venerdì 19 luglio 2013

Profumo di pioggia


Se siete tra quelli che prima di un acquazzone, percepiscono distintamente un odore di acqua imminente, niente paura: non soffrite di traveggole olfattive. Avvertire un profumo particolare quando il meteo ritorna a farsi umido, soprattutto dopo un periodo di siccità, è perfettamente normale e spiegabile dal punto di vista scientifico. 
Ecco quali sono le cause naturali di questo fenomeno olfattivo. 

Quando le prime gocce d'acqua iniziano a cadere, potreste avvertire un odore dolciastro e pungente: gli esperti lo riconducono all'ozono emanato dai campi fertilizzati, dagli agenti inquinanti e da fonti naturali. La ragione per cui, all'inizio di un temporale, questo profumo pervade l'aria è da ricercare nella chimica.
 Scariche elettriche - come quelle dei lampi - dividono le molecole di azoto e ossigeno presenti in atmosfera in singoli atomi. Alcuni di questi si ricombinano con il monossido d'azoto, che a sua volta reagisce con altre componenti atmosferiche formando molecole costituite da tre atomi di ossigeno: l'ozono, appunto (O₃).
 Le correnti d'aria discensionali che si scatenano prima di un temporale portano le molecole di ozono dalle altitudini più alte al livello del nostro naso (del resto ozono deriva dal greco òzein, "mandare odore").


Ma il potpourri di profumi (o puzze, a seconda dei casi) non finisce qui. La pioggia, cadendo, si deposita sulle superfici asciutte e "disturba" le molecole odorifere lì presenti. 
Se siete fortunati e vi trovate in mezzo alla natura, le molecole in questione proverranno da piante e foglie, e le vostre papille olfattive annuseranno profumo di vegetazione (o odore di letame, nei casi meno felici).
 Chi si trovasse in città, snifferà particelle di asfalto o cemento, un po' meno piacevoli e salutari. 
Questo odore ha un nome scientifico preciso: si chiama petricor, termine coniato da due ricercatori australiani nel 1964 per descrivere la fragranza delle piante che si deposita nei terreni argillosi e viene rimessa in circolo nell'aria dalle precipitazioni. Un grande classico, e forse lo strascico più piacevole che ogni temporale lascia dopo di sé. Questo odore misto di terra, muffa, muschio e umidità è attribuibile alla geosmina, un composto organico responsabile, per esempio, del gusto terroso delle barbabietole. È prodotta da diverse classi di microbi, e captata molto facilmente dai nasi umani, sensibili al suo aroma. Se contamina acque di superficie potabili, conferisce loro un sapore terroso poco gradevole.


Questo mix di aromi ha una qualche utilità? 
Nel mondo animale, sì. Secondo alcuni microbiologi il petricor, disciolto in acqua, agisce come segnale di "via libera", comunicando ai pesci d'acqua dolce che è arrivato il momento giusto per deporre le uova.
 Per i cammelli, invece, la geosmina agirebbe come traccia olfattiva per aiutare gli animali assetati a raggiungere le oasi nel deserto più vicine: è la teoria di Keith Chater, microbiologo del John Innes Center in Inghilterra. 
E per l'uomo? 
Secondo gli esperti, l'odore della pioggia non scatena in noi risposte biologiche immediate, anche se abbiamo imparato ad associarlo ad alcune esperienze (come il tanto atteso refrigerio dall'afa estiva). Diana Young, antropologa dell'Università del Queensland, Australia, ha studiato il comportamento associato alla pioggia degli aborigeni del deserto occidentale australiano, dove le prime piogge costituiscono un evento importante che trasforma il deserto arido e rosso in una pianura verde e lussureggiante.
 Secondo la Young, presso queste popolazioni l'odore della pioggia è associato al colore verde del risveglio della natura: una connessione nota come "sinestesia culturale". Quando piove, è tradizione presso questi popoli strofinarsi il corpo con olii vegetali e grassi animali, un odore che si crede abbia proprietà protettive, e che simboleggia la connessione tra uomo e paesaggio.

 Elisabetta Intini

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