mercoledì 20 novembre 2013

Alluvione in Sardegna, un dramma previsto e prevedibile

Una domanda sorge spontanea a chi è dotato di cervello (anche poco poco): 
Cosa costano gli interventi d'emergenza come questi?
Non sarebbe meglio utilizzare quei soldi per mettere in sicurezza i territori italiani prima che queste cose accadano?.
Credo che si spenderebbe meno, si produrrebbe lavoro, la spesa sarebbe diluita nel tempo, si eviterebbe di pagare i danni subiti dai cittadini, sopratutto........SI EVITEREBBERO PREZIOSE VITE UMANE.
Possibile che questo ragionamento lo faccio io  "normodotata" e non i "cervelloni superdotati" pagati saporitamente da noi per pensare e  SOPRATUTTO PER AGIRE?

In Sardegna, sono 306 i comuni a rischio di dissesto idrogeologico, vale a dire che rischiano veri e propri disastri sul proprio territorio legati a frane, smottamenti e altri fenomeni di questi tipo
Inoltre 6000 scuole non sono sicure



Ciò corrisponde all’81% dei centri abitati dell’isola.
Intanto in Corsica, attraversata dalla stessa violenta perturbazione, non è successo nulla.
Nella home page del principale quotidiano cors, Corse Matin, la notizia del giorno (19/11) è l'alluvione in Sardegna.
È quanto scaturisce da un studio ormai non più recentissimo del Consiglio dell’Ordine dei Geologi della Sardegna, in particolare con una dichiarazione del suo presidente, il nuorese Davide Boneddu. Diceva il comunicato ” l’attuazione di scrupolose politiche di difesa del suolo e delle opere di mitigazione, deve divenire prioritaria e supportata da risorse economiche certe, sulle quali basare una adeguata pianificazione e programmazione”.
Insomma, un vero e proprio appello, quello di Boneddu, perché “in una fase di profonda crisi” come quella attuale gli interventi di prevenzione e monitoraggio sul territorio prevalalgano su quelli d’emergenza, visto che potrebbero generare “un enorme volano per la ripresa economica, oltre che una valida politica di riconversione del nostro tessuto industriale”.
Centinaia di frane possono scivolare sugli abitati Il presidente dei Geologi sardi ricorda anche che nell’isola come altrove “talvolta i fenomeni di dissesto sono conseguenza, o comunque vengono intensificati, dalla mancata manutenzione dei corsi d’acqua, delle cunette stradali; dall’assenza di monitoraggio dello stato delle opere di difesa del suolo già realizzate sui versanti o più semplicemente dalla verifica di ispezione dei canali tombati all’interno dell’edificato”.
48% la percentuale di comuni italiani a rischio alluvione.
In Sardegna sono l’81%.
I geologi vogliono essere “un costante riferimento per Società civile, Amministrazioni ed Enti Locali al fine di produrre un fattivo e costruttivo supporto nell’affrontare le tematiche inerenti la prevenzione dei rischi, anche in supporto alla Protezione Civile Regionale, la sicurezza dei cittadini e la tutela dell’ambiente”.
In effetti se si va a consultare l’Iffi (Inventario dei fenomeni franosi in Italia), vero e proprio censimento di questa tipologia di dissesto, elaborato nel corso degli anni dall’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), si scopre che in Sardegna sono state censite 1.523 frane, di cui 409 nella provincia di Cagliari, 631 nella provincia di Nuoro, 70 nell’oristanese e 413 nell’area intorno a Sassari.
Di queste, il 34,51% consiste di frane attive, il 45,90% sono in stato di quiescenza, cioè “a riposo” ma possono potenzialmente tornare a creare problemi, le altre sono stabilizzate”.
I danni segnalati sono soprattutto a strade, in 454 casi, terreni agricoli in 115 occasioni, centri abitati per 98 volte, beni culturali in 47 casi e ferrovie in 37 circostanze.
L’area totale in frana è pari, nell’isola, a 187,67 chilometri quadrati.

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