire la conoscenza riguardo alle usanze sepolcrali del primo periodo della dinastia Zhou.

La tomba si estende principalmente in verticale, un’usanza molto comune in quel periodo, e per via dell’anzianità del sito il tradizionale sarcofago in legno e il corpo sono stati carbonizzati da lungo tempo. Tra tutti i ritrovamenti, quelli più importanti sono senza dubbio il set completo di carri e di cavalli, di tutte le forme e dimensioni.
Gli amanti degli animali possono tirare un sospiro di sollievo, sostengono gli archeologi, in quanto la posizione dei cavalli, sdraiati sul fianco, fa pensare che gli animali siano stati uccisi prima di essere sepolti, e non sono stati sepolti vivi.

Al momento della morte di questo presunto personaggio di rilievo, la Cina stava sperimentando progetti di irrigazione su larga scala, e il sistema di scrittura della nazione stava affrontando grandissimi passi avanti. Era anche l’epoca, quella del ritrovamento, in cui hanno vissuto i grandi filosofi cinesi Confucio, Mencio e Zhiangzi.
Tante delle tombe ritrovate nelle vicinanze contengono frammenti simili a quelli ritrovati a Luoyang, anche se la maggior parte dei resti sono stati purtroppo sottratti dai ladri.


II topiarius, e l'arte dei giardini

Gli antichi credevano in un mondo creato da entità soprannaturali.
L’uomo doveva trovare il suo posto in questo mondo, procreando, vivendo, uccidendo e morendo secondo le sue leggi.
Ma era anche chiamato a domare le forze selvagge esterne e interne, a diventare a sua volta un creatore. Nella mitologia antica, il mondo fu creato come un giardino.
Creazione e giardino, giardino e arte, erano collegati fin dall’inizio.
I giardini sono progettati non solo a fini produttivi, ma anche per soddisfare bisogni sociali ed estetici. Il Giardinaggio è l'epitome della creazione.
In quanto tale, affascina molti artisti contemporanei.
Il topiarius, che inizialmente era il pittore specializzato nel riprodurre paesaggi, divenne il giardiniere che si occupava del giardino ornamentale in grado di scolpire le piante come fossero pietre, in qualche caso firmando anche l' opera intagliando nelle piante il proprio nome o il nome del proprietario del giardino. Per circa 4 secoli, per tutto il periodo delle dominazioni, i romani coltivarono quest'arte estendendola in tutta l'Europa, servendosene e utilizzandola con la stessa fantasia mostrata, dopo di loro, dagli italiani nel 1400-1600 o dagli inglesi e olandesi nel 1600-1700, e dagli americani nel 1900. Che la fantasia sia l'unico limite ce lo conferma anche la storia del giardinaggio e dell'arte dei giardini; leggiamo infatti non solo di piante allevate nelle forme più disparate: geometriche come prismi, sfere, coni, piramidi, archi o combinazioni delle stesse, ma anche navi, templi, vasi, fontane, figure antropomorfiche, papi, angeli in preghiera, intere scene di battaglie o mitologiche con risultati a volte grotteschi o spettacolari come doveva essere il platano nel giardino di Caligola, i cui rami formavano palchi, gradini e una tavola che poteva ospitare 15 persone sedute a desinare.
Nel momento di maggior fulgore, in epoca romana, la possibilità di intagliare figure bizzarre rispondeva non più tanto a esigenze architettoniche o di disegno del giardino, ma alla voglia di stupire gli ospiti o i visitatori, arte in cui i romani divennero maestri




Anche i giapponesi usano moltissimo questa tecnica

Il Colosseo a colori



L’interno del Colosseo era colorato, con affreschi policromi che decoravano le sue gallerie, non solo quella di Commodo, la cosiddetta galleria imperiale. La straordinaria scoperta è avvenuta grazie ad un’equipe di restauratori nella galleria intermedia al terzo livello del Colosseo, a trenta metri d’altezza dal livello stradale, sul lato nord. Sessanta metri lineari che conservano ancora intatta – unici in tutto il monumento – l’originaria struttura architettonica, dalla volta al pavimento.
Il restauro, con 90mila euro, promosso dalla Soprintendenza ai beni archeologici di Roma, era dedicato alla copertura, pulitura e consolidamento delle pareti da cui sono riaffiorate le inaspettate tracce di intonaco rivestito di affreschi policromi oltre ad una serie di iscrizioni color rosso.

Sotto strati di graffiti e scritte, appare una fascia rossa di zoccolatura; pochi resti di decorazioni, probabilmente con foglie su fondo bianco; tracce di azzurrite, un pigmento utilizzato nella pittura antica e tali colori fanno pensare alla composizione di motivi vegetali e figure simboliche. Inoltre, sono state ritrovate decorazioni molto particolari, successive all’incendio del 217 d.C. Ci sono due falli, che forse avevano una funzione apotropaica: servivano per scacciare la cattiva sorte.

Relazioni

Tutti noi siamo sempre in relazione dal momento in cui entriamo in questo mondo, al momento in cui ce ne andiamo.
Le tipologie dei rapporti sono varie ma le regole cambiano solo in apparenza,sia che la relazione sia con un familiare,un amico o un partner.
Il cervello per funzionare ha bisogno di rapportarsi con un'altra entità e scambiare emozioni.
Tuttavia ci sono delle relazioni affettive/amorose che terminano a seguito di una crisi.
Una 'relazione' è sempre qualcosa tra due persone.
Non può esistere una relazione a 3,poichè non si può relazionarsi con più di una persona nello stesso momento.
Alla peggio, è possibile che la persona con cui state si stia relazionando ora con voi e ora con qualcun altro in alternanza.
A questo punto, il bisogno frustrato sarà quello di mancanza di attenzioni.
Se voi avete bisogno del 100% della presenza di un partner, quando costui si divide tra voi ed un'altra persona (un amico, la madre o persino un'altro partner), indubbiamente vi sentirete frustrati
E' interessante notare che alle persone non interessa veramente l'esclusività dell'altro, ma conta solo la qualità del tempo passata assieme.
Vi sono casi frequenti di persone pienamente soddisfatte del rapporto col proprio compagno, pur sapendo che aveva altre storie contemporaneamente. Ma poichè il tempo passato insieme era di buona qualità e le emozioni scambiate erano ottime, la cosa non pesava.
La gelosia non è dovuta al fatto che il vostro partner vada con altre persone, ma all'insoddisfazione del tempo che passate con lui.
Frustrazione da 'mancanza' = 'voglio di più e tu non mi dai abbastanza'. Dall'altra parte riscontriamo un'altra grande frustrazione, che è quella dell'eccessiva 'richiesta' = 'mi chiede così tanto che mi sento morire, non ho più niente per me.
Se una persona chiede sempre all'altro, è chiaro che lascia poco spazio al suo dare perchè per lui diventa una questione di sopravvivenza, a quel punto il rapporto è già compromesso salvo cambi di rotta.
Una relazione non va certo in crisi da un giorno all'altro, è sempre la conseguenza di qualcosa che non funzionava da lungo tempo.
Solo che inizialmente siamo tutti ben disposti verso l'altro, abbiamo pazienza e aspettative.
All'inizio abbiamo anche un livello di sopportazione maggiore che va riducendosi col tempo.
Quando questo livello si azzera, iniziano le crisi, perchè non si è più in grado di far fronte a tali problemi In queste circostanze c'è sempre un quadro molto preciso:
Uno che se ne vuole andare
E uno che è fermo al suo posto e cerca di trattenerlo.
Quando una coppia è in crisi, per ovvie ragioni significa che stanno cercando di affrontare un problema grave e se la crisi perdura a lungo, vuol dire che quel problema non sta venendo assolutamente affrontato ne risolto. La durata di una coppia in piena crisi, che non risolve il suo problema e ne lo risolverà, è solo grazie al grado di resistenza e sopportazione di entrambi.
Appena uno dei due non ce la farà più, quella coppia è finita.
La parte interessante è che nelle crisi, gli atteggiamenti di fronte al problema sono molto diversi.
Colui che chiede, si rintana dietro a giustificazioni e cerca di scaricare tutta la colpa sull'altro, perchè il suo obiettivo è solo 'chiedere', non sa dare perchè è ancora in attesa di ricevere l'amore genitoriale.
Tutti i suoi discorsi sono incentrati su di sè: io sto male, non lo capisci, se mi ammazzo è colpa tua, torna la persona che eri prima ecc...
Tutte queste richieste sono incentrate solo su se stesso e sono palesemente egoistiche, non ci si pone minimamente la domanda su come stia l'altro, se soffra o meno e su che cosa sia meglio per la sua vita.
Dall'altra parte invece, abbiamo una persona che si sente pressata dalle richieste inestinguibili del partner e non è in grado di fronteggiarle, si annulla totalmente.
Ma non è in grado di chiudere il circolo vizioso perchè a sua volta ha una ferita insanabile.
Alcuni restano in situazioni logoranti per anni, a causa della paura di restare da soli o per i sensi di colpa nei confronti dell'altro.
Se siete degli svalutati e qualcuno vi dice che non troverete mai nessun altro, avrete paura a lasciarlo.
Se avete paura dell'abbandono, avrete timore a restare da soli. Se siete vittime di un senso di colpa sfrenato, avrete il terrore a lasciare qualcuno che minaccia di farsi del male ecc...
Ad ogni paura corrisponde una perfetta strategia da parte dell'altro per farvi rimanere.
Ma qui di amore non c'è più traccia da un pezzo.
Non basta star male per dire che si ama, spesso si sta male per mancanze personali e basta, per quanto dolorose siano.
Quindi la persona che vuole andarsene lo fa principalmente perchè viene cacciata dall'altro, che gli rende la convivenza impossibile.
E nel momento che i suoi conflitti di abbandono e colpa vengono meno, la coppia si scioglie perchè non vi è più nessun impedimento o paura a tenerla insieme.
Per tentare di tenere insieme una coppia bisogna eliminare i fattori respingenti con umiltà e raziocinio parlare col partner approfondendo ma non rivangando il passato o dandogli colpe.
Ma innanzitutto fare un bell'esame di coscienza approfondito e leale con se stessi

Ragno Pavone, il ragno più bello del mondo.


Durante una passeggiata in Australia, l'entomologo Jurgen Otto si è imbattuto in un piccolo aracnide con cui non era mai entrato in contatto prima di allora. Era il ragno pavone australiano, chiamato anche Maratus volans o Peacock spiderche misura poco più di 4\5 millimetri, è in grado di fuggire via saltellando in modo irregolare e porta con sé un vero e proprio arcobaleno di colori, visibile quando solleva i lembi della parte posteriore del corpo nel rituale di accoppiamento.

"Quando sono arrivato a Sydney ero un po' annoiato, perché non c'era abbastanza da fotografare, ma ora non voglio vivere in nessun altro luogo. Penso che sia il ragno più bello del mondo", racconta l'entomologo, autore di magnifichi scatti del ragno più bello del mondo. Il Maratus volans, per attrarre le femmine, alza le sue "alette", così splendidamente colorate, come una sorta di ventaglio.

Lo fa sollevandosi su due zampe, è così che rivela le estensioni colorate, e vibrando mentre si sposta da un lato all'altro, nel tentativo di corteggiare la sua controparte femminile. Purtroppo, se la danza non impressiona la femmina, il maschio potrebbe finire per diventare la sua preda.

Anche se la paura dei ragni è la più comune fobia specifica in tutto il mondo, le foto di Jurgen Otto sono di certo un buon modo per riabilitare l'immagine di queste straordinarie creature.
Roberta Ragni 
Foto di Jurgen Otto

La bellezza nell'antichità

 In una necropoli vicino Chiusi, è stato ritrovato, miracolosamente intatto, un unguento etrusco. L'unguento si trovava nella sepoltura di una donna e risale alla seconda metà del II secolo a.C. La grande piastrella di terracotta che sigillava la tomba ha permesso agli studiosi di affermare che la donna era di nobili origini. E' stato ritrovato anche il suo nome, inciso in rosso porpora: Thana Presnti Plecunia Umranalisa, che ha confermato l'appartenenza della defunta ad una delle famiglie aristocratiche più importanti della Chiusi etrusca. Le ceneri della donna riposano in una piccola urna in travertino decorata con il volto di quella che dovrebbe essere la dea Cel Ati. Poco lontano gli archeologi hanno rinvenuto il beauty case decorato con ossa, avorio, stagno e bronzo, dove erano stati riposti gli oggetti personali di Thana: una coppia di anelli di bronzo, un paio di pinzette, due pettini ed un recipiente per unguenti di alabastro. All'analisi il preparato è risultato composto da olio di moringa (usato sia da Greci che Egizi), resina di pino e resina di lentisco. Visto che gli alberi di moringa si trovano solo in Sudan ed in Egitto, gli archeologi hanno concluso, anche tenendo conto che l'unguentarium in alabastro era di chiare origini egizie, che la preziosa crema profumata sia stata importata proprio dal paese del Nilo.

Il martello di ferro del Kingoodie


Fu trovato nel 1844 nella cava di Kingoodie in Scozia. David Brewster scoprì il reperto incorporato in un blocco di pietra risalente al  Mesozoico.
Nel 1985, il dottor A. W. Med del British Geological Survey ha dichiarato che il pezzo di pietra arenaria risale ad un periodo compreso tra i 360 e i 460 milioni di anni.
Il ferro normalmente reagisce con l'ossigeno in ambiente naturale in brevi periodi di tempo, quindi sembrerebbe impossibile che questo reperto di ferro non sia stato soggetto all'ossidazione naturale del ferro, ma è anche vero che la conformazione della roccia si è adeguata alla forma del martello quindi sicuramente il martello risale alla stessa epoca della Roccia.
Da dove è venuto fuori questo martello?
possiamo soltanto fare delle ipotesi: 
1) Una civiltà remota conosceva già delle tecniche tali da permettere di costruire un utensile come un martello
2) Un viaggiatore del tempo per errore ha lasciato un martello.
3) Una civiltà aliena in tempi remoti ha lasciato il martello. 

E pensare che queste sono solo una minima parte

E da allora l'Italia è stata sbocconcellata.....ora ci sono solo le briciole e fanno gola pure quelle

Raymond Peynet

Nessun travestimento può nascondere l'amore 
dove esiste, nè fingerlo a lungo dove manca.
Francois de La Rochefoucauld

Le grotte più sorprendenti del mondo


Cascate pietrificate
Cascate gelate nella Eiskogelhöhle, in Austria: a 2.100 metri, è una grotta di ghiaccio, dove l’aria fredda resta “intrappolata” e l’acqua che si infiltra dà origine a spettacolari formazioni di ghiaccio.

Foto: © Max Wisshak


Cattedrale glaciale
Un tunnel in un ghiacciaio sulle Alpi di Berchtesgaden, in Germania. Grotte così sono scavate dall’acqua che scorre dentro o sotto di essi, e che viene dallo scioglimento in superficie; oppure si formano se sotto il ghiaccio ci sono vulcani o sorgenti calde.


Denti di ghiaccio
Una bocca di ghiaccio sembra divorare uno speleologo nella grotta di Eiskogelhöhle, in Austria.

Foto: © Max Wisshak


Una grotta… per fachiri
Un tappeto di delicati cristalli di gesso, lunghi fino a 20 cm: una delle insolite formazioni della grotta Lechuguilla (USA), lunga 196 km (una delle più lunghe).
La grotta Krubera-Voronya, in Georgia, è invece la più profonda del mondo: scende per 2.190 metri, tra pozzi e passaggi sommersi.

Foto: © Max Wisshak






Palazzo dei Papi di Avignone


Nel XIII secolo Roma era in preda a continue sommosse, dilaniata da lotte intestine. Per sfuggire ai conflitti, Clemente V, papa francese eletto nel 1305 grazie all’appoggio del re di Francia Filippo il Bello, decise di trasferire la sede pontificia ad Avignone, città vassalla della Santa Sede, lontana dai conflitti sociali di Roma e isolata dalle pressioni esterne.




Il soggiorno dei pontefici ad Avignone, che Clemente V aveva ritenuto una soluzione provvisoria, durò in realtà più di cent’anni. Sette pontefici (dopo Clemente: Giovanni XXII, Benedetto XII, Clemente VI, Innocenzo VI, Urbano V e Gregorio XI) si succedettero nella cittadina francese, durante la cosiddetta “cattività avignonese” (1309 – 1377), fino a quando, Gregorio XI decise di riportare la sede papale a Roma. Ma dopo il Grande Scisma d’Occidente del 1378, provocato dall’elezione di due papi antagonisti da parte dello stesso collegio di cardinali, Avignone sarà la sede di due antipapi: Clemente VII, eletto con l’appoggio del re di Francia Carlo V in contrapposizione a Urbano VI, e Benedetto XIII. Quest’ultimo lascerà il palazzo nel 1403. Il Concilio di Costanza (1414 – 1418) pose fine allo scisma con l’elezione di Martino V nel 1417.


Giovanni XXII, il secondo papa eletto ad Avignone, insediò definitivamente la curia nella città e, a partire dal 1323, trasformò l’antico palazzo vescovile per farne una degna residenza pontificia. Nel 1334 il suo successore, il monaco cistercense Benedetto XII, affidò la costruzione di un palazzo fortificato all’architetto Pierre Poisson. All’interno del nucleo centrale fu edificata la Tour des Anges, dove il papa stabilì la sua residenza.
Via via l’antico palazzo vescovile lasciò il posto a un grande edificio destinato all’amministrazione della Chiesa. Le varie costruzioni, pesante e ammassate, furono alleggerite da finestre strettissime e vennero organizzate intorno a un cortile chiuso. Dotato a ogni estremità di alte torri, il Palais Vieux è simile a una fortezza, con le facciate ritmate da possenti contrafforti. Al suo rigore monacale si contrappongono il lusso e la magnificenza del Palais Neuf, la cui costruzione iniziò nel 1342. all’esterno, gli elementi difensivi diventano più rari, mentre all’interno abbondano volte a crociera, sculture, pregevoli affreschi e fini decorazioni. Tra le maestranze attive ad Avignone, vi è anche il pittore italiano Matteo Giovanetti, che affrescò, su incarico di Clemente VI, la Chapelle Saint Martial, la Chapelle Saint Jean e la sala della Grande Udienza.


I papi vollero ricreare così un ambiente altamente raffinato che accogliesse artisti e intellettuali. All’epoca di Clemente VI, alla metà del Trecento, Avignone era ormai l’indiscussa e prospera capitale del mondo cristiano d’Occidente, e il palazzo assomigliava assai più a una reggia che a una fortezza.
La città-stato di Avignone, con il circostante Venasino, restò per secoli proprietà della Santa Sede. Il palazzo divenne la residenza dei rappresentanti del pontefice, i legati, fino al 1791, quando i territori furono incorporati, plebiscitariamente, nel regno di Francia. Saccheggiato durante la Rivoluzione francese, il palazzo dei papi verrà poi utilizzato, fino al 1906, come caserma. Oggi, proprietà della città, accoglie ogni anno, in estate, nel cortile d’Onore, il celebre  festival d’Avignon, ideato da Jean Vilar nel 1947.
Benché fosse una città francese, e gli italiani si lamentassero del trasferimento della sede papale da Roma, in realtà Avignone registrava una forte presenza italiana.
I mercanti che lavoravano con la curia, per esempio, in buona parte toscani (“lombardi” come si diceva allora), così come italiani erano molti degli impiegati, degli scrivani e soprattutto degli inttellettuali residenti presso la corte. Un nome tra tutti Francesco Petrarca, che in questa città conobbe la celebre Laura, cantata nei suoi sonetti.

Mecenate generoso e amante del lusso, Clemente VI, papa dal 1342 al 1352, si prodigò molto per garantire la prosperità di Avignone. Nel 1342, diede l’inizio alla costruzione del grandioso Palais Neuf. Ma nel 1348, quando la corte viveva ormai nella agiatezza, il terribile epidemia di peste diffusa in tutta l’Europa provocò, in pochi mesi, la morte della metà degli abitanti della città. Il papa offrì la protezione agli ebrei, accusati di essere responsabili del flagello, e si prodigò per aiutare gli appestati, purtroppo senza molta fortuna. La pestilenza, forse la peggiore che abbia colpito l’Europa, infuriò per mesi, falciando, secondo le ricerche di alcuni storici, circa la metà della popolazione del continente.


 Il palazzo dei Papi e le sue sale danno un’impressione di austerità e incutono un certo timore, restituendo perfettamente l’idea del potere assoluto del pontificato, anche se oggi resta poco del lussuoso arredamento dell’epoca.
L’edificio più alto del complesso è la Tour de la Campanela Torre della Campana, a nord-ovest, alta 50 metri.

Il Palais Veux (Palazzo vecchio) fu costruito tra il 1336 e il 1342 e concepito come fortezza e convento. Comprende un complesso di cappelle e di edifici per seguito e, nella Tour des Anges (torre degli Angeli), la camera del Papa, la più antica del palazzo, affrescata con delicati motivi floreali e uccelli, dipinti su fondo blu. Tra le atre stanze si ricorda la camera del Cervo, sulle cui pareti vi sono affreschi raffiguranti scene di caccia.
Il Palais Neuf (Palazzo nuovo), eretto tra il 1342 e il 1352, pur mantenendo l’impianto di fortezza riflette negli interni tutto il fasto e l’eleganza della corte.
Tra il Palais Veux e il Neuf si trova la Grande Chapelle, eretta in forme gotiche, a navata unica, sede delle celebrazioni solenni.
Tra gli altri edifici religiosi di Avignone, spicca la cattedrale di Notre Dame des Doms, esempio di stile romanico provenzale, a una navata con cupola centrale.