venerdì 22 febbraio 2013
Lavorazione metalli nell'antichità
I lavori detti all'agemina (dal latino ad gemina metalla, a doppi metalli, e dall'arabo àgamī, ossia straniero, proveniente dalla Persia) consistono nell'incastro di piccole parti di uno o più metalli di vario colore, in sedi appositamente scavate su un oggetto di metallo diverso preventivamente preparato (in genere oro su argento), per ottenere una colorazione policroma. Una variante superficiale prende il nome di damaschinatura.
Termine derivato dalla città di Damasco.
Tecnica
L'agemina è in definitiva una specie di niello, non realizzato a mistura ma con un metallo germine, il quale inoltre non è più colato negli incavi come per il niello propriamente detto, ma battuto dentro a mo' d'intarsio.
L'aderenza dei tratti incisi non si determina con effetti di saldatura, ma per effetto della presa che deriva dallo schiacciamento del filo stesso negli incavi. Gli incavi perciò devono essere eseguiti a sotto squadri e devono presentare le pareti inclinate verso l'interno in modo che il filo che è battuto dentro non si allarghi sul fondo e rimanga stretto alla superficie della parete incisa che ne determina il disegno.
Condizione importante è che il filo sia più molle del metallo nel quale deve essere battuto, in modo che non abbia a danneggiare la forma, la forma dell'incavo.
Per tale ragione è d'uso praticare la damascatura impegnando metalli preziosi sul bronzo, ferro, acciaio come usavano fare largamente gli antichi per incastrare le loro armi.
L'agemina è una particolare tecnica, nata in Cina nell'ambito della lavorazione del bronzo.
I racconti tradizionali narrano della rilevanza del bronzo in Cina nel suo passaggio dal neolitico all'età del bronzo nel III millennio, attraverso le tre dinastie Hsia, Shang e Zhou che costituiscono un continuum economico e culturale. I bronzi orientali sono universalmente noti per l'alto livello delle tecniche, l'originalità delle forme, la varietà degli stili.
Le lavorazioni sempre più accurate e complesse iniziarono con la dinastia Hsia (XXI-XVI secolo a.C.) durante la quale si cominciò a praticare l'arte della fusione del bronzo, si pone la questione dell'origine dello stato cinese. L'eroe civilizzatore, fondatore della dinastica, You il Grande, è detto il "traforatore delle montagne", è il "minatore felice che bonifica la terra".
Ciò lo apparenta a Hang, il Signore del cielo e della terra, che è il "primo fonditore".
Incrostazioni metalliche si trovano già nell'arte egizia, basti pensare agli oggetti di bronzo decorati rinvenuti nella tomba della regina Asciotep (XVI secolo a.C.) e in quella cretese-micenea.
La tecnica propriamente detta "agèmina orientale" ha avuto origine in Mesopotamia e si diffuse nel XIII secolo in Persia, in Arabia, in India, dove fu usata nella decorazione di vasi metallici.
Nel XIV secolo, l'agemina venne conosciuta ed adottata in Europa, attraverso i collegamenti commerciali di Venezia con l'Impero bizantino e furono soprattutto i bronzi di Mossul e la loro tecnica realizzativa, ad introdursi a Venezia con grande successo.
Infine trovò larghissimo uso fra gli armaioli italiani e spagnoli nel Rinascimento per la decorazione delle armature.
L'agemina in Europa era una tecnica usata in pittura per lumeggiare con l'oro le tavole dipinte.
Venne applicata per la prima volta in Italia nella seconda metà del XIII secolo, da artisti di scuola fiorentina come Coppo di Marcovaldo (come nella Madonna del Bordone) o, in seguito, Cimabue (Maestà di Santa Trinita o il Crocifisso di Arezzo), per poi diffondersi a Siena e in altre località.
La tecnica venne superata dal realismo di Giotto e già entro la prima metà del XIV secolo doveva apparire piuttosto antiquata.
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