Elon Musk presenta Hyperloop, il supertreno a 1000 km/h


C’era grande attesa intorno al progetto supersegreto di Elon Musk, il miliardario inventore del sistema di pagamento PayPal, fondatore della compagnia di auto elettriche Tesla e della compagnia spaziale privata SpaceX.
 Accennato circa un anno fa, l’Hyperloop era stato definito un quinto sistema di trasporto dopo l’auto, l’aereo, il treno e la nave. Tra i quattro, si avvicina di più a un treno, anche se non avrà rotaie. La velocità supererà di gran lunga quella dei più veloci treni ad alta velocità, anche quelli a levitazione magnetica in fase di completamento in Giappone e Germania.
 Secondo le stime di Musk, potrà toccare e in alcuni casi superare i 1000 chilometri all’ora, collegando le due principali città della California, Los Angeles e San Francisco, distanti tra loro circa 600 chilometri, in appena mezz’ora.


I dettagli divulgativi del progetto sono stati ora resi disponibili sul sito di SpaceX. “Spero non ci siano molti errori”, ha scherzato Musk, imprenditore di origini sudafricane, americano d’adozione, che ha già stupito altre volte il mondo con le sue realizzazioni, tra cui la capsula Dragon, il primo veicolo spaziale privato a raggiungere la Stazione Spaziale Internazionale.
 L’idea nasce per superare il progetto di una linea ferroviaria ad alta velocità per collegare le due metropoli californiane, che costerebbe ben 70 miliardi di dollari. 
“Come può essere che la California, la sede della Silicon Valley e del JPL (il Jet Propulsion Laboratori della NASA, ndr) – che realizzano cose incredibili come indicizzare tutta la conoscenza del mondo e mandare rover su Marte – voglia costruire un treno che è al contempo il più costoso per miglia e uno dei più lenti del mondo?”, critica Musk sul sito. 
Hyperloop non solo supererà il più veloce dei treni, ma anche il più veloce degli aerei di linea, rendendo il sistema di trasporto pneumatico la soluzione più rapida ed economica per collegare grandi città.


Sistemi di trasporto pneumatici, basati cioè sull’estrazione dell’aria da un tubo dove viaggia il veicolo così da ridurre al minimo l’attrito e tenere alta la velocità, sono stati proposti per decenni. 
La differenza è che Elon Musk è il tipo di persona adatta a realizzarli. 
A suo dire, il sistema può funzionare in sotterranea o in superficie. Ma per evitare costi elevati di costruzione e allo stesso tempo non costringere lo stato a espropriare i terreni agricoli su cui dovrebbe passare la linea, l’idea è di costruire l’Hyperloop in sopraelevata, due grandi tubi sospesi sopra piloni alti circa 100 metri, dotati di avanzati sistemi antisismici per minimizzare i rischi non rari in California di terremoti distruttivi.


Il passeggero del futuro Hyperloop giungerà alla stazione di imbarco e potrà accomodarsi all’interno di un “pod” in metallo, una capsula fatta per ospitare dalle 2 alle 4 persone. 
Non ci sarà bisogno di prenotazione: si rispetta la fila e ci si imbarca sul primo pod disponibile, come in una funivia. Quindi, grazie a un motore a induzione, il pod assume velocità e inizia il viaggio all’interno del tunnel, dove l’aria ha un pressione pari a un millesimo di quella atmosferica. Una ventola posta davanti al pod risucchia l’aria restante immettendola nella capsula, per pressurizzarla, e pompandola poi sul retro, minimizzando ulteriormente l’attrito. Pannelli solari posti sul tetto dei tubi di viaggio dovrebbero fornire energia sufficiente per alimentare l’intero sistema.


Per quanto riguarda i costi, Elon Musk stima circa 7 miliardi di dollari, appena un decimo rispetto ai costi previsti per la linea ferroviaria ad alta velocità Los Angeles-San Francisco. Un’eventuale versione più grossa, in grado di ospitare vetture private (auto o camion) all’interno dei pod, costerebbe intorno ai 10 miliardi.
 Secondo i calcoli, questo sistema può essere ritenuto conveniente per collegare grandi metropoli a una distanza massima di 1500 km. Oltre questa distanza, le spese diventano non competitive rispetto a un aereo. E il costo del biglietto sarebbe davvero contenuto. Da buon imprenditore, Musk si sbilancia e sostiene che un futuro passeggero di Hyperloop potrebbe pagare circa 20 dollari.
 Ora si tratta di decidere il futuro del progetto. Elon Musk ha già fatto sapere di non potervi dedicare molto tempo nei prossimi mesi, essendo assorbito dalle attività della Tesla e di SpaceX, ma ha anche ammesso di essere “molto tentato” di costruire un prototipo che potrebbe essere operativo in due anni. Ciò potrebbe convincere il governo californiano a prendere in considerazione l’idea e ad appaltarla a SpaceX o a una futura compagnia ad-hoc.
 Una possibile linea per collegare le due metropoli è già stata disegnata e prende in considerazione tutti i problemi geografici e orografici lungo il percorso. 
Non mancano perplessità sull’impatto paesaggistico di una simile opera ingegneristica. Musk sostiene che potrebbe essere inaugurata entro il 2020. 
Staremo a vedere quale sarà il suo futuro. 

 Fonte:http://scienze.fanpage.it/

Anche da noi in Italia succede lo stesso verooooooo?????



Ci sono Paesi in cui i banchieri che hanno elaborato truffe per 8 miliardi di dollari vanno in prigione.
In quei Paesi i detenuti riservano loro lo stesso trattamento in genere destinato a pedofili e stupratori.
Quella che vedete in foto è la faccia del banchiere e miliardario Allen Stanford, dopo una ripassatina da parte della feccia con cui oggi, salutata la residenza di Antigua, condivide la cella in Texas.

La camera anecoica, il luogo più silenzioso del mondo


Se da una parte c’è chi cerca, anzi pretende, “volume”, dall’altra ci sarà sempre qualcuno che si avvia, invece, alla ricerca quasi introspettiva “del suono del silenzio”. 
Ebbene quest’ultimo ossimorico binomio è stato finalmente svelato dagli Orfiled laboratories; la società di Minneapolis è riuscita, infatti, a costruire la più avanzata camera anecoica al 99,99% fonoassorbente.
 Dal greco “priva di eco”, la camera anecoica è una delle invenzioni umane che più si avvicina al fantascientifico. Grazie alle componenti di cui è caratterizzata, forma, dimensioni e materiali (essenzialmente fonoassorbenti e fono isolanti), al suo interno è davvero impossibile... sentire volare una mosca!


I suoi scopi e le sue funzioni sono molteplici ed essenzialmente riguardano l’ambito scientifico – industriale.
 Tra questi, sono menzionabili, la capacità di misurare livelli di rumore minimi, altrimenti difficilmente calcolabili, e la capacità di prevenire rumori ed interferenze provenienti da elettrodomestici, orologi, automobili, o da qualunque altro tipo di prodotto immettibile sul mercato, che potrebbero provocare inquinamento acustico o superare i decibel massimi stabiliti dalla legge.


Si è rivelata, inoltre, strumento fondamentale per compiere ricerche cliniche sulla sordità e addirittura e per sottoporre a test gli astronauti della Nasa.
 Ma le sue applicazioni non si limitano solo a questo: chi meglio di un musicista potrebbe, infatti, apprezzare un “giocattolino” del genere e lasciare, dunque, che i cartoni delle uova attaccati alle pareti del garage diventino scienza all’ avanguardia, con tanto di piramidi e cunei fonoassorbenti capaci di abbattere le riflessioni del suono? 
 Così, se da una parte, ci si rivolge alla camera come Sacro Graal del suono puro utilizzandola per registrazioni di alta qualità o per produrre musica caratterizzata da una metronomica con molti beats per minute; dall’altra essa è stata anche fonte di ispirazione artistica. Il primo a rimanerne totalmente assuefatto fu, negli anni ’50, il grande compositore di musica atonale contemporanea, John Milton Cage. Il musicista, infatti, dopo essere entrato nella camera anecoica di Harvard, compose uno dei suoi più grandi successi “ 4’ e 33’’ ” : 273 secondi di assoluto silenzio in cui l’uomo, nel suo essere fatto di battiti, respiri, sbadigli, diviene lui stesso musica.
 La camera tuttavia, nonostante i suoi numerosi pregi, è riuscita a sfatare il mito del così detto “silenzio d’oro”. 
Nessun uomo, infatti, è mai riuscito a trascorrervi all’interno un lungo periodo di tempo, ma dopo un massimo di 45 minuti è facile intuire come si possa, addirittura, iniziare a rimpiangere il rumore assordante del martello pneumatico che, più premuroso di una neo-mogliettina, ci sveglia ogni mattina alle 6.
 L’assoluto silenzio, infatti, provoca nell’uomo perdita d’equilibrio fisico e psicologico, senso di smarrimento e allucinazioni. Lo stesso Steven Orfield, responsabile della struttura, spiega che all'interno della sua camera anecoica una volta spente le luci, è possibile sperimentare la più completa privazione sensoriale alla quale l’uomo difficilmente riesce a resistere. 
 La stanza, infine, è rientrata nel 2008 a far parte del Guinness dei primati come luogo più silenzioso del mondo

Titanic. Il carillon giocattolo sopravvissuto e restaurato suona dopo 101 anni.


Questo carillon, che oggi suona di nuovo note dolci e rassicuranti, ne ha viste parecchie di cose. Ha tenuto compagnia a Edith Rosebaum, giornalista americana di 32 anni, nelle cucccette del Titanic. Poi, quando quest'ultimo si è scontrato contro la fatidica roccia di ghiaccio, è stato imbarcato sulla scialuppa di salvataggio insieme a lei e una folla terrorizzata di uomini e bambini aspettando i soccorsi per una delle peggiori tragedie marittime di tutti i tempi.
 Il giocattolo musicale a forma di maialino, fatto con legno e ricoperto di pelle vera, è l'unico oggetto ritrovato dopo la tragedia e oggi, a distanza di 101 anni da quel 15 aprile 1912, suona nuovamente  note che hanno una storia a dir poco incredibile. Rosenbaum, infatti, utilizzò il maialino per tranquillizzare i bambini terrorizzati a bordo della scialuppa di salvataggio su cui si trovava e che ha salvato sia lei che il "giocattolo fortunato". 
 Il carillon era conservato, ammutolito per 100 anni da gelo acqua e tempo, al Museo Nazionale Marittimo di Londra.
 La tecnologia, fornita dalla casa fotografica Nikon, ha fatto sì che si potesse studiare la struttura del carillon e aggiustarla. Un curatore del Museo, Rory McEvory ha raccontato al Telegraph: "La melodia è venuta fuori meravigliosa. E' stato abbastanza incredibile e molto emozionante. Ci sono poche note mancanti, a causa di un paio di 'denti' finiti in mare ma, per il resto, la canzone era chiara come lo sarà stata una volta. Ascoltarla per la prima volta ha avuto su di noi un impatto molto forte". 


Nel 1934 la giornalista sopravvissuta insieme a 705 su un totale di 2223 persone a bordo, raccontò di aver ricevuto il giocattolo in dono dalla madre, come amuleto fortunato dopo un incidente in macchina
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Differenza tra i decreti legge e le leggi



Un decreto-legge:
Nell'ordinamento giuridico italiano, è un atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal governo, ai sensi dell'art. 77 della Costituzione della Repubblica Italiana
Entra in vigore immediatamente dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, ma gli effetti prodotti sono provvisori, perché i decreti-legge perdono efficacia sin dall'inizio se il Parlamento non li converte in legge entro 60 giorni dalla loro pubblicazione.
È inoltre regolato ai sensi dell'art. 15 della legge 23 agosto 1988, n. 400. il decreto-legge sarebbe di per sé illegittimo, in quanto nato extra ordinem, ossia in deroga alla riserva della potestà legislativa alle Camere ex art. 70 Cost.
Tale deroga sarebbe giustificata da motivi di necessità ed urgenza, ed in questo senso sarebbe pienamente comprensibile la necessaria conversione del decreto-legge in legge, pena una vera e propria inesistenza giuridica dell'atto.
Inoltre, in quest'ottica sarebbe giustificata la particolare disposizione dell'art. 77 comma 2 Cost., che prevede che il Governo adotti il decreto "sotto la sua responsabilità". I decreti-legge, se non convertiti in legge entro 60 giorni, perdono efficacia sin dall'inizio.
La perdita di efficacia del decreto-legge è chiamata "decadenza". Infatti, la decadenza travolge tutti gli effetti prodotti dal decreto-legge.
Quando il decreto entra in vigore, esso è pienamente efficace e va applicato; ma se decade, tutto ciò che si è compiuto in forza di esso è come se fosse stato compiuto senza una base legale.
Tutti gli effetti prodotti vanno eliminati perché costituiscono, una volta persa la base legale, degli illeciti.
A ogni modo, negli ultimi decenni, a fronte della crisi della legge parlamentare, il decreto-legge continua a essere lo strumento utilizzato dai Governi dei vari colori politici, per utilizzare una corsia preferenziale per fare approvare i propri disegni di legge (cosiddetto abuso del decreto-legge), allontanandosi vistosamente dall'impianto del Costituente, che aveva pensato al decreto-legge quale strumento straordinario per fronteggiare soltanto i casi imprevedibili.

La legge:
L'iter legis, ossia il procedimento che porta alla formazione di una legge, è così schematizzabile:
iniziativa → istruttoria → esame → approvazione (articolo per articolo e finale) → promulgazione → pubblicazione.

L'iniziativa spetta al governo, ai singoli parlamentari (che devono presentare la proposta di legge alla loro Camera d'appartenenza), ai cittadini (che devono presentare una proposta formulata in articoli e accompagnata dalle firme di 50.000 elettori), ai singoli Consigli regionali e al C.N.E.L. (Consiglio nazionale dell'economia e del lavoro).
L'iniziativa, una volta pervenuta a una delle due Camere, deve essere assegnata a una commissione competente per materia perché svolga una preliminare attività istruttoria (avvalendosi anche dei pareri formulati da altre commissioni, e in particolare dalle cosiddette «commissioni filtro»).
A questo punto, il procedimento può seguire due strade diverse. Nel procedimento normale la commissione competente si riunisce in sede referente e, formulata una relazione e nominato un relatore, trasmette la competenza alla formulazione e all'approvazione del testo all'assemblea.
Il tutto deve avvenire in non più di 4 mesi alla Camera e di 2 mesi al Senato.
Una volta approdato in una Camera, avviene la discussione generale, a cui segue l'esame (e il voto) articolo per articolo, le dichiarazioni di voto e in ultimo la votazione generale, che normalmente avviene e in modo palese (il voto segreto è previsto per materie che implicano scelte dettate dalla coscienza individuale).
Se il progetto ottiene la votazione positiva di una Camera, passa all'altro ramo del parlamento che la deve votare senza ulteriori modifiche.
In caso di modifiche, il testo ritorna all'altra Camera che lo deve riapprovare.
Se il testo ripete questo procedimento più volte si parla di "navette" o palleggiamento.
Approvato lo stesso testo in entrambi i rami del Parlamento, questo verrà trasmesso al presidente della Repubblica, perché entro un mese provveda alla promulgazione, salva la possibilità di chiedere alle Camere, con messaggio motivato, una nuova deliberazione (ipotesi nella quale la promulgazione è atto dovuto). Una volta promulgata, la legge sarà quindi pubblicata - a cura del ministro della Giustizia - sulla Gazzetta Ufficiale ed entrerà in vigore dopo il periodo di vacatio legis (15 giorni, a meno che non sia altrimenti stabilito).
Questa puntuale disciplina è  stata distorta da una prassi divergente, che ha portato parte della dottrina a parlare di un vero e proprio «abuso» del decreto-legge.
Il governo, alla scadenza dei sessanta giorni, riproduceva – talvolta anche introducendo modifiche più o meno incisive – le disposizioni di un decreto-legge non (ancora) convertito in un nuovo decreto-legge, in modo da fare scattare nuovamente il termine di sessanta giorni per la sua conversione.
Questa pratica era stata esplicitamente vietata dalla l. n. 400/1988, ma, poiché queste disposizioni erano contenute in una legge ordinaria, erano suscettibili di deroga da parte delle leggi successive (Criteri di risoluzione delle antinomie):
Nel corso degli anni , si era così arrivati alla situazione di decreti-legge giunti alla ventesima o alla trentesima reiterazione, senza che fossero mai stati convertiti in legge dal Parlamento.
Un ulteriore abuso del decreto-legge era costituito dalla mancanza, in alcuni casi, dei presupposti di necessità ed urgenza. il decreto-legge finiva per essere un vero e proprio strumento ordinario di legislazione e il Governo veniva ad assumere stabilmente poteri legislativi, in violazione del testo costituzionale, che qualifica il Parlamento come unico titolare della funzione legislativa (art. 70 Cost.;

L'acustica perfetta negli antichi teatri


Il segreto dell’acustica dei teatri romani e greci (come il teatro di Siracusa o quello di Epidauro, in Grecia, risalente al IV secolo a. C.) è riconducibile alla conformazione a semicerchio, che contribuisce a “trattenere” i suoni. Molta importanza hanno anche le gradinate e la loro pendenza: le strutture di pietra opportunamente inclinate agiscono infatti da filtri acustici. Due ricercatori del Georgia Institute di Atlanta (Usa) hanno notato che i gradini in pietra “tagliano” le frequenze basse che disturberebbero l’ascolto (brusio degli spettatori, rumori ambientali...) e preservano invece i suoni più acuti come le voci degli attori o la musica degli strumenti.
Un diverso studio, condotto all’Università di Sheffield (Uk), ha messo invece in evidenza che l’acustica è tanto migliore quanto più il palcoscenico è elevato, i sedili ripidi e il materiale con cui è costruito il teatro solido e compatto. Con questi accorgimenti, il suono viene riflesso più volte tra palcoscenico e gradinate, creando una sorta di riverbero che amplificava le voci degli attori come se si trovassero in un teatro al chiuso. Risultato: a Epidauro, le voci sono perfettamente udibili a 60 metri di distanza.

Tratto da Focus.it

Valsoia: qualche buona ragione per boicottare questo marchio

Impresa del settore alimentare che fattura 28 milioni di euro e impiega 42 persone.
Vende esclusivamente prodotti a base di soia, dal gelato alle polpette, dall'olio al latte, dalla pizza ai biscotti.
Valsoia non è dotata di stabilimenti produttivi, ma solo di uffici e laboratori, perciò affida a tutta la sua produzione ad altre grandi aziende come Nestlè per il gelato, Granarolo per lo yogurt e Bistefani per i biscotti.
Eccovi elencati una serie di motivi per boicottare Valsoia:
Il gelato è prodotto dalla Nestlè, la più grande multinazionale del settore alimentare, oggetto della più grande campagna di boicottaggio mondiale (http://www.ribn.it - Rete Italiana Boicottaggio Nestlè)
L'impresa, a seguito di un'indagine condotta nel 2002 da Greenpeace Italia. ha dichiarato di non utilizzare OGM, ma le analisi effettuate nel gennaio 1999 dalla rivista Altroconsumo hanno messo in evidenza la presenza di soia transgenica nel prodotto "Lecitina e selenio" (Altroconsumo n. 112, gennaio 1999, pag. 25)
Su alcuni prodotti di Valsoia è segnalata la scritta "prodotto in Israele". Per tale ragione nel 2002 è stata anche oggetto di una campagna di boicottaggio in merito alla questione palestinese (http://www.arcipelago.org 2/03) 
Alcuni ingredienti utilizzati nei propri prodotti (quali cacao e zucchero) non provengono da un commercio equo e solidale ma da un mercato che basa la propria economia sullo sfruttamento dei lavoratori (anche minorenni) del terzo mondo 
Alcuni prodotti hanno ingredienti di origine animale

fonti: Guida al consumo critico, centro nuovo modello di sviluppo,

Ho messo quella vignetta proprio per evidenziare il poco interesse che suscitano queste notizie nella stragrande maggioranza del pubblico.
E' questo l'errore di fondo , i bambini sfruttati, gli abitanti dei territori cacciatile, e molto spesso uccisi,le foreste abbattute, gli animali che muoiono perchè non hanno più il loro habitat.
Ultimo ma non ultimo LA NOSTRA SALUTE e sopratutto quella dei nostri bambini.
Tutto questo per rimpinguare le tasche di queste multinazionali senza scrupoli Nestlè e Monsanto in testa.
Gente che lucra sulla pelle di tutti gli altri.
E noi non possiamo farci niente?
Possiamo, possiamo, lasciando quei prodotti sugli scaffali.
Toccali nelle tasche e allora solo allora si faranno delle domande 
e magari cambieranno i metodi.
Il benessere di tutti DEVE interessare a tutti
Il benessere dell'ecosistema è priorità di tutti 
Abbiamo solo questo pianeta per vivere

Enrico Pesce, Music: 28/08/2013 Mercoledì pomeriggio... Si parla ancora...

Tratto dal Musical IELUI autore Enrico Pesce Enrico Pesce, Music: 28/08/2013 Mercoledì pomeriggio... Si parla ancora...: Buon pomeriggio... Inutile dire che il sogno di questa notte mi ha turbato... No, non è il verbo giusto turbare... Allora dirò che i...

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Moneron, terra da sogno ai confini della Russia


Vista dal mare, quest’isola russa dal nome francese ricorda il suggestivo set della serie televisiva “Lost”. 
Moneron è talmente piccola da poter essere circumnavigata in motoscafo in mezz’ora, o essere girata tutta a piedi, compresa la scalata del suo punto più alto, il monte Staritsky, di 440m, in cinque-sei ore. Eppure sono numerosi i visitatori che pur di vederla si imbarcano per la lunga, estenuante tratta che la separa dall’isola di Sakhalin, attraverso lo Stretto dei Tartari.
 Il viaggio inizia nella piccola città portuale di Nevelsk, dove un gruppo di barche assicura i collegamenti con l’isola. Sakhalin dista dal porto di Moneron trenta miglia nautiche, pari a circa cinquanta chilometri, ma le piccole imbarcazioni, navigando contro corrente, riescono a raggiungere a fatica la velocità di dieci nodi (diciotto chilometri orari): ciò significa che in condizioni favorevoli la traversata dello Stretto dei Tartari può richiedere circa tre ore. Ma un minimo accenno di tempesta può aumentarne considerevolmente la durata.
 A coloro che raggiungono le sue sponde, Moneron regala però una veduta da cartolina.


La presenza di un piccolo complesso turistico nascosto tra colline verdi a ridosso della spiaggia non compromette in alcun modo la bellezza incontaminata del paesaggio.
 La struttura può accogliere sino a venti persone, dal momento che gruppi più numerosi rischierebbero di compromettere l’ecosistema dell’isola.


Moneron viene spesso definita misteriosa, e la sua storia è a tratti ignota. Nel XVII secolo, dopo che un samurai di nome Murakami Hironori la incluse nelle mappe di navigazione, l’isola fu ufficialmente riconosciuta dai giapponesi, salvo essere poi “scoperta” una seconda volta nel secolo successivo dai francesi, che la inclusero nelle mappe di navigazione europee.
 Quando nel 1787, durante il suo viaggio intorno al mondo, il grande esploratore Jean-François de La Pérouse (che diede il suo nome allo stretto tra Sakhalin e Hokkaido) raggiunse con le sue navi quest’isola deserta, decise di chiamarla in onore di Paul Monneron, l’ingegnere della sua spedizione al quale fu affidato il compito di tracciarne una mappa. 
La prima vera e propria mappa di Moneron fu però realizzata solo nel 1867 da alcuni idrografi russi appartenenti a una spedizione guidata da K. Staritsky, che diede il proprio nome alla cima più alta dell’isola. Da quel momento Moneron vene inclusa nelle mappe dell’impero russo, anche se non rimase a lungo sotto il dominio di Mosca. 
In seguito alla sconfitta della Russia nella guerra russo-giapponese, l’isola divenne infatti un possedimento giapponese, con il nome di Kaibato. 
Dopo la capitolazione del Giappone nel 1945 e i conseguenti stravolgimenti geopolitici nella regione, fu però rivendicata ancora una volta dalla Russia. 
Moneron è molto vicina al Giappone, e nelle giornate di cielo limpido dalle sue coste è possibile scorgere l’isola giapponese di Rishiri. I particolari del “periodo giapponese” di Moneron, breve e relativamente recente, rimangono tuttavia avvolti nel mistero. I giapponesi affermano che l’isola ospitava solo un villaggio di pescatori, ma di loro a Moneron resta una stazione radio, un faro e alcune possenti strutture di cemento. I giapponesi inoltre posero quaranta chilometri di cavi telefonici nelle acque che collegano Moneron all’isola di Sakhalin. E anche se negli archivi sovietici che custodiscono le testimonianze relative alle operazioni militari compiute nel 1945 nell’Estremo Oriente non si trova alcun indizio di combattimenti per il possesso dell’isola, la presenza a Moneron di numerose tombe anonime contrassegnate da una stella rossa lascia intendere altrimenti
.

Al di là di come sono andate le cose, dopo che Moneron entrò a far parte della regione sovietica di Sakhalin, sull’isola sorsero diversi villaggi di pescatori, questa volta sovietici. Ma la pesca in queste acque si rivelò ben presto poco redditizia, e Moneron fu quasi abbandonata. 
Il suoi abitanti - guardie di frontiera e guardiani del faro - raramente superano le sei unità. E poiché l’isola è considerata zona di frontiera, le visite sono limitate.
Che l’isola sia stata riconosciuta “inutile” da un punto di vista economico ha favorito immensamente il suo ambiente naturale. Sugli scogli di Moneron vivono oggi centinaia di colonie di uccelli rari, e i pesci, non abituati a temere l’uomo, gli si avvicinano senza timore. Durante l’estate l’erba cresce sino a superare l’altezza di un uomo adulto. Una pittoresca cascata di circa quindici metri completa il quadro idilliaco.
 La principale ricchezza di Moneron rimane però la sua fauna marina, che gli ecologisti fanno di tutto per preservare e che comprende alcune specie introvabili in altre zone della Russia. La spiegazione di ciò sta nel fatto che Moneron, “piccola e inanimata”, è l’unica isola dell’arcipelago ad essere raggiunta dalla calda corrente di Tsusima, proveniente dalle regioni meridionali subtropicali. 
È grazie a questa che le sue acque incontaminate pullulano di haliotis (un genere di molluschi marini, ndr), ricci, cetrioli di mare e altre specie animali esotiche. Le sue acque cristalline, con i fondali che rimangono visibili a diversi metri di profondità, fanno di Moneron un paradiso per i fotografi subacquei.

Ta Prohm


Ta Prohm è un tempio di Angkor, in Cambogia, costruito nello stile Bayon principalmente nel tardo dodicesimo e agli inizi del tredicesimo secolo.
 È situato approssimativamente ad un chilometro ad est di Angkor Thom, sul bordo meridionale del Baray orientale vicino a Tonle Bati, fu costruito dal re Jayavarman VII come monastero buddista Mahayana e come università. 
Diversamente dalla maggior parte dei templi di Angkor, Ta Prohm è rimasto nelle stesse condizioni in cui è stato trovato; l'atmosfera creata dalla combinazione di alberi che crescono sulle rovine e la giungla circostante lo hanno reso uno dei templi più popolari di Angkor.


Ta Prohm fu uno dei primi templi iniziati da Jayavarman VII nel suo grandioso programma di costruire molti edifici. 
Il nome moderno del tempio significa "vecchio Brahma", ma il nome originario era Rajavihara (tempio reale). Era dedicato alla venerazione della famiglia reale: la figura nella struttura principale (di Prajnaparamita, personificazione della saggezza, fu realizzata nel 1186) fu modellata sull'immagine di sua madre, mentre i due templi satellite nella terza recinzione erano dedicati al suo guru (quello a nord) e al suo fratello maggiore (quello a sud). 
Vari ampliamenti ed aggiunte continuarono anche fino al tempo di Srindravarman, alla fine del tredicesimo secolo. 
Sulla stele del tempio viene indicato che il sito era abitato da più di 12.000 persone, fino ad arrivare a 80.000 persone se si considerano coloro che abitavano nei villaggi circostanti.
 Il tempio ammassò una grande quantità di ricchezze, come oro, perle e sete preziose, ma dopo la caduta dell'impero Khmer, fu completamente trascurato per molti secoli. 
Quando nel ventesimo secolo cominciarono gli sforzi per la conservazione ed il restauro dei templi di Angkor, Ta Prohm fu appositamente scelto dalla École française d'Extrême-Orient per essere lasciato così come era stato trovato come "concessione al gusto del pittoresco" (Glaize). 
Glaize scrive che il tempio fu scelto perché era "uno dei più imponenti e perché meglio si univa alla giungla, ma non al punto di diventarne completamente racchiuso". 
Ciononostante molti sforzi furono fatti per stabilizzare le rovine per permetterne l'accesso ai visitatori, affinché si mantenesse "questa condizione di apparente trascuratezza" (Freeman and Jacques).


Il tempio fu usato come location cinematografica nel film Tomb Raider. 
Sebbene il film non abbia mostrato molto fedelmente gli altri templi di Angkor, le scene girate a Ta Prohm erano molto simili all'attuale aspetto misterioso del sito.

COLTAN, LA SABBIA NERA. Quante vite costano i nostri telefoni cellulari?

Pensate ai vostri regali, pensate a quante volte dei genitori per far felici e rendere più moderni i loro figli  hanno regalato telefoni cellulari e video giochi di ultima generazione.
 Ma qualcuno si è mai fermato a pensare a quanto costa realmente quell’oggetto così normale oggi per noi? Non in termini di denaro, ma in termini di vite umane e distruzione.
 Uno dei componenti fondamentali di tutti i nostri telefoni, video camere, video giochi è un conduttore chiamato Coltan.


Lo scandalo del Coltan riguarda tutti noi, è uno scandalo che poggia le basi sui nostri consumi, sui nostri desideri e sulla nostra voglia di avere sempre di più, non curanti del prezzo che qualcun altro pagherà.
 La storia del Coltan è una storia che si nasconde nel nostro cellulare e nella nostra consolle, nel nostro computer, ma anche nei materiali chirurgici, nelle cellule fotovoltaiche, nelle telecamere, negli air bag e nelle fibre ottiche. Il Coltan infatti viene usato per tutte queste cose oltre che per la costruzione di turbine aeronautiche e per la fabbricazione di condensatori elettrici di piccole dimensioni. 
La storia, come ogni storia che si rispetti, inizia in luogo lontano, soprattutto dai nostri occhi disattenti di consumatori voraci e parla di manodopera offerta per nulla, lavoro minorile, autorità locali che dovrebbero combattere il contrabbando e lo sfruttamento e che invece ignorano i morti e i soprusi; è una storia che parla anche del disastro ambientale avvenuto in due parchi naturali meravigliosi e che ha ridotto - secondo una denuncia del WWF, nel Parco nazionale di Kahuzi-Biega e nella riserva naturale di Okapi- la popolazione di elefanti quasi a zero rispetto ai circa 3.600 censiti nel '96 ed a 220 gorilla dei 440 del '96.
 Il coltan è un minerale così prezioso da aver visto il suo prezzo sul mercato aumentare di più del 600% in appena 4 anni: è un minerale sempre più presente e sempre più ricercato; è una sabbia nera, debolmente radioattiva, formata dai minerali colombite e tantalio.
 E' il tantalio appunto, estratto dal Coltan, il metallo raro, usato per aumentare la potenza degli apparecchi riducendo il consumo di energia. Il Tantalio è diventato un elemento necessario quindi all'industria elettronica dell'ultimo decennio.


I nuovi telefoni cellulari sono così piccoli anche grazie all'utilizzo di questo minerale, in particolare usato nella costruzione di condensatori e così la sua richiesta da parte dei colossi della telefonia mobile ha spinto il prezzo ad un'inarrestabile ascesa; i prezzi poi sono rimasti alti anche perché gli unici sostituti a questi condensatori - quelli fatti in ceramica - non possono adattarsi alle dimensioni ridotte desiderate.
 Il tantalio mondiale veniva fornito da miniere brasiliane, canadesi e australiane, ma in seguito all'improvviso aumento della sua richiesta, le miniere esistenti non erano sufficienti a coprire l'improvvisa domanda e così sono state cercate nuove fonti dal quale estrarlo. L'80% delle riserve mondiali di coltan si trovano in Africa e l'80% di queste sono in Congo: ecco perché la storia del coltan si lega in maniera indissolubile alla Repubblica Democratica del Congo, unico paese al mondo a possedere riserve di tantalio immediatamente utilizzabili.


Il coltan congolese è estratto da estemporanei minatori che scavano, anche a mani nude, per estrarre questa preziosa sabbia e quindi portarla a spalla fino ai centri di raccolta. 
Nell'aprile 2001 l'Onu ha presentato un rapporto contro lo sfruttamento illegale dei giacimenti di coltan nel nord del Congo: secondo i dati, circa 1500 tonnellate del materiale sono state esportate illegalmente dall'Africa tra la fine del 1998 e l'estate 1999. Il percorso del coltan è parallelo a quello dell'oro e dei diamanti. 

Il traffico di coltan avrebbe fruttato circa un milione di dollari al mese, che sarebbero stati impiegati per finanziare la guerra da parte dei guerriglieri locali. Un commercio senza regole che si basa su rapporti anomali tra guerriglieri locali, multinazionali occidentali e asiatiche ed organizzazioni criminali internazionali. Un mercato, quello del coltan senza alcuna regola: se, infatti con il "protocollo di Kimberley" sono state poste "regole" al commercio dei diamanti, per il coltan non esiste alcuna regola; anche se l'amministrazione americana ha introdotto l'articolo 1502 che prevede, per i produttori di apparati elettronici, l'obbligo della certificazione sulla provenienza del coltan usato, sembra comunque una misura poco efficiente, vista la mancanza di un organo di controllo, riducendo così il tutto ad una semplice autocertificazione aziendale.

Quando insegni a un bambino a cavalcare la morte, la società ha già perso un uomo e guadagnato un aguzzino



Le isole Faroer si trovano sulla rotta migratoria dei Globicephala melas, pacifici cetacei marini appartenenti alla famiglia del delfini che però, a causa del loro aspetto che ricorda un po' la balena, sono meglio conosciuti col nome di "balene pilota" o in lingua spagnola come "calderones".
Sono animali pacifici, socievoli, non temono l'uomo e si accostano volentieri alle barche; si muovono in branco e nel periodo estivo, durante la migrazioni, passano appunto in prossimità delle isole Faroer.

Ma qui è necessario fare un salto indietro nel tempo di ben 1200 anni; in pratica tornando a pochi secoli dopo Cristo.
Gli abitanti di queste isole per poter sopravvivere praticavano la caccia di questi cetacei, per far provvista di carne, grasso per ricavarene olio per le lucerne, pelle che serviva per realizzare diversi manufatti; persino lo stomaco di questi animali era utilizzato per fare boe di uso nautico.
I giovani di quel tempo segnavano il passaggio dall'adolescenza all'età adulta con  questa caccia.
Naturalmente al giorno d'oggi la sopravvivenza degli abitanti delle Faroer non dipende più da questi cetacei, bensì dall'allevamento delle pecore e dei bovini da latte, dalla fiorente industria della pesca, i cui prodotti vengono per la quasi totalità esportati, dalla coltivazione delle patate e naturalmente dal turismo internazionale, che aumenta di anno in anno, in quanto la gente è sempre più alla ricerca di luoghi incontaminati, verdi, tranquilli dove trascorrere i periodi di ferie.
Non si tratta quindi di un popolo in miseria; basta leggere le statistiche sul PIL interno e sul reddito annuo pro-capite o i dati sull'occupazione, per rendersene conto...
Se non che c'è un piccolo...ENORME particolare che le agenzie di viaggi, anche quelle del nostro Paese, e la promozione turistica danese omettono accuratamente di far notare, tutto ciò perché potrebbe alienare le simpatie di molti, col risultato di dirottare il turismo verso altre nazioni...e si sa che i soldi fanno gola...

Questa cruenta caccia un tempo esercitata per poter sopravvivere, oggi viene ancora praticata, con la motivazione che si tratta di una millenaria tradizione...quella del passaggio del giovane all'età adulta...
Ed eccone le modalità.
Nel periodo nel quale si verifica la migrazione di questi delfini c'è sempre qualcuno di guardia, che scruta il mare fino all'orizzonte. Appena i cetacei vengono avvistati, viene dato l’allarme e la popolazione si mette in moto per iniziare la caccia; alcuni escono in mare con le imbarcazioni, per accerchiare gli animali che vengono spinti verso piccole insenature individuate in precedenza e vicino ai paesi costieri, in acque basse, dove li attendono i loro assassini.

Secondo fonti ufficiali danesi, verrebbe poi fatto un taglio netto al collo per recidere il midollo spinale e le arterie per cui l’animale rimarrebbe paralizzato e perderebbe coscienza in pochi secondi. Agli stranieri è vietato assistere a questa caccia...tuttavia qualcuno è riuscito a documentare questi massacri, con fotografie e filmati, molti dei quali sono visibili in internet.
Secondo molte testimonianze di persone che hanno assistito a questa mattanza i delfini vengono uncinati per la coda, trascinati a riva e uccisi barbaramente a coltellate e colpi di machete, mentre si dibattono e terrorizzati urlano di dolore e il mare si tinge del loro sangue...

Non ci sono commenti ne parole  che possano descrivere l'indignazione e l'orrore per queste pratiche mostruose.
L'uomo 1200 anni fa era ai primordi della civiltà e forse si poteva anche capire.
Il rispetto per la vita non era un concetto riconosciuto.
Oggi invece  viene sventolato da tutti i governanti della terra come un vessillo di civiltà.
Ma evidentemente per ottenere credito e simpatia.
In pratica è sono solo ed esclusivamente parole  senza senso.