domenica 24 novembre 2013

Muramasa e Masamune: la leggenda delle due spade perfette


La storia giapponese è densa di mitologia, di leggenda e di ambizione. Lo dimostra il nutrito pantheon della religione nipponica e le superstizioni che accompagnano, ancora oggi, le tradizioni giapponesi. Ma il Giappone è anche terra di racconti, di guerrieri onorevoli e di storia straordinaria. 
Uno di questi racconti narra della competizione tra due fabbri leggendari di nome Muramasa e Masamune, differenti tanto nel carattere quanto nelle straordinarie spade che forgiavano. 
Le qualità delle loro lame erano impeccabili, capaci di tagliare quello che non poteva essere tagliato da altro acciaio, ma i loro scopi erano del tutto opposti: distruzione e morte il primo, perfezione e rispetto il secondo.
 L’eterna lotta tra lato oscuro e spiritualità.


Muramasa era un fabbro capace di costruire lame di altissima qualità. 
Quando pregò affinché le sue spade portassero «grande distruzione», le divinità le imbevvero con uno spirito assetato di sangue che, se non soddisfatto in battaglia, avrebbe portato all’omicidio o al suicidio del portatore.
 Da quel giorno furono innumerevoli le storia di guerrieri che, brandendo le sue spade, finirono per diventare pazzi o per essere uccisi. Al punto che le spade di Muramasa furono bandite attraverso un editto imperiale. L’editto fu promulgato dall’imperatore Tokugawa Ieyasu, che vide quasi la sua intera famiglia perire a causa delle lame maledette: sua moglie e i suoi figli adottivi furono giustiziati da quelle spade, il nonno fu ucciso dallo stesso Muramasa e Ieyasu stesso fu ferito da esse. 
Era chiaro, quindi, che la forgia di Muramasa rappresentava un pericolo. 
 C’è qualche verità nella leggenda? Ci furono davvero quelle morti dovute alle spade maledette? 
In questo caso, siamo sul confine tra il mito e la storia, e i racconti devono essere presi con le pinze. 
Le morti ci furono, ma al tempo del giappone feudale era già troppo per un guerriero sopravvivere oltre i 30-40 anni (soprattutto se ronin, cioè un vagabondo non legato a un signore). 
 Comunque sia, quando si parla di “Muramasa” non ci si riferisce a un solo fabbro, ma all’intera scuola di fabbri da lui fondata; ed è innegabile, quindi, che le spade da lui derivate furono la causa di tante «morti e distruzioni»
.

A differenza di Muramasa, il fabbro giapponese Masamune non fece alcuna preghiera agli dei, perché non ne aveva bisogno: era, infatti, un prete. Masamune (chiamato anche Goro Nyudo Masamune, cioè “sacerdote Goro Masamune”) viene in genere considerato il fondatore del Soshu, una particolare tradizione di forgiatura che aveva lo scopo di rendere le lame simili alle “stelle nel cielo notturno”. 

In questo caso non parliamo di mito, ma di storia. Sembra che una delle spade da lui costruite nel XIII secolo non sia mai stata ritrovata. 
E’ stata chiamata Honjo Masamune ed è stata passata di generazione in generazione fino alla Seconda Guerra Mondiale, quando se ne sono perse le tracce.
 Ormai è diventata una vera e propria leggenda che in molti sperano di recuperare ed è considerata uno dei Tesori Nazionali del Giappone, dal valore inestimabile.


La Honjo Masamune 

 Che fine può aver fatto la Honjo Masamune?
 Nel 1945 il generale MacArthur occupò il Giappone e una delle sue occupazioni fu distruggere le armi giapponesi, incluse le katane. La famiglia Tokugawa cedette 15 spade alla stazione di polizia di Tokyo, inclusa la “creatura” di Masamune, che entrarono a far parte della collezione del sergente americano Coldy Bimore (il cui nome non è confermato). 
Dopodiché della Honjo Masamune non ci furono più notizie.


La leggenda vuole che Masamune e Muramasa si sfidassero in una competizione per stabilire quali tra le loro armi fossero superiori.
 Si tratta di semplice folklore popolare, perché Muramasa nacque circa due secoli dopo, ma vale la pena di ricordarlo.
 I due fabbri decisero di appendere una delle loro spade sopra un fiume, con le lame immerse nella corrente. 
La spada di Muramasa, chiama Juuchi Fuyu («10mila inverni»), era indistruttibile ed era capace di fendere qualsiasi cosa incontrasse lungo il cammino. Tranciò infatti pesci, rami e persino pietre.
 Il racconto spiega che tagliò una foglia in due semplicemente toccandola lungo il suo pigro vagare. 
 Masamune era di tutt’altro parere e decretò che la sua spada, la Yawaraka-Te («mano delicata»), non avrebbe mai tagliato niente di immeritevole, neppure il vento. Quando la sua spada passò vicino alle foglie disposte sul letto del fiume, la lama le evitò miracolosamente, lasciandole completamente intatte. 
 Virtualmente non ci furono veri vincitori, ma sembra che un monaco di passaggio apprezzò maggiormente la spada di Masumune, perché non tagliava impunemente qualsiasi cosa le passasse accanto, come invece faceva la lama dai Muramasa.

Fonte: diggita.it

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