martedì 3 settembre 2013

Il pozzo indiano di Chand Baori


Costruito intorno al VII secolo d.c, anche se alcune fonti lo datano al IX, è situato di fronte al tempio di Harshat Mata.
 Il pozzo è formato da 3500 gradini divisi per scalinate che scendono per oltre 13 piani. Si spinge per circa 100 metri sotto al livello del terreno, il che lo rende il più ampio e profondo pozzo a gradini dell’India. 
Si tratta di un bacino in cui l’acqua può essere raggiunta scendendo attraverso una serie di passaggi. Questi tipi di pozzo si trovano in India occidentale, ma anche nelle regioni aride del Pakistan. 
Ciò che lo distingue dai serbatoi d’acqua, è che il pozzo a gradini rende più facile raggiungere la falda acquifera. Essi sono più semplici per il mantenimento e la gestione operativa, e nell’antichità servivano anche per altri scopi, ad esempio come luoghi dove ristorarsi dalla calura, di aggregazione sociale e teatro di cerimonie religiose.


Il pozzo prende il nome dal suo costruttore, il re Chand di Abhaneri e dalla parola “baori”, termine utilizzato nell’India occidentale per indicare costruzioni di questo tipo. 
Il livello dell’acqua era legato al periodo dell’anno. Nei momenti di siccità era ovviamente più basso, mentre negli altri periodi bisognava scendere meno scalini.
 Chand Baori è a ragione considerato uno dei più mirabili esempi di architettura del passato, e la leggenda legata alla sua costruzione vuole che il pozzo sia stato costruito in una sola notte dagli spiriti. Di fronte ai gradini si trova il tempio di Harshat Mata risalente al VII secolo, lo stesso periodo della scalinata.
 L’acqua era necessaria per le abluzioni rituali che dovevano essere eseguite dai fedeli prima di recarsi al tempio e quindi la storia di queste due costruzioni è necessariamente legata. 
Non è facile per un europeo trovare un approccio all’architettura indiana, soprattutto se cerchiamo riferimenti con l’architettura contemporanea occidentale. Concetti a noi noti come peso, arco e sostegno non sono traducibili in un codice architettonico indiano. Dobbiamo pensare invece ad un rigoroso reticolo di forme geometriche basate principalmente su triangolo e quadrato. Spiritualità, ingegneria e tradizione hanno permesso alla cultura indiana di raggiungere vette altissime per complessità e raffinatezza. E ne sono esempio proprio questi pozzi a gradoni disseminati in tutta l’India.
 Ciò che colpisce a Chand Baori è la modularità quasi ipnotica delle pareti. È ingegno per la sopravvivenza allo stato puro, poiché per secoli questi pozzi hanno garantito l’approvvigionamento idrico in uno dei paesi dalle riserve d’acqua più esigue. 
Nell’antichità, in Rajasthan, si cominciarono a scavare giganteschi pozzi per sfruttare le violente, ma brevi piogge monsoniche che si alternavano a lunghissimi mesi di siccità.


Questi pozzi venivano costruiti dal basso verso l’alto, lastricati con enormi blocchi di pietra e dotati di versanti di scalinate che permettevano di raggiungere l’acqua a qualsiasi livello si trovasse. La tecnica di depurazione delle acque piovane era raffinata: l’acqua cadendo all’interno del pozzo filtrava attraverso il limo finissimo, fino a raggiungere il fondo ricoperto di argilla, per essere poi disponibile nella stagione secca. 
Per millenni questi sistemi hanno aiutato intere popolazioni a lottare contro la siccità. Oggi molti pozzi sono chiusi e sostituiti da un sistema tradizionale di acquedotti che non risolve l’emergenza acqua.
 Queste stupefacenti imprese ingegneristiche si sono spesso rivelate superiori rispetto ai moderni progetti idraulici che hanno visto l’India protagonista negli ultimi anni.

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