lunedì 25 febbraio 2013
Dove arriva l'uomo fa danni
I gorilla di montagna (Gorilla beringei beringei), annoverati tra le specie attualmente a rischio di estinzione, non sono minacciati solo dal bracconaggio e dalla riduzione del loro ecosistema.
Al loro precario equilibrio esistenziale oggi si aggiunge anche un virus trasmesso dall’uomo, il Metapneumovirus.
Questi gorilla vivono in relativo isolamento, come ben rappresenta il film Gorilla nella nebbia, e raramente vengono avvistati dalle persone locali all’interno della foresta tropicale.
Oggi vivono in due zone protette, che appartengono agli Stati del Rwanda, dell’Uganda e della Repubblica Democratica del Congo.
In uno studio pubblicato su Emerging Infectious Disease si è visto che le malattie respiratorie sono in aumento nei gorilla, sia come numero che come gravità e oggi rappresentano la seconda causa di morte di questa specie.
Grazie a questa pubblicazione per la prima volta è stato anche possibile dimostrare che in qualche caso queste malattie respiratorie sono trasmesse dall’uomo.
Il Metapneumovirus si contrae per via respiratoria, questa volta siamo stati noi umani a trasmettere un nostro virus agli animali, e non viceversa come nel caso dell’influenza aviaria.
Infatti buona parte dei fondi per mandare avanti queste due aree protette vengono dai proventi dell’ecoturismo, e i gorilla in questo modo sono a contatto con un numero elevato di persone.
Dallo studio del virus a RNA si è capito che si tratta dello stesso ceppo presente in Sud Africa, che debilita i gorilla e li rende più vulnerabili a polmoniti batteriche letali.
«Ad oggi sopravvivono 800 esemplari di gorilla delle montagne, ognuno di loro è importantissimo per la sopravvivenza della specie», dice Mike Cranfield, direttore del Mountain Gorilla Veterinary Project, «ma questi sono circondati da persone, e questa scoperta rende chiara l’idea che la vita in un parco nazionale protetto non rappresenta una barriera nei confronti delle malattie umane».
Tuttavia qualche accorgimento si sta già prendendo: sono stati ridotti i visitatori e aumentate le distanze di osservazione dei gorilla, in più in Congo è richiesto l’utilizzo di mascherine protettive.
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