sabato 23 febbraio 2013

Abbazia di Casamari (XI sec.)

L'abbazia di Casamari venne edificata sulle rovine del municipio romano di Cereatae Marianae, così chiamato perché dedicato alla dea tellurica Cerere e perché residenza di Caio Mario. E proprio da quest'ultimo deriva il nome di Casamari (casa Marii, ovvero, "casa di Mario"). Sorse come fondazione benedettina nel 1035, ad opera di cinque religiosi di Veroli, attratti alla vita monastica dall'esempio di San Domenico di Sora. Ad un primo periodo di rigoglio ed economico seguì una fase di decadenza e di crisi, alla quale sembra abbia concorso lo scisma provocato dall'antipapa Anacleto II. Tra il 1140 ed il 1152 il papa Eugenio III, già monaco dell'Abbazia delle Tre Fontane di Roma, vi introdusse i Cistercensi della linea di Clairvaux, che riedificarono il complesso monastico. Lo steso Papa ne riconsacrò la chiesa il 21 Ottobre 1151.
 Casamari, e le altre due abbazie laziali delle Tre Fontane e di Fossanova, «avrebbero dovuto costituire tre punti sicuri di appoggio nella politica pontificia nell'Italia centrale ed essere tre basi di rilancio del monachesimo latino nell'Italia meridionale» (F. Farina, I. Vona). Negli anni in cui l'Abbazia fu retta dall'abate Giraldo (ca. 1182-1209) Casamari accrebbe la sua importanza politica ed economica. Giraldo, apprezzato dai pontefici romani per le sue capacità diplomatiche, fu inviato quale legato pontificio in Germania, in Francia e in Inghilterra. Lo stesso abate, inoltre, promosse un rinnovamento delle fabbriche monastiche e la ricostruzione della chiesa la cui prima pietra fu benedetta da papa Innocenzo III nel 1203 e che venne consacrata da Onorio III il 15 Settembre 1217. Questa ricostruzione è quella che ancora oggi si può ammirare. Protetta da Federico II, Casamari riuscì a controllare 18 abbazie filiali, costituendo per circa duecento anni un centro di potere politico e religioso di notevole importanza. Il complesso, ben conservato, è un capolavoro di architettura cistercense; la chiesa è dotata di un organo con ben 1525 canne, il cui suono ha effetti di grandissima imponenza. Anche questa abbazia, com'è consuetudine in tutte le costruzioni Cistercensi, possiede nascoste irregolarità e volute asimmetrie, dalle quali tuttavia emerge una segreta armonia d'insieme. Essa però possiede anche un particolare rarissimo, unico in tutte le abbazie cistercensi. Queste, infatti, non spiccano per elaborate decorazioni architettoniche: il loro stile è sempre austero e semplice, allo scopo di favorire il raccoglimento e la preghiera. Ci sorprende, perciò, notare in uno dei capitelli del chiostro, tra le foglie marmoree, la presenza di tre teste scolpite che rappresentano altrettanti distinti personaggi: Il primo , con la corona, è Federico II di Svevia, colui che fece costruire quello splendido monumento esoterico che è Castel Del Monte, ad Andria (BA). Federico II non era particolarmente indulgente con la Chiesa, ma per i frati Cistercensi fece una eccezione: forse per il loro stretto rapporto con i Templari? Nella seconda immagine vediamo raffigurato a sinistra il cancelliere dell'imperatore, Pier delle Vigne, e qui si apre un altro piccolo mistero! Secondo le cronache ufficiali, l'imperatore fece visita all'abbazia nel 1221 ma storicamente conobbe il suo cancelliere solo nel 1225; com'è possibile? E c'è dell'altro: nel 1222 Federico II era già in odore di scomunica, che poi gli fu tributata ufficialmente nel 1227 da Gregorio IX: com'è possibile che un personaggio così scomodo, sospettato e poi accusato di eresia, frequentasse così benevolmente i frati Cistercensi, che lo onorarono addirittura rappresentandolo in una scultura? Il terzo personaggio, invece, è un enigma. La sua figura barbuta ricorda quella di un altro famoso personaggio, che fu anch'esso ospite nell'abbazia per circa un anno, il predicatore Gioacchino da Fiore (1130-1202). Altri vi vedono semplicemente il ritratto di un frate, forse lo stesso anonimo scultore dei capitelli.

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