martedì 19 marzo 2013
Il bunker di Mussolini: Churchill voleva bombardare Roma
Benito Mussolini si fece costruire un bunker sotto Piazza Venezia: temeva che la Gran Bretagna di Churchill volesse bombardare Roma. Esiste tutta una Roma sotterranea che in molti non conoscono, Mussolini fece costruire diversi rifugi per difendersi da eventuali attacchi aerei.
L’ultimo è stato scoperto sotto Palazzo Venezia: nove stanze per 80 mq che dovevano ospitare il Duce e Claretta Petacci in caso di attacco della Raf, la Royal Air Force britannica.
Il 13 luglio 1943, il comandante in capo della Raf, chiese al primo ministro Winston Churchill il permesso di eliminare il Duce: il piano era di bombardare simultaneamente Palazzo Venezia, che per 20 anni ospitò gli uffici del Duce, e villa Torlonia, residenza privata di Mussolini. “I agree”, fu la risposta di Churchill. Ma non incontrò il parere conforme del ministro degli Esteri Anthony Eden, che dubitava della buona riuscita dell’operazione con danni sui civili e sul patrimonio della Città Eterna, Colosseo, fori imperiali, Palatino, troppo ingenti.
Se si considera che la costruzione dell’ultimo bunker di Mussolini cominciò alla fine del 1942 e proseguì fino alla mattina del suo arresto, è presumibile dedurre che il Duce fosse a conoscenza del rischio in cui incorreva.
Nascosti sotto cumuli di scartoffie e scatoloni, dietro una botola di un metro per un metro, ci sono 9 vani in solido cemento armato, uno dentro l’altro, che ruotano in pianta circolare intorno a un pezzo massiccio al centro. Non c’è pavimentazione né mobilia, il sistema fognario è appena abbozzato e pure le vie di fuga non furono realizzate in tempo: si intuisce però che una avrebbe portato al giardino di Palazzetto San Marco e la seconda fino all’Altare della Patria, dove c’era un altro rifugio.
Anna Imponente, soprintendente del Lazio, raggiunta dal quotidiano La Stampa, spiega: “Tutto è iniziato quando ho deciso di rinnovare una parte degli ambienti della Soprindentenza e quindi trasformare quello che era solo un magazzino in un piccolo spazio museale da aprire al pubblico”. E’ stata lei a volere i lavori che hanno portato alla sensazionale scoperta. “E’ probabile che il bunker fosse destinato solo al duce e alla sua compagna,data l’esiguità degli spazi” aggiunge Carlo Serafini, l’architetto incaricato di seguire i lavori.
Ora Imponente vuole aprire lo spazio al pubblico: “Metteremo un impianto di illuminazione adeguato (ora pendono lampadine) e lo bonificheremo dai chiodi e dai tubi che spuntano. In uno dei locali vorrei uno schermo che proiettasse immagini dell’Istituto Luce, un paio di touch screen.
Mi piacerebbe riprodurre il suono delle sirene d’allarme. Il resto resterà così com’è”. In attesa di poterlo visitare, Giordano Locchi, sul sito Voci Di Roma, ci offre le prime immagini in esclusiva del bunker e insieme all’architetto Serafini, ci illustra le caratteristiche tecniche del rifugio:
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