martedì 9 aprile 2013
Giappone, i tre volti del mare
A caccia di plancton, un banco di pesci pipistrello staziona vicino alla superficie al largo delle Isole Bonin.
Con l’indebolirsi della luce solare al crepuscolo, le acque di questo arcipelago subtropicale del Giappone si tingono di turchese. (Fotografia di Brian Skerry)
Tra le fessure aperte nel ghiaccio si fa strada la luce del sole. I blocchi più spessi, ingioiellati da alghe, hanno riflessi verde smeraldo.
A poco a poco questo regno gelido rivela le sue ricchezze: un nudibranco blu trasparente che nuota, un pesce rosa con una coda simile a un ventaglio da geisha, un lompo arancio brillante che sembra appena uscito da un cartone dei Pokémon.
Questo è il mondo sommerso che aspetta il fotografo subacqueo Brian Skerry mentre arranca sulla spiaggia di Rausu, un paese di pescatori sull’angolo nordorientale del Giappone, con indosso muta, bombole e quasi 15 chili di pesi. Skerry si mette le pinne e lentamente immerge il viso per abituarsi ai -1,7 °C dell’acqua.
Le labbra gli diventano viola, ma lui, macchina fotografica in mano, si tuffa tra i banchi di ghiaccio nel Mare di Okhotsk che lambisce la Penisola Shiretoko.
Di solito si pensa al Giappone come a un arcipelago composto da poche grosse isole vicine tra loro, ma basta guardare una carta geografica per accorgersi che la realtà è ben diversa: le isole sono oltre 5.000, disposte su un arco lungo più di 2.400 chilometri.
Nel freddo Nord, aquile di mare con oltre due metri di apertura alare e granchi giganti frequentano i mari coperti di ghiaccio al largo della Penisola Shiretoko.
Al Centro, le acque temperate della Penisola Izu e della Baia di Toyama, a poche ore di macchina dai grattacieli di Tokyo, ospitano sciami di luminescenti calamari lucciola e foreste di coralli molli.
Nel caldo Sud, delicati pesci farfalla e grandi squali toro vivono assieme tra le barriere coralline delle 30 e più Isole Bonin.
Fondamentali per la biodiversità marina sono le correnti oceaniche, che bagnano le coste giapponesi con acque la cui temperatura varia tra i -1 e i 30 °C, permettendo al Giappone di fregiarsi di due record mondiali.
Le acque calde portate dalla possente Corrente Kuroshio consentono ai coralli di prosperare molto più a nord di quanto accada nel resto del mondo. E grazie alle acque fredde della Corrente orientale di Sakhalin, la Penisola Shiretoko è l’avamposto più meridionale dei ghiacci marini invernali.
Queste correnti non influenzano solo la temperatura, ma trasportano con sé, per grandi distanze, le creature marine.
Tutta la costa vulcanica del Giappone è punteggiata di piccole insenature, spiega Robert van Woesik del Florida Institute of Technology: lagune che, come accade in tutte le isole circondate dai reef, «agiscono come guantoni da baseball, catturando larve di corallo e di pesce».
Questi ecosistemi, come gran parte degli oceani del mondo, sono in pericolo: per avere più suolo su cui costruire, i giapponesi stanno interrando le lagune.
Così, le larve di coralli, pesci e crostacei vengono trascinate lontano senza trovare dove insediarsi.
Per ora però l’oceano pullula di vita, come dimostrano le immagini di Brian Skerry. Il fotografo riemerge dall’acqua gelata e si rifugia in una casa da tè sulla spiaggia. Finalmente libero dalla pesante attrezzatura, siede sul pavimento e si riscalda con una zuppa di miso guardando la neve che cade.
Intanto il lompo arancione continua a nuotare e il ghiaccio, sott’acqua,
a mandare i suoi riflessi verdi.
Juli Berwald
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