lunedì 25 novembre 2013

Creature dal lago salato di Natron. Le fotografie di Nick Brandt.

Vengono da un’apocalisse immobile, da un’astenia calcinata, dal Lago d’Averno. Cadono dall’acqua ferma, da una piaga fossile, dall’anello mancante tra Darwin e Swankmajer. 
Evocano ritorni fragili, sogni prosciugati, gargoyles ancestrali, memento mori attraverso lo specchio. 
Sono le creature che popolano Across the Ravaged Land, l’ultima opera di Nick Brandt, artista che documenta da anni l’Africa Orientale attraverso la fotografia e l’audiovisivo. 
 Across the Ravaged Land è un libro (e una mostra) incentrato sugli animali a rischio di estinzione e sulla loro tragica bellezza.

Molte foto sono dedicate al Lago Natron – nella Tanzania settentrionale – uno specchio d’acqua rossa (resa tale dal colore dei batteri) e un habitat insidioso: l’alta percentuale di sali rende l’acqua caustica e imbevibile, mentre i particolari riflessi disorientano i volatili contribuendo a farli cadere nel lago.
 Percorrendo la riva è quindi facile imbattersi nelle carcasse di uccelli e di altri animali, disseccate e calcificate dal carbonato di sodio.
 Brandt ha subìto la fascinazione di questi corpi “mummificati”, raccogliendoli, mettendoli accuratamente in posa nell’ambiente circostante, e immortalandoli in un bianco e nero straniante: una galleria di ritratti macabri, misterici e densi, sospesi nel tempo e nello spazio.
 Un dono sinistro di seconda vita, trattenuta nello sguardo.



Il Lago Natron, in Tanzania, è un lago salino di bassa profondità, la cui concentrazione di sodio è tale da rendere l’acqua viscosa al tocco: non solo, attira colonie di cianobatteri responsabili per la caratteristica colorazione rossa-arancione delle sue acque.
Il lago prende il suo nome dal natron, il carbonato idrato di sodio, un sale minerale che nell’antico Egitto veniva utilizzato proprio per imbalsamare le mummie. Gli egiziani lo raccoglievano dal letto dei laghi alcalini ormai secchi, e lo utilizzavano per le sue proprietà prosciuganti ed antibatteriche: se immergete un corpo nel natron, esso ne risucchierà tutti i liquidi e, contemporaneamente, i microorganismi responsabili della decomposizione saranno mantenuti a distanza.


Gli uccelli ritratti nelle foto non sono morti così, sono stati messi in posa. 
Dovrebbe essere superfluo specificare una cosa tanto ovvia, ma molti sembrano aver frainteso il lavoro del fotografo Nick Brandt e hanno immaginato che il Lago Natron sia un qualche tipo di trappola mortale per qualsiasi animale vi si avvicini.
 In realtà gli animali morti  sono caduti nelle acque del lago e sono stati preservati per diversi mesi dai sali che esse contengono. 
Brandt li ha presi e posizionati per ottenere esattamente l’effetto voluto.



La cosa forse più interessante della nicchia ambientale del Lago Natron è che, nonostante esso sia piuttosto inospitale per la maggior parte delle forme di vita, non è affatto disabitato: sulle rive, infatti, dove sorgenti minerali calde moderano la salinità dell’acqua, proliferano alcuni tipi di alghe; queste alghe sono un cibo particolarmente ricercato da una specie di tilapia – un pesce tropicale – che vive nei pressi delle sorgenti, e dai fenicotteri.


A dispetto di quello che suggeriscono le fotografie, il Lago Natron è uno dei luoghi di nidificazione principali per i fenicotteri. Questi ultimi non soltanto riescono a filtrare, con il becco, le alghe dall’acqua salata, ma addirittura sfruttano a loro vantaggio l’ambiente poco confortevole: costruiscono i loro nidi fangosi vicini alla riva, in modo che la poca acqua che li circonda (viscosa, imbevibile, dall’odore nauseabondo) costituisca un efficace deterrente per i predatori. 

Fonti : http://bizzarrobazar.com 

http://hubblog.it/

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