giovedì 23 maggio 2013

La compagnia delle Indie

La Compagnia britannica delle Indie orientali (British East India Company),Compagnia inglese delle Indie orientali, nacque il 31 dicembre 1600, quando la regina Elisabetta I d'Inghilterra accordò una "carta" o patente reale che le conferiva per 21 anni il monopolio del commercio nell'Oceano Indiano.


Prima delle compagnie commerciali europee create nel XVII secolo per conquistare "le Indie" e dominare i flussi commerciali con l'Asia, essa trovò il suo posto accanto alla Compagnia Olandese delle Indie Orientali, la celebre VOC (Vereenigde Oostindische Compagnie), e prese il sopravvento sulla Compagnia francese delle Indie Orientali, che condusse alla rovina conquistando tutti i suoi possedimenti in India.
Essa segnò profondamente il futuro Impero britannico. Società anonima, sarebbe divenuta l'impresa commerciale più potente della sua epoca, fino ad acquisire funzioni militari e amministrative regali nell'amministrazione dell'immenso territorio indiano.
Colpita in pieno dall'evoluzione economica e politica del XIX secolo, declinò progressivamente e poi scomparve nel 1874. Dal suo quartier generale di Londra, la sua straordinaria influenza si estese a tutti i continenti: la Compagnia presiedette alla creazione dell'India britannica, il cosiddetto Raj, fondò Hong Kong e Singapore, ingaggiò Capitan Kidd per combattere la pirateria, impiantò la coltura del tè in India, tenne Napoleone prigioniero a Sant'Elena, e si trovò direttamente implicata nel celebre Boston Tea Party che funse da detonatore per la guerra d'indipendenza degli Stati Uniti.

Un po' mercanti, un po' soldati, un po' amministratori Tra il 17° e il 19° secolo i mercanti di alcuni paesi europei (Inghilterra, Paesi Bassi, Francia, Portogallo) si organizzarono in associazioni per unire le proprie forze nella conquista commerciale e coloniale degli altri continenti.
Furono le Compagnie delle Indie, Occidentali e Orientali, che consentirono all'Europa di rifornirsi di seta, spezie, tessuti e prodotti di ogni parte del mondo e di imporre il proprio dominio a vari popoli dell'Asia, dell'Africa e dell'America. Non sempre le cose andarono per il meglio: spesso i costi delle guerre di conquista e dell'amministrazione dei territori furono più alti dei profitti commerciali.
Quando le Compagnie furono soppresse, le loro colonie passarono sotto il controllo dei rispettivi Stati La colonizzazione commerciale Le Compagnie furono protagoniste, nei secoli 17° e 18°, della colonizzazione del mondo e della costruzione di un unico mercato mondiale sotto l'egemonia europea.
Esse rifornirono l'Europa nel 17° secolo di prodotti come spezie (pepe, noce moscata, chiodi di garofano) e tessuti orientali, ai quali si aggiunsero, nel 18° secolo, tè, caffè e zucchero. Poiché in Asia i prodotti europei non erano richiesti, le Compagnie dovevano pagare in oro le merci asiatiche.
Talvolta, però, per evitarlo, organizzarono commerci interasiatici, scambiando, per esempio, tessuti indiani o pepe e spezie indonesiane con tè e porcellane cinesi.
I privilegi delle Compagnie scontentavano in Europa sia i mercanti che non ne godevano sia gli artigiani in difficoltà per la concorrenza dei prodotti coloniali (soprattutto tessili) importati dalle Compagnie. La Rivoluzione americana scoppiò proprio in occasione di una protesta contro il monopolio della vendita del tè della Compagnia inglese delle Indie Orientali. Per questo a cavallo tra 18° e 19° secolo le Compagnie furono private dei privilegi commerciali e politici e, infine, soppresse.
I loro territori passarono sotto il diretto controllo degli Stati. la compagnia inglese. Tra Seicento e Settecento La Compagnia, fondata a Londra nel 1599, nel 1600 ottenne dalla regina Elisabetta I il monopolio del commercio con i territori a est del Capo di Buona Speranza. Dopo anni di guerre con gli Olandesi per il controllo dell'Oceano Indiano, nel 1623 si arrivò a un accordo di spartizione: ai Britannici andò l'India, agli Olandesi Ceylon ‒ l'odierno Sri Lanka ‒ e l'Indonesia. In India la Compagnia aveva ottenuto nel 1616 l'autorizzazione del Gran Mogol (l'imperatore) a stabilire basi commerciali: le più importanti furono Surat, Madras, Bombay e Calcutta.
In India la Compagnia comprava pepe, cotone, seta, zucchero e caffè che rivendeva poi in Europa e in America. Nella seconda metà del secolo, la Compagnia ottenne dal re Carlo II l'autorizzazione a esercitare anche poteri sovrani sui territori conquistati.
Nel 18° secolo estese il raggio dei suoi traffici alle colonie portoghesi, a Moka, nello Yemen, nota per il caffè, ma soprattutto alla Cina, famosa per la seta, le porcellane e il tè, prodotto sempre più richiesto in Europa. Nel frattempo si scontrò più volte con la Francia per il controllo dell'India: alla fine ebbero la meglio i Britannici, con la vittoria nella guerra dei Sette anni (1756-63). La crisi dell'Impero moghul consentì alla Compagnia di estendere il proprio dominio anche all'interno, sottomettendo i principi locali.
Fu un dominio spesso oppressivo: nel 1770 la Compagnia fece pagare un gravoso carico fiscale agli abitanti del Bengala, dove una carestia stava provocando la morte per fame di un terzo della popolazione. Nel 1784, l'India Act di William Pitt pose la Compagnia sotto il controllo del governo britannico, per limitarne l'autonomia e contrastare la corruzione dei suoi funzionari. la compagnia inglese si scioglie Alla fine del 18° secolo prese avvio una nuova fase di espansione territoriale della Compagnia, che strappò agli Olandesi la Colonia del Capo e l'isola di Ceylon, quindi conquistò Singapore, la Malesia e la Birmania (odierna Myanmar). La decisione di comprare il tè cinese pagandolo con oppio prodotto in India portò nel 1839 alla prima guerra dell'oppio (vinta dai Britannici), poiché l'imperatore cinese aveva vietato l'importazione della droga.
La Compagnia ha contribuito a creare la ricchezza di Amsterdam, appropriandosi di parecchi galeoni spagnoli e praticando il commercio degli schiavi: si stimano 10 Milioni il numero di schiavi che gli olandesi hanno trasferito dall'Africa al continente americano.

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