lunedì 21 gennaio 2013

Mastro Titta, il boia di Roma



Giovanni Battista Bugatti era nato nel 1779 a Senigallia,ed era entrato al servizio dello stato Vaticano all’età di 19 anni;un lavoro ben pagato ma di sicuro non visto con simpatia dalla gente,il, suo.

All’epoca in cui iniziò il suo mestiere,al boia era vietato entrare nella città;in una Roma divisa in due parti,una delineata dalla cinta vaticana,l’altra abitata dal popolo,al boia era fatto divieto di attraversare i ponti per entrare in città;per mastro Titta fu fatta una deroga,e quando doveva entrare in città,la popolazione sapeva in anticipo che ci sarebbe stata un’esecuzione.

Le esecuzioni,infatti,venivano fatte generalmente in Campo de' Fiori o a Piazza del Popolo,in mezzo alla gente comune,sia come monito per il futuro,sia perché le esecuzioni richiamavano moltissima gente;una cosa macabra e triste,ma in ogni secolo le esecuzioni capitali hanno esercitato sulla gente un fascino sinistro.Mastro Titta svolgeva con diligenza il suo lavoro; prima delle esecuzioni capitali chiamava un prete e si confessava.Dopo di che, indossata la divisa del boia,con il tradizionale cappuccio rosso,saliva sul patibolo,dove lo attendeva il condannato a morte.


Erano spettacoli molto truculenti,che,come detto,attiravano una moltitudine di curiosi;alla fine dell’esecuzione era di prassi una strana usanza.
Ogni padre o madre dava un ceffone al figlio,per ammonirlo,così,a seguire sempre la strada della rettitudine,per non finire un giorno in pasto a Mastro Titta.

Furono diversi i viaggiatori famosi che assistettero alle esecuzioni di Bugatti;fra essi c’era anche Lord Byron,che così raccontò la sua avventura romana in Campo de Fiori:
«La cerimonia, – compresi i preti con la maschera, i carnefici mezzi nudi, i criminali bendati, il Cristo nero e il suo stendardo, il patibolo, le truppe, la lenta processione, il rapido rumore secco e il pesante cadere dell’ascia, lo schizzo del sangue e l’apparenza spettrale delle teste esposte – è nel suo insieme più impressionante del volgare rozzo e sudicio new drop e dell’agonia da cane inflitta alle vittime delle sentenze inglesi».
Anche il grande scrittore inglese Dickens si espresse con parole dure:
Uno spettacolo brutto, sudicio, trascurato, disgustoso; che altro non significava se non un macello, all’infuori del momentaneo interesse per l’unico disgraziato attore». Quando il cadavere fu portato via, la lama detersa, e il boia s’allontanava ripassando il ponte, lo scrittore amaramente così concludeva le sue riflessioni: lo spettacolo continua….”.


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