lunedì 1 aprile 2013
Papa Francesco
Viaggiava in bus, viveva in un modesto appartamento cucinandosi da solo, nei lunghi anni in cui è stato arcivescovo a Buenos Aires, una delle diocesi più grandi e impegnative al mondo. Sensibile agli affanni della sua gente, contrario all’autoreferenzialità della Chiesa il nuovo Papa Francesco ha portato a Roma un nuovo entusiasmo.
Si rivolge al mondo chiedendo “per favore”, ha scelto un nome coerente con il suo modo di essere, povero tra i poveri, attento a ogni creatura di Dio. Dopo l’elezione non è salito sull’auto prevista per lui ma in pulmino con gli altri cardinali, è andato a pagare il conto dell’albergo che lo ha ospitato a Roma, ha parlato per telefono con gli amici prima che con i potenti, preferisce la Residenza Santa Marta all’appartamento pontificio, troppo grande, troppo sfarzoso. Francesco non indossa stole pregiate ma la semplice mozzetta bianca, detta la pellegrina, l’anello è d’argento dorato, la croce non è d’oro ma di ferro, la stessa che ha sempre indossato negli anni trascorsi come arcivescovo, come le scarpe, più comode dei celebri mocassini rossi, che sembrano aver camminato a lungo per le strade di Buenos Aires dove Bergoglio non ha perso occasione di scendere in strada, tra la gente, di andare nelle periferie a confortare, a evangelizzare i più poveri.
La sua passione è la gente, percorre la fila dei fedeli stringendo le loro mani, ascoltando le loro storie, perché per lui “il vero potere è il servizio”, e lo esercita con un carisma spontaneo, parla in modo diretto, dice che l’odio, l’invidia, la superbia sporcano la vita, riesce a toccare le persone quando incita a non lasciarsi rubare la speranza, a non avere paura della bontà e neanche della tenerezza. Sono parole semplici ma spesso dimenticate, di cui la gente aveva bisogno, che subito hanno commosso e fatto sorridere, che hanno attratto centinaia di migliaia di persone in Piazza San Pietro. La sua rivoluzione va oltre l’umiltà dello stile, dei gesti, delle piccole scelte. Da rigoroso ed esigente soldato della compagnia di Gesù Papa Francesco ha tutto il coraggio e la determinazione per portare un rinnovamento in Vaticano, per riformare e migliorare la Curia, ridurre gli sprechi e imporre uno stile più sobrio. E per combattere omertà, corruzione, egoismo, la “mondanità del demonio”, un mondo freddo e ingiusto dove i rapporti umani hanno perso significato. La sua rivoluzione riguarda il Vaticano ma anche tutti noi e la nostra vita di ogni giorno, perché ci esorta a riscoprire l’affetto, il perdono, il rispetto e ritrovare la fiducia, anche nella Chiesa. Questa Chiesa che per molti è troppo lontana dalla gente.
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