sabato 16 marzo 2013
Hiroo Onoda, il soldato che non si arrese per 29 anni
La storia del soldato giapponese Hiroo Onoda sembra essere il parto della mente di uno scrittore di successo, ma i dettagli "macroscopici" dell'evento che descriverò nelle prossime righe sono reali. Onoda potrà suonare sconosciuto ai più, ma si è meritato il titolo di "soldato che non si arrende mai" per solidi motivi, e la sua vicenda merita di essere ricordata. La storia della curiosa carriera militare di Onoda inizia nel 1942, all'età di 20 anni, quando il ragazzo decide di firmare per l'ammissione nell'Armata Imperiale del Giappone. Dopo due anni di addestramento alla Scuola Nakano, viene inviato nel dicembre del 1944 all'Isola di Lubang, nelle Filippine, con il rango di luogotenente all'interno della brigata Sugi. I suoi ordini erano chiari: fare di tutto per ostacolare l'avanzata degli Alleati sull'isola, compreso distruggere le piste di decollo degli aerei e sabotare il porto. Il comandante di divisione, tuttavia, aggiunse queste parole nell'impartire i suoi ordini ad Onoda: "Ti è severamente proibito suicidarti. Potrebbero volerci tre, forse cinque anni, ma qualunque cosa accada, torneremo per te. Fino ad allora, se ancora avrai un solo soldato, dovrai guidarlo. Potresti dover vivere a furia di noci di cocco. Se dovesse capitare, vivi con noci di cocco! Per nessuna ragione potrai arrenderti di tua volontà". Onoda era giovane e motivato: prese così alla lettera le raccomandazioni del comandante da continuare la sua personalissima Seconda Guerra Mondiale per ben 29 anni, buona parte dei quali trascorsi nella giungla mentre il mondo attraversava un periodo relativamente tranquillo. Dopo un paio di mesi dal suo arrivo a Lubang, gli Alleati attaccarono le forze di stanza sull'isola, avanzando senza sosta mentre i soldati giapponesi eseguivano azioni di guerriglia nella giungla. Onoda si ritrovò nel fitto della foresta in compagnia di altri tre soldati: il caporale Shoichi Shimada, il soldato semplice Kinshichi Kozuka, e il soldato semplice Yuichi Akatsu. I quattro sopravvivevano a razioni di riso, noci di cocco e banane verdi, uccidendo occasionalmente una mucca di uno degli allevatori locali per fare scorta di proteine. E fu proprio su una di queste mucche che i soldati trovarono il primo di una lunga serie di biglietti e volantini.
Il biglietto, lasciato dal proprietario del bestiame, diceva: "La guerra è finita il 15 agosto. Venite giù dalle montagne!".
Onoda e i suoi compagni, dopo un'attenta analisi del foglio, decisero che si trattava di propaganda alleata distribuita per tentare di stanarli, e se ne tornarono nella giungla.
Onoda continuò a condurre azioni di guerriglia con il suo gruppo di soldati per anni interi, nonostante trovassero ogni tanto volantini sulla fine della guerra, quotidiani locali e giapponesi, e lettere dai parenti con tanto di fotografie. Ogni abitante locale veniva visto come una spia e attaccato dai quattro guerriglieri, e nel corso degli anni furono molte le persone ferite o uccise dai giapponesi.
Nel settembre del 1949, il soldato semplice Akatsu decise di averne abbastanza di quella vita, e si allontanò in segreto dal gruppo. Un anno dopo, Onoda e i due soldati rimasti trovarono una lettera in cui Akatsu li informava che la guerra era finita, e che è stato accolto da truppe amiche quando aveva lasciato la foresta.
Per Onoda, questo era un altro tentativo di inganno da parte degli Alleati, ma l'episodio lo indusse ad usare maggiore cautela durante i suoi spostamenti nella foresta.
Nel 1954, il caporale Shimada fu mortalmente ferito durante l'incontro con una spedizione di ricerca nei pressi di Gontin. Onoda ritenne che i soccorritori che fossero nemici venuti a stanarli, e iniziò un conflitto a fuoco che portò al decesso di Shimada. La brigata Sugi si era ridotta ai soli Onoda e Kozuka, che per i successivi nove anni vissero da soli nella giungla.
Le continue uccisioni illegali del bestiame locale indussero l'esercito a tentare di trovare i due fuggiaschi, ma non ottenne alcun risultato apprezzabile.
Nell'ottobre del 1972, i due guerriglieri uscirono dalla giungla per un'azione dimostrativa: bruciare il riso rubato dai contadini locali per sabotare le scorte alimentari del "nemico". Una pattuglia della polizia filippina li avvistò e sparò due colpi in direzione di Kozuka, che fu colpito a morte. Onoda riuscì a fuggire nella giungla, segnando l'inizio di un anno e mezzo di solitudine totale.
La notizia della morte di Kozuka raggiunse il Giappone, come anche quella di Onoda, il soldato che non voleva arrendersi da 27 anni.
Norio Suzuki, studente universitario giapponese, prese a cuore la storia di Onoda e decise di partire per le Filippine, dicendo agli amici "troverò il luogotenente Onoda, un panda, e l'abominevole uomo delle nevi, in questo ordine".
Nel 1974 Suzuki riuscì a localizzare Onoda, e riusci pure a farselo amico. Scattò una foto di loro due fianco a fianco, e convinse il soldato a incontrarlo due settimane dopo in una località prestabilita. Suzuki tornò in Giappone per ottenere di poter andare nelle Filippine in compagnia del maggiore Taniguchi, ex superiore di Onoda ormai ritiratosi dalla vita militare; una volta raggiunto il luogo concordato, Onoda si fece trovare vestito da ciò che rimaneva della sua uniforme, con spada e fucile Arisaka Type 99, 500 colpi, e diverse granate. Taniguchi ordinò ad Onoda di cessare ogni attività bellica, sollevandolo dai suoi doveri nei confronti dei superiori e dell'Imperatore.
Dopo aver ascoltato il proclama e aver trattenuto la rabbia, Onoda rimosse il caricatore dal fucile, estrasse il colpo in canna, e appoggiò lo zaino per terra, adagiandovi sopra l'arma e iniziando a piangere senza freni.
Il presidente filippino del tempo, Ferdinand Marcos, perdonò i crimini commessi da Onoda in considerazione delle circostanze in cui il giapponese è vissuto per 29 anni.
In totale, Onoda e il suo gruppo di guerriglieri uccisero 30 innocenti, ferendone oltre 100.
Dopo il suo ritorno in Giappone, con tanto di accoglienza da eroe, Onoda ha ricevuto la paga degli ultimi 29 anni (una somma molto bassa), ha scritto un libro intitolato "Nessuna resa: I miei 30 anni di guerra", e ora insegna ai bambini come sopravvivere nella natura selvaggia nella sua Onoda Nature School.
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