mercoledì 27 novembre 2013
Toxoplasmosi: non si farà mai chiarezza se i medici continueranno a non aggiornarsi
Disinformazione scientifica e incoraggiamento all’abbandono animale sono le accuse che l’Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani rivolge al programma “I Fatti Vostri” in onda su RAI 2, nel corso di una puntata in cui si è parlato di toxoplasmosi. L’Associazione chiede a RAI 2 una pubblica rettifica e che per il futuro a parlare di prevenzione veterinaria siano solo dei medici veterinari.
Venerdì mi ha telefonato la redazione de “I fatti vostri”. “Oh, meno male! – ho pensato – Vorranno parlare del mio attacco all’incresciosa panzana di Luciano Onder sulla toxoplasmosi!“. Invece no: volevano contattare il proprietario di Ares, l’amstaff protagonista della bella storia che abbiamo raccontato qualche giorno fa, per invitarlo in trasmissione
Allora l’argomento che più mi stava a cuore (con tutto il rispetto e la simpatia per Ares) l’ho sollevato io, chiedendo testualmente alla redattrice (col mio abituale fare molto soft, elegante e da vera signora): “Scusa, mi dici quand’è che rettificherete le puttanate che ha detto Onder sulla toxoplasmosi?”
Risposta vaghissima: “Ci stiamo lavorando”.
A questo punto mi è partito l’embolo e ho alzato pure la voce: “Ma state lavorando a COSA?!? Qui serve solo un bel “scusate, abbiamo toppato” rivolto a tutte le gestanti d’Italia: non mi pare che ci sia tanto da “lavorarci” sopra!”
La redattrice ha alzato le spalle (sì, lo so che non si vede per telefono: ma scommetto qualsiasi cifra sul fatto che le abbia alzate): “Ma dài, in fondo non ha detto niente di così sbagliato! Non è che abbia proprio invitato ad abbandonare gli animali!”
E io: “Ma non è questo il punto! Cioè, è anche questo… ma il vero problema è che ha detto una cosa assolutamente falsa!
Che poi sia stata anche allarmistica e che possa avere pessime conseguenze è tutto da stabilire: ma che sia FALSA è assolutamente certo!” La sua risposta è stata capace di paralizzarmi lingua e speranze… perché è stata la seguente: “Ma no che non è falsa… anche il mio ginecologo mi aveva detto le stesse cose!”. Pling, plong (questo è stato il rumore delle mie metaforiche palle cadute a terra).
Ho pur bofonchiato qualche spiegazione, ma mi sentivo esattamente come quando provo a parlare con gli animalisti talebani o con i cinofilosofi: ormai ero certa di parlare a un muro. Se una persona – e ancor più una donna, e ancor più una madre, vista la visione iperprotettiva che abbiamo della maternità in Italia – riceve un’informazione dal proprio medico, e se a questo medico ha concesso la sua piena fiducia, la sua parola diventa Verbo.
Le potrei portare mille, diecimila mila prove contrarie, le potrai sbattere l’evidenza sotto il naso, potrai citare chilometri di testi bibliografia che smentisce il suo dottore: lo scemo, ai suoi occhi, sarai comunque tu. Ed è anche comprensibile.
Capisco benissimo questo modo di sentire, anche perché ci sono appena passata: quando dai fiducia a qualcuno, quando di fidi di lui, ti si piazzano automaticamente due fettazze di prosciutto sugli occhi alte così. Sei disposto a credere a qualsiasi panzana ti racconti, anche quando le panzane sono realmente clamorose.
Se poi si tratta del tuo medico, credo che la cosa vada moltiplicata almeno per tre: un po’ perché a lui affidi la cosa più preziosa che hai, e cioè la tua salute (e figuriamoci quanto sarai disposta ad ammettere di averla messa nelle mani di un cretino!
Il tuo orgoglio prenderebbe una solenne legnata!); un po’ perché la medicina è ancora avvolta da un’aura di misticismo (sicuramente ed ampiamente voluta da chi la pratica) che fa apparire il “dottore” come un depositario di misteri inaccessibili ai comuni mortali. Insomma, tutti sono disposti a mettersi a criticare chiunque: tutti sarebbero prontissimi a diventare, domani mattina, architetti o economisti, politici e soprattutto allenatori della Nazionale.
Ma quando parla il medico, tutti zitti.
Per sollevare una velata critica bisogna proprio che ti abbia platealmente ammazzato la nonna: perché se te la ammazza un po’ meno platealmente, e si mette a fare supercazzole scientifiche per giustificare il suo operato, tu resti a bocca aperta, non ci capisci una mazza ma gli credi comunque.
Perché lui “è un Medico“. E infatti un sacco di medici (e anche di veterinari, ahimé) la fanno franca anche dopo aver commesso errori drammatici.
A tutto questo vogliamo aggiungere quella bella quintalata di credibilità indotta dall’”apparire in TV”? Perché, dài, non neghiamolo: per quanto possiamo sostenere che non ci fidiamo più, che stiamo stufi di essere presi in giro, che la TV è la più clamorosa contaballe della storia eccetera eccetera, la nostra prima reazione emotiva, quando sentiamo una notizia in TV, è quella di darle credito.
Quanta di questa spazzatura credete che sarebbe passata per buona, senza la TV?)
Se ci fate caso, i maggiori contestatori della TV (di Stato e non) proclamano tutti di “non guardarla”, e in alcuni casi addirittura di “non averla”. Il che significa, a mio avviso, che hanno talmente paura di cadere nella rete di mistificatori e affubulatori che non se la sentono di affrontarli, neppure per ridergli in faccia. Preferiscono l’evitamento totale.
Ma guardate che non è mica normale, eh. La TV trasmette anche cose assolutamente guardabili e pure interessanti (che so: film, telefilm, concerti, documentari…): chi se ne priva, evidentemente, si priva anche di un piacere, solo per evitare di sentir dire cosa come “mi hanno regalato una casa a mia insaputa”.
Il telespettatore fornito di intelligenza e spirito critico potrebbe anche prenderli come siparietti comici: invece no.
Ne ha paura. Ipnosi A me tutto questo ricorda l’obiezione che mi fece mia zia, quand’ero bambina e volevo assolutamente andare a vedere lo spettacolo di un ipnotizzatore, a quei tempi di gran voga: solo che i miei genitori erano fuori città e non avrebbero potuto portarmici.
Lei mi rispose con un perentorio “assolutamente NO! Non voglio mica che mi faccia fare la gallina sul palco” (come si diceva che fosse successo in uno precedente spettacolo, con una “cavia” presa dal pubblico).
Mia zia non aveva preso minimamente in considerazione il fatto che le “cavie” dovessero essere volontarie: l’aura di mistero che avvolgeva l’ipnotizzatore era stata sufficiente ad impaurirla e farle temere di poter “cadere in suo potere solo” per aver pagato il biglietto del suo spettacolo.
E questo credo sia anche il sentire di coloro che “ripudiano” la TV: proprio la paura di cadere in suo potere, anche se il dito che comanda il telecomando è il loro.
A questi punti, siamo arrivati… Ma torniamo al “caso Onder”, nel quale troviamo contemporaneamente:
a) un argomento medico, di cui nessuno sa nulla (tolti i pochi membri della “mistica setta segreta” che hanno una laurea in medicina umana o veterinaria);
b) un argomento sul quale non sempre i medici si sono tenuti aggiornati, tant’è che parecchi di loro – specie quelli più anziani – sono rimasti indietro di trent’anni;
c) un personaggio che la stragrande maggioranza degli italiani ritiene laureato in medicina (nel caso a qualcuno fosse ancora sfuggito: non lo è. Non è medico. E’ dottore, questo sì, ma in storia moderna) e come tale attendibile di default;
d) un personaggio reso noto da una lunghissima permanenza in TV – con tutti gli effetti collaterali visti sopra – che dà al Paese una nozione (pseudo) scientifica attraverso la TV, con tutte le aggravanti viste sopra.
E quella pirla di Valeria Rossi pretenderebbe forse di risultare più attendibile e più credibile di Sua Maestà Televisiva, il Dottor Luciano Onder? Forse a Puffolandia… ma in Italia proprio no.
Per fortuna non c’è solo Valeria Rossi, a sostenere che il dottor (in storia) Onder abbia detto cose assolutamente false.
Sono insorti praticamente tutti quelli a cui stanno a cuore gli animali, e in testa al gruppo ci sono i veterinari, che se non altro la preparazione scientifica ce l’hanno.
E’ insorta un’associazione nazionale, mica baubaumiciomicio (ops… ho usato un modo di dire televisivo, sorry!
Ma io non ho paura della TV, perché ho ancora sufficiente rispetto per il mio cervello pensante. Quindi, visto che tormentoni come “baubaumiciomicio” o “nipote di Mubarak” li trovo davvero divertenti, ne faccio uso senza alcun timore).
Mi fa specie che non siano insorti i ginecologi, gli unici forse che avrebbero potuto intaccare davvero la credibilità dell’onderesca panzana: forse a loro è sfuggita la trasmissione, o forse hanno preferito farsi (occhio alla battutona!) “i fatti loro”.
Sta di fatto che, al di là delle possibili conseguenze negative sui rapporti tra cani, gatti e umane gravide (non c’è solo l’abbandono in autostrada o in canile: per un animale domestico è un trauma anche “andare dalla sorella” evocata da Onder, e nonostante ciò che comunemente si crede i gatti sono ancor più sensibili dei cani alla separazione dalla propria famiglia, oltre che al cambiamento di ambiente), resta accertatissimo che Onder abbia sparato non una, ma DUE puttanate:
a) quella che coinvolge i cani, assolutamente NON portatori e NON in grado di contagiare proprio nessuno;
b) quella che i gatti vadano allontanati da casa.
Che quella sui cani sia una puttanata è cosa incontrovertibile, indiscutibile, incontestabile… e se volete vi cerco ancora qualche sinonimo, ma speso bastino questi: i cani NON – POS-SO-NO CON-TA-GIA-RE nessuno, perché anche nel caso in cui si ammalassero di toxoplasmosi (caso peraltro non molto comune) non rilasciano le oocisti nell’ambiente, né con le feci né in alcun altro modo.
Insomma, il cane è totalmente innocente.
Per quanto riguarda il gatto, invece, è vero che è un portatore, anzi l’unico possibile portatore per quanto riguarda la nostra civiltà, perché è l’unico animale domestico che libera le oocisti nell’ambiente.
In realtà possono farlo anche altri felini, ma difficilmente qualcuno si tiene in casa linci o puma, quindi diciamo che il gatto è l’unico che può venire a contatto con una donna gravida… e a questa evidenza scientifica, poveraccio, gli tocca proprio arrendersi.
Però ricordiamo (per l’ennesima volta) che:
a) per infettare qualcuno, il gatto deve essere ammalato;
b) per ammalarsi deve ingerire carne di piccoli mammiferi o di uccellini infetti.
Se ne deduce che i gatti che vivono in casa, che mangiano scatolette e che non vanno a caccia, non si ammalano praticamente MAI di toxoplasmosi e conseguentemente non possono infettare nessuno;
c) IMPORTANTE: il Toxoplasma gondii, il protozoo responsabile della malattia, è stato individuato nel 1908 (da un italiano, guarda caso): ci sono voluti poi alcuni anni per capire come si potesse trovare nell’ambiente, quali fossero le modalità di trasmissione eccetera eccetera.
Una volta accertato che veniva liberato con le feci del gatto (e di nessun altro animale domestico: questo si scoprì fin dall’inizio), ovviamente ci si preoccupò delle possibilità di contagio di donne incinte da parte dei nostri piccoli felini… e nei libri di ginecologia degli anni ’30 presumo che si consigliasse davvero alle gestanti di stare lontanissime dai gatti, perché ancora gli studi in materia non erano stati approfonditi.
Col progredire della scienza, però, si sono scoperte alcune nuove cosette, come per esempio:
1 – che le oocisti non possono infettare nessuno se non sono arrivate a maturazione, e per arrivarci necessitano di minimo 36-48 ore.
In altre parole: la cacca di gatto fresca non è pericolosa. Lo è soltanto quella vecchia di almeno due giorni… il che significa che basta cambiare quotidianamente la lettiera per evitare ogni rischio. Una cacca di gatto fresca potrebbe anche essere mangiata a colazione da una donna incinta senza causarle alcun problema (a parte il fatto che, se facesse questo tipo di colazione, qualche problemino forse ce l’avrebbe già di suo);
2 – che oltre alle oocisti sono pericolosi i trofozoiti o tachizoiti, che sono le forme presenti nella carne (cruda o poco cotta, perché la cottura li inattiva). Se ne è correttamente dedotto che per venire infettati dal gatto abbiamo due possibilità: mangiare cacca di gatto oppure mangiare carne di gatto cruda o poco cotta.
3 – purtroppo i tachizoiti, a differenza delle oocisti, si possono trovare nella carne di qualsiasi mammifero soggetto alla malattia: cani, gatti, umani, ma anche bovini o ovini.
Quindi mangiare qualsiasi tipo di carne cruda o poco cotta è un rischio. Escludendo (almeno spero) che le gestanti amino cibarsi di cani, gatti e umani crudi, restano gli erbivori, che invece mangiamo eccome… e che sono quelli più a rischio in assoluto, perché si cibano di erba e perché l’erba può essere facilmente contaminata dalle feci dei gatti.
Ovviamente anche l’erba che mangiamo direttamente NOI può essere contaminata: quindi, se mangiamo insalata non lavata, possiamo infettarci.
(Toh, vi metto anche un pochino di bibliografia, anche se l’elenco reale sarebbe infinito:
Green C.E. Toxoplasmosisi. In: Toxoplasmosis and neosporosis. Infectious diseases on the dog and cat.
(2006), Third edition, Elsevier Saunders. 80, 754-768 Dubay J.P., Lappin M.R. Lindsay D.S. in: toxoplasmosis and other intestinal infections in cats and dogs.
Veterinary Clinics of North America .
Small animal Practice.
Small Animal Parasites: biology and control. 2009, Elsevier Saunders. 32 (6), 1009-1027).
Conclusioni: A – “QUALSIASI LIBRO DI GINECOLOGIA” che non sia preistorico come quelli che evidentemente legge Onder (o che sostiene di aver letto, o che hanno letto i suoi autori) spiega chiaramente che le maggiori possibilità di contagio si hanno mangiando verdura non lavata o carne cruda/poco cotta.
Qualsiasi libro moderno di ginecologia dirà anche che bisogna prendere qualche accorgimento per quanto riguarda i gatti: ma nessuno dirà (almeno da trent’anni a questa parte) che i gatti vanno sbattuti fuori di casa.
Consiglieranno invece di pulire ogni giorno la lettiera (il che basterebbe già), di indossare i guanti quando si effettua questa operazione e di lavarsi le mani subito dopo.
Punto, fine, basta, stop. NON-SERVE-ALTRO. Per il resto basta evitare la carne cruda, l’insalata non lavata e l’abitudine di ravanare in giardino senza guanti (perché potrebbe averci fatto la cacca qualche gatto randagio… il che però può succedere anche se il nostro l’abbiamo rifilato alla sorella), evitando magari anche di ravanare a mani nude il terreno e poi di succhiarsi le dita come se avessimo gustato dei Fonzies (ma mi spiegate CHI, nella civiltà occidentale del 2013, farebbe qualcosa di così stupido, senza neppure bisogno di essere incinta?).
Tant’è che esiste una variabilità veramente imponente (dal 3% al 70%) di adulti positivi alla toxo nel mondo, e che questa variabilità è direttamente proporzionale al grado di civilizzazione: in Italia, anche se a volte risulta difficili considerarci “civili”, è molto, ma molto bassa. Ho trovato, per esempio, il dato relativo al Veneto, che parla dello 0,13 per 100.000 abitanti. Ricordiamo, infine, che in un adulto sano (o meglio, in un umano “già nato”, anche se bambino) la toxo decorre quasi sempre in modo totalmente asintomatico.
Solo in caso di difese immunitarie già compromesse possono manifestarsi sintomi comunque quasi mai preoccupanti, come febbriciattole o moderate anemie.
L’unico essere realmente ad alto rischio è il feto, che può presentare patologie gravi ai danni degli occhi e del cervello (anche se non esiste proprio un bambino affetto da toxo “senza cervello”, come ha allarmisticamente ventilato il solito Onder: che se continua così mi costringerà a cambiare il termine di “cugginate” – rubato ad Elio e le Storie tese – in “onderate”, quando si tratta di credenze medioevali, leggende metropolitane e, in generale, di stronzate). B – Dire, nel 2013, che per evitare il rischio di toxoplasmosi una gestante deve mandare fuori di casa il gatto (il cane non lo nomino neppure, anche se Onder l’ha fatto) equivale a dire che la tubercolosi è una malattia incurabile: certo, se si leggono i testi di medicina antecedenti la metà degli anni ’30 (epoca in cui vennero scoperti gli antibiotici), si troverà proprio questa definizione. Fortunatamente i medici moderni NON studiano su testi antecedenti gli anni ’30. Gli approfondimenti sulla toxoplasmosi sono un po’ più recenti, ma anche in questo caso medici, ginecologi e veterinari avrebbero il preciso DOVERE (non è un optional!) di tenersi aggiornati. Chi non lo fa non ha scusanti (neppure l’età avanzata lo è: se sei troppo vecchio per aggiornarti, vai in pensione e non continui a praticare una medicina obsoleta) è un incompetente e un incapace a cui si dovrebbe ritirare immediatamente l’autorizzazione ad esercitare la professione.
Sappiamo tutti benissimo che questo non accade mai (almeno in questo Paese, nel quale c’è gente che esercita per trent’anni senza neppure aver mai preso la laurea…): ma almeno la TV di Stato potrebbe evitare di mettere dei ciarlatani a condurre programmi scientifici.
Visto che invece lo fa… l’unica speranza è che qualcuno sia ancora in grado di tenere acceso il cervello, e di verificare – anche soltanto su Internet, se proprio non vuol comprarsi due libri – qualsiasi cosa venga detta in TV. Perché è purtroppo assodato, ormai, che la TV racconta balle, perfino sulla nostra salute: e adesso stiamo assodando anche che non è disposta a ritrattare neppure quando l’evidenza contraria gli viene sbattuta in faccia.
Sappiamoci regolare.
Scritta da Valeria Rossi | 25 novembre 2013 A seguito della trasmissione "I fatti vostri" del 19/11/2013 che dava informazioni FALSE
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