lunedì 18 marzo 2013
Pompei : l'orto dei fuggiaschi
Da pochi mesi è stato finalmente riaperto al pubblico uno degli ambienti di Pompei che più di tutti annulla qualunque separazione temporale tra il presente e il momento dell’eruzione del Vesuvio del 24 agosto 79, quando le ceneri seppellirono Pompei.
In questo ambiente oggi adibito in parte a vigneto, ma allora parte di una casa, cercarono invano scampo tredici persone. Individuate le sagome nel materiale vulcano solidificato, nel 1961 si decise di applicare il metodo iniziato da Giuseppe Fiorelli alla fine dell’1800 colando del gesso liquido nelle cavità lasciate dai corpi decomposti, cavità conservate grazie all’indurimento delle ceneri .
Così furono restituiti al loro luogo di appartenenza tredici persone, tra cui alcuni bambini. Una sosta in questo luogo può far letteralmente accapponare la pelle ma sicuramente è una delle testimonianze più interessanti dell’evento di duemila anni fa. Il restauro appena concluso ha trattato i calchi stessi e la struttura in vetro che li conteneva. I calchi non sono mai stati spostati dal luogo del loro ritrovamento, scelta voluta dall’allora responsabile degli scavi, Amedeo Maiuri. Altri calchi sono visibili in altri ambienti degli scavi, comunque un numero minimo rispetto ai centinaia che sono stati fatti nel corso delle ultime fasi di scavo e che per la maggior parte sono collocati in depositi.
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