domenica 14 luglio 2013

I templi di Khajuraho


I favolosi Templi si trovano nello stato del Madhya Pradesh a circa 620 Km a sud di Delhi. Khajuraho ha il più grande numero di templi medievali induisti e giainisti dell’India, fatto che ha portato l’UNESCO nel 1986 ad inserire il villaggio nell’elenco dei Patrimoni dell’umanità. 
Il nome di Khajuraho deriva dalla parola hindi khajur, che significa “portatore di palme da dattero “, noto anche come ‘Khajjurpura’ in tempi antichi deriva il suo nome dalle palme d’oro (khajur) che ornavano le porte della città.
 La città è situata a 24° 51′ 0 N e 79° 55′ 60 E e ha un’altitudine di 282 m s.l.m.. Durante il Medioevo la città fu la capitale del regno dei Candela che si ritenevano discendenti diretti del Dio Luna ( Chandra appunto) ,ma che in terra appartenevano alla dinastia Rajput. Il dominio dei Chandela si estendeva su questa parte dell’India fra il X ed il XII secolo,fino cioè all’invasione dei Moghul,al momento del suo apice il regno si estendeva per quasi tutti i territorio del Madhya Pradesh.

I templi di Khajuraho vennero edificati nell’arco di un centinaio d’anni, fra il 950 ed il 1050 circa. 
Successivamente la capitale del regno venne spostata ma la città continuò a fiorire ancora per diverso tempo in quanto continuò ad essere un importante centro religioso . 
Khajuraho era racchiusa da mura con 8 porte, ai fianchi di ognuna delle quali si trovavano 2 palme d’oro. In origine entro la cerchia delle mura si trovavano oltre 80 templi costruiti in pietra arenaria , ma solo 22 di essi si sono conservati fino a noi senza crollare ed andare in rovina. 
Una delle principali ragioni dell’ottimo stato di conservazione di questi edifici è il fatto che, al contrario di altre città dell’India settentrionale, i templi di Khajuraho non subirono attacchi o saccheggi da parte dell’uomo nel corso dei secoli. Questo grazie al sito in cui si trova Khajurao,difficilmente accessibile,lontano da grandi centri e molto isolato.
Misteriosa è la scelta di edificare i templi in questa ubicazione. Una scelta che avrà certamente reso disagevole la costruzione dei templi ma che ha anche permesso di preservarli dalle profanazioni degli invasori musulmani i quali inflissero mutilazioni e devastazioni in molti dei templi del resto dell’India. 
Tra le meravigliose raffigurazioni sono presenti numerose sculture che riportano ricordi di guerra, tra queste troviamo uomini che brandiscono armi pronti a respingere i nemici insieme ad elefanti in formazioni da battaglia.

Essi rappresentano un notevole esempio di architettura Nagara dell’India settentrionale medievale e hanno guadagnato una certa notorietà per i rilievi e le statue che animano la superficie di una vita brulicante e complessa ed in particolare per le numerose sculture che rappresentano figure erotiche nelle infinite combinazioni della fantasia. 
I templi vennero riscoperti verso la fine del XIX secolo, quando alcuni dei monumenti furono recuperati dalla prigionia della vegetazione che li preservò per i secoli passati 
La sua riscoperta si deve alla passione per l’archeologia di un capitano dell’esercito britannico, TS Burt, impiegato dalla società asiatica a Calcutta, che nel 1883 venne in possesso di informazioni che lo portarono alla riscoperta del complesso di templi totalmente avvolti dalla giungla. 
L’ingegnere inglese però, ritenne estremamente offensive le raffigurazioni della struttura antica.

Alcuni dei templi sono dedicati a divinità giainiste ma la maggior parte è dedicato a divinità dell’Induismo, come ad esempio Brama ,Visnhnu, Shiva ed alcune delle forme femminili di Devi. 
 Spesso i templi venivano costruiti con un corpus centrale e quattro santuari minori ai quattro angoli del tempio principale. Questi santuari secondari si sviluppano in verticale, con un gran numero di forme a guglia che creano una base appropriata per la guglia principale del tempio centrale; nel caso del tempio Kandariya Mahadeva, esse raggiungono il numero di 84 ed i 116 metri di altezza. L’insieme di guglie e pinnacoli, principali e secondari, danno ai templi di Khajuraho il loro aspetto esteriore unico. 
Il loro sviluppo graduale in altezza, via via che ci si avvicina alla guglia principale, richiama la forma dei picchi himalayani. Costruiti circa 1050 dC, in un momento in cui le gru e le macchine di movimento a terra, erano sconosciute sono la prova tangibile delle competenze di architetti e ingegneri dell’India del tempo. Il tutto senza l’ausilio di nessun tipo di cemento. E i visitatori con il naso all’insù si chiedono: “ Come mai è possibile realizzare simili opere?”. 
 Le luci, le musiche e le danze che ogni sera vengono celebrate rievocano la vita e tempi della città nel suo periodo di massimo splendore.

Insolito tra i templi Khajuraho è il tempio dedicato alla dea induista, compagna del dio Shiva, Parvathi. Questa tempio ha tre cupole ognuna di forma diversa: una ha forma di un minareto di una moschea, una è simile a una pagoda buddista,la terza è come la torre sikhara di un tempio indù.
 Lo spirito di questo insolito luogo di culto sembra essere il dialogo intereligioso. Pare infatti che attraverso la sua costruzione si sia voluta dimostrare l’unità di base di tutte le religioni e l’unità fondamentale di tutti gli esseri umani . E infatti le meraviglie dell’arte e dell’architettura che qui sono custodite saranno ammirate e ricordate a lungo da tutti coloro che hanno la fortuna di visitare Khajuraho.
 I templi di Khajuraho oggi si trovano al centro di un paesaggio erboso con zone alberate. 
Quando nel 1947 l’India ottenne l’indipendenza dalla Gran Bretagna il paesaggio era invece semidesertico, con una vegetazione scarsa. Quello che si vede oggi, una specie di parco all’inglese con prati, fiori ed alberi ornamentali, è stato sviluppato a scopi turistici ma non ha molto a che fare con il paesaggio originario della regione all’epoca in cui i templi vennero eretti. 
Non si sa con esattezza come doveva essere il paesaggio nel X secolo, ma si sa che i templi ospitavano una grande comunità di sacerdoti e che i tipici giardini indiani all’epoca erano composti perlopiù di alberi, senza prati o fiori. I templi di Khajuraho sono noti per le sculture erotiche che li adornano; esse comunque non sono presenti all’interno degli edifici o vicino alle rappresentazioni delle divinità, bensì si trovano nella parte esterna del muro interno in quei templi che hanno due cerchie di mura intorno all’edificio.
 Vi sono numerose interpretazioni riguardo la posizione di queste sculture erotiche: secondo alcuni esse rappresentano il fatto che per giungere al cospetto della divinità si debba lasciare i propri desideri e le proprie pulsioni sessuali all’esterno del tempio. Esse mostrano anche che la divinità è pura come l’atman, che non è affetto da desideri sessuali né da altre caratteristiche del corpo fisico. Le sculture all’esterno dei templi mostrano esseri umani e tutti i cambiamenti che avvengono nel corpo umano; solo il 10% circa ha tematiche legate all’erotismo ma sono ciò che la maggior parte dei visitatori, soprattutto stranieri osserva con attenzione.
Sono scolpite, con perfezione anatomica, intriganti sculture erotiche di coppie che mostrano il tipo di attività acrobatica che attirano lo sguardo dei visitatori verso l’alto, proprio come fanno quando guardando le torri del tempio Kandariya Mahadeva, per chiedersi , in un contesto diverso: “Come è possibile realizzare simili opere?”. La maggior parte delle statue mostra persone impegnate nelle attività di tutti i giorni: vita domestica,momenti di lavoro nei campi, attività devozionali.
 L’emblema di un guerriero che combatte un leone da solo a mani nude è ritratto spesso nei templi e si narra che sia la rappresentazione del valoroso re guerriero, a capo del clan dei Rajput Candela, che ha costruito i templi. Sono molte e varie le teorie che cercano di spiegare la motivazione della presenza di tante scene erotiche. Gli storici dell’arte hanno provato per anni a cercare una soluzione al mistero di Khajuraho.

La teoria più accreditata vede i templi di Khajurao un centro di misticismo tantrico ,infatti quando i templi vennero eretti probabilmente era credenza che la soddisfazione dei desideri terreni ,in particolari quelli sessuali,rappresentasse una parte importante dello sviluppo umano e un passo decisivo verso la Liberazione .Prima della conquista del Gran Mogol, quando i giovani vivevano in eremitaggio fino al momento in cui diventavano uomini, essi potevano imparare gli usi del mondo studiando le sculture dei templi di Khajuraho ed i desideri terreni che esse ritraggono. Ma a quanto pare, la guerra con i musulmani venne vinta con la diplomazia, ed il nome del tempio “portatori di datteri” fu sancito come omaggio di pace. 

 Fonte : http://portalemisteri.altervista.org

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