lunedì 9 settembre 2013

Ilion (Troia)


Antica città dell'Asia Minore sulla collinetta di Hisarlik, a pochi chilometri dal Mar Egeo, fondata, secondo la leggenda, da Ilio (per cui fu detta anche Ilio).
 Capitale della Troade, munita di possenti fortificazioni da Apollo e da Posidone, Troia, che controllava lo stretto dei Dardanelli e il commercio dei metalli tra l'Egeo, il Mar Nero e la zona danubiana, fu assediata per circa nove anni da un esercito greco in guerra contro la città asiatica per vendicare l'oltraggio (il ratto di Elena) subito dal re di Sparta da parte di Paride, figlio del re di Troia.
 Il mitico conflitto, cantato dal poeta Omero nell'Iliade, si conclude con la caduta della città. 
La Troia omerica uscì dal limbo della leggenda per una serie di rilevamenti archeologici per i quali è stato possibile identificare con relativa certezza l'esistenza della città descritta nell'Iliade. D'altra parte la guerra scoppiata tra i popoli greci e i Troiani è storicamente accettata. Ne fu motivo il tentativo greco di espandersi verso il Ponto Eusino ed è presumibile che l'evento svoltosi tra il sec. XIII e il XII a. C. sia stato mitizzato a emblematizzare lo scontro "classico" tra civiltà greca e civiltà asiatica. 
Risorta nel sec. VIII, Troia ebbe speciali cure da parte dei Romani che la consideravano culla della gens Julia


A onor del vero, le rovine della città che causò il tormento esistenziale di Heinrich Schliemann, il mercante tedesco che s'improvvisò archeologo e riportò alla luce i sette strati della città per secoli favoleggiata, sono per molti turisti un po' deludenti. 
Si arriva alle rovine di Troia, con emozione, aspettando di vedere i luoghi eroici dove combatterono per dieci anni Achille ed Ettore, Agamennone e Menelao, a causa dei begli occhi e dei capricci di Elena. 
 Confesso che potei a stento dominare la mia commozione, quando vidi dinanzi a me l'immensa pianura di Troia, la cui immagine era già apparsa ai sogni della mia prima fanciullezza , così scriveva Schliemann, ex garzone ed ex commerciante, che lasciò tutto per seguire un sogno, con il solo aiuto di un libro: l'Iliade
.

È vero, non è rimasto granché a Troia, ma questo è il suo fascino: come Schliemann, ognuno può sognare e fantasticare sulla propria città omerica. 
Situata tra due piccoli fiumi, giunti quasi alla loro foce, lo Scamandro e il Simeto, la collina di Issarlik ricopre le molteplici stratificazioni della città e guarda quel mare che, ai tempi di Omero, era molto più vicino.
 Si entra nel cuore di Troia superando bastioni formati da imponenti blocchi di pietra ben squadrati e sovrapposti: ciò che resta delle sue mura inespugnabili. 
La Porta Orientale introduce il visitatore in un intrico di fondamenta di abitazioni e depositi; da un sopralzo si scruta il mare dal quale i Troiani, in un giorno lontanissimo, videro le vele minacciose della navi greche avanzare verso la riva. Pietre sparse qua e là è tutto ciò che resta del tempio dorico di Atena Ilia. 
Si dice che lo stato così rovinoso del tempio sia da attribuire a terremoti ed eserciti distruttori, ma anche alla ricerca estenuante di Schliemann, che s'incaponì nel cercare il mitico tesoro di Priamo proprio in questo luogo. E procedette con metodi che farebbero raccapricciare gli archeologi di oggi, trovando infine, nel 1873, una straordinaria serie di monili d'oro battezzati gioielli di Elena, con i quali agghindò la giovane moglie e la ritrasse.


Comunque sia andata, a Schliemann, oltre alle critiche per i metodi operativi, va riconosciuto il merito di aver dato una plausibile localizzazione al sogno romantico di tanti archeologi, di tanti studiosi di storia antica o semplicemente di tanti lettori innamorati dell'Iliade

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